NI 1.rchesini ·na Cristina, 9 TORI./\ ~ivist:a Storico Set:t:ima:n.a1e di 1?o1it:ica -------- Edita daZla -------- Casa Editrice Energie Nuove fondata e diretta da PIERO GOBETTI TORINO • Via Venti Settembre, N, &O • TORINO AHH~nlM(nII Per il 1922: L. 20 (pagabile in due quote • di L. 10) -Abbonamento cumulativo con •IL • BRRETTI• L.32 (pagabile in due quote di L.16 UN NUl.\lCERO I.,- I R :&- O,ffO ------- (Conto eo,,,,.e;nte Postale)------- SOMMARIO; Il. MISSIROLI: La monarchia aocialista - lii, LAMDERTI: Muesolini - A, MONTI: Attivo e passivo della burocrazia - G. STOLFl: I braccitt•ti rurali in Basilicata - Il Critico: Uomini e idee - P. DURRESI,ANTIGUEL}'O: Esperienza Liberale. ==================================- 0============================= La monarchia. socialista La tesi fondamentale di questo libro è vecchia : lo Stato moderno, inteso come Stato etico, non è realizzabile se non nelle nazioni che abbiano superato l'idea cattolica mediante la riforma protestante. Tutti gli altri, tutti gli Stati, cioè, che non siano il prodotto <Yenuinoe logico di una rivoluzione spiritu';Je, sono fatalmente ·condannati ad oscilla,re fra una democrazia astratta, che ben presto degenera in demagogia, ed un autorita.rismo di classe, che è la negazioi;ie della idea liberale. In ent_rambi i casi, è impossibile parlare di libertà. Ho assunto, pertanto, quel periodo della storia d'Italia, che va dal '48 alla, vigilia deila guerra europea, come una riprcwa, direi una esemplificazione, atta, a,d avvalorare uP.a tesi :filosofica.Di qui la necessità di esaminare la storia d'Italia, da Mazzini a Gio- ,Jitti, attraverso il conflitto, ora tacito, ora oalese, che esiste ed esisterà ancora chissà per quanto tempo, fra lo Stato e la Chiesa. Stato e Chiesa - non lo si ripeterà mai a sufficienza. - non rappresentano soltanto due istituti giuridici, ma, due aspetti gel nostro spirito, due concezioni intégrali della vita. Lo Stato moderno tende indubbiame\lte a risolvere in sè l'elemento divino della Chiesa ed a bastare a sè ste:,so. Vi riesce ì Nei paesi germani.ci ed anglosassoni la prova si può diTe riuscita, nonostante le crisi politiche ed i frequenti conati verso ritorni impossibili, nei paesi rimasti cattolici, al contrario, non è chi non veda come la contraddizione fra l'idea religiosa e l'idea civile renda impossibile l'autorità e la ri<verenza. dovuta allo Stato. Il problema, che presenta tutti i caratteri della insolubilità, si va ogni 'giorno più spiritualizzando perchè si sposta, dall'esteriorità di un conflitto giuridico e legislativo,. verso ·l'intimità della coscienza individuale. Se ,è vero che lo Stato tende a diventare Chiesa, è altrettanto vero che la Chiesa. non ha mai rinunziato e non rinunzia, e non rinunzierà, a, diventare Stato. Che essa abbandoni le assurde pretese del potere temporale; che gli zelatori della Curia reclamino più sicure garanzie per la libertà del Papa. fino a perorare in favore di una:,legge interpazion.ale, non ha importanza. Ha ·importanza invece, e capitale, il fatto che i cattolici si risvegliano e scendono in campo in nome di una concezione totale della vita, di un principio. morale; in nome di una dottrina, cioè, che mira a risolvere e dissolvere la politica nella morale. Per i cattolici, infatti, non esistono e non possono esistere ~oblemi politici propria. mente detti, nìa soltanto ed unicamente problemi' morali, che la coscienza risolve ispirandqs.i alla religione, di cui è custode supremo il Pontefice, interprete infallibile della rivelazione. Non vi è chi non veda come ritorni in onore, in tutta la sua vigorosa integrità, la concezione teocratica della v.ita e del mondo. E' merito di Pi.o X l'avere afferma~o. r!,solutamènte questa esigenza ins?ppn_m1~1lecontro le velleità di una politu:a d1 clientele e di comproinessi. Se fosse le_cit?adoper~re u_naespressiòne paradossale direi che egli fu 11Lutero della teocrazia. Quali siano le conseguenze, che è lecito trarre da queste premesse, è chiaro. Credo d! averle tratte con a_ssolutorigore nelle pagme che seguono. M1 pare che la logica autorizzi ad afferma.re l'inesistenza di una rivoluzione italiana; a rigµ~d~e il Risorgimento come un grande episodio della millenaria storia d'Italia, chè solo in tale modo si spiega: e s'intende, mentre riesce inintelligibile inquadrato nella storia europea del se. colo decimonono; a -redere nel pensiero liberale deila Destra storica la sola affermazione seriamente rivoluzionaria; nell'avvento della Sinistra il principio della reazione monarchica e borghese; nel socialismo italiano un provvidenziale diversivo, una remora contro i pericoli dell'idea liberale rinascente; nel parlamentarismo una simulazione demo- _cratica al servizio delle clientele borghesi e del capitalismo; in Giolitti l'ultimo statista del Risorgimento e nella Monaochia la forn:iula più ec~nomica dell'unità amministrativa. Il problema italiano resta immutato anche all'indomani della guerra europea. Può, lo Stato italiano, accedere seriamente alle ri'. chieste di una vera democrazia? I governi, che si sono sm:ceduti dal 1876 ad oggi, hanno chiaramente dimostrato di non crederlo. La struttura dello Stato itali ano è troppo fragile per resistere alle inevitabili scosse di una politica di idee e di principi. Costante preoccupazione dei: nostri nomini di governo fu quella di. ricondurre il sistema parlamentare ad un puro e semplice costituzionalismo, che assegnasse al Parlamento l'ufficio di annui- . lare ie antitesi r,oliticbe, che si delineavar:J nel Paese. Chi esamina la storia italiana degli ultimi vent'anni non può non restare colpito da una strnna coincidenza : tutte le volte che qualche passione politica scuote le intime fibre del Paese, la Moirarchia viene posta in discussione. Dal '96 al '14, da Adua alla dichiarazione· della neutralità, attraverso le tumultuose vicende, che si chiamano novantotto, sciopero generale, settimana rossa, giornate di maggio, il problema istituzionale affiora. All'indomani della guerra vittoriosa, opera della Monarchia, non si è chiesta la Costituente? In pochi paesi la Monarchia è accettata come in Italia; ma in nessun paese, come n~I nostro, il principio monarchico è in più stridente contra,ddizione con l'idea dello Stato moderno. L'idea liberale è ancora una leva rivoluzionaria. È necessario evitare tutto ciò che può richiamare lo Stato alla sua logica. Le riforme, largite dal\'82 al 19n, non hanno avuto altro scopo. L'ordine e la stabilità delle istituzioni respingono unanimi quelle riforme, che potrebbero destare l'assopito spirito politico del popolo italiano. La. politica è sequestrata dal Governo, complice il Parlamento. Si a,ccetta la funzione, ma se ne respingono gli organi. Il riformismo e il trasformismo.sono le espressioni della politica monarchica e conservatrice della borghesia. Lo stesso suffragio universale fu invocato ed attuato come rimedio sovrano contro le minoranze più audacemente politiche. Un problema tremendo per lo Stato e per la Monarchia sorgerà il giorno in cui, dopo il voto alle donne, si saranno esaurite tutte le riserve numeriche. Allora soltanto si: vedrà se lo Stato potrà essere all'altezza del suo principio e dellà propria formula ideale. È probabile che quel giorno segni il tramontu della. Monarchia ..