La Rivoluzione Liberale - anno I - n. 13 - 14 maggio 1922

48 te inviarci in segno di adesione al nostro lavoro e ai nostri propositi. Non si poteva e~rimere pìù sinteticamente e potentemente il nucleo ideale della nostra crisi e la praxis che deve corrispondere al concetto dello Stato liberale e intransigeute. II punto di d-iscussioue è un altro : si può geueralizzare l'esperie_nza anglo-sassone e invocare auche per noi una Riforma religiosa? Non è più realistico, in Italia, attendersi la conquista della religiosità laica da una prax·is essenzialmente politica? Questo del resto è il presupposto del limpido discorso del Missiroli sulla lotta di classe e sul valore educativo del socialismo: E allora la cfomanda da porsi diventa un'aitra : il marxismo non esclude il riformismo? La Monarchi.a Socialista non conduce forse decisamente allo scetticismo sulle varie- politiche collaborazioniste? Non è la prima volta che l\liissiroli si pone questa domanda : ma noi saremmo lieti se egli -volesse rispondervi ora per noi, nei termini in cui l'abbiamo posta. LETTURPEOLITICHE BENITO MUSSOLINI : D'.iscorsi poliiici, Esercizio tipograficodel • Popolo d'Italia - :Milano, 1921. Attraverso la palese inc~pacità rivoluziouada delle masse, il socialismo italiano negli ultimi. anni prima della crisi bellica,- risoltosi, in un marxismo non inteso, ad una predicazione. pseudo-eyangelica e ad un miraggio edonistico di benessere sociale - si limitava ad agitare una astratta ideologia rivoluzionaria, rinneg.itta nella pratica quotidiana dalla comune mentalità utilitaristicainente riformista. L'anti-intellettua1ismo, postosi con Sorel nel campo marxista, come distruzione di quello che era stato il fondamento filosofico positivista di quasi tutto il socialismo internazionale, degradatosi in Italia in demagogica banalità, era il sostrato della posizione1 di Benito Mussolini nel socialismo italiano; per cui egli si è posto come propugnatore di un nuo- -ro spirito socialista rinnegatore del compromesso parlamelltare-giolittiano di Tµrati, che era stato per dieci anni l'unica ragione di vita del partit~. Ma la sua posizione rima.ne isolata, ed in lui stesso non acquista la necessaria coscienza e coerenza intima. Egli ha inteso 1a deficienza del materialismo marxista e. del socia!ismo scientifico e vi si è opposto, chiamandosi 1JDl.011-tarista: ma la sua critica non ha saputo vedere il « mito eroico ,. (non « tragica follia », ma processo storico) che attraverso la concezione ·materialista, primo presupposto di una coscienza proletaria, si formava nelle masse, e il sfto volontarismo è rimasto astratta affermazione, più ribellione di orgoglio personale che reale forza. Dal comune matetialismo utilitarista esce la superficialità demagogica; il suo volontarismq non può rimanere che sterile opposi.zione: le formule volitive e pragmatiste non vengono eonvertite in pratica e rimangono formule astratte. Egli parve portare nel socialismo una nuova vita ne è stato - in un'ascensione rapida, judizio del confuso bisbgno nelle masse di un nuovo principio saldamente rivo1uzionario in una disciplina interna - per un momento la colonna centrale, forse vi ha lasciato qualche tracda di sè ( « voi oggi mi odiate, percbè mi_amate ancora ,.J ama ripetere Mussolini ai socialisti), ma è stato costretto ad uscirne: isolato. Cqu ben altra coerenza e coscien7..a intima i comunisti si ·metteranno snlla strada che egli è parso confusamente intuire. La rottura chiassosa per la guerra è sl:;tta Ja crisi risoJutiva di una incomprensione e di un dissidio più profondo. Ma non esce dai limiti ili una crisi dj coscienza individuale. Mussolini ebbe l'intuito della guerra rivoluzionaria, non la comprensione: l'incapacità del socialismo non è vista che nelle ·particolarità contingenti : « il trailimento dei socialisti tedeschi ha costretto i socialisti degli altri ·paesi a rientrare sul terreno della nazione e della difesa na- .zionale » : il suo interventismo