La Rivoluzione Liberale - anno I - n. 9 - 16 aprile 1922

34 tutto•. Incapace ad intendere la libertà, come era incapace ad intendere Dio e la morale, perchè la libertà è ancora concetto troppo pieno e vivo, egli sente la rivoluzione come questione uon •già di libertà, ma di eguaglianza. E del resto cos'è il proletariato per questo rivoluzionario? Del proletariato egli non parla mai; esso ha valore per lui non giiì per quello che è, ma per quello che non è. L'unico accenno che è possibile trovare ai riguardo nei suoi scritti è questo : « Il povero, il proletario è più nobile degl; aitri uomini, non il più sacro. In verità tutti 1 lavoratori e tutti gli onesti si equivalgono. Ma i poveri, gli strnttati sono un miliardo e mezzo quaggiù: essi sono il diritto, perchè sono il numero». In fondo nei lavoratori egli non riconosce altro valore che questo, puramente negativo : il numero. E anche il suo estremismo che altro può essere se non la conseguenza di una logica astratta? Neppure il suo internazionalismo ha a che fare coll'internazionalismo socialista, che si fonda su interessi reali e non è come per lui una vacua affermazione di ragione. « La riunione degli individui isolati nello spazio abitato corrispondeva alla verità morale, era l'inca,,-nazìone esatta del progresso, giovavn a tutti, ecc. ecc. » Come si potrebbe pretendere che un uomo come il Barbusse ìnten· desse la realtà della nazione? Si può ormai prevedere quali giudizi porti il Barbusse sulla storia, che per lui non è se non lo spettacolo della lotta di due partiti, quello del progresso e quello del regresso, anzi meglio della dominazion dì un solo partito (il secondo), sino alla Rivoluzione Francese totale, parziale dopo dì essa. E' troppo faòle accusare dì antistoricismo gli uomini appartenenti a partiti rivoluzionari ,p-èrchè, se non altro, il buon gusto ci inviti a meditare su quelle accuse a renderle meno generiche. In verità la ri,•oluzione, come la guerra, è una crisi ed è naturale che la formulazione provvisoria che del loro programma dànno gli elementi dì una parte in lotta riesca parziale e quindi anti,torìca Ma l'antistoricismo del Barbusse non ha questo carattere : quello dei veri rivoluzionari consiste sempre in una incomprensione parziale, in una negazione limitata, la q_ua· le per questo limite acquista una re3ltà sua particolare, si fissa in un punto dello svolgimento storico : quello del Barbusse è l'incomprensione eretta a sistema. Una simile concezione così astrattamente razio:ialistica non può finire altrimenti che negando la rivoluzione stessa. Se i principi che si vogliono far tronfare sono principii eterni, che sono stati oscurati dalla perfì.0 dia di pochi uomini e dall'ignoranza degli altri, è evidente•che basta porre in luce l'errore perchè l'immutabile verità possa avere il suo regno. Dalle premesse illuministiche non si potevano trarre altre co:1clusioni e il Barbusse ha infatti affermato ancora recentemente che dire la verità- è fare opera rivoluzionaria, poichè conosciuta la verità la rivoluzione è fatta. E con una tale concezione il Barbusse deve vedere il culmine del suo pensiero ne1l'organizzazione di Clarté. Ignaro di ogni forza reale dello spirito, non poteva certo il Barbusse intendere il valore del pensiero. Quando dal connubio di storicismo e naturalismo, favorito dalle passioni della guerra nascevano i mostruosi concetti di a pensiero tedesco », < pe·usiero francese •, a pensiero italiz.no » ed andava sempre pm affievolendosi il senso della cattolicità di ogni atto dello spirito, doveva sorgere una reazione a ristaurare ;1 senso della dignità del pensiero : e questa stessa reazione poteva diventare indirettamente pacificatrice anche sul terreno pratico. Ma per il Barbusse un progra=a fondato su queste basi era inintelligibile : il pensiero a·.,·eva senso per lui solo in quanto utile. il pensiero aveva valore solo in quanto dava insieme agli uomini le armi e i fini per una immediata realizzazione politica. Gli nomi· nì di pensiero non