La Rivoluzione Liberale - anno I - n. 11-12 - 4 maggio 1922

44 concimi azotati per ettaro di superficie· colti,vata a campi e prati, superficie che in Piemonte ascende a 1.071.300 ettari. Quindi il consumo ,minimo complessivo dovrebbe essere di 4 milioni di quintali di concimi fo. sfatici, llll milione di quintali di concimi potassici ed altrettanto-di concimi azotati. Quindi.l_a concimazione complessiva è assai difettosa. Non solo, ma i vari tipi di concimi chimici non sono distribuiti secondo le proporzioni suggerite dai tecnici, perchè i concimi fo. sfatici sono in gran predominanza. Ciò, a lungo andare, diventa nocivo alla capacità _produtti'V'a.del terreno ed è perciò necessario che si insista onde si addivenga al voluto equilibrio. Tale difetto, che è generale di tutta l' agricoltura italiana, è peraltro meno grave in Piemonte che in molte altre regioni . Le provincie nelle quali risulta meno diffuso l'impiego dei concimi chimici sono quelle di Torino e di Cuneo. I concimi potassici sono quelli che appaiono finora più scarsamente adoperati quantunque sia pur notevole la necessità del loro impiego. Le moderne macchine agrarie sia per la lavorazione del terreno che per le raccolte sono largamente impiegate. Le prime hanno un uso più generale, le seconde trovano specialmente impiego in pianurç. per essere ivi il loro uso agevolato dalla conformazione del terreno. Tuttavia bisogna dire che in non poche località la lavorazione del terreno ': fatta ancora in modo molto imperfetto e ·, lavoro delle macchine più recenti non trova ancora quell'applicazione che si richiederebbe, nemmeno in plaghe ov<epredomina la grande coltura come nella regione risicola. F1Lirro M>:DA: Pensiero e azione, Libreria edi· trice popolare italiana, Milano 192r; Uomini e tempi id:; Il partito socialista italiano, Vita e pensiero, ìVIilano 1921; Ci1Jitas, Rivista bL mensile (1920-r922) • ~NGEI,ÒNOVELLI: F. Meda, 111ilano,Pro Familia, 1921. La posizione cli nn cattolico ortodosso che volesse operare nella politica nazionale negli anni 18go-r914 era tra le più difficili e impensabili : cnltnra, chiarezza di principi, novità di idee non suggerivano certo una soluzione coerente: fidando sulià cultura e sulla sincerità degli spon• tanei impulsi ideali, -la conclusione logica era Murri, ossia il fallimento, la fine delle pren,esse. Meda si appagò di elaborare formule più o meno empiriche e contradditorie e di preparare iq piena sicurezza e buona fede l'equivoco pratico. L'episodio delle elezioni cli Rho nel 1904 I> il culmine della sua giolittiana saggezza. Non si poteva con maggiore apparente ingenuità Ji. quidare di fatto il non expedit, rovinarlo per sempre, continuando a professarvi devozione in sede teorica nel modo più rigido. Meda aveva ragione contro le intransigenze pontificie, aveva per sè una situazione di fatto invincibile': ma appunto per la sua sicure~za ebbe il senno pra· tico di non ribellarsi e la ragione fo sua trionfa]. mente. Mettendosi apertamente contro il non expedit egli ue avrebbe aiutata senza dubbio la caduta, ma si precludeva ogni via alPazione, si condannava alla solitudine e politicamente all'inutilità. Le sue transazioni, la poca franchezza di pro• fessioni ideali, il velo dell'equivoco mantenuto fino alla fine non gli guadagnano letterariamente molte simpatie: manca inesorabilmente alla sua persona ogni parvenza cli eroismo: pure questa è la realtà del suo spirito, e il suo bisogno di pace e di serenità per operare, le sue naturali tendenze alla conciliazione dovevano guidarlo a questo atteggiamento di obbedienza che gli da· va chiaramente ufficio rappresentativo tra i cattolici. italiani, lo destinava per eccellenza ad attenuare le rigidez,..e troppo aspre dell'azione cattolica in Italia, a suscitare nei suoi seguaci, senza rimpianti, una franca azione conservatrice dello Stato. Cosi egli, conservatore, potè essere all'avau guardia come deputato e ministro, prilT'.o tra tutti i cattoljci, dopo i neoguelfi, che osasse accettare anche ufficialmente la