La Rivoluzione Liberale - anno I - n. 11-12 - 4 maggio 1922

42 non venisse a dipendere dalla lotta popolare. Nè con le sue affermazioni libertarie poteva giungere sino al popolo : poichè a questo non importava il riconoscimento legale di un'astratta capacità di possesso, ma il possesso effettivo. In Francia il problema della rivoluzione era legislativo perchè s' trattava di riconoscere uno stato di fatto democratico, nuovo; in Russia più che di riconoscere era questione di creare lo stato nuovo, la democrazia nuova. Disertando la sua bandiera il popolo dava a Muraviov la più bella lezione di concretezza politica : rimasero con lui pochi intellettuali, estranei ad ogni pratica realtà, senza alcuna influenza politica. Anche il pensiero di Peste] è p1·ematuro nell'ambiente politico russo. Ci sono in lui intuizioni più realistiche, ma non approfon: dite. Per es,,-.m.pioquesta dichiarazione : • Voi proclamerete la Repubblica, ma questo sarà solo un cambiamento di nome. ~a questione principale è quella della terra: è -necessario dare la terra ai contadini; soltanto allora la meta della rivoluzione sarà raggiunta ». In realtà era necessario non da.-e la terra ai contadini, ma che essi se ne impadronissero, e che in questo atto di-occupazione (non improvviso, ma storicamente determinato) si esprimesse la loro maturità di proprietari virtuali. Ma Peste] contrario ad ogni movimento rivoluzionario integrale, statolatra nel suo riformismo, incapace di intendere l'importanza del movimento associazionistico nella evoluzione spirituale della Russia, agitava in sostanza idee di rinnovazione con perfetto spirito teocratico e czarista. All'individualismo di MuraV'iov opponeva un socia,lìsmo (in senso etimologico) : alle teorie agrarie liberali e comuniste opponeva un ingenuo statalismo, dimostrandosi incapace di superare le antitesi sottilmente astratte, tra le quali la sua azione s'impigliava. Delle proposte pratiche di Peste] nessuna è sopravvissuta : la sua importanza storica è nel!' eroismo che lo condusse al sacrificio e che valse a scuotere gli animi meglio di tutti i progetti. La fine dei decabristi, non che annullare, consacrava il principio della lotta politica e della redenzione sociale ~ proponeva al popolo un problema che era rimasto sinora dominio di una minoranza chiusa. Kei decenni che seguono il moto decabrista l'eroe della vita spirituale russa è lo czar. A lui l'onore non ambito di aver saputo disperdere certe nebbie intellettualistiche e, perseguit_ando l' Intelligenza, costringerla a maggior concretezza di pensiero e d'azione. Le ,,tesse riforme agrarie iniziate dallo czar ebbero virtù di far meditare i contadini sulle più importanti questioni economiche e di liberarli dai fantastici sogni dei letterati. Bisogna riconoscere (contro i pregiudizi anarchici dell'Intelligenza) che, senza pretese o progra=i illuministici, il governo di Nicola I ebbe considerevole importanza nella formazione dell'anima russa e preparò nel modo più efficace (soprattutto negativamente, determinando reazioni, ma seguendo nette direttive) la fioritura artistica e culturale degli anni posteriori. Herzen, avendo occhio sopratutto alla storia del!' Intelligenza vede in questi anni il periQClopiù doloroso della vita russa. In realtà dal '25 al '35 il liberalismo non può crearsi nuovi svolgimenti; alla politica si èe,e sostituire la poesia. Tale processo è filosoficamente necessario. Mancando un centro_morale la prima cultura è stata grossolanamente contenutistica, senza una forte espre!;!