dovevano, secondo lui, far altro che dare quel a programma geometrico, semplicissimo » in cui consiste la salute de! mondo e stare ad attendere la attuazione • geometricamente infallibile•· Ne veniva u110 strano dualismo: se il Barbusse credeva nella rivoluzione, che ci &tava " fare .questa organizzazione accanto all'Internazionale Comunista? La verità è che il Barbusse come i suoi adepti avevano ed hanno il pregiudizio di una intellettualità come classe privilegiata, degli intellettuali, come persone illuminate, dispensatrici di salvezza. E il gruppo Clarté è diventato un'accolita di falsi intellettuali, chiusi nella loro piccola boria, incapaci di qualsiasi senso cli vera umanità. Bisogna sfogliare i fascicoli della • Rassegna Internazionale •, organo per l'Italia del Gruppo Clarté, per sentire una nausea profonda per la fatuità di tutta questa gente, che crede un.a sua lagrimetta tanto preziosa per la salute del mondo! Nè si dica che tutti questi movimenti abbiano va· ]ore di reazione, chè non sarà certo Barbusse capace a c~ciare di nido Barrès : anche una reazione momentanea deve avere un suo LA RIVOLUZIONE LIBERALE contenuto e dal nulla non può nascere at,10 che nulla. Sarebbe piuttosto cagione di disperare 110nsolo per nostra coltura, ma per tutta La nostra situazione spirituale il diffondersi di idee tanto viete e tanto semplicistiche : e bene faceva perciò recentemente un noto studioso tedesco della Francia contemporanea, E. Curtius ad esortare i suoi com,patriotti, presso i quali il Barbusse conta u11certo numero di seguaci ed esiste già tutta una Barbusse-Literatur, a rifletter<.· a quanto di rancido, di antimoderno, dì antispirituale contenga il programma di Clarté (Neue ~1eàur, giugno r92r). Ma bisogna guardarsi dal prendere troppo sul serio tutte queste idee. E noi, se leggiamo su giornali rivoluzionari scritti del Barbusse, pensiamo che egli anzichè guida è gregario umilissimo, rappresentante di una massa di persone politicamente amoife, che non hanno altro valore fuori di quello che dà loro il numero, e se leggiamo sul Corriere della Sera. (23 febbraio r922) riferita una polemica del Rolland e del Barbusse a proposito del bolscevismo, in cui il primo tolstoianamente depreca il bolscevismo come inLETTURS fetto di violenze e vede ogui violenza causa di altre violenze, e il secondo, con aria di mzestro di scuola, gli insegna che un poco di violenza è necessaria a far trionfare l'unico programma ragionevole, eterno, geometrico, ci interessiamo molto mediocremente. Tutte queste voci non hanno valore di verso da quelle che escono da una folla, che s' arresta un momento e discute e cerca di ragionare, pir poi tacere umilmente e seg,lire una volontà superiore. Gregari e non capi, il Rollane! e il Barbusse : da loro non solo non è uscito un progra=a politico, ma neppure una di quelle utopie, che riempiono ad un tratto di caìore tutta ì'anima nostra e possono ispirare più limitati e concreti pro· grammi politici : e, se può sembrare che troppo spazio abbiamo tolto ad una rivista politica per uu argomento estraneo, forse an. che non potrà essere senza giovamento una • conclusione negativa, la quale ricordi eh cli fronte alla guerra e ai fatti che ne sono seguiti, il Barbusse e il Rolland non hanno a-vuto nulla da dire. • MARIO FUBINI POLITICHE L. TROZCHI - 'J'errolismo e cmnwnismo - :Milano, contraddizione con la solidarietà e la collaboraSocietà Edifrice ([Avauti ! >, 1922. zione fraterna» (Te,rrorismo e Comunis;;i.o, cit.) Contro l'astrattismo dell'intelHghen:;itz s1avn, Pensiero solido e cosciente del proprio valore da Radiscev a Tolstoi, Trozchi afferma, per pri- s~o~·icotaut~ che s~ pone net~mente in coutradmo i11Russia, una visione liberale della stotia. d1z1oue. ~oll as~rathsmo_ tolst01ano. Alla concezione della storia come prodotto delle :i.