responsabilità di un nuovo Stato, sorto sulle rovine d'una trascendente autorità. Singolarmente abile fu la sua azione di ministro: digiuno di cultura tecnica finanziaria, seppe superare i pregiudizi di una <::conomiacristiana tipo-Toniolo ,e circondandosi di sapienti consiglieri legò al nome stw un'opera di ricostruzione delle finam..e italiane cui egli probabilmente non ha recato il contributo di un riga e cbe fu tutta preparata da Luigi f(inaudi, da Attilio Cabiati e dagli altri economisti liherali nostri, eh.cechi, ne dicano gli apologis1i del nostro. Col patrimonio di autorità morale che dall'azione di ministro gli è derivato, Filippo Meda, con giolittiana sapienza, ha voluto ritirarsi clai primi posti dcli 'arringo: non vuole che il suo nome si confonda coi clamorosi attori della seconda ora: la solitudine ritempra la verginità e gli prepara un più alto posto diret• ti vo. Nè io vorrei poco reverentemente insinuare che in ciò sia del calcolo; è l'arte del politico: e LA RIVOLUZIONE LIBERALE C'è da osservare però che diversi tipi di macchine incontrano sempre maggior favore presso gli agricoltori per il risparmio di mano d'opera che procurano. E benchè per il loro ·proficuo impiego si richieda una certa estensione dell'azienda agricola, pure è fa. cile trovarne qualcheduna anche presso modesti coltivatori, sopratutto se si tratta di macchine da. raccolto. Quanto alla motocoltura, che di per sè stessa ha un limitato campo di applicazione, • non potrà avere larga diffusione in Piemonte a causa del grande fraziouamento della proprietà e delle colture, nonchè della ristretta zona pianeggiante che vi si potrebbe prestare. Non mancano, con tutto ciò, esempi di motocoltura. e non mancarono notevoli espe• rimenti dura.nte la guerra, ma per ora le vecchie forme rimangono in uso dappertutto. BERNARDO Grov~:NAI,E. (1) Cfr. Ur,PIANI, Piccola e grande proprietà terriera. • La vita Internazionale,, 5-20 genn. 1920 (2) Cfr. PRATO, La terra ai. contadini o la ler-ra agli ·impiegati?. 111ilano1920, pag. ur. (3) Cfr., Le con.diziO?Zisociali ed econom..iche della gente di campagna • Torino 1905. (4) Clr. DANZAT, L'ltal·ie nowùelle, Paris 1909; che non è senza parecchie, sia pure seusibili, ine. sattezze; ma1 nell'insieme, assai benigno verso la nostra patria. (5) Cfr. NAVARINT, rattato elementare di diritto com:mercia.le, Torino 1915; II, pag. 238. (6) Cfr. op. cit., pag. 28. (7) Cfr. TOMMASINA, Corso, ecc., pagg. 442 e seguenti. (8) Cfr. MARCHETTI, I rapporti fra capitale e lavoro nella ricostruzione della -vita econo1nica na.z·ionale, Milano 1920, pagg. 38 e 39. - (9) Cfr. BoccHIOLlNI, L'avvenire dell'economia terriera, Milano 1920, pagg. 75 e segg. • qui bisogna cercare l'anima cli Meda. Alla quale, come altri ba notato, ogni dissidio spirituale tradizionalmente dato in eredità ai cattolici è nettamente negato. Teoricamente egli ha i,Ientificato il cattolicismo con la religione dei buoni padri antichi, la religione della conservazione. E' ad una posizione anti.tetica con tutta la politica mistica che si trova in Touiolo, nel primo Murri, in Miglioli. Ha risolto il problema delle relazio1;i tra Chiesa e Stato secondo un'indifferente fonmùetta presa a prestito al più •superficiale liberalismo; invece che dei neo-guelfi ha accolta l'eredità del centro sinistro piemontese, tipo Domenico Berti: crede ali 'autorità morale della Chiesa, non alla sua azione politica; nel Partito Popola.re è tra i pochi che accettino in buona fede e coerente- • mente l'insostenibile aconfessionalità: tutte le inevitabili sue contr~ddizioni si· spiegano pe,·. chè egli è in sostanza uomo vecchio, la cui opera politica non si tradurrà mai in un valore culturale nè in un'idea rinnovatrice. Cbecchè dica il Novelli, lo scrittore è assolutamente infedore al politico e appena porge i documenti e i presupposti per chi voglia stucliarlo integralmente. Divulgatore più che storico, ha potuto scrivere sette volumi di saggi storici apologetici senza arrivare a chiarire una sua lede, senza dubbi e senza dissidi