>-Ìoneformale, senza un interesse psicologico unitario (enciclopedismo). All'empiria disorganizzata sottentra il nuovo l'organismo, la forma più superficiale, im.di.ediata e sentimentalmente egoistica: l'estetismo (estetismo -- considerazione esterna delle cose, forma astratta del contenuto - non poesia). In Russia il romanticismo che era stato in Europa filosofi.adi libertà,' si rimpicciolisce nelle dispute letterarie di un Polevoi contro un Catcenovschi. Avvezzi ali' autocrazia moscovita Puschin, Griboiedov, Lermontov restano tuttavia compresi del loro problem_a ind_ivi1nale estetico, estranei agli rnteressi dell amma slava. -g vero - come osserva Dostoievschi - che Puschin ha messo in luce il morboso fenomeno della società ~ntellettuale russa • storicamente strappatas1 dalla terra natale e sovrappostasi al popolo. Egli ha messo in rilievo davanti a noi qu71 tipo negativo di uomo agitato e indomabile che non crede nella terra patria e nelle forze di essa, che nega alla fin fine la Russia e se stesso (cioè la sua società, il suo strato intellettuale, sorto dalla sua propria terra) che non desidera di avere a che fare con gli altri e si accontenta. di soffrire sinceramente. Aleco e Anieghin hanno prodotto in seguito una quantità di tipi simili nella storia della letteratura sia va•. Ma di questa malattia Puschin è il rappresentante, oltre che l'csservatore, e perciò non ha potuto dire la parola di conforto - che erroneamente vi cerca Dostòievschi - non ha saputo L A R I \T ·o L U Z I ON E L I H .ERA L E indicare nell'anima del popolo il segreto della vera vita russa. Non è di Puschin, tutto volto al romanticismo occidentale, ma déllo stesso interprete il pensiero attribuitogli daì Dostoievs<:hi : « Abbiate fede nell'anima del popolo e da essa soltanto aspettate salvezza e sarete salvati » ; il messianismo cli Pnschin poi, e la s-ua.capacità di reincarnarsi nel genio delle al.tre nazioni, indicano semplice-- mente la sua versatilità di imitatore : Dostoievschi ha confuso un problema letterario, una questione di stile con nn problema politico e sociale. Incalzato cla esigenze che non poteva avvei.<tire, disperso in una cultura estranea, non assimilata, Puschin è il culmine della crisi, da cui per ora non si scorge soluzione. La sola parola di conforto che egli aveva potuto dire talvolta - i10n proclamare - non è mai stata una formula o un concetto politico: è scaturita dal suo tormento, gli si è mostrata come limpidezza espressiva nelle sue opere più serene di poesia. Di fronte all'indistinto roma.nticismp estetizzante lo spirito russo più sano tornava ·solitario e ,i smarri'V!a misticamente nei limiti dell'individuo. Slauofili e Occidentalis!i Nel numero 15 del «Telescopio», il giornale di Mosca che continuava le tradizioni politiche del soppresso « Telegr-a.fo", apparve la Lettera filosofica di :Pietro Jacovlevic Ciaadaiev, uno dei documenti più poderosi di pensiero che siano apparsi in Russia nel secolo scorso: • La lettera di Ciaadaiev nasceva dopo dieci anni di silenzio; analizzava con feroce precisione i •V'Ìzidella formazione spirituale rus- ,a, e concludeva con una. nett11,condanna. Molte idee di Ciaa.daiev potrebbero sembrare valide anche oggi per il critico della Russia. Il suo pensiero ha un carattere di sistematicità che affascina come se fosse inconfutabile. Bisogna, nella nostra esegesi, andar oltre questo primo fascino immediato che, collocando la Lette·ra in una posizione nettamente trascendente lo sviluppo della storia russa, non ci spiega come sia sorta. Dobbiamo inoltre distinguère il significato che la Let- , tera potè avere nel suo momento storico per le coscienze che la penetr.arono, dwl significato che noi ·per un eITore di storia e di sistema potremmo attribuirgli. Il fatto che Ciaadaiev abbia dopo qualche anno rin.negato le sue idee ci deve rendere molto canti nel valutarle. • - Anche quando Ciaadaiev esprime concetti c-he altri giudicherebbe coscientemente moderni il punto sicuro di partenza è ancora un elemento dogmatico, lo spirito è ancora quello della teocrazia. Al disorganizzato misticismo sla<voCiaadaiev propone e impone la direzione e il centro del pensiero cattolico : per questo egli ci pare solido e sistematico. In realtà la sua critica manca di un vivace ardore positivo. Affermazioni poderose sono destinate a rimanere infeconde perchè non conquistate per uno scopo e con uno valore