patriottico si presenta come reazione sentimenta1e e non come sviluppo necessario. Uscito dal socialismo in nome ili una vera rivoluzione che scaturirà dalla guerra e che « .si chiamerà benessere, e si chiamerà libertà, e in sintesi, e sopratutto, si chiamerà Italia•, la sua azione appare slegata e contradditoria. Superficiale. Egli è, perll<>ll.almentceo, erente: ma è la sua falsa posizioneintellettuale che, uscito dal sociali;;mo,lo ha fatto creatore di un movimento di passioni e di • stati d'animo , che l'ha condotto lontano da dove era partito e in cui egli è stato piuttosto trascinato (sebbene di questo egli non ne sia forse cosciente) che trascinatore. J1 suo pensiero, pur ristretto e schematico, parve per un momentoacquistare l'int', 11Sitàe la potenza necessarioper adunare a sè tutte quelle volontà e pa.ssioniche, poste dal tormento e dalla terribilità tragica della guerra fuorj del loro centro primitivo e caoticamente turbinando nel dopo guerra travagiioso, si 2gitavano quasi iu cerca ili un Capo che li unisse nel comune interventismo e 11elricordo del comune dolore individuale: la visione ampia di Gabriele d'Annunzio, chiuso nel cerchio magico cli Fiume, pareva perdersi nella irrealità di un sogno universale. L .,A.. , RIVO LU ZIO N :E LIBERA 11 E: La meute e la volontà di Mussolini parvero . politica della nazione e>potendoper uu momenmantenersi fredde ed esatte nella confusione g0 - to mettersene a capo (e forse in avwnire), non nerale inton10 ~ lui, 1~ sua pem,Pra ricordava i ne è mai stato nè il rappresentante nè -il trascicondottieri romani. Ma poi fu anch'egli travolto natore. Come H f.ascismo, che è rimasto superfidalJa sua' stéssa posixione. L'incertezza del :;•o- ciale ideologia in quelle stesse classi medie che vimento fascista ba collimato con ~ 'lncertezza vorrebbe rappresentare in una uuova asSunzio~ perponale di MussOlini. Le basi supe'"l_i_cÌttdltil ne politicaJ MusSoHlli è travagliato da iuc-apa-.·. fascismo trovru·ono rispondenza nelle po3izinui cità di concreta realizzazione, che non sia pura llh.e.rte di Mussolini <:benon •solo rim:J.,g "":lùO in• ap_parenzao cron~ca passeggera. Egli vuole escapaci di ulteriore sviluppo· teoreHco, ~n.• non. sere l'eretico di tutte le chiese, ma questa ·sua rieS(:ono.neppure ad ottenere .l'intensità neceSSa- posizione, che potrebbe essere comprensione r.earia per cui questo sviluppo sia implicito nel- listica, ri.inane semplice opposizione, si fnma l'azione p:t'atica. alle apparenze e non penetra: la realtà che è sotto Jl suo teni.peram.ènto nasconde un 'incapaciHl quelle vie profonde. Combatte 1'astrattis;mo e· di visione per cui l'azione che diviene (nolente) gualitario dei 1nasshnalisti, ma la sua « gerarfine i!: destinata à perire in se stessa. Le fiere chia » non deriva da intimo processo e pecca del a:ffe:mazioni di e~sere il « clucè cbe preeede e medesimo astrattismo, minata pur àalle stes·se non segue » e· le minaccie cli uscire daiJ.fasci- premesse « individualiste 11 che non conducono smo, nei due tentativi più coscienti (teudenr.ia- a più alta e cosciente solidarietà, ma rimangono lità répubblicana e pattq di pacificazione)di rior- 'elemenfo di sdegnosità personaJe. ganizzare il movimento, sono la rivelazione di Il suo mondo politico-da intuizione rapida del~ questo ilissidio, intimo al fascismo non scio ma la realtà (e in questo è i\ nucleo vitale di Mnsalla stesM persona di Mussolini. Egli non ne solini,) e posizione sicura Eli fron~e àd essa, si ha chiara e sicura coscienza : affermàzioni e mi· disperde e si fr8.11tt11nanel• particolare. La vi• naèce sono potute apparirè irascibilità di con· .. sione g-enerale e vivificatrice scompare è 11011 ridottiero non ubbidito ed hanno attirato PirÒbia~. mane che l'episodio momentaneo. degli avversari, ingiusta certamente ma riv'ela- Il suo stile di orRtore e di articolista è tutto trice della contraddizione ·ed incertezza, per cui cosi. Le affermazioni secche e