sopratutto per intima superficialità e povertà ideale: ciò definisce la poca valielità della sua scienza e limita legittimamente, lo scrittore nei termini più a.ngusti del giornalista. Politicamente non ha elaborato una cultura autonoma, ignora i fondamenti di una v1s1one realistica e tecnica dei problemi economici : più che il momento dell'elaborazione, della discussione, della genesi delle forze e dei problemi gli interessa il momento del risultato, la statica clel successo. La fignra del teorico di problemi pra• lici si riduce ai tenui caratteri del moralista 0 alla casistica del psicologo : ricerca della paternità, lotta contro la pornografia (problemi iu buona parte estranei alla politica, appartenenti alla psicologia e alla responsabilità dei singoli) hanno occupato in modo predominante la sua attività e stimolata Jr. sua propaganda definendo perfettamente il suo utilitarismo morale di conservatore. Questo aspetto della sua persona! ità, che ne è: quasi la sintesi, ]o avvicina ai riformisti; ignorando le forze popolari e autonome tiella dialettica politica egli i: tratto a vedere, come questi, nel1a realtà un mero giuoco di virtuosismo parlamc:nlarc e di tecnica di governo. Come Tu.r,1li, ma cn11 pit'I tO<:rcnza, espritnc: la logic}1dei reazionari. l'. G. GRUPPO AMICI DELARIVOLUZIONE LIBERALE - TORINO I Lunedì, 8 mag.io alle ore 21 preuo l' Auoclazlone dtl Combullenli In Via Carlo Albtrlo, 44 PIERO GOBETTl parlerà 1ul tema INTENZIONI E PROEiRflMMfl □E Lfl RIVOLUZIONELIBERflLE Cli unici e i lettori wno viv1w1ente 1•1e~11tid'i11te1venite. L'ln11 ,<'l.t0 e l1.di1oCUIUOru:: woo liberi a 1u11i. POSTILLE Errori che si ripetono, • Se nel 1848 non si posero in atto tutte le forze rivoluzionarie del popolo, non si chiamarono fuori nemmeno tutte le forze rivoluzionarie che giacevano nell'esercito austriaco. Ognu• na di quelle nazioni s'era nemica a] nostro nome e alla nostra baudiera, non era nemica alla bandiera sua e al nome, caro a tutte, della libertà. ~1. nessuno si curò allora se vi fosse arte di sconnettere quelle moltitudiui iÌ,catenate dalla forza al vessillo imperiale, e tutte fra loro straniere e nemiche, e ripugnanti a quella oppressiva unità. Gli agitatori dell'Italia non vollero, nè allora nè poi, giovarsi degli stranieri contro gli stranieri, rivolge.re a danno dell'Austria l'arte sna aulica di por gente contro gente ». E, più cli sessant'anni dopo, i nipoti ancora - che si chiamavano Sonnino e Orlando - a maJincnore e fiaccamente e all'ultimo appena si indussero a seguire la via indicata con le pa· raie sopra riferite, che furono scritte nel 185, e sono di Carlo Cattaneo. Le leggiamo ne , Le più belle pagine di C. C. , scelte da Gaetan0 Salvemini per la nuova serie di antologie degli scrittori italiani pubblicata dal 'l'reves sotto la direzione di Ugo Ojctti. Non potremmo troppo raccomandare la lettura del volume, per una prima conoscenza di questo scrittore sensato vivace spesso modernissimo, acuto sempre - e ~osl poc:. noto! L'antologia è preceduta da un.a rapida e succosa presentazione della figura del Cattaneo, scritta dal Sal vernini, che in più punti ci fa in• trnvedei·e quel che dovrebbe essere la storia del nostro Risorgimento all'infuori delle consuete formule auliche e agiografiche. t.'ellualilà di Cellaneo. Può darsi che il Cattaneo stia per venir cli moda oggi, se il movimento autonomista delle Regioui non avrà paura di sentirsi chiamare neo-federalista. Le idee del Cattaneo sulla necessità delle autonomie locali in Italia sono nettissime. Ecco ad esempio - dedicato agli autonomisti sardi! - parole che il Cattaneo scriveva a proposito della Sardegna (18~2): • Una esperienza già troppo diuturna ha di· mostrato ché il Parlamento non ha mai potuto concedere agli oscuri e scabrosi affari del! 