La Rivoluzione Liberale - anno I - n. 11-12 - 4 maggio 1922

menda realtà della vita, avversa alla non meno tremenda realtà dello spirito. Queste difficoltà non sono del resto peculiari ad• Arte e Vita», sono co1nuni a tutti i lottatori èel pensjero, nè il contrasto continuo fra dovere e volere, tra mezzo e fine, sono steri}{ battaglie : tutta l'avidità del divino che oggi è nel mondo, sotto mille etichette diverse, tutta la sete di giustizia che ha mille nomi, t~tto l'arrovellarsi per ascendere che ha mille differenti campi, nasce dallo sgomento e dalla coscienza di questo eterno contrasto, raggruppa inconsapevolmente quanti cercano e sperano per vie molteplici di attingere al e Mistero , : irrealità che si trasmuta cosi in realtà ad ogni piè sospinto: è il segreto degli spiriti nuovi; non è misticismo, nè estetica, cioè contemplazione a possesso di verità avvenuto, ma elèvazione quotidiana cli valori concreti a cui non sfugge nemmeno la « Rivoluzione Liberale , che è :fi11almente, se vogliamo, una forma mistica, supeiiore, attraverso cui la stanca e assai materiale dottrina liberale di un tempo, cerca cli trasformarsi e di rinnovarsi. È la primavera ora più tarda, ora più avanzata, a seconda, che colpisce tutti gli uomini pensosi ed Iddio sarà quello che riunirà gli sforzi più diversi per ordirne le misteriose .trame, atte al bene ed al progresso umano. In ciò veramente sta , la via della bellezza che cerchiamo nella fede » in queste continue e va_ ste corrispondenze tra lo sforzo· umano e l'opera divina, in questa eterna euritmia nel tempo, sempre vittoriosa sul male morale transeunte, il cui epilogo è nell'eterna consumazione di ogni vita nel] 'Eterno Fattore, onde veramente « è meta e non via, dominio e non strumento» e si diversi- ' fica dalla bellezza effimera di tutte le cose non penetrate dal divino, le quali sono necessariamente • sataniche mezzane li di· progresso ed illusioni di bene. Guardiamo in prospettiva : si compongono atti grandi e piccoli sul quadro solenne dell'umanità e si distribuiscono a seconda di un unico disegno divino. In queste idee fondamentali • Arte e Vita • -non ha fatto dell'estetica, ma è stata consentanea ai grandi concetti di cui vuol essere tunile ma retta banditrice. CARLO LOVER.'\ DI C.~STIGLIONE. C. LoYera di Castiglione è il più cattolico tra i redattori torinesi di Arte e Vita; meno intransigente di Giuliotti per umiltà e incertezza; ma convinto ad ogni modo più degli amici suoi e desideroso di battaglia tanto che è divenuto da qualche mese il polemista ufficiale della rassegna. Ma la sua lettera non risponde, anzi è la più bella conferma delle nostre critiche. Definisce inesorabilmente la debolezza fogazzariana dei nostri esteti; riconosce le deviazioni, da noi rimproverate, del Richelmy e del Gennari stesso; invoca come attenuante le difficoltà dell'azione presente in Italia. Ma l'esaltazione del Fogazzaro e del Claudel, i giudizi sul simbolismo, il doloroso pianto nostalgico sulle imperfezioni umane partecipano ancora di una stessa malattia, sono crisi e non cattolicismo. È strano che consiglieri di ortodossia dobbiamo farci proprio noi eretici e negatori della religione nella morale : ma Fogazzaro e Claudel non po.,.