precise appaiono Mussolini che ha vèramente « anticipato > il Ia- legate da una trama che è unita1·ia solo nella ~ua scismo, ne è stato travolto .pur essendone il fon- apparenza, sforza•ta in uno scheìnatisn10 gretto: datore e rimanendone il capo. Il dissidio ·rin1ane la c0ncisibne rapida •e serrata 1, sotto cui pare vibrare e quasi sorgere commosso uno slancio vialla superficie•: non Severità tragica, ma ironia. tale, si con~erte in morta elencazione ,incerta Mussolini non ha notato questa • falsificazione' nella sua voluta sicurezza e secchezzascarna. di sè stesso, si è iennato a qualche gesto dittatoriale subito re.presso: riempiendo di, se la vita MARIO LAMBERTI. Note su,lla b'tf;rocrazia AT·TIVOE PASSIVODELL,4l3. UROCRAZIA Burocrazia.e f'aese. Intanto: il male è sempre stato acuto CO· m'è o.ra? s1 è sempre avuto nella burocrazi:1 Può darsi che mi sbagli, ma; io ho in men- questa.insensibilità per gli interessi del paete che i paesi cosidetti civili· si ~sano, se, e, nel paese, ql!-esta avver.sione COlltro la per la questione burocratica, dividere in due burocrazia e la çlasse degli impiegati? categorie : paesi che si p"SSOI!chiamare b.u- Io credo che no. Io •c;:-edoche questo stato rocratici e paesi che si posson chiamare abu- di cose si sia venuto determinando, o peF lo rocratic-i.. Ci sono cioè dei paesi nelle cui po- meno, acuendo, in un tempo relativamente polazioni predominano quelle doti (rispetto recente,. a partire da un periodo che io porrei meticoloso dell'ordine esteriore, sensQ del1a tanto per intenderci, _verso la fine del. seu,lc, gerarchia, osservanza della folil!la, sentimens scorso. Pri,".'' 10 credo che codesto diss; ho to un po 'gretto del dO<Ver,eassicj.uità nel la- tr-a burocr~z1a e paes': fosse meno profondo voro, ecc.) che si sogliono considerare come e !t)eno ev1~enttl; anzi, scorrendo !_agra1;1~ note ,Particolati -del perfetto funzionario; .,.....e brève stona de)la nost,:a bm_ocrazia, che e ce ne sono degli altri nelle cui popolazioni anche, de\ r~to, un po'. la stona de11anostra queste doti mancano o,· almeno, difettano, t7rza l~alia, _10~r':do s1 possa trovar':, un ~- mentre invece esistono e abbondano quelle nodo m cm c1 fu da"'.'ero tra _b111ocr~i~ qualità (mentalità individualistica, insoffe. e paese qu_ella tale ades10?e'. anzi m c111s1 d. dis • r d. f ·t' d. annl"ca ebbe add1nttura la somm1ss10ne, anche vor~nza ~ hci~ 111 d'.1.°. ' 1~ 0t~ m1ll a _1_, ""' i ·) lontaria, degli interessi particolari dei funzwne ncc ez,,a i 1ntzia 1va persollKl.le,ecc. . .. 1 . • • ali d I ·1 -' 1 - • d' f d" ·t' h zional'.1ag 1 mteress1 gener e paese. : ~Ul co11;1epsso 'Cl _aun ipo 1 _umama c e Questa nostra Italia., come ognuno sa, dico e I oppos1z1011deel tipo burocratico sopra de- la terza Italia è nata di sette mesi è spunscri_tto. . . tata per la t~ta; che, nei' parti degli Stati, Una questione, o, _sevolete, una ~iaga ~el: non è una posiz-ione normale, è venuta ai I~ burocrazia non esiste_se non ~r 1 pa~ d1 mondo a dispetto e in contumada di tanta tipo aburoeratico o a·ntiburocratico; e s1 ca- gente in alto e in basso, 111essainsieme in pisce che sia cosi, perchè nei paesi a popola- fretta e in furia con materiale diverso, erezione di tipo"burocratico la burocrazia non è scinta avanti agli anni a spinte e a stratse_non l'espressione della mente e delle indi-· toni; ep>pure ha tenuto insieme, e si è in nazioni del paese stesso-, la burocraz-ia.è il poco tempo saldata e adesso, insomma, .uon paese e vicevérsa; mentre in.vecenei paesi che c'è pericolo più che si spezzi. E il merito abbiamo definiti aburocrntici la burocrazia di ciò a chi va dato, oltre che alla ·buona linesiste come qualcosa di estraneo al paese, co- fa e alla virtù natUfale? Secon~o me, anche me qualcosa di importato O di imposto, corµ.e a codesta sgangherata bur~~ra~,a che, o bene un organismo nemico e oppressore come una o male, dopo le gue1Te d mchpendenza e i polizia O come un corpo di occu,;azion~. E tagli _cesarei della_ cliplom~ia, ha fatto al- • • • l'Italia un po' da mcubatnce un po' da fa. sorge m queste circostanze un,a questione . , . ' , d • d ll b · h , · l t • sCJatura sopra I mnesto, un po a mgessae a urocrazia c _e e msomma a ques wne tura sopra la frattura. del confl-itto frn mteressi. del ~ene ~ int~- Chiesa, Massoneria e, più tardi, Socialiressi della moltitudine dei funzionari costi- smo sono pure jn Jtalia; quale p,iù quale me tuit-i in ~as!a. . , . , . 