'isola se non pochi giorni, direi quasi poche ore, del· Panno, _e se~pre con certa attitudine cli clegnaz10ne, 1mpaz1ente, umiliante, quasi feudale .... Or b~ne, limitando il discorso alla Sardegna, o~o dire che se il Parlamento riservasse pure ad essa sola un intero anno, deliberato a~attivare immantinente tutto ciò che in quest'isola può divenir fonte ?i ricchezza e cli forza, ben avrebbe di che occupare per tutto l'anno quanti dei suoi membri fossero atti ad efficace lavoro. E ancora io dico che non basterebbe all'impresa. No finchè il Parlamento vorrà tenersi in braccio 'tutte le domestiche faccende dei sing;,li popoli, o-li sarà piìt facile impedire che fare. La Iegislazio:e non è l'amministrazione. Il Par1ameuto ha una sola via da prendere in faccia ai grandi_ interessi 1·egionali : ordinare ogni cosa percbè ·s1 possa fare, comandare che si faccia, e lasciar fare». L'idea di u decentrare l'amministrazione » _ commeuta il Salvemini - cioè di trasferire ad uffici govern~t~vi perifedci la funzione degli uffici governativi centrali, non trovava in Cattaneo nessun favore: perchè tutto si riduceva ad affidare Si!tnpre la pubblica amministrazione acl una buroc~azia nominata e pagata dalla ~apitale, salvo a discutere p9i se questa buroci·azia do.- vess_e comand~re il paese stando nella capitale o d1sloca11dos1nelle provincie in forma di sa. trapie. Q4el che occorreva, era impedire il forn~arsi della casta burocratica, creando il maggior numero possibile di autonomie legislativ~ ed elettive locali, e trasferendo al parlameuto nazionale i soli affari di vero interesse c0111u11e. Come è arcinoto, ciò non fu possibile. La casta burocratica si formò, formidabile e servi anche d'impalcatura alla arditissima i~1provvisazionc:· dell'unità nazionale. La ·casta burocratica ne~Ii auni della guerra europea testè tenniu'ata "è giunta all'apice del suo sviluppo mostruoso. 'Liberarne lo Stato è il grande problema attuale ddl 'Italia._ Il programma di Cattaneo, pertanto, ci sta ogg1 non g1à dietro le spalle, ma, enunciazione precorritrice, risuonante cotne un monito c! sta anco_ra dinanzi come una mèta. T.'espe~ nenza scm1sccolare dell'trnità ha 1uaturato jJ problema. OgJ,{i possiamo sperare _ e \e' 11.a- ~ccnti nrgaidzr.azioni politiche autonomiste della Sar<lcg11a,del Molise, ùclla Calabria ne s0110 pegno di altissimo sig11ifìcato - che davvero u11a coscic111.a rcgio11alc :1.uto11omista si delinei ne] paese, e possa esser· m1 molo confluente eia centri diversi in u11a lcndc11za icnerale, e non invece, come fu fi11ora, programma astratto di i11tellctl11ali. Il Cattaneo stesso, che si ritrasse dalla politica quando l'impresa di Garibaldi nel 111ezzogiorno gli ebbe svelala la immaturità pratica del suo programma, ammoniva sin d'allora (1862): 11. Bisogna che le regioni si sveglino alla vita pubblica, che pongano mano forte nei loro interessi, c·hc allcggcrisca110 il governo centrale e la finam,a comune da un carico troppo maggiore delle forze ... Ma bisogna che 1 popoli spingano il parlamento; nè possono farlo, se prima non hanno ben determinato la. via. Pare che i popoli amino quasi d'aver diritto di lagnru·si, di poter dire che sono malgovernati ... >. Fllosofl11 di porte? Alla vigilia del V0 • Congresso nazionalista, uu uomo di indubbio valore· quale è il prof. Balbino Giuliano, ha esposto pubblicamente un suo schiz. zo storico del nazionalismo italiano nel quadro della cultura contemporanea (Il Re~to del Carlino, 22 aprile). Donde è nato - si domanda egli - il nostro nazionalismo italiru10? • Eddentemente da quella rivohtzione idealistica della cultura che è ricomiuciata verso i primi del secolo XX , affermando • l'esigenza di riconoscere nella attività sempre varia e sempre nuova dello spirito, nella sua libertà di creazione il principio generatore dcll'incivilimentò umano ... Questa nuova cultura trovò da noi la sua sistemazione filosofica ecl il suo vigoroso sviluppo scientifico nell'opera di due nostri grandi italiani, cioè:: nel Croce e nel Geatilc ». Infine : , II nazionalismo è precisa• mente la espressione politica della nuova cultura fondata sul concetto della vita come realtà spi. rituale, come Jibera attività creatrice di sè e dei Ruoi valori ». D~ un punto di vista estraneo a qualsivoglia partito, tali