creativo. La sua verità non può diventare rivoluzjonària. C'è più ampia capacità rivoluzionaria nell'immediatezza mistica del cristianesimo che nella conclusa e meccanica verità fatta del cattolicismo. La concezione di Ciaadaiev non è attivistica perchè culmina in una fede rivelata che, una volta couosciuta, meccanicamente si tramanda. Da un punto di vi.sta di realismo cattolico Ciaadaiev afferma la superiorità della pratica sulla teoria, contro i libertari occidentalisti esaLta il valore della disciplina: vede lucidamente l'importanza che il cattolicismo e il Medio Evo hanno avuto nella formazione spirituale dell'Europa; intende le conseguenze dell'apatia popolare, dell'isoLamento in cui si è trovata la Russia. Ma le visioni teoriche non concludono a un sano programma d'azione (onde l'inadeguatezza del_la teoria). Mentre il suo atteggiamento gli permetterebbe di supei;-are pe.r sempre il contra!>i:Oche sta per sorgere aspro tra occidentalisti e slavofili egli si dimostra inferiore al suo compito e si lascia vincere dalle malattie dei contemporanei. Accetta in un primo momento il dogma semplicistico della rivelazione cattolica, in un secondo, dimentico dell'interpretazione che egli stesso aveva data della politica cli Pi<.-troil Grande si abbandona alla retorica slavofila.. ' In mezzo a queste intemperanze, è vero, troviamo le più realistiche affermazioni del carattere necessariamente autonomo che de ~e assumere lo, sviluppo spirituale dei popoh, la fede convrnta nel valore formativo della storia e quasi in una specie cli arrovesciamento della praxis, la lotta acerrima contro tutti i pregiudizi razionalistici importati dalla Francia settecentesca. Ma questo nucleo viv? di pensi.ero è rimasto senza svolgimento rn Russia sino alla rivoluzione bolscevica (il volontarismo di Bacnnin non fu abbastanza realistico, nè ebbe coscienza della logica per cui l'az-ione si fa storia). Invece i motivi della :sua i_n~emperanza slavofila governano la vita spmtuale della Russia moderna. Il dissidio tra occidentalisti e slavofili è una conseguenza diretta. della politica di Pietro il Grande e non porta alcuna idea nuova nel movimento intellettuale slavo. In una nazione primitiva che si sforza di uscire dalla preistoria per uno sforzo elementare, tra molteplici sipunti e motivi cli pensiero; poche idee si possano afferma.re in una dii·ezione unitaria, e di queste il processo si· svolge e ritorna secondo le leggi più semplici.· Negli slavofili e negli occidentalisti rinascono con maggiore intensità e chiarezza. i motivi dominanti da· un secolo nella cultura slava. Nella sua prima espressione il dissidio : occidentalismo-tradiz-ionallismo ha qualcosa di ingenuo e di irreale. Una civiltà esiste in quanto dal J)Qmtodi vista della J)Q·opriatradiziont è ca.pace di comprendere e assimilare le tradizioni degli altri. Ingenua la pretesa di una solita1-ia originalità, come quella di una passiva imitazione. Ti.1ttavia il valore astratto di questa antitesi diventa concreto in Russia per l'esigenza spécifica di adeguare un paese arretrato ~ una ci,-iltà con cui è ineluttabile comunica;re per vi'vei-ee che è già fortemente sviluppata. È assai evidente che il compimento di uno scopo siffatto possa risultare da un equili-- brio tra la corrente che tende allw rapida assimilazione delle idee estranee (e in omaggio alla rapidità si lascia sfuggire talvolta la profondità di ciò che pretende assimilare) ~ quella che rivendica contro questa intemperanza la necessità di un'autonomia. Slavofili e occidentalisti furono i nomi delle due cdrrenti. Poichè l'equilibrio era necessario, dopo i pi-:imi episodi di intemperanze polemi-che l'unità degli sforzi fu realizzata nella seconda metà del secolo XIX dal Dostoievschi, in una sistemazione astratta di intellettualismo, mentre la vera sintesi doveva nascere da una teoria degli sforzi popolari che li intendesse ne.l loro valore di immediatezza economica. Invece di· esaminare partitamente il