110, delle considerevoli organizzazioni di forPrussiam e FranceSJ. : mentahta germam- ze ma non si ouò dire di esse che siano ca e mentalità latina. Sarà, non so; mentre tutte nazionali nè tutte moderne :· invece la dicevo questo, io veramente. pensavq al mio nostra burocrazia statale, nelle sue due bran . ·paese, al Piemonte e all'Italia. che civi)e e militare, comunque sia, è innePiemontese sradicato dal Piemonte e posto gabilmente un'organizzazione tutta moderna a vivere fra J taliani io ho visto nel Piemonte e tutta nazionale, tutta « terna Ita)ia », anzi anteriore alla italianizzazione un esempio di è finora la sola di cni si possa dire tanto in paese di tipo burocratico, un paese in cni Italia. esisteva la equazione • paese uguale burocra.. L'Italia non aveva, quando nacque, quella zia", e in cui, per ·conseguenza, una que- che si chiatna I'« att~ezz~tura dello stato mostione burocratica, nel senso posto eia noi demo» : la burccraz1a gite l'ha data, la buronon esisteva; mentre ho visto nel resto d'I'. crazia è l'attrezzatura moderna dell'Italia, talia (parlo, si capisce, generalizzando), e pote,nza _europea. . poi anche nel mio Piemonte di'\".enutoItalia, L Italia_ non aveva, e neanche ha, 1111a un c5empjo di paese di tipo aburocratico in classe dmgente: l_a burocrazia. h_a dovuto, . . • • • ' . purtroppo fare lei da classe d1ngente ed cm esiste, e gravissima, oramai, una questio- . f ' . . 1 h' b · · tesa t"t • d" • ,JI pre etto e 1! segretano comuna e anno ne _urocrat1ca 111_ come an 1 e&i i. mte- di fatto governato l'Italia. ressi e rendimenti_ fra paese e burocrazia. Questi « impiegati» da tutte parti d'Italia J mpostato ~osi 11problema, per gn,1'.gere si sono sparsi per tutte parti d'Italia, e ~ nna sol_uz1one(_ad una noStra soluzione) sono andati ad ammazzare briganti in Caladi esso, 1101dobbiamo sempre tener presente bria ad arruolar coscritti in Si-cilia a caquesto conflitto, questo dualismo., e cercare tast~r Campidani in Sardegna, a esiger tascome si sia venuto determinando, e vedere se a Livigno, ad arrestar barabba a Torino, se e come possa esistere ridotto, se e come a gettar ponti sul Mera, a insegnar latino a si possa ottenere queUa adesione fra paese e Aosta, ad applicar leggi inapplicabili un po' burocrazia,' quella immedesimazione dei dup dappertutto, e un po' dappertutto a sposar e!ernent-i.,in cui noi naturalmente ponia,mo donne di paesi non loro e a far dei figli, che la risoluzione rlel p1'0blema. non eran più nè Piemontesi, nè Sardi, nè Siciliani, ma ,che ~an? :olamen~e. Itali'.1-ni! in un cer-to senso, i pl'.lmi autentici Itaham dell'Italia nuova. • Monsiì Travet, diventato Demetrio Pianel1i e Luigi Bianchi, faceva l'Italia: la. fa. ce"l'aun po' sb.ilenca1 un ~• spar1;1t~,1:n po' nevrast~nica, a sua 1mmagme e si~1gl!an~, ma insomma la faGeva, e se un po d Itaha. nuova e' era, checchessia, 1~ si doveva an.