affermazioni non sono ne] complesso accettabili seuza molte riserve. Queste sorgono quando ci si vuol dimostrare come il rinnovamento idealistico della cultura italiana affermatosi nel trascorso ventennio del secdlo XXJ metta capo direttamente a quel nazionalismo del quale il Giuliano saluta in Enrico Corradiui il maestro. Anzi, che l'indirizzo filosofico il quale ha pe1:,maestri i_lCroce _e il Gentile produca necessariamente ed esclusivamente, in politica il nazionalismo. • ' . Pensare cosi è sminuire all'estremo la portata e l'ampiezza di tale pensiero filosofico : oso dire . che è un disconoscerne il significato e mutilarne la fecondità. Non si fa qui la questione del cittadino Benedetto Croce e del cittadino Giovanni Gentile· che potrebbero anche essere perfetti nazionalisti ed inscritti al Partito Nazionalista ufficiale: cio rnteressa assai mediocremente. Ma la filosofia dell'idealismo neo-<,ritico o dell'idealismo· attuale si presenta e deve valere - e, se noJ t nu1la _ come interpretazione totale della vita, come storia. Come tale, essa spiega e giustifica - storicamen_te - ogni attività umana, e dunque anche ogni atteggiamento politico. ~ U~ filos?fia che decretasse il monopolio della ,·~n~a po~tbca ad un partito, facendone 1 'agenzia d1 nvend1ta del sal sapientiae, umilierebbe e riun_egherebbe sè stessa. Per carità J vogliamo far risorgere contro il moderno idealismo italiano le medesime accuse di settarismo, di prussianesimo, ecc., che furono mosse - a torto od a ragione _ alla filosofia di Hegel? Se è questo che si vuole non c'è di meglio da fare, che mettere innanzi af~ lennazioni di tal genere. 1:'assrn:dità filosofica di siffatta pretesa salta agh occhi. Ma dove se ne va la possibilità di nn,1 dialettica politica, quando vi_sia un partito, rapp_r~sentante e mandatario diretto della Dea Venta,_ solo a combattere contro gli albi, che sono tutti seguaci ùi dèi falsi e bugiardi? Tutto ti contenuto della lotta politica si ridurrebbe allor-i ac~uua e~ercitazione teoretica, quasi direi scola· sllca. ~ 11 colmo dell'intellettualismo, un intellel~nahsmo degno della filosofia pre-cristiana acldmttura ! LUIGI EM>:RY. Facto a 6enove I rapporti che intercedono durante la conferen~ '."' ù'. Ueno,·a tr~ il pr:sidente del Consiglio ed il m1mstro degh estenJ fauno scrivere a Francesco Ciccotti nel Paese : . « L'on. Facta ha avuto sopratutto questo men~o: ?1 avere scelto un ministro de«Ji esteri di t~llrab11e preparazione e cli fiuissii;;o intuito: I ou: Schanzer. Costui ha ripagato il suo presidente: fa<'endogh fare una buona figura in ogni occasione, perchè ciascuno sa che I'on. Scbanzer a Ce.nova è il Mentore graziosamente dissimulato <lell'on. Facta. li celebre avvocato di Pinerolo non credeva a se stesso di dovere presiedere una Conferenza internazionale di tanta importan- •~-ied era oppresso dal senso della enorme sproporzwne lra la sua modestissima statura e la sagoma gra11diosa clelJ'avvenimento. L'ou. Scban. zcr se l'è _caricato_sulle spalle, Io ha issato cosi Ili alto e li_ pubbhco ha potuto vedere un Facta 111 ~roporz10n1 uotevolmente superiori a quelle ,eal1 e, presso a poco, all'altezza della situa- .Questo, eh avere_ agito secondo i suggerimenti <',t uno degli uomiu, politici più eminenti clel· l lt~l_1~ co~1temporanea, cosi povera di uomini P?hl1c1 em111enti, rimarrà uno dei maggiori titoli eh ouore dcll'on. Facta, che ha consentilo a diventare quel1o che in una monarchia costituzionale è abitualmente il capo dello Stato (che reg_na, ma non g·ovenia). lasciando arbitro dell'azione_ da svolgere uno molto più competente :S,eJPmteresse della nazione il , celebre avvocat~ di Pinerolo• ha sentito questa necessità e non ha cie<lu_toeh essere smiunito nella sua dignità: è ", 1egho essere la Regina Vittoria (seguire cioè 1 _avviso di ministri prudenti) che l'imperatore 1l,ughelmo (volere imporre ad ogni costo la pr . pria lllferiorità). Meglio, per 'sè e per gli altr;°, quod est ,n -vDt'is. G. STOU'I.

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