-. La ~-15_10ne d1 Trozc?t s'è fatta n:tta.mente volibere attività umane Trozchi è o-iu.uto attra- lontansttca ed ha lasciato da parte il nucleo maverso 1a cultura marxista. Nella co:cezi0ne mar- terialistico e fatalistico che Yizia la concezione xista c'è la possibilità di superare f_ec..u,1dam~11te , J d:l!a storia_ in fi'Iarx. Con que~ta cot~cretezza egli l'astrntlismo inteiiettualistico che vizia la posi- ~ 1 e p~sto 11proble:113 ?ella nvolu~1one, conscio zioue dei pensatori slavi vanamente tormentati che netla vuota aspiraz10ne anarch1_ca della Rusintorno ail'astratto dissidio di slavo-filismo e di sia auti-cza.rista ci sarebbe stata la possi.bilità cli occidentalismo. Slavofili e occidentali movevauo introdurre un principio di vita e di realizza.zio11e nello stesso modo da pregiudizi hegeliai:i, di un solo qua~d_o si fosse crea_ta.u~ class~ _dirigent~ Hegel interpr~tato misticamente, quale fu per ~apnee. dt imporre una- d1sc1phna e d~ 1~ten~e~e esempio l'he«elismo itali,wo del -Vera. La mis- 1 valon dello Stato, facendolo Stato d1 c1ttadm1. sione redentrice attribuita alla Rt~ssia da Comia- Contro il riformismo di Kerenski, che operava cov e da Dostoievschi; }'importazione, presentata i; Russia con il. cerve_llo di un_ dem,ocratico alda Bielinschi e da Herzen come rivelazione delle 1 111glese,Tro-,clu teorizza la dittatura del proidee illuministiche europee nell1oscurautis~o sla- letariato come governo che non nasce dall'indiffe- , vo concludevano per due diverse vie a far per- renziato popolo, ma da. quella p_arte di popolo dere ia visione della realtà, a ignorare le con- che _sente la re~ponsab1lttà pubblica;. e nel condizioni popolari, a rivestire di una funzione po- s1g_I10di fabbnca v:de l'organo_ essenziale che litica una classe intellettuale nutrita di valori puo condurre· operai e contad1n1 ad una espe· mistici, sognante il mito dell~ •Dura razionalità rienza politica, sempre commisurata alla loro miserevolmente priva di og,tl c;pacità d'azione: crescente maturità. Atei o nemici della Chiesa ordinata, questi In un paese a tipo slavo, dove accanto alla intellettuali non erano riusciti a formulare una teocrazia vive da secoli un sentimento libercritica della vecchia teocrazia e la loro religio- tario meramente anarchico che non si è potuto sità non si realizzava in nulla di concreto, ma .,mai realizzare in una coscienza salda dei valori si perdeva in messianica aspettazione di palin- individuali è perfettamente legittima e profongenesi morale. La morale non s'interuieva come damente liberale tutta la critica del Trozchi alla atto pratico, sociale, che socialmente conta in metafisica giusnaturalistica dei democratici. Vaquanto ha di concreto, e per dire la parola, di no è predicare l'uguaglianza filosofica ed astratta politico, ma rimaneva un'astratta purezza for- quando nella storia soltanto un'uguag1iauza, emmale da contemplarsi. Morale che ha sua re- piricamente determinata, momento per momento, - denzione fuori di sè (Tolstoi, per es. Resurre- può a,·ere efficacia reale di forza politica. Il mito zione) e perciò è intimamente falsa (inadeguata- democratico1 creazione contingente della Rivolusterile). zione francese, fu validissimo sostegno alla poUna salda coscienza dei valori dell'economia lemica antifet.1dale1 ma non può avere effetto di dapprima intesi addirittura deterministicamente consensi in un popolo che appena si sta formane materialisticamente, fu il primo fondamento do e che ancora non crede 'universalmente al per la negazione della teocrazia, sviluppatasi valore indi'Vid·uo. ' !uori delle condizioni reali della vita russa, cri- Trozchi vagheggia uno Stato in cui la libertà stallizzatasi in una funzione accentratrice, capace non sia proclamata per l~gge1 ma sia conqui~ di clistrnggere ogni atti1ità e di mantenere sthia- stata dai cittadini, nella stessa misura in cui vi i cittadini. Lo sfon..o cli Tr07...chipensatore è singolannente ne possono avere respousabilità. tutto volto a considerare il problema religioso Di fronte agli astrattismi egalitari (che in Russia come mera questione politica; nella quale cou- a ragione son da chiamarsi, più francamente, siderazione egli spera di dissolvere la