--t.anoproprio affatto lontani da Bi!ychnis e da Gnosi cosi aborrite dal Lovera : il culto della forma non si può accettare da un cattolico neanche per ragionì di propaganda; indulgere al decadentismo, ammetterne astrattamente la possibilità è già eresia e corruzione. Meglio negare la storia e rifugiarsi nel Medio Evo eh~ sospirAre 1'ittaggiungibile ideale e transigere con la realtà. Poichè nella transazione che cosa resta del programma primitivo? Preferendo le conciJiazioni all'intolleranza dove ci si fermerà? Ho dinanzi il novisslmo numero di Arte e Vita (maggio) : è un numero che può appagare il Lovera, che può essere coerente con la sua lettera? I tre articoli centrali sono di Apolfo Faggi, di Giulio Bertoni e di Andrea Della Corte {uno scettico inquieto, un acuto filo1ogo, un crociano) e potrebbero leggersi su-: Marzocco o sulla Nu01JaAntologia. Lo scritto più ortodosso (oltre la consueta cronaca della Bertelliì è proprio un articolo del neo-con,Tertito PaoJieri che porta ancora in sè, secondo Pamico Giuliotti: « l'animale giornalistico> e che c. il pseudo cattolicume popolareggiante di Firenze e altrove annovera con orgoglio fra i suoi autori ,,. Cosi, in uno stanco eclettismo sono destinati :t finire tutti i tentativi letterari che non nascono da una seria m~ditazione filosoi,ica, che non sono alimentati da una cultma organica. C'è tutto un mirabile lavoro che i cattolici potrebbero fare e che Oiuliotti ha già proposto quattro anni or sono: traduzione, esegesi, storia del caltolicismo francese, spagnuolo, italiano e sul Medioevo e sul mondo moderno specialmente da Balmes a Cortes. da Hello a Venillot, da Solaro della Margherita aJCurci, al Rosmini ortodosso. Arte e Vita rinuncia a questo compito e diventa una rivis~'l eclettica. Xon deve il Lovera ammettere con noi che questa è prova di poca fede' L'errore è nel principio: quando si bepara la realtà della vita dalla realtà dello spirito, quando si professa un ideale a c-ui non si crede, un ideale trascendente che forse n<m ci sarà mai completo. La scissione tra teoria e pratica è già nei propositi, la transazione 1 1' immoralità non sono eYitabili. Solo il realismo (quello che i -vociani ca L.A. RIVOLUZIONE LIBERALE chiama vano con qualche esuberanza idealis•m.o 1nÌlita-n.te) stronca senza pietà tutti i misticismi, tutte le separazioni tra realtà e ideale e in uu sano equilibrio etico può chiedere la dedizione di ogni individuo a un ideale che è farsi, è conc·re_te~za, è immanenza, un ideale che si deve ri · trovare in ogni atto, che dà valore ad ogni fatto empirico, che trasfigura ciò cbe è riconoscendovi la sacra umanità cli ciò che deve essere. Solo per questa via sogno e realtà coincidono e si negano nel saccificio deli'azione. E questa è la nostra religiosità o più semplicemente la nostra morale. ANTlGUE1,Fo. TACCUINO Il lettet<&to fallito. Non c'è credenza meno vera di quella espressa nel celebre verso • Il Jai.t d.es m.au:ua'is'Ve-rs,tna.Ù il aime sa nière. E' difficile che il cattivo letterato sia un buon figlio, un bravo padre <li famiglia, un discreto cittadino. Anzitutto v_ 1è in ltù una disarmonia fra le sue ambizioni e le sue possibilità, ed un uomo senza armonia di facoltà è sovente un pericolo~o soggetto. Poi, in q,1anto letterato fallito, è facile che sia acido, e quindi maligno e perciò poco unlallo. Disilluso egli diventa di solito un\) scontento del mondo; egli attribuisce volentieri al cattivo ordine dell'lllliverso e alla insensibilità del pubblico, la colpa del suo merito non