• All'indomani della guerra mondiale i termini del nostro problema politico si sono talmente spostati, che non è possibile tenta.re previsioni ragionevoli. La mediocre politica monarchica e borghese a>veva un 'senso e un'importanzà finchè l'Italia si muoveva in un'Europa che serbava indiscusso il primato nel mondo e in un sistema di alleanze pacifiche, che le permettevano di atteggiarsi a grande potenza con poca spesa. Ma -quell'equilibrio infranto, dove troverà motivi ~r una aff=azione ideale, originale o gli espedienti per rimuovere le contraddizioni implacabih, che sorgeranno dal suo seno? Se 11socialismo, fino alla vigilia della guerra, potè apparire e potè essere, i1 fortunato espediente, che permetteva allo Stato monarchico di tradurre in termini di ::!conomia i problemi politici, che sarà domani, nella nuova,·Inter.na.2lion.ale,che porta la guerra ovunque e pru-e richiamarsi, più .:he all"invir;cib-ile idea della lotta di class:, alla inesorabile catastrofe dell'economia capitalistica, all'impossibilità, da parte delle borghesie, di uscire dall'inferno della pace, da un sistema di pace, -che è peggiore della guerra? Non sarà chiamato, questo socialismo, già così comodo, come espressione della m<:ntal.it9?iccolo-borghese dell'anteguerra, ad elaborare qualche ideologia nuova, che interpreti i nuovi valori umversali e, in pari tempo, denunzi, con la forza irresistibile dell'istinto, le i=anenti e irremovibiJ: esigeuze nazionali? Se è vero che l'Italia si rinnovò tutte le volte· che fu attratta nella storia europea da iniziative altrui, è altre:- tanto vero che il socialismo rappresenta, oggi, la sola coscienza veramente eur-opka, contro gli egoismi dei nazionalismi, che sono tutti .dei vinti o dei morti. E allora: quale €l,Spress,ionemeramente politica potrà assumere nei singoli Stati la nuova. coscienza socialista? Mi pare evidente che le monarchie -•Ù: una Europa per tre quarti soci~-lista e repubblicana dovranno rinunziare a sr-..ra.re salute nei piccoli capolavori, di quella poli tica domestica, che contrassegnò la vita degli Stati europei negli anni precedenti l'ago. sto fatale. È probabile che il socialismo risvegli nelle moltitudini oppresse quello spirito provriamente politico, che l'educazione, tradizionalmente cattolica, mortificò per lungh'i anni e concluda a,duna conseguente affermazione ideale dello Stato. Si potrà discutere, in sede di economia, il valore sostanziale delle dottrine socialistiche ed anche abbattere, filosoficamente, la concezione mate-- rialistica della storia; ma nessuno, credo, potrà negare l'incommensurabile valore de~ socialismo inteso come moto di liberazione e di redenzione spirituale. Chi, nel socialismo e nella lotta di classe, non sa vedere la continuazione di quel moto di ribellione e di affermaz:ionedella coscienza individuale, che fu la Riforma; continuazione, che si effettua ,sul terreno proprio del nostro tempo, che ~ quello del!' economia e della grande industria, chi non sa vedere tutto ciò, è negato ad 'intendere l,i storia. *** Come al solito, i liberali, quei liberali che si chiamano tali per equivoco, ma sono, fo realtà, dei conservatori, preferiscono trovare ùn appoggio ed un consenso nei cattolici, non accorgendosi che la politica di conservazione uccide lo spirito liberale e il principio stesso, di cui lo Stato vive. Se all'idea dello Stato i popoli possono pervenire soltanto attraverso lunghe e dolorose esperienze di co-' scienza, è lecito domandarsi come potrà pervenirvi il popolo italiano, rimasto cattolico di educa7!\one, di costun:µ, di mentalità, pur nelle. espressioni di un.a democrazia verbale. Due vie si aprono, ugualmente assurde : o un ritorno puro e semplice all'idea cattolica, rinnegazione di tutta la nostra storia recente o la Riforma. Furono, queste; le, idee madri di alcuni grandi del Risorgimento : dei neoguelfi alla Gioberti e di alcuni liberali dell'antica destra, ,1uali Bertrando Spaventa e A. C. De Meis. La prima via poteva apparire come la più logica, come quella chè si richiamava ad una tradizionè secolare, ma fu smentita dai fatti; la seconda pareva inserirsi nella grande storia europea degli 1~ltimi tre secoli e rendere omaggio al pensiero moderno, ma restò una pura ipotesi ~ ·ùn'indicazione accademica. La. verità è che indietro non si torna. Entrambe· le concezioni, la cattolica e la protestante, rappresentavano residui ideali di un passato spento. È inconcepibile ùn moto religioso, di riforma spirituale, quando i tempi non lo con• sentono e quando gli uomini non credono più. Eppure lo spirito rivoluzionario è invincibile, la libertà immortale. Nulla può resistere all'orgoglio dell'individualismo. Se le classi dominanti non sentono nemmeno il bisogno di proporsi un problema di libertà, per il fatto stesso che sono classi dominanti· se gli in_tellettuali possono aspirare, in no~ della sc1enw, 1 più che attraverso la scienza, ad una_ relativa emancipazione, le classi popolari non hanno a loro disposizione, nessun mezzo d1 affermazione, all'infuori di quello, che si richiama alla lotta di classe. Quando Carlo Marx affermò che l'emanci1?3zione dei lavoratori deve essere opera dei lavoratoi:i medesimi, pronunziò la parola della reden'?one moderna e giustiziò Ja, vecchia concez10ne democratica che amava richiamarsi ai «doveri• delle 'classi S!Lperiori, alla filantropia, a)le provvidenze caritative. L':'-democrazia, così intesa, è l'ultimo traves_bmento ?ella reazione borghese : è clericahs~o sociale. Le moltitudini oppresse conq111stano,attraverso I.a lotta per il salario )a propria libertà e la propria redenzione ! imparano ad alzare la testa. Le suggestioni d~lla ,vec_chiademocrazia astratta e dell'opaco s1'.1dacahsmovanno respinte come dei funesti tentatitvti per reprimere lo spirito nuovo per soffocare in sul primo nascere la nuov~ volon~ di poteru:a da parte di tutti gli oppressi e di tutti gli esclusi dal regno della libertà. L~ coscienza liberale deve riguardare il movimento socialista come la coerente cont\nu:izione di quel primo moto ideale, che si nchiama a Lutero, a Robespierre a tutti gli_eroi, a tutti i santi, che rovina;ono l'architettura del vecchio mondo tirannico e conC<;>:"sero _ad elevare un edificio più grande e pm ospitale al