mistica reazionari) questo è fecondo principio di quel lilogica <le11'iodifferentismo .chiesastico, costrin- beralismo che intende la storia come vivente rigendola ad una esplicazione concreta, che pra- sultato (sempre imprevidibile e trascendente i ticamente dovrebbe esserle fatale. < Il socialismo singoli) cli ci,tiantogli individui operano, di qua,1materialistico, dice Tro-,chi in una sita pole- to ciascuno può recare all'opera solidale dell'umica contro il Masarych • è in sostan?.a per gli manità: concorso operoso che non si valuta a operai la prima forma di vita soggettiva _ cli priori per un processo di astrazione, ma pragmavita per loro stessi ». La critica che gli intel- tisticamente conta in quanto si realizza. lettuali hanno opposto alla teocrazia russa s•~ Con questi principi spiega il Trozchi la sua perdtl.ta in una visione mistica e negatrice dei conce-L.ionedi liberalismo e ne vede un esempio valori e della realtà. Lu Russia, terra feconda concreto nel sislema operaio cli lavoro volontario di tutti i misticismi, il pensiero deve farsi astra- dei sabato e delle domen-iche comuniste.• Per quezione, i valori ideali devono diventare inafferra- sti pri1?.cipi afferma con una decisione che noc bili nebbie. Anche Kant trapiantato in un am- deve lasciare dubbi la funzione degli intelletbiente slavo diventa affermatore di misticismo tuali come forza viva della civiltà. E all'orga- (esempio: ~Iasarych). Tro1..chi comprende che niz1.-(1zionedell'industria con direzione e responper stroncare il misticismo alla radice bisogna sabilità collegiale difesa dai socialisti oppone il distruggere la filosofia (pseudo-filosofia) e affer- sistema dell'unico direttore. mare una concezione materialistica della vita. Tutta la Rivoluzione russa, nella sua intinia La storia è creata dagli individui. Perciò !'in- dialettica, promoveudo la costituzione di una dedividuo non deve perdersi in un sogno di fan- mocrnzia agricola, rovesciando l'autcx:razia e il tastica trascendenza, di quietistica contempla- ,n.ir, creando UtJOStato nel quale il popolo ba zione, ma deve prendere coscienza della pro- fede, percbè lo sente come opera propria, è dunpria responsabilità. que essen.ziahnente un 'affortna7jone di libera- , Di che cosa soffre il nostro contadino russo? lis1no. Dell'assenza di individualità ossia di ciò che è Soltanto per necessità tattiche e per esigenze stato precisamente decantato dai nostri populi- storiche quest'opera feconda di liberalismo, in sti reazionari, di ciò che ha glorificato Tolstoi un paese come la Russia, patria del mir, adorain Platone Carataief: il contadino si dissolve trice di ogni forma di comunità, deve prendere nella sua comunità e si sottomette alla terra. È il nome e talvolta anche le apparenze di opera evidente che il socialismo non si può fondare sui socialista. L'educazione di un popolo non si può Platone Carataief, ma sui lavoratori che pen- rifare in pochi anni : le folle rinunciano spesso sano, dotati di spirito d'iniziativa e di coscicn?.a alla sostanza pur di conservare nomi cari. Spetta della loro responsabilità. Bisogna sviluppare ad allo storico affermare la verità al di sopra delle ogni costo lo spirito d'iniziativa nell'operaio. , contingen1~ politiche. L'individualismo della classe operaia uon è in PIEROGOBETTI. Esperienza liberale 6ovenm e volontà collettìva. o: Chi non s 1agita è sicuro di 11011 ottenere uulI.a, per quanta ragione abbia; chi si agita è sicuro di ottenere tutto, quand'anche abbia torto. Sotto un altro Governo l'agitarsi potrà essere una colpa; sotto il nostro, sotto uno qualunque dei nostri succedutisi da quando c'è un regno d'Italia, è sempre una colpa il non s'agitare ... Per avere un Governo che ci serva davvero 1 cioè che lavori alla comune prosperità non abbiamo che da crearci una rnlonlà colletti va e da estrinsecarla ordinatameute » (13. Varisco, Rassegna. 