riconosciuto; ed eccolo pessimista, diffamatore, gettare lo scoraggiamento intorno e diffondere le idee nere. Infine egli è invidioso e astioso. No, il letterato fallito non può essere un bravo figlio, nè un buon padre di famiglia; è certamente un mediocre cittadino. E se io fossi il capo d'uno Stato, diffiderei sempre di lui. Azione poli tiea. C,è l'illusione in molti giovani che vogliono ad ogni costo l'azione politica, di credere che altrimenti le loro idee non passeranno nella realtà. Invece accade che passano nella realtà le idee che hanno vera forza, le idee maturate con la meditazione e con lo studio. L,azione non è una cosa che si appiccica all1idea. Essa è suscitata dall1idea. I suoi organi naturali sono i partiti, per i quali occorre una mentalità differente da quella che è abituale agli uomini di studio e di meditazio~e. Questi finiscono per « agire » anche essi, sebbene non direttamentè. Le loro idee, i loro propo~iti, i loro studi divent.ano patrimonio di un periodo storico e non possono che realizzarsi, ma~ gari attraverso partiti che, in apparenza, sono opposti. La maggior vittoria d.elle idee sta proprio iu questo: nelI'imporsi anche ai lontani, agli opposti. Perciò il problema politico italiano è un problema di coltma, ossia un problema di meditazione e di studio è, insomma, un problema di idee. L 1esame di stato diventei·à o no una realtà ; ,na se lo diventa il merito sarà di chi avrà avuto le -idee; sebbene l'organo destinato a realizzarlo (cioè a contemperarlo con le opposizioni suscitate) sia ben lontano da coloro che l'hanno concepito e voluto da prima. Il Partito Popola~e non è Gentile e Croce, si capisce, e non può realizzare il puro piogramma di Croce; ma questo, in quanto puro, non sarebbe mai stato realizzato. Ci volevano le persone politiche, cioè quelle dotate di quel tatto, di quegli accorgimenti, di quella disposizione a contrattare e a transigere che ~ propria degli uomini politici. Perciò i giovani che voglion « l'azione » si rassegnino: per agire occorre pensare e studiare, il resto viene da sè. Lle Raeeomaodaziooi. Le 1·accomaudazioni, ormai, non contano più nulla. E' un terna di meno per la retorica delle proteste. Le raccomandazioni non contano perchè ce ne sono troppe. Si distruggono l'una con l'altra. Se cinquecento coucorrenti a dieci posti cli vice-sottocancelliere si fanno tutti raccomandare <la cinquecento deputati, la burocrazia deve scrivere cinquecento lettere secondo una formula speciale, ma i candidati restano egualmente favoriti e quindi con le stesse probabilità che avrebbero se non ei fosse stata nessuna raccomandazione. L-e raccomandazioni scritte si agglomerano sui tavoli dei burocratici di Rom.a. Nessuno ne tiene più conto. Esse non ha11110 altro eflctto che d1 dare lavoro ad un buon quinto c1el1abnrocrar.ia centrale, occupato nel rispondere ai deputati e ministri la lettera di rito con la qttale si assicura che si terrà conto della raccomandazione. GIUSUPF. PRRZZOUNI. Noi 11•ossimi numeri MARIO :tvhssmo1,r: La 1n.onarchia socialista. MARIO LAMBER'fl: Il fascismo. • Giolitti. i, » 111:u ssolini. GIUSEPPE STOLl'I: / braccianti rttrali in Basilicata. EncAnMo ConnrNo : Xote di econornia. RICCAf<OO B.;u1m: Rassegna sindacale. Lurcr E1,rnnv: Il congresso dei nozionalisli. .vr. A. Levi: La politica eslera di Caillaux. C roVANNI A:<sAr,oo: La Conferenza di Genova - Studi di psicologia. SANTJN() CAR,\MY,T.,I,A: ne Me1s. UOMINI E IDEE Abbiamo amato cd ammirato Luigi Ambrosini nella prima Voce; trascinati forse (ce 'ne avvediamo adesso) più che dai suoi meriti personali, dalla ,1icinanza che lo 1egava a spfriti a noi fratelli: Prezwlini, ,Papini, Saivemini, Slataper, Serra. Per noi Ambrosini è vissuto anche dopo come -vociano: l'abbiamo posto in quel movimento e abbiamo accettata la valutazione indiretta che da quella classificazione scaturiva. In realtà l'intelligenza di Ambrosini è più brillante che solida, e come tale più significativa nei suoi anni giovanili, quando s'esprimeva con franca esuberanza, ·che nella maturità la quale gÙ ha recato la pesantezza e i ritegni dell1uomo arr"i'VatoJ ma non la profondità di pensiero. L'intelligenza di Ambrosini cimentatasi nei campi più diversi non è mai andata oltre una' dignitosa superficialità e una mediocrità mis11rata. Come polemista politico non possiede mai, non dico la potenza di i\1issirnli, 1na neppme la precisione e la lucidezza di Amendola. Come prosatore di rado ha. un 1individualità propria: conquisla il lettore per 1notivi pratici non per limpidezza espressiva. Come uomo d,azione s'è piegato a tutti gli artifici meschini del politicante, ma ha aVuto il torto grave di non riuscire neppure cosi. Come pensatore della storia contemporanea non è mai riuscito a capire qualcosa di più che il Giolitti della Banca Romana e del trasfonnismo. Come uomb di coltura ci dà 11im~ pressione che, con minore acume, scimmiotteggi Prezwlini. Come critico d'arte ha avuto· ottimi spunti, che parevano quasi originali, ma sono morti con Renato Serra. Qualche efficacia dicono che abbia come scrittore per i fanciulli, ma anche qui con molta fretta. Resterebbe lo storico: Ambrosini ha scritto infatti eccellenti a1ticoli di rivalutazione e di presentazione per alcune figure del nostro Risorg-imento, ma le sue analisi hanno piuttosto valore come interpretazioni psicologiche di crisi personali, che come visioni storiche. Egli non è temperamento sintetico e dopo le ottime critiche al Ca1Jour del Ruffini non è riuscito mai a darci un Cavour suo, tanto che oggi bisogna deporre alfi_ne ogni speranza. Luigi Ambrosini è uno dei rappresentanti della crisi del nostro mondo critico; è il fallimento dell'ingegno, la dissoluzione dell,anarchismo inte]J.ettualé, che non è riuscito a crearsi nè un sistema, nè una ·cultura. Luigi Ambrosini anche cosi inespresso e fallito ci è caro perchè rappresenta il nemico che abbiamo in noi, il pericolo presente a tutti noi ricercatori di esperienze spirituali.: Ambrosini ci è fratello perchè rappresenta il momento negativo della nostra dialettica interiore. Il segreto della disgregazione dell 'intelÌigenza di L. Ambrosini è nella mancanza di una solida coscienza morale : questo è l'insegnamento che vie-• ne da lui e del quale lo dobbiamo, come individui, ringraziare. Il fnturismo non è più futurista nel momento in cui diventa una scuola, una meccanica. I futuristi, come scuola, sono sempre stati passatisti ossia ripetitori. Creando i futuristi anche Ma1-inetti ha preparato il tramonto della sua inesauribile e, diciamo pure, geniale vivacità: in Marinetti caposcuola c'è già 'lo spettro del passatismo. Reagendo al mondo borghese egli non lo supera, non crea un mondo antitetico ad esso: resta un isolato, il promotore di un