nuovo sole. Ammettere la libertà, tutte le libertà, ma con l'ordine come largite da1J'alto e respingere i modi' attraverso i quali conquistano le libertà, non ha senso. O ne ha uno solo, quando si presupponga che la umanità è irrimediabilmen·te condannata a restare divisa in due parti irriconoscibili e nemiche : coloro che sono destinati a soffrire per sempre e coloro che per un senso di carità, sono çhiamati a lenire le miserie per gua,dagnarsi il Paradiso. La _societàmoderna non tollera questi equivoci. Essa sa che il mondo è una nostra costante ere.azione e che la volontà opera perfino i miracoli ; essa 'afferma che la stessa ve~tà ~ <;>peranostra, coronamento dello sforzo !nd1v:iduale. E' la :filosofiaborghese : è il raz10nal1smo assoluto. Ritrarsi davanti alle conseguenze pratiche e sociali di tal.i pre• messe è a~~urdo. Una società, che insegna queste ventà da tutte le cattedre· un mondo u~ ciale, eh~ non esita ad aff~re il panteismo, a distruggere le idee classiche del dualismo filosofico e della trascendenza muove al riso quando si richiama all'autorità dello Stato, alla legislazione sociale ai « doveri • delle classi « superiori • ~ tener a bada le masse lavoratrici, che avanzano su-I suo stesso terreno e corrono leste sulle orme segu:ite dalla _bo:ghesia. La logica non può soffnre ecceziom : se la conoscenza è un • fare • anche la libertà deve essere un « far~ ~ ; se non esiste nella conoscenza, una venta trascendente, fuori di noi, non può esistere ne=eno una libertà, che non sia conquista. Sono gl~ imponderabili, che dànno un valore alla vita. MARIO MISSIROLI. La Rivoluzione Liberale potrebbe onorarsi <li_Pu?blicare senza_pos_tille,,come pensiero ed1tonale, questo m1rab1le studio che Mario Missiroli prepcrrà ~!~ nu0va ristampa de La 1!f.onarchia. .Soeialista (Bologna, Zanichelh), e che pnma ha voluto amichevolmen-
48 te inviarci in segno di adesione al nostro lavoro e ai nostri propositi. Non si poteva e~rimere pìù sinteticamente e potentemente il nucleo ideale della nostra crisi e la praxis che deve corrispondere al concetto dello Stato liberale e intransigeute. II punto di d-iscussioue è un altro : si può geueralizzare l'esperie_nza anglo-sassone e invocare auche per noi una Riforma religiosa? Non è più realistico, in Italia, attendersi la conquista della religiosità laica da una prax·is essenzialmente politica? Questo del resto è il presupposto del limpido discorso del Missiroli sulla lotta di classe e sul valore educativo del socialismo: E allora la cfomanda da porsi diventa un'aitra : il marxismo non esclude il riformismo? La Monarchi.a Socialista non conduce forse decisamente allo scetticismo sulle varie- politiche collaborazioniste? Non è la prima volta che l\liissiroli si pone questa domanda : ma noi saremmo lieti se egli -volesse rispondervi ora per noi, nei termini in cui l'abbiamo posta. LETTURPEOLITICHE BENITO MUSSOLINI : D'.iscorsi poliiici, Esercizio tipograficodel • Popolo d'Italia - :Milano, 1921. Attraverso la palese inc~pacità rivoluziouada delle masse, il socialismo italiano negli ultimi. anni prima della crisi bellica,- risoltosi, in un marxismo non inteso, ad una predicazione. pseudo-eyangelica e ad un miraggio edonistico di benessere sociale - si limitava ad agitare una astratta ideologia rivoluzionaria, rinneg.itta nella pratica quotidiana dalla comune mentalità utilitaristicainente riformista. L'anti-intellettua1ismo, postosi con Sorel nel campo marxista, come distruzione di quello che era stato il fondamento filosofico positivista di quasi tutto il socialismo internazionale, degradatosi in Italia in demagogica banalità, era il sostrato della posizione1 di Benito Mussolini nel socialismo italiano; per cui egli si è posto come propugnatore di un nuo- -ro spirito socialista rinnegatore del compromesso parlamelltare-giolittiano di Tµrati, che era stato per dieci anni l'unica ragione di vita del partit~. Ma la sua posizione rima.ne isolata, ed in lui stesso non acquista la necessaria coscienza e coerenza intima. Egli ha inteso 1a deficienza del materialismo marxista e. del socia!ismo scientifico e vi si è opposto, chiamandosi 1JDl.011-tarista: ma la sua critica non ha saputo vedere il « mito eroico ,. (non « tragica follia », ma processo storico) che attraverso la concezione ·materialista, primo presupposto di una coscienza proletaria, si formava nelle masse, e il sfto volontarismo è rimasto astratta affermazione, più ribellione di orgoglio personale che reale forza. Dal comune matetialismo utilitarista esce la superficialità demagogica; il suo volontarismq non può rimanere che sterile opposi.zione: le formule volitive e pragmatiste non vengono eonvertite in pratica e rimangono formule astratte. Egli parve portare nel socialismo una nuova vita ne è stato - in un'ascensione rapida, judizio del confuso bisbgno nelle masse di un nuovo principio saldamente rivo1uzionario in una disciplina interna - per un momento la colonna centrale, forse vi ha lasciato qualche tracda di sè ( « voi oggi mi odiate, percbè mi_amate ancora ,.J ama ripetere Mussolini ai socialisti), ma è stato costretto ad uscirne: isolato. Cqu ben altra coerenza e coscien7..a intima i comunisti si ·metteranno snlla strada che egli è parso confusamente intuire. La rottura chiassosa per la guerra è sl:;tta Ja crisi risoJutiva di una incomprensione e di un dissidio più profondo. Ma non esce dai limiti ili una crisi dj coscienza individuale. Mussolini ebbe l'intuito della guerra rivoluzionaria, non la comprensione: l'incapacità del socialismo non è vista che nelle ·particolarità contingenti : « il trailimento dei socialisti tedeschi ha costretto i socialisti degli altri ·paesi a rientrare sul terreno della nazione e della difesa na- .zionale » : il suo interventismo patriottico si presenta come reazione sentimenta1e e non come sviluppo necessario. Uscito dal socialismo in nome ili una vera rivoluzione che scaturirà dalla guerra e che « .si chiamerà benessere, e si chiamerà libertà, e in sintesi, e sopratutto, si chiamerà Italia•, la sua azione appare slegata e contradditoria. Superficiale. Egli è, perll<>ll.almentceo, erente: ma è la sua falsa posizioneintellettuale che, uscito dal sociali;;mo,lo ha fatto creatore di un movimento di passioni e di • stati d'animo , che l'ha condotto lontano da dove era partito e in cui egli è stato piuttosto trascinato (sebbene di questo egli non ne sia forse cosciente) che trascinatore. J1 suo pensiero, pur ristretto e schematico, parve per un momentoacquistare l'int', 11Sitàe la potenza necessarioper adunare a sè tutte quelle volontà e pa.ssioniche, poste dal tormento e dalla terribilità tragica della guerra fuorj del loro centro primitivo e caoticamente turbinando nel dopo guerra travagiioso, si 2gitavano quasi iu cerca ili un Capo che li unisse nel comune interventismo e 11elricordo del comune dolore individuale: la visione ampia di Gabriele d'Annunzio, chiuso nel cerchio magico cli Fiume, pareva perdersi nella irrealità di un sogno universale. L .,A.. , RIVO LU ZIO N :E LIBERA 11 E: La meute e la volontà di Mussolini parvero . politica della nazione e>potendoper uu momenmantenersi fredde ed esatte nella confusione g0 - to mettersene a capo (e forse in avwnire), non nerale inton10 ~ lui, 1~ sua pem,Pra ricordava i ne è mai stato nè il rappresentante nè -il trascicondottieri romani. Ma poi fu anch'egli travolto natore. Come H f.ascismo, che è rimasto superfidalJa sua' stéssa posixione. L'incertezza del :;•o- ciale ideologia in quelle stesse classi medie che vimento fascista ba collimato con ~ 'lncertezza vorrebbe rappresentare in una uuova asSunzio~ perponale di MussOlini. Le basi supe'"l_i_cÌttdltil ne politicaJ MusSoHlli è travagliato da iuc-apa-.