1nodema). B. Varisco ha una ben curiosa idea di questa ,·oloutà collettiva che deve dare un contenuto al go\·en10. B. Varisco che ha dato all'Italia contemporanea uuo dei più geniali sistemi filosofici, s'è fatto un'abitudine dello schema sistematico, e vuol vedere il sistema, come -r~ltà di riflessione, nella volontà popolare. La dialettica polilica non è inYece la cìì<.Jettica scientifica. L'unità razionale a cui ia scien:7.a giunge per una n1ediazione interameute cosciente è in politica un risultato che trascende i singoli che lo creano. La sola volontà collettiva valida non è quella che si otterrebbe da un consenso di tutti a un determinato apostolato, a una determinata propaganda; ma si crea <la1la lotta, da1le forze che nella lotta inten·engono e si estrinseca non ordinata-:nente, ma rivoluzionariamente attraverso feroci intransigenze, integri esclusivismi, incorrotte \·olontà. L'agitarsi è una colpa in un gonrno teocratico, o nella Città del Sole, ma è la realtà bella e brutale della vita politica moderna. E se ue nascono soprusi e violenze si afferma aI disoprn di esse il trionfo dell'idea, dell'iniziativa, della responsabilità. In-questo risultato che il Governo consacra c'è la sola Yolontà colletti rn che la storia conosca, la sola in cui gli individualismi 1 affennandosi 1 si sacrifichino. Popolat'i e R2azion2. • « I popolari seguono ora metodi estremisti;· sono o sarm1no alleati degli estremi. Ma non facciamoci illusioni! Kon è la prima volta che la Chiesa si aliea con alcuni miscredenti per combatterue degli altri. La negazione della libertà di pensiero, la richiesta della obbeàienza incondizionata alle autorità superiori (dogmi incrollabili della Chiesa), la necessità di consolidare le posizioni e gli interessi materiali che andrà ,·ia ...-ia acquistando, porteranno fatalmente il partito popolare - che diventerà ben presto più propriamente e più schiettainente clericale - alle fonne del più odioso reazionarismo::>. (P. l\tiengarini : in C onscientia). La mera visione delle supreme antitesi ideali è profondamente educati-va, ma non è politicamente realistica. Qui ~Iengarini pecca di unilateralismo. Il processo storico è dialettico non uni lineare. L'intima logica del clericalismo : della teocrazia trascina seuza dubbio il partito popolare a un1opera reazionaria. D'altra parte non si può prescindere dall'esistenza di una Chiesa e di uno spirito cattolico che hanno tradizioni storiche e corrispondono ·a un grado di sviluppo della mentalità del popolo. La nostra posizione nou può essere cbe antitetica, ma non può ignorare la complessità coutraclditoria dell'idea che combatte. !;i.tanto i[ cattolicis~o reazionario deve coprirsi, per rius~~re, ~on l'abito democratico e demagogico. Il ntonrusmo è più pericoloso della teocrazia, più ripugnante, più impuro, ma è tuttavia la prima forma in cui 1'eresia si afferma nel mondo del dogma, il primo momento in cui la modernità penetra nella coerenza cattolica a uissolverla. Noi combattiamo ~li fuori, rivoluzionariamente, :1.rn non possiamo non avvertire l'intimo processo che è contemporaneo alla nostra azione. Il partito di Don Sturzo diventa, nonostante tutte le inteuzioui, il primo passo verso il mondo moderno; la scuola elementare, l'abbecedario della libertà e dell'eresia. Sono passi che non si cancellano, che si rendono subito autonomi dai fini a cui aspiravano. Il mondo della libertà è assoluto e inesorabile: non scherzare col fuoco! I popolari abituano gli spiriti a uscire, per un momento almeno, per un metodo contino-ente dalla sacra intolleranza del papato, dal ;ond~ chiuso della trascendenza e del dogma. Vano sperare che la transazione resti nei suoi limiti di contingenza e di empiria! La libertà e la democrazia nei metodi diventano premesse di un nuo\"Oideale. Cosl il riformismo e il partito popolare s, scavano da sè stessi la tomba. Constatata la dialetti:a del processo il nostro posto non è d1 spettatori, ma di combattenti audaci e intolleranti, che sanno come la lotta finirà se essi vi recheranno il sacrificio della loro dedizione. ANTIGUELPO. . 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