pensiero di Stanchevic, di Bielinschi' e dei loro seguaci, e d'altra parte dei fratelli Aesacov, di Samarin e di Comiacov è opportuno notare l'identico processo di cultura da cui sorgono le loro affermazioni. Sentimentalmente sta alla base di tutti un indomito a.more per la libertà : teorizzato dagli uni e dagli altri alla luce di concetti hegeliani e schellinghiani. • Ma le affermazioni idealistiche dei filosofi tedeschi sono intese attraverso una curiosa· deformazione antirealistica, propria di spiriti ingenui, cui la storia non appare come esperienza, ma come rivelazione. Bielinschi, passato da Schelling a Hegel attraverso un processo sentimentale che Miliucov ha bene svelato, è intimamente corrotto da pregiudizi letterari. Giunto ad affermare l'unità dello spirito, l'insussistenza delle categorie estetica, etica, logica, distinte e scisse, egli non ha pensato di fecondare teoricamente il concetto, e ne ha dedotto invece, per un processo sol0 empiricamente valido, una dottrina ,;eristica limitata a un seuso letterario. - La sua cultura è la cultura di <:;aterina portata alla più vigorosa intens,ità quantitativa; ne risulta in lui lo stato d'animo dell'uomo saggio che seccato di trovarsi intorno tanta ignoranza, incapace di comprenderne la ne cessità, pensa che a toglierla di mezz0 basterebbe dar in mano ad ognuno i libri che egli ha letto. Le sue qualità positive, gusto raffi!1ato. agilità di dialettico, r•·t·.cnza fan- ~astira di r_icostruttore (che rim1rra•.::10. più o meno valide, con più forti int.rus-icmisociologiche nei critici della generazioP.e: E<·Q11ente, Cerniscevschi, Dobroliubov, Pisarev' fine all'afferma_zi_onenichilista), ci fanno pe;sa.re ad uno spinto pieno di fascino che agevolmente ha potuto rimanere per tanti anni l'educatore della Russia ma non hanno realtà come forze politiche, perchè non accompa- ~na_tecla quella adeguata prepa1"azione realistica che sola· avrebbe potuto a:v'Vicinarlo al popolo. , L'estetismo di Bielinschi - benchè sia stato pensato da una solida intelligenza - è astratter,za intellettualistica, cultura sovrapposta come il misticismo di Comiacov è espressione del peggior oscurantismo e di un. dogmatismo hegeliano, capito da un cattohco. Dei p,regiuclizi tradizionali dell'anima russa, delle sue contraddizioni sentimentali rimaste storicamente inesplicate in una perpetua aspirazione inappagata. di trascendente attività (palingenesi mistica) lo slavofiìismo forma un mito grossolanamente semplicistico; e accettando pregiudizi hegeliani di predestinazione storica dei popoli, lo pone come termine del progresso universale; fa della divina catarsi individuale la palingenesi della storia. L'intellettualismo slavofilo non oltrepassò questi principi generali e generici; il suo proposito cli andare al popolo rimase, come doveva, senza attuazione, o, quando si effettuò, non ebbe: valore educativo: c'era alla base troppo dilettantismo e troppa superficialità. La continuazione logica dello slavo:filismo è Alessandro Hernen che dopo lllla lunga esperienza occide_n13:listae lioei::,a.ria accolse le esiaenze messiani.che popolan e, per una defon'.;;.azione riformista delle proprie idee, venne aderendo allo czarismo e alla teocrazia, riprendendo vecchi atteggiamenti di misticismo reazion.a.:rio.La novità di Herzen, che diventerà luogo comune nella seconda fase dell'intellettualismo slavo, consiste nella visione ecobomica del problema sociale sostituita all'antico misticismo. La conclusione è un socialismo priruiti•vo, che si fonda sul mir, che esclude la violenta iniziativa individuale, e praticamente rid~ce lo Stato allo Statalismo. Di questo pensiero troveremo i primi spunti di critica nella rivoluzione bolscevica.. Misticismo e Marxismo Benchè Dostoievschi abbia cercato di èlabomre una dottrina che conciliasse slavofili e occidentalisti, le sue idee si devono riportare allo sv1lup,po interno del mito slavofilo ·e un'analisi del suo pensiero può assai agevolmente