- che e specialmente a lui. . E anche recentemente, durante e più dopo la guerra, se in quel po'_ po', di t~rr~moto l'Italia non andò in pezzi, ,che anzi s1_mostrò come disse anche qualche stran.1ero, una' costruzione elastica antisisÌnìca, io dico che la ragione, o a_lme;o wa deUe r~gioni, è ancora da trovarsi in quella fasciatura, cioè in quc!J.a vituperatru burocrazia, che, o bene o male, in quella babiilonia., in quella quasi settennale vacanza di governo, h'.1- Cò1;1· tinuato a « sbrigar gli affari di ordmana amministrazione», ed è insomma riuscita, o bene o male, a tener in piedi la baracca.. La religioné dello Stato. Sçm cose queste che bisogna dirle, prim~ perchè son vere, e poi perchè cosi anche s1 concorre, io credo, a risolvere il problema burocratico, che è in molta parte un problema psicologico, il problema dello stato d'animo in cui si trova l'impiegato pubblico di fronte alla ostilità, spesse volte ingiusta, e di fronte all'indifferenza; sempre condannabile, del paese. Un po' di riconoscenza, a tempo e iuogo, io credo che faccia più bene a!.l'imp1egato di una gratificazione di 500 lire lorde, e che giovi al servizio più di 500 articÒl,i di regolamento. E dopo che si è riconosciuta nna beneme.enza della IY.uroc:,azia•, sarà forse non inutile ricercare per qual ragione abbia potuto-, in certi periodi della n<;>stramodernissima storia, la burocrazia compiere utilmen- I .te la funzione che· abbiamo detto. Ecco : io sarò un ingenuo, mà mi ostino a credere che la ragione di questo buono, o per lo meno discreto, rendimento della nostra burocrazia - parlo in modo particolare di quella provinciale che è la meno. peggio - nei primi decenni della fondazione del Regno e (cosa meno visibile perchè più vicina.) nel tempo della gu_erra e del dopoguerr<1, sia· da' ricer-:arsi in un imponderabili, cioè ne)l'esistenza di un sentimento, che io non so chiamar altrimenti che religione dello stato, sentimento il quale, più forte e profondo ne.lla burocrazia del periodo 60-90, si a,ndò poi attenuando, per ancora riaffiorare dianzi, al tempo della conclusione del cido del nostro Risorgimento. Ho chiamato questo sentimento religione dello stato perchè adesso, quando si vuole esprimere un fatto psicologico di questo genere la parola che soccorre è « religione •, ma in a.Itri tempi lo si safà chiamato civismo in altri ancora altrimenti, ma è insomma, comunque lo· st chiami, niente altro che il culto (e quindi la capacità di -',-8,Crificiod)i un indi vicino o di un ceto per un ente collettivo e astratto: res pub/1",ca, stato nazionale, patria. Nelìa generazione di funzionari che « evase le pratiche• subito dPJ?Oil '6r si· capisce che ci fosse, e vi•vo, questo sentimento, perchè, nel suo complesso, quella era gente che in qus:sto stato nazionale aveva creduto e spernto, e ~r farlo aveva lottato e patito; vi abbondavano gli ex-volontari .delle guerre d'indipendenza, i preti spretati per patriottismo, i figli della borghesia liberale; gente che intendeva l'impiego un po' come la continuazione dell'opera di rea.enzione e di unificazione d'Italia; gente per cui l'im: piego era anche il premio ed il riconoscimento di un loro passato patriottico; gente (materialismo economico) per cui l'impiego, nel tracollo di fortune che accompagna ogni rivoluzione, rappresentava la certezza di µn sostentamento, per quei tempi e per quelle sobrietà, sufficiente e decoroso; gente insom. ma che era per ogni verso devota aJl'uflìcio ed allo Stato. E della stessa estenzione, e quindi degli stessi sentimenti, furono per un pezzo anche i più giovani, che via via, sostituivano negli impieghi « quelli del quarantotto». Aggiungi poi che ,a facilitare il compito di quella burocrazia dei tempi eroici; concor1·eva il fotto che le nostre moltitudini ancora del tutto abbiette -e selvatiche 0 ' non si va.levano degli uffici e dei servizi' di Stato, di cui usavano solo i ceti più elevati ed educati, o, se ne usavano avevano di essi quel rispetto e quella suggestione che li fa. cevano, davanti ai funzionau-i umili rassegna.ti, obbedienti, cosi che hmpiegato di ~nel tempo trovava nel pubblico o un colla1)0rntore capace e intelligente o, per lo meno, un:1. matena punto ingombrante e maneggiabile a mercè. E il • servizio », in tali condizioni andava manco male, e, quel che più conta, al riparo cl i questo affrettato ma pur resistente edificio amministrativo la borghesia del Nord (dicendo :Nord e Sud in Italia intendo adoperare non una espressione geografica_,

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