donchisciottesco episoclio di dilettantismo letterario. .Kel suo isolamento deve cercare un successo pratico attraverso mezzi artificiosi. Il futurismo non ha eco akuna nella vita sociale se non a prezzo di questa transazione : il futurismo per la sua violenza sopratutto esteriore si inserisce nella tradizione e nel corso dei fatfi solo attraverso uno sforzo più o meno arbitrario e capriccioso: onde il suo presentarsi talora come un vero e proprio movimento canagliesco e di mala vita. Ha contribuito a liberarci claJPestetismQ, ma intrinsecamente è ancora nn episoclio di estetismo. Perciò Marilletti vive in ,m ambiente spirituale artificioso e cUsorgauizzato, assolda tutta la plebaglia degli intellettuali clisoccupali e privi di una coscienza morale. Ma questa camorra, questa banda di malaffare è intrinsecamente legata ai principi stessi dcll1assunto: Pinebbriato Marinetti deve ripetersi come tutti i predicatori e ri • petenc1osi ha bisogno cli sentire almeno Je risonanze dell'eco. Scrive G. Prezzolini in un acuto stnc1io sul Giornalismo 'italiano: « ... le tribune più o meno libere dei giornali (in fatto cli letteratura sono assai ]jbcre) hanno on11ai una importanza maggiore della scuola. Nella scuola si parla a cinquanta persone, dal giornale si parla a cinquautamila di cui cinquemila sono in grado di capirvi. Il sistema orale decade davanti a quello scritto. Cli stessi professori sentono che un loro aii.icolo ha pili risonan'l'..a che uua loro prolusione, ed alla sta.mpa ricorrono non soltanto per completare le magre risorse del loro stipendio, ma a11cf1e per colmare la scarsa diffusione dell'insegnamento scolastico. Un tempo era il gior nalismo che chiedeva in certi casi il riconoscimento ufficiale all'Università; oggi direi pinttosto che avviene l'opposto: è l'Università che chiede al pubblico del giornale il suo riconoscimento n.iz..ionale ». E. Giovanetti stanco di Saty7icon vuol trasformare la Rivista di MUàno nel vecchio S. Giorgio e si dispone con un nuovo programAna inteilettuole ali.a conq1tista dell'Oceano ossia delle vere qualità imperiali della nostra razza. Don Chisciott;e è se~pre vivo: ~a forse il critico d'arte avrebbe qualcosa a ridire. * * * Anche nella prefazione alla seconda edizione clel!'E11.ropa senza pace (Bemporad 1922) Nitti evita una precisa dichiarazione sul problema del riconoscimento della Russia. Egli vuole eviden • temente propiziarsi gli ambienti della corte e dell'esercito (scontentati al tempo di Fiume) i quali temono nella Russia la pròtettrice de.gli Slavi del Sud. Il nuovo Nitti., che si appresta a difendere le tradizione regie nel problema ad1·iatico1 è dunque chiaramente il successore di Giolitti come confidente e consigliere segreto della Corona. V. Pareto ha ricavato dall'inesauribile Sociologia uu nuovo alticolo, sul fascismo 1 (La Ro-nda 1922, n. r). Riportiamo la conclusione che è affascinante! « il fascismo ha conveniente sede in una classe numerosa di fatti analoghi che so.,no essenzialmente transitori, che possono ave.re ,intrinsecamente temporanea importanza ma che rimangono secondari e subordinati ai grandi fattori dell'evoluzione sociale di cui talvolta possouo essere indizio; ed allora acquistano estrinsecamente (sic!) importanza per lo studio e la previsione di fenomeni sociali». Il critico. Direttore : PIERÒ GOBETTI G. B. GOBETTI, gerente responsabile Officina Grafica Editrice Bodoniana - O. G. E. B. Corso Principe Oddone, 34 - TORINO. G. B. PARAVIA & C. TORINO- MILANO- FIRENZE- ROMA- NAPOLI- GEIIO~A Libmia Treve• - TRlESTE - Libre,;a Cappelli - PALERMQ BIBLIOTECA DI CLASSICI 1T ALIANI 1 Alfieri V. - Saul, Agamennone, O,e,tc,Bruto, Filippo: traieàie. con introduzione di A. Farinelli, EdizioDCillU$trata. L. a.so - Saul, Ft/ippo: tragedie, con introduzione di A. Farinelli. Edirione illustrata . . . . . . . . L. -4.SO A1ighieri Dante. - Lo. 'Di'l>inaCommedia, a cura di C. Stei11et. Edir,ione con note: - Volume cornplcto, con indice dei nomi, luo2hi notevoli e rimario Leo,to (,oo ,ool.,tioo) . . ~- ~g = - l~t~I~ v~:~c~n;:Jim~~e.dc1 nomt e runano. : ~t= - m tre volumi separati (/n/crno, Purgatorio. Parodilo) caduno L. 9Ediziouc senza. uote: - Volume completo con imd.ice dei nomi, lu<>sh.inolc\·oli e rimario - In un 10!0 \'olumc. senu indice dei nomi e rima.rio . ~- : i= - In tTcvolumi separati (Inferno, Purgatorio, Poradi:so} cadi.ml.il - Indice dei nomi, luoghi naltvoli e rimario . . \· j~ Alig:bieri Dante - La Vita Nuooa, a cura di G. L. PasfetUli Arioato L. - Orlando Fu110:so. a cura d1 F Marbm. ~· ?i~ Bardti G. - 'Pro&e, &eelteed annotate d1 L P1cc1oni'. In corJO d1 ,tompo) Boccaccio G. - Noucllc, a cura di G. Rua (In preparazione). C~ro A._- L'Eneide di Virgilio. Introd. di V. Cian . L. 9,50 D ~ogho M. - I miei ricordi. Prefazione e note di Guna..- 0 Balsomo-Crivelli . . . . . L. 9,50 Lea:ato in tdll (uso ~colas1ico) ,. I zLc2ato in carta antica di Varese " 13Lecalo in telt1e 010 . • . _ . ,. 13,25 Della _Cua G. (Mons.) - Galateo, a cura di u: Scoti-BertiFio:l 1 1i di ·s. F~anc~aco-_ a ;ura di A. bella'Ton~ ~- g = Fo,colo U. - Dei Sepolcri, carme a cura di M. Poren!l " I .SO Gioberti V. - Pat1ine scelte edite ed inedite, con prda:.:,one e note di Pier Angelo Mcnzio. ( In corJo di &fampa}' Goldoni<:. - Lo Famiglia dcll'Anllquorlo, a cura di E. B->ihcnC.Onialiani . . . . . . L. 4 - - La Locandiera, a cura di C. T <1.mb:ira. . • 6 - Leopardi G. - / Canti. a cura di V. Piccoli • . » 9 .50 Machiavelli N. - /storie fiorentine, a cura di A. Pippi » 10.50 Manzoni A. - I P,ome"i SpoJi, con iutrod. di A. Faa9i " 9 - Le9ato in 1cla (uso scoliutico) " 11,50 1..ei:atoin caria antica di Varee . . . . • 12.50 Le9ato in tela e oro • - • . - . » 12 75 - Odi, inni&acrl elrogcdic, con notedi G. Rossi (In cor&odl &tampa). Marino G. B. - L'Adone, JX>,l!ll!a. cura di Cwlavo Bt1lsr.moMauini C. - Se.ritti, .celti ordinati cd annotati con prefazione di R. Guasta.Ile • • • L 12Monti V. - 'Poes.c. teche ed annots.t~ da G. Finzi. » 8Parini C. - Le Odi, a cura di C. Fin:ci. » 7 _ _ Il Giorno. 1idotto e annotalo da C. Finz.i . . » 4 50 Pellico S. - Le mie prigioni, con prcfaz. di A. Luzio » 6Le,ato in tcln (uto scola1tico) . . . ,. 8 50 Lceato ~n c111t~antica cli Va,ese • -. 9'.50 Lc,:ato m tela e oro • •. • . . . » 9,75 Petrarca. F. - Le Rime. a c~ra d1 E, Bcllorini (In cor&o di:slamtJQ). Tauo T. -;---Gcru,a/emmc bberoto, con prefazione di C. Mau.oni e fote d1 A. Oelll\ 'forre '. , . . . L. 9 _ - L '!minio, a cura d1 U. Scott-Bcrtinelli. (In corJo di &lompa). Vaso.Ti C. - Le !ile dei t?i~ ecccll~nlf Pillar{, ,cultori. cd architetti, a curo. d1 G. U,bin1 . L. 6 - BI\NCI\ /\CiRICOL/\ IT/\LII\Nf\ SedeSociale eDirezione Generale in TORINO

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