p;resentarci, nell'espressione logica più completa, le idee direttive del movimento. Direttamente dalla mistica esaltazione di Chirieievschi e di Comiacov nasce questa di- -chiarazione: « La classe intellettuale russa è la più elevata e la più seducente di tuttè: le élites che esistano. In tutto il mondo non si trova nulla che le sia simile. È una magnififcllza di splendida bellezza,, che ancora non si stima abbastanza. Pròvati a predicare in Francia, in Inghilterra o dove ·vorrai, che la proprietà personale è illegittima, che l'egoismo è criminale. Tutti si allontaneranno cla te. Come potrebbe essere illegittima la proprietà individuale? E che vi sarebbe allora di legittimo? Ma l'intellettuale russo ti saprà comprendere. Egli ha incominciato a filosofare appena la sua coscienza si è svegliata. Così, se egli tecca un pezzo di pane bianco, . subito si presenta agli occhi suoi un quadro tetro : « È pane fabbricato da ·schiavi». E questo pane bianco gli sembra molto amairo. Egli ama, ma vede il fratello suo inferiore che vive nella bassezza, che vende per qualche soldo la sua dignità di uomo e allora l'amore perde tutto il suo fascino per l'intelfettnale. Il popolo è diventato la sua idea fissa; egli cerca il modo di avvicinarsi a questa. folla ta<Citurna., di confondersi con essa. Senza il popolo, che da migliaia di anni, porta in sè tutta la storia russa, senza l'amore per il popolo, un amore ingenuomistico, l'intellettuale russo non si potrebbe concepire. Per questo egli si mette con ansietà e scrupolo alla ricerca continua del vero, del vero popolare, contadinesco! Rinuncia a tutto ciò che costituisce la fierez.za ~ la felicità ordinaxia del mortale : dai villaggi, dai campi, dalla terra nera ricevono gli intellettuali le loro idee morali. Essi si vergognerebbero cli vivere climènticando il piccolo contadino e hanno preso a prestito eia lui la loro celebre formula : la vita secondo la verità e non secondo dfritto o scie11,- za. È vero che in Occidente domina la scienza, la coscienza della necessità giuridica e storica. Ma in Russia domina l'anwre. Noi crediamo in esso come in una forza misteriosa che annienta d'un tratto tutti gli ostacoli e instaura subito una nuova vita. Questa immagine di una vita nuova, di una vita inte1-:iore, si trova sempre nel cuore e nella testa cli ogni intellettuale russo e noi ci siamo sempre entusiasmati per questa vita vera basata sull'amore del prossimo e che non si piega a nessuna formula tranne che alla formula dettata dal cuore ». Questo verb,alismo populista spiega, meglio di ogni critica nostra come ogni sforzo di sistemazione del pensie~-ofilosofico dovesse necessariamente esaurirsi in una povertà :filosofica ingenua, in un sentimentalismo arrestato alla visione sconfortata del dolore universale. Gli sforzi esegetici di Eva Amendola per ritrovare una filosofia cli Dostoievschi hanno :fissato, in conclusione, formule che contraddiscono ad ogni serietà :filosofi.ca: rivelazione dell'eterno fa.11ciullesco,messianico, ecc. Il russismo autoctono che gli attribuisce la Amendola è espressione della sua fantastica nebulosità. Infatti : r) la spontaneità del suo pensi.ero che non ha dietro di sè ,m Medioevo lungi dal costituire un carattere di originalità detennina essenzialmente il carattere _antistorico del suo pensiero; 2) vl suo sentimento cli paura di fronte alla morte lo conduce ad affermare come vuole la Amendola, l'eternità della vita ma in una forma poetica; 3) l'epilessia be~chè la Amendo)a affermi che soltant~ J' epilettico sa la véntà e sente la presenza dell'armonia eterna, costituisce la debolezza frammentaria e imprecisa cli molti suoi momenti artistici. In queste premesse, anche se i Russi si ostinano a scorgervi l'ardore di un'anima profetica, noi vediamo soltanto i limiti di un tormentato individualismo. Quando Dostoievschi vuole uscire dai questo pnnto morto per penetrare la storia, rie-

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==