·. fascismo trovru·ono rispondenza nelle po3izinui cità di concreta realizzazione, che non sia pura llh.e.rte di Mussolini <:benon •solo rim:J.,g "":lùO in• ap_parenzao cron~ca passeggera. Egli vuole escapaci di ulteriore sviluppo· teoreHco, ~n.• non. sere l'eretico di tutte le chiese, ma questa ·sua rieS(:ono.neppure ad ottenere .l'intensità neceSSa- posizione, che potrebbe essere comprensione r.earia per cui questo sviluppo sia implicito nel- listica, ri.inane semplice opposizione, si fnma l'azione p:t'atica. alle apparenze e non penetra: la realtà che è sotto Jl suo teni.peram.ènto nasconde un 'incapaciHl quelle vie profonde. Combatte 1'astrattis;mo e· di visione per cui l'azione che diviene (nolente) gualitario dei 1nasshnalisti, ma la sua « gerarfine i!: destinata à perire in se stessa. Le fiere chia » non deriva da intimo processo e pecca del a:ffe:mazioni di e~sere il « clucè cbe preeede e medesimo astrattismo, minata pur àalle stes·se non segue » e· le minaccie cli uscire daiJ.fasci- premesse « individualiste 11 che non conducono smo, nei due tentativi più coscienti (teudenr.ia- a più alta e cosciente solidarietà, ma rimangono lità répubblicana e pattq di pacificazione)di rior- 'elemenfo di sdegnosità personaJe. ganizzare il movimento, sono la rivelazione di Il suo mondo politico-da intuizione rapida del~ questo ilissidio, intimo al fascismo non scio ma la realtà (e in questo è i\ nucleo vitale di Mnsalla stesM persona di Mussolini. Egli non ne solini,) e posizione sicura Eli fron~e àd essa, si ha chiara e sicura coscienza : affermàzioni e mi· disperde e si fr8.11tt11nanel• particolare. La vi• naèce sono potute apparirè irascibilità di con· .. sione g-enerale e vivificatrice scompare è 11011 ridottiero non ubbidito ed hanno attirato PirÒbia~. mane che l'episodio momentaneo. degli avversari, ingiusta certamente ma riv'ela- Il suo stile di orRtore e di articolista è tutto trice della contraddizione ·ed incertezza, per cui cosi. Le affermazioni secche e precise appaiono Mussolini che ha vèramente « anticipato > il Ia- legate da una trama che è unita1·ia solo nella ~ua scismo, ne è stato travolto .pur essendone il fon- apparenza, sforza•ta in uno scheìnatisn10 gretto: datore e rimanendone il capo. Il dissidio ·rin1ane la c0ncisibne rapida •e serrata 1, sotto cui pare vibrare e quasi sorgere commosso uno slancio vialla superficie•: non Severità tragica, ma ironia. tale, si con~erte in morta elencazione ,incerta Mussolini non ha notato questa • falsificazione' nella sua voluta sicurezza e secchezzascarna. di sè stesso, si è iennato a qualche gesto dittatoriale subito re.presso: riempiendo di, se la vita MARIO LAMBERTI. Note su,lla b'tf;rocrazia AT·TIVOE PASSIVODELL,4l3. UROCRAZIA Burocrazia.e f'aese. Intanto: il male è sempre stato acuto CO· m'è o.ra? s1 è sempre avuto nella burocrazi:1 Può darsi che mi sbagli, ma; io ho in men- questa.insensibilità per gli interessi del paete che i paesi cosidetti civili· si ~sano, se, e, nel paese, ql!-esta avver.sione COlltro la per la questione burocratica, dividere in due burocrazia e la çlasse degli impiegati? categorie : paesi che si p"SSOI!chiamare b.u- Io credo che no. Io •c;:-edoche questo stato rocratici e paesi che si posson chiamare abu- di cose si sia venuto determinando, o peF lo rocratic-i.. Ci sono cioè dei paesi nelle cui po- meno, acuendo, in un tempo relativamente polazioni predominano quelle doti (rispetto recente,. a partire da un periodo che io porrei meticoloso dell'ordine esteriore, sensQ del1a tanto per intenderci, _verso la fine del. seu,lc, gerarchia, osservanza della folil!la, sentimens scorso. Pri,".'' 10 credo che codesto diss; ho to un po 'gretto del dO<Ver,eassicj.uità nel la- tr-a burocr~z1a e paes': fosse meno profondo voro, ecc.) che si sogliono considerare come e !t)eno ev1~enttl; anzi, scorrendo !_agra1;1~ note ,Particolati -del perfetto funzionario; .,.....e brève stona de)la nost,:a bm_ocrazia, che e ce ne sono degli altri nelle cui popolazioni anche, de\ r~to, un po'. la stona de11anostra queste doti mancano o,· almeno, difettano, t7rza l~alia, _10~r':do s1 possa trovar':, un ~- mentre invece esistono e abbondano quelle nodo m cm c1 fu da"'.'ero tra _b111ocr~i~ qualità (mentalità individualistica, insoffe. e paese qu_ella tale ades10?e'. anzi m c111s1 d. dis • r d. f ·t' d. annl"ca ebbe add1nttura la somm1ss10ne, anche vor~nza ~ hci~ 111 d'.1.°. ' 1~ 0t~ m1ll a _1_, ""' i ·) lontaria, degli interessi particolari dei funzwne ncc ez,,a i 1ntzia 1va persollKl.le,ecc. . .. 1 . • • ali d I ·1 -' 1 - • d' f d" ·t' h zional'.1ag 1 mteress1 gener e paese. : ~Ul co11;1epsso 'Cl _aun ipo 1 _umama c e Questa nostra Italia., come ognuno sa, dico e I oppos1z1011deel tipo burocratico sopra de- la terza Italia è nata di sette mesi è spunscri_tto. . . tata per la t~ta; che, nei' parti degli Stati, Una questione, o, _sevolete, una ~iaga ~el: non è una posiz-ione normale, è venuta ai I~ burocrazia non esiste_se non ~r 1 pa~ d1 mondo a dispetto e in contumada di tanta tipo aburoeratico o a·ntiburocratico; e s1 ca- gente in alto e in basso, 111essainsieme in pisce che sia cosi, perchè nei paesi a popola- fretta e in furia con materiale diverso, erezione di tipo"burocratico la burocrazia non è scinta avanti agli anni a spinte e a stratse_non l'espressione della mente e delle indi-· toni; ep>pure ha tenuto insieme, e si è in nazioni del paese stesso-, la burocraz-ia.è il poco tempo saldata e adesso, insomma, .uon paese e vicevérsa; mentre in.vecenei paesi che c'è pericolo più che si spezzi. E il merito abbiamo definiti aburocrntici la burocrazia di ciò a chi va dato, oltre che alla ·buona linesiste come qualcosa di estraneo al paese, co- fa e alla virtù natUfale? Secon~o me, anche me qualcosa di importato O di imposto, corµ.e a codesta sgangherata bur~~ra~,a che, o bene un organismo nemico e oppressore come una o male, dopo le gue1Te d mchpendenza e i polizia O come un corpo di occu,;azion~. E tagli _cesarei della_ cliplom~ia, ha fatto al- • • • l'Italia un po' da mcubatnce un po' da fa. sorge m queste circostanze un,a questione . , . ' , d • d ll b · h , · l t • sCJatura sopra I mnesto, un po a mgessae a urocrazia c _e e msomma a ques wne tura sopra la frattura. del confl-itto frn mteressi. del ~ene ~ int~- Chiesa, Massoneria e, più tardi, Socialiressi della moltitudine dei funzionari costi- smo sono pure jn Jtalia; quale p,iù quale me tuit-i in ~as!a. . , . , . 110, delle considerevoli organizzazioni di forPrussiam e FranceSJ. : mentahta germam- ze ma non si ouò dire di esse che siano ca e mentalità latina. Sarà, non so; mentre tutte nazionali nè tutte moderne :· invece la dicevo questo, io veramente. pensavq al mio nostra burocrazia statale, nelle sue due bran . ·paese, al Piemonte e all'Italia. che civi)e e militare, comunque sia, è innePiemontese sradicato dal Piemonte e posto gabilmente un'organizzazione tutta moderna a vivere fra J taliani io ho visto nel Piemonte e tutta nazionale, tutta « terna Ita)ia », anzi anteriore alla italianizzazione un esempio di è finora la sola di cni si possa dire tanto in paese di tipo burocratico, un paese in cni Italia. esisteva la equazione • paese uguale burocra.. L'Italia non aveva, quando nacque, quella zia", e in cui, per ·conseguenza, una que- che si chiatna I'« att~ezz~tura dello stato mostione burocratica, nel senso posto eia noi demo» : la burccraz1a gite l'ha data, la buronon esisteva; mentre ho visto nel resto d'I'. crazia è l'attrezzatura moderna dell'Italia, talia (parlo, si capisce, generalizzando), e pote,nza _europea. . poi anche nel mio Piemonte di'\".enutoItalia, L Italia_ non aveva, e neanche ha, 1111a un c5empjo di paese di tipo aburocratico in classe dmgente: l_a burocrazia. h_a dovuto, . . • • • ' . purtroppo fare lei da classe d1ngente ed cm esiste, e gravissima, oramai, una questio- . f ' . . 1 h' b · · tesa t"t • d" • ,JI pre etto e 1! segretano comuna e anno ne _urocrat1ca 111_ come an 1 e&i i. mte- di fatto governato l'Italia. ressi e rendimenti_ fra paese e burocrazia. Questi « impiegati» da tutte parti d'Italia J mpostato ~osi 11problema, per gn,1'.gere si sono sparsi per tutte parti d'Italia, e ~ nna sol_uz1one(_ad una noStra soluzione) sono andati ad ammazzare briganti in Caladi esso, 1101dobbiamo sempre tener presente bria ad arruolar coscritti in Si-cilia a caquesto conflitto, questo dualismo., e cercare tast~r Campidani in Sardegna, a esiger tascome si sia venuto determinando, e vedere se a Livigno, ad arrestar barabba a Torino, se e come possa esistere ridotto, se e come a gettar ponti sul Mera, a insegnar latino a si possa ottenere queUa adesione fra paese e Aosta, ad applicar leggi inapplicabili un po' burocrazia,' quella immedesimazione dei dup dappertutto, e un po' dappertutto a sposar e!ernent-i.,in cui noi naturalmente ponia,mo donne di paesi non loro e a far dei figli, che la risoluzione rlel p1'0blema. non eran più nè Piemontesi, nè Sardi, nè Siciliani, ma ,che ~an? :olamen~e. Itali'.1-ni! in un cer-to senso, i pl'.lmi autentici Itaham dell'Italia nuova. • Monsiì Travet, diventato Demetrio Pianel1i e Luigi Bianchi, faceva l'Italia: la. fa. ce"l'aun po' sb.ilenca1 un ~• spar1;1t~,1:n po' nevrast~nica, a sua 1mmagme e si~1gl!an~, ma insomma la faGeva, e se un po d Itaha. nuova e' era, checchessia, 1~ si doveva an.- che e specialmente a lui. . E anche recentemente, durante e più dopo la guerra, se in quel po'_ po', di t~rr~moto l'Italia non andò in pezzi, ,che anzi s1_mostrò come disse anche qualche stran.1ero, una' costruzione elastica antisisÌnìca, io dico che la ragione, o a_lme;o wa deUe r~gioni, è ancora da trovarsi in quella fasciatura, cioè in quc!J.a vituperatru burocrazia, che, o bene o male, in quella babiilonia., in quella quasi settennale vacanza di governo, h'.1- Cò1;1· tinuato a « sbrigar gli affari di ordmana amministrazione», ed è insomma riuscita, o bene o male, a tener in piedi la baracca.. La religioné dello Stato. Sçm cose queste che bisogna dirle, prim~ perchè son vere, e poi perchè cosi anche s1 concorre, io credo, a risolvere il problema burocratico, che è in molta parte un problema psicologico, il problema dello stato d'animo in cui si trova l'impiegato pubblico di fronte alla ostilità, spesse volte ingiusta, e di fronte all'indifferenza; sempre condannabile, del paese. Un po' di riconoscenza, a tempo e iuogo, io credo che faccia più bene a!.l'imp1egato di una gratificazione di 500 lire lorde, e che giovi al servizio più di 500 articÒl,i di regolamento. E dopo che si è riconosciuta nna beneme.enza della IY.uroc:,azia•, sarà forse non inutile ricercare per qual ragione abbia potuto-, in certi periodi della n<;>stramodernissima storia, la burocrazia compiere utilmen- I .te la funzione che· abbiamo detto. Ecco : io sarò un ingenuo, mà mi ostino a credere che la ragione di questo buono, o per lo meno discreto, rendimento della nostra burocrazia - parlo in modo particolare di quella provinciale che è la meno. peggio - nei primi decenni della fondazione del Regno e (cosa meno visibile perchè più vicina.) nel tempo della gu_erra e del dopoguerr<1, sia· da' ricer-:arsi in un imponderabili, cioè ne)l'esistenza di un sentimento, che io non so chiamar altrimenti che religione dello stato, sentimento il quale, più forte e profondo ne.lla burocrazia del periodo 60-90, si a,ndò poi attenuando, per ancora riaffiorare dianzi, al tempo della conclusione del cido del nostro Risorgimento. Ho chiamato questo sentimento religione dello stato perchè adesso, quando si vuole esprimere un fatto psicologico di questo genere la parola che soccorre è « religione •, ma in a.Itri tempi lo si safà chiamato civismo in altri ancora altrimenti, ma è insomma, comunque lo· st chiami, niente altro che il culto (e quindi la capacità di -',-8,Crificiod)i un indi vicino o di un ceto per un ente collettivo e astratto: res pub/1",ca, stato nazionale, patria. Nelìa generazione di funzionari che « evase le pratiche• subito dPJ?Oil '6r si· capisce che ci fosse, e vi•vo, questo sentimento, perchè, nel suo complesso, quella era gente che in qus:sto stato nazionale aveva creduto e spernto, e ~r farlo aveva lottato e patito; vi abbondavano gli ex-volontari .delle guerre d'indipendenza, i preti spretati per patriottismo, i figli della borghesia liberale; gente che intendeva l'impiego un po' come la continuazione dell'opera di rea.enzione e di unificazione d'Italia; gente per cui l'im: piego era anche il premio ed il riconoscimento di un loro passato patriottico; gente (materialismo economico) per cui l'impiego, nel tracollo di fortune che accompagna ogni rivoluzione, rappresentava la certezza di µn sostentamento, per quei tempi e per quelle sobrietà, sufficiente e decoroso; gente insom. ma che era per ogni verso devota aJl'uflìcio ed allo Stato. E della stessa estenzione, e quindi degli stessi sentimenti, furono per un pezzo anche i più giovani, che via via, sostituivano negli impieghi « quelli del quarantotto». Aggiungi poi che ,a facilitare il compito di quella burocrazia dei tempi eroici; concor1·eva il fotto che le nostre moltitudini ancora del tutto abbiette -e selvatiche 0 ' non si va.levano degli uffici e dei servizi' di Stato, di cui usavano solo i ceti più elevati ed educati, o, se ne usavano avevano di essi quel rispetto e quella suggestione che li fa. cevano, davanti ai funzionau-i umili rassegna.ti, obbedienti, cosi che hmpiegato di ~nel tempo trovava nel pubblico o un colla1)0rntore capace e intelligente o, per lo meno, un:1. matena punto ingombrante e maneggiabile a mercè. E il • servizio », in tali condizioni andava manco male, e, quel che più conta, al riparo cl i questo affrettato ma pur resistente edificio amministrativo la borghesia del Nord (dicendo :Nord e Sud in Italia intendo adoperare non una espressione geografica_,
ma una espressione economica e sociale) e del centro d'Italia creava o sviluppava industria, commercio, agricoltura, e il « proletariato» del Sud andava di là dai mari e di là dai monti a cercarsi e a farsi la « sua» Italia. he invasioni barbariche. •]\.,fa intanto· con l'incremento economico prodotto dall'~ttività di questa borghesia e dii ,questo proletariato. (ma son poi davvero -due classi in Italia?), avvemva quel tale • elevamento dei ceti popolari•, gravido di quelle tali conseguenze che io_dissi . nell~ prima mia nota; e nelle file dei funz1onan a lato e invece degli i·iigenui ro1na.1iie ltalic-i di prima si aìnmettevano i barbari dei ceti grezzi, frettolos_amente ripuliti dal!' _istruzione obb]igatona e dalla scuola media semio-ratuita. Ed allora : addio patria! addio reli!?!Ìone dello stato, addio eroico monsù: Tra';;et; arrivavano i liberti, gli eredi delle moltitudini ch'eran rimaste assenti dal travaglio della _creazione del nuovo stato, avvezzi da secoli a considerar come nemico ed oppressore quanto sapeva di «governativo•; gente quindi che portava nell'esecuzione delle sue nuove funzioni la forma di mente in loro innata·, e che nei rapporti con lo stato da tma parte aveva la tendenza a « fregare " lo stato, cioè a defraudarlo della propria asLA RIVOLUZIONE LIBER.ALE siduità ed a sabotarne la proprietà, da una altra parte inclina.va ad assumere, nei riguardi del pubblico, il contegno dell'arnese cli lirannide, cioè ad essere del pubblico non il ininister, ma l'aguzzino, lo sbirro e l'inquisitore. In pari tempo questi funzionari di nuovo tipo, più impreparati per coltura. e per ispirito, si trovavano ad avere che fare con un pubblico, il quale, sempre per via di quel taV~ «elevamento», rico1Ttva sempre più numeroso e sempre più petulante agli uffici ed ai servizi pubblici, e ne rendeva sempre più difficile e irritante l'attività, sia con l'accrescervi il lavoro, sia col tenere verso gli organi statali quel contegno irremissivo e ostile, che è particolare delle plebi che passano di colpo da.Ila soggezione del servo alla insolenza del ribelle. Contemporaneamente, insofferenti della meschinità della vita dell'impiegato, disgustati da èerti contatti, disertavano o cessavano di affiuire agli impieghi pubblici i figli di quella borghesia colta e libe1·a.leche abbi.amo detto, i quali seguivano sempre più numerosi i miraggi. del libero professionismo o le seduzioni dell'industria privata. E il « servizio», in tali circostanze, si metteva ad andare alla gran diavola. AUGUS1'0MONTI. no scarse (cosa per lo più impossibile: uno degli unici esempi cli resistenza è dato dall'azienda Fortunato di cui discorrerò più a lungo in altra sede) o vendere la terra, che la volontà operosa sorretta dall'ausilio di capitale a buon mercato avrebbe migliorato. I BRAGCIANTI RURAIitNI BASihICATA Prima della guerra dunque, per effetto della maggiore ricchezza proveniente dalla lenta accumulazione del rispann,io e dal mi-· nore sperpero del decennio di pace che segui gli anni fortunosi delle guerre africane e delle rivolte del 1898, si notava in Basilicata un sintomo di miglioramento che, se pure non annullava del tutto la questione del bracciante rurale, faceva sperare la sua risoluzione, solo che si fosse continuato ad ammassare denaro e a provocare la diminuzione dell'interesse che, ridotto a meno del 3 per cento, avrebbe permesso quella colonizzazione interna che è opera precipua cli popoli ricchi. Bastarva che fosse continuata la formazione di una nuova classe forte di danaro e di volontà, per attuare il sogno fallito cent'anni prima, di creare anche nell'Italia meridionale una democrazia rurale avente lI!Dlto capitale circ:olànte, che con un'opera rinnovatrice lanciasse « un paese arretrato e chiuso nelle maglie del latifondismo medioevale nel vortice della vita moderna ». Per ciò sarebbe bastato che lo Stato non avesse rastrellato il rispannio con spese pazze e non avesse aggravato la condizione dei -on1 aclini , ,Jn una p;ù forte pre53·ione tribu, taria e con una più violenta politica doganale fatta po::r sal·vaue industrie anemiche e per. procurare, secondo l'immagine felice del Fortunato, il benessere degli uni con la fame degli altri. La provincia di Potenioa, leggiamo nel fa_ scicolo 1° del libro sul!' Ita.lia agricola e il su-0 avvenire di Ghinci Valenti,'è tra le regioni italiane nelle quali maggiore è la proporzione dei giornalieri di campagna rispetto alla massa totale della popolazione rurale. La media generale del regno è del 46%, che le regioni del mezzogiorno (fatta eccezione degli Abruzzi) superano tutte, in misM'a ri~ levante : Puglia 76%, Sicilia. 68%, Calabrie 67 %, Basilicata 6I %, Sardeg)la 53 %. In provincia d.i Potenza - è meglio precisare le cifre - su una popolazione rurale che ammonta a 176.816 persone di età superiore ai dieci anni, si contano 108.309 giornalieri di campagna, le cui condizioni economiche sono in generale misere e il ctù problema merita di essere studiato attenta-· :mente. La questione del bracciantato rurale si è -venuta aggr.avando con la guerra, ·anzi, si è aggravata nel periodo successivo alla con- ,chiusione dell'armistizio e continua a p=anere davvero preoccupante. Prima del 1914 i bra-ccianti erano in Ba- .silicata iu misura superiore all'attuale, ma .sorrideva loro radiosa la speranza di potere .risollevare il capo dopo lunghi secoli di miseria valendosi di uno di quei meravigliosi istinti delle razze vitali, che li aveva spinti in America fin dalla ·èostitu1'ione del Regno, a rinnovare il mito sabeJ.lico del « ver sa- .crum ». Abitavano una terra à:spra e dura: montagne cretacee solcate. da torrenti impetuosi che rodono i fianchi delle pendici incombenti, una terra fornita poco di alberi . verdi, più spesso arida e pietrosa con alcuni campicelli in pendio che « si vestono appena dei fiori giallastri della ginestra e nutrono scarsamente il granetto dalle spighe avare, ·una terra eh.etroppe volte chiede più che non renda, e concede sovente solo quello che ·vuole •· Un paese povero, e ciò vuol dire che poco frutta e dà' appena il sostentamento, ,che non potè mai chiudere il bilancio con un forte awnzo; dissanguato com'éra da una eccess·iva contribuenza di stato, che a Ca.- milio Porzio faceva scrivere tra· i,! 1577 e i1 1579 qualmente il «Regno» di cui esso era :parte non fosse inferiore nè a quelli çl.i ·Francia e di Spagna, perchè « è più abbondente e più armato a più ri:cc~di lo:o, _e_de\- 1a sua ricchezza ne fa cert1ss1mo gmd1z10 11 gran danaro che ne ca,va il Re •, un paese che vivacchiava del solo reddito' della terra e che era saccheggiato ininterrottamente da bande di briganti e da compagnie di ventura ... Per secoli interi la Basilicata - come -del resto tutto il mezzogiorno - ha vissuto con due classi in lotta tra di loro: l'aristo- ·crazia terriera molto.meno dov,iziosadella fama, e il proletariato agricolo reso più torpidi, e il pr?let~riato agrilolo reso più torpi- .do dalla m1sena, senza una terza classe che, ricc_acli capitale circolante, lo <lesse a buon mercato, al 3 o anche al 2 per cento (interessi questi non mai visti nell'Italia meridionale fino agli anni immediatamente precedenti alla guerra libica) all'una o all'altro perchè tentassero nuove vie e corressero la eorsa alla ricchezza. La terza classe, la borghesia venuta su non attraverso i fondachi e 1~manifatture come nell'Ita.lia setten- ·trionale ma cal foro e col fitto, si ,afferma so1tanto' sul tramonto deJ. settecento e ·all'a1- ·ba dd secolo XIX, quando--tenta.di liquid~- re l'economia rurale e creare al suo posto la proprietà libera, grande o piccola che sia, in mano di contadini lavc,ratori .. Feudi e demani furono così quotizzati dopo il 3 agosto - 1806 in maniera impressionante, ma il sogno di creare una dasse numerosa di proprietari coltivatori fallì perehè i coloni, senza soldi e senza scorte, vendettero subito la terra che non potevano più tenere vantaggiosamente, e il feudo risorse nel campo economico, se non nel legislativo, più ~spro di prima, con l'aggravante che il denaro liq,ùdo che. avrebbe ·potuto fornire i mezzi per tentare le migliorìe agrarie fu investito nell'acqu.isto di nuovi campi, ne!La speranza cli realizzare grossi guadagni, perchè correva allom - èome oggi - la leggènda della straordinaria feracità della· terra. L'illusione di poter convertire in moneta sonante i pregi del clima -che tutti magnificavano coh ignoran~ pari al.La tenacia, e l'aumento della popolazione imposero di avanzare col semi- ,nato fino in cima alle montagne, rovinando, l'economia sociale con La distruzione freneticamente barbara dei boschi, perchè in un paese cotto dal sole, e ciò non 'ostante ·qmdotto nella massima parte a vivere di pastorizia e di agricoltura il baluardo più vicino e sicuro di proteiioné naturale, che col raffreddamento degli strati atinosferi-ci ma.ntiene l'umidità e tira le piòggie è appunto il bosco. Ma 1.anatura si vendicò di questo vandalismo forsennato, e i monti lasciaron/ scorrere le acque che si precipitarono impetuose nelle ·WJ.!late,straripando a.I piano e inaspremlo la malaria; l'aridità e la siccità del clima aumentarono automaticamente ; :.i disordine metereologico crebbe del pari, e signori e· contadini - chiuse anche. le vie comme'rciali dell'estero da.!la politica protezionistica sempre più grave - si trovaT9no di fronte ad una 'realtà spaventosa. . * * * I proprietari della terra - La cui opera è superiore alla loro fama - non poterono tentare le migliorie agrarie che avrebbero salvato il wiese perchè avevano impegnati i loro risparmi nell'acquisto delle piccole quote feudali, e perchè soggia<:evanoad una fiscalità eccessiva che si inaspriva sempre più per le maggiori esigenze della politica del nuovo stato; i contadini - tutti braccianti .....:i_ngaggiati a pochi· soldi al giorno qua.ndo c'èra lavoro, non potevano che mori_re lentamente di inedia, consumando ogni giorno cicoria selvatica bollita senza sa,le e pane duro, s:icchè furono costretti d;lla fame a vendere i pochi mobili sgangherati e à prendere denaro a presti'to per lasciare i loro paes-i sacri alla malaria e alla miseria : chi senti va in sè forza di lavoro e necessità di miglioramento doveva anda:re lontano a raggiungere la mèta, e se non sapeva vincere gli .affetti e la nostalgia .della terra infelice, vi rimaneva per praticate migliaia di buchi nella: creta e affidar loro la semenza, e finiva nell'ombrà, col vano ricordo delle speranze sfiorite. Sorgeva in questo modo, in Basilicata come in tutto il mezzogiorno, la lotta tra la vecchia classe dominante e la nuova che si affermava con rapidità, lotta economica essenzialmente, percl;è i contadini ritornati in patria fecern spérimentare subito la verità della legge del- . la domanda e dell'offerta, e ai proprietf\ri imposero subito v,ittoriosamente il dilemma : o pagare cli più le braccia disponibili che era- * * * La guerra mondiale ha interrotto questo lavoro di elevazione, fino a quando non so, e ha impedito che la cosidetta questione meridionale - cui scrittori e legislatori avevano invano tentato il rimedio - si avviasse ad essere risolta con: lò spezzamento di quel circolo vizioso che incombeva insolubile fino a che, « partendo dalla miseria, si fosse approdati nuova.mente alla povertà ·senza mai uscirne fuori col risparmio e la produzione di ricchezza nuova». Limitatasi automaticamente l'emigrazione con la chiamata alle armi dei contingenti più validi, richiamati in. Italia i connazionali residenti all'estero per partecipare alle operazioni di guerra, in Basilicata si sono avuti durante la guerra molti campi e poche braccia perchè vecch'i, donne e bambini (ai quali solo dopo molto tempo s; aggiungevano temporaneam~te i giovani esonera.ti) non potevano, anche buttando nei sokhi tutto il loro sangue, mantenere Ìa produzione nei limiti degli anni precedenti il 1914. D'altra parte, la necessità del momento costringevano a distruggere ancora i pochi boschi esistenti, sicchè il fa~tore clima che è tanta parte dell'inferiorità naturale del mezzogio.rnorispetto, per esempio, a.Havalle Padana, si presentò ancora più grave che nel passato. E non valse imporre la <0ltivazione obbligatoria del grano nelle terne cosidette incolte per non far ripensare alla condizione tristissima in cui si sarebbero trovati g1i smobilitati quando fossero ritorn,i·i a casa e avessero trovato un terzo alm_:,o delle an- •tiche aziende sèomparse per h partrnza dell'imprenditore che faceva liquidare l'impresa per l'impossibilità di essere continuata. E se durante la guerra i lavori difensivi sull'Isonzo du,rati specialm~nte lungo il r9r6 ed il 1917 avevano lenito la disoccupazione perchè il Comando supremo aveva nd-.iamato 'nell'Italia settentrionale una gran parte dei braccianti 'meridionali disponibili, dopo l'armistizio la Basilicata s'è trovata· ad albergare troppa gente : i disoccupati durante ia guerra (e non erano pochi), i contadini che prima vivevano in patria e dei quali non tutti ritrov:arono occupazione (molti piccoli proprietari furono obbliga.ti a vep.dere la terra perchè il •sussidio alla famiglia era insufficiente alla vita sempre più cara), quelli cheerano ritornati dall'America e che l'Immigration bill del 1917 escludeva in misura rilevante. Il problema. del bracciante agricolo che era gravissimo fin verso il r88o si ripresentava ancora maggiore, con l'aggravante che il migliorato tenore di vita s,pecialmente durante il servizio militare rendeva troppo duro, per: non dire impossibile, il_ritorno alla cicoria senza sale e al pane raffermo che in tutti i paesi del Potentino i più vecchi "ricordano nella loro tragica realtà. Allora come oggi il hracciante vive all:i giornata, e, se invèce che su pochi soldi può contare su poche li~e come ricompensa d'un la- ' voro senza fine (le otto ore vigono solamente nei pressi di Lavello per l'opera svolta dalla locale camera del lavoro, 'l'unica che in Basilicata veramente abbia imposto delle migliorie che la migliore natura del suolo rende possibili), il iì;iglioramento è solo illusorio perchè - facciamo l'esempio piiù còmnne - il pane gli costa ora 1,75 invece che sei soldi e la pasta 2,50 im,ece che 25 o 30 centesim) (i cosidetti « maccheroni neri » di fari.na d, scarto che si davano dutante la mietitura e la vendemmia ai la,,oratori). Il guada_gnò è aleatorio, per le peggiorate condizioni economiche che obbliga al lavoro anche il proprietario che prima della guerra si limitava a sorvegliare l'opera dei giornalieri; - la spesa è sempre certa e alta quasi allo stesso modo. Ogni giorno il bracciante è costretto a comprare tutto ciò che gli occorre pel sostentamento, e non ha µiodo di occupa.re i ritagli della giornata la-vorativa, nè di avere le piccole industrie che sono una risorsa tutt'altro che di..s.1>rezzabiple r il colono che vive sul fondo; ogni giorno la sua condizione i: delle più penose come quella di uno che <:erca lavoro e sa di potere essere matematicamente certo di averlo soltanto nel periodo d~lla ~min3: e d~l raccolto. La disoccupaz10ne s1 verifica m proporzioni allarmanti superiori assai a quelle che appaiono nel Bo!~ lettino dell'Ufficio del lavoro, ed è lenita perriò in modo troppo scarso. La speranza di impiegare utilmente la mano d'opera disponibile in lavori di migliorie agrare è. vana. Chi lo tentasse oggi darebbe prova d1 scarso senso economico: la ter:ra n?u è ricca come si crede, e il piccolo pn:~1;0 c~e abbia oggi 50.000 lire di d~b1ti e destinato a fallire perchè col reddito d1 essa paga appena l'interesse del suo dare ed_è perciò obbligato a chiudere la cucina. ~ m1ghone agrarie saranno possibili solamente quando il danaro sarà sceso tanto - al 3 al 2 o, meglio ancor1:, :i-ll'r e_me77..oper cent; - da. p~rm.ettere d1 m-vestire forti capitali nel miglioramento deHe condizioni dell'am- ?1ente senza avere lo spettro della miserià 111':ombent.e. La col_t!vazioneche si fa oggi detle, terre d1spomb1h non è destinata ad ass~bire una _quantità maggiore di gente perc._e__qua~do 11gr~no muore di sete sulle pend1c1dell Appenmno è pazzesco credere di poterne aumentare la produzione estendendo ancora 1~ s~•pe:ficie coltivabile. L'unica. sper~nza d1 nughorare le condizioni del bracciante _rurale basilicatese - cosa necessaria· pe~ ev1tan: che_si _det:rminino da un giorno ali altro. s'.tuaz10n_1m1ill;cciose da cui traggano ongme fatti grav1 come le rivolte di Cerignola e di Verbicaro di infausta memoria - è data <;la]compimento di tutte le opere pubbliche c~e sono state promesse mo.1t~ '.'olte ,ancora recentemente dall'On. Giolitti quando tornò al potere. V'è tanta gente che ha fame, e che non può obbligare lo stomaco allo sc_iopero. La sua 'condizione può essere allev1at'.1 ~emporaneamente quando buona parte dei disoccupati attuali fosse richiamata ad opere di interesse pubblico che la legge del 1904, voluta dall'on. Zanardelli e_cl '.1-f>prova•tsaotto il governo dell' on. Gio1:ith ,ha promesso alla provincia idi )Potenza : le fognature che mancano in nove decimi dei paesi, le vie di accesso alle s'tazioni che servono _ad un quarto degli abitanti, le poche ferrovie a•scartamento ridotto che pare non s1 debbano finire mai, e suJ cui completamento si esercita spesso l'ironia di tutti anche d:gli ingegneri che debbono studiarle ; me ne ntorna alla mente uno, dimorante attualmente ad A., il quale affenna che il tronco affidato alla sua direzione verrà ultimato tr~ molti anni, nove o dieci che siano per otto chilometri di percorso, proprio .in t~mpo per per1:1et!ergli di andare in pens10ne senza commc1are alcun altro progetto! * * * . Le grandi opere pubbliche! E' doloroso n<;or~ere a questa frase, sapendo che esse m'.ghoreranno di ·poco le condizioni economiche det paese, che attende dal rifacimento della sua. terra - sistemazione. dei bacini montani, bon-ifiche,- la sua salvezza. Ma questo ora non è possibile, perchè il danaro è troppo caro, e i campi così sistemati sarebbero gravati troppo dalla spesa resa necess:ir:a dalla loro sistemazione. Oggi come oggi s1 possono attenuare le conse211enzedella disoccupazione, e se si trova;o 200 rrùlio1:i per salvare çlalla rovina un'industria ant1-econoinica -comei cantieri navali se ne p~ò anche trovare qualche decina. ~ ·migho~e. le c?ndizioni igieniche dei paesi della provmc1a d1 Potenza ed evitare la fame a pa.ecchie decine di migliaia. di persone e non far ripensare al sarcasmo.atroce di T~mmas~ ~oro, che i governi so,no in mano a pochi mteressati, « et machinationEs eoruni leges fiunt »... GIUSEPPESTOLFI. 6rop4pmoidcella"Rivoluzione L berale ,, - Torino Ottiniamente è riuscita là prima riunione d_egliamici. torin~si. Lunedì r5 maggio contmua la, d1s-cuss.1onedel Manifesto in via Carlo Alberto, 44, presso l'Associazione dei Combattenti. Tutti i nostri lettori vi sono invitati. Nel r,rossimo numero: B. GIULIANO L. EMERY: 'Polemica. nazionalista. Prossimamente: Un num,ero dedicato. a] fascisrri.ocon articoli di M., LAMEERTIA, . MoNTr, L. EMERY ed altri.
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