La Rivoluzione Liberale - anno I - n. 8 - 9 aprile 1922

-CROCE POLITICO Nel discorso programmatico da lui tenuto alla -Ca.mera clei Deputati nel 1920, come Ministro della Pubblica Istruzione, B. Croce si affermava lui i;tesso rappresenb.nte' di quella vecchia e glorio3a tradizione liberale che aveva sapu~o po1i.are a maturità· il giovinetto Regno d'Italia e cl:c nove lustri di itnperio della « plutocrazia demago- .gica )) poterono costrin_gere ue11'ombra, ma 11011 soffocare. La dichiarazione è preziosa, per chi voglia esaminare a fondo 1a sua co11cezio11edi <llritto e dello Stato: non già che ne rappres~nti Petichetta o la chiave, 1na costituisce un ottimo inòice del colorito personale che questa conce:doue ò venula assun1eudo: senza contare che può sorge.re il problema se Croce abbia cosl definito sè stesso proprio esattamente, o se non si tratti invece di una semplice adesione pratica. i\Ia le origini della dottrina politica crociana sono assai 1011taneda questo risultato e tutto il suo sdluppo 11011 vi giunge in realtà se 11011 indiretbmenle. Risaliamo al 1895-1900, l'epo:a degli stu<li marxistici del Croce : perchè quel marxismo da lui studiato e criticato, e allora cosl potente nella stessa cultura europea, quel marxismo attraverso il quale egli cominciò a vedere (come dichiara nel Contri-b1'to ali-a critica di me stesso) un Hegel più concreto e profondo che non gli comparisse attraverso gli espositori mistici e teisti, quel marxis-mo, dico, lasciò a parer mio tracce ancor oggi riconoscibili nello spirito iìlosofico del Croce e nella stessa sua concezione politica e giuridica. h1olto del dinamismo concreto (astrattamente concreto) di l\-Iarx passa infatti nel duplice concetto del diritto come econo-. 1uia e dello Stato come for7.a. Diciamo duplice concetto, perchè in realtà dall'equazione: cliritto=politica utilitaria=forza, risulta solo che lo Stato considerato c01ne organo del diritto ha per funzione sua propria atti di forza (nel senso ben .J.oto, e non immediata1nente, che la vita dello Stato tutta quanta sia vita di fon.a. Qu.esta definizione più generale si attacca anch'essa, in qualche modo, all'economia marxistica (non certo al marxismo internazionalista!) : ma in quanto essa rfflette il pensiero hegeliano, e anche vichiano. Manca tuttavia al Croce uno speciale svolgimento della sua dottrina per ciò cbe rigu.ar<la lo stato astrattamente giuridico: questa filosofia politica ba invece per suo problema centrale. quello delle relazioni fra gli Stati. E guardando a queste e alla realtà della vita internazion.ale come corso concreto de11a Storia, Croce vi lia scorto un 'eterna ineliminabile gue·rra, nella quale la vita di ogni Stato come organismo politico è essenzia1mente difesa incessante e continua della propria esistenza. Guerra che non è se non la forr.:1a estrema della dialettica di opposizioni e contrasti per cui vive la storia: guerra che rappresenta una crudele necessità, ma senza la quale il mondo umano non è concepibile. Cosl 11No~tro scriveva fin cl.al 1912, svolgendo un prin• cipio implicito già nella sua filosofia della pratica: e cosl si apriva la via a criticare quel complesso •di idee e sentimenti eh 'egli denomina astrat.tism.o politico e che corrispondono al liberismo internazionalista e all'idealismo umanitarn del sec. XIXX fatto artificiosamente sopravvivere al suo ambiente storico, rispetto al quale sòltanto esso è giustificato. Utopie sono per il Croce la Giustiz'ia internazionale e 1 'Untan.ità assolutamente pacifica e concorde; perchè il contrasto e • la lotta sono ineliminabili dal mondo .. E costituiscono, senza dubbio,. il -male, il lato atroce della vita; ma, come diceva Hegel, bisogna guar•· dan: ad esso coraggiosamente e, accettando 1n, su- . perarlo. Anche la cosl detta pact non è che una guerra più len~ e più rimessa: guerra di prindpii e di interessi, se non d'armi· e ci sono sempre i d.anni e i dolori. Nè alcun~hè di politicamente significativo e importante può essere n1ai compiuto sell7..aquesti danni e questi dolori. Realismo politico, dunque, a cui anche praticamente 1'ide<•>logiadi tipo wilsoniano ba dovuto cedere il posto. Questb realismo si ripete nella concezione della vita interna dello Stato. Come lo Stato deve essere fo,rz.aed energia vivente per affermarsi nella storia del mondo (forza ed energia, si badi, assai più spirituali che astrattamente materiali: questo secondo aspetto si giustifica e riceve valore solo .nel primo); cosi esso è, d~nt:o a sè stesso, un più ristretto cosmo di energie e cli forze. Questo Stato è essenzialmente Stato nazionale: unità organica di una varietà -infinita di coscienze, costrette in una sola in• di:idualità storicamente ed empiricamente determmata _dallamissione che lo Stato medesimo deve attuare ': difendere dagli altri Stati che tenderebbero ciascuno ad opprimere le idealità altrui per la propria. E alla stessa maniera che c'è una unità della storia umana pur fra tutte queste missioni contrastanti (anzi, essa risulta , appunto dal loro contrasto: reru:m concordia discors), cosi l'unità e l'individualità dello Stato non sono minacciate dall'inevitabile conflitto delle idee e dei partiti che si agitano nel suo seno, purchè, s1i11éende, questo conflitto sia vissuto onestamente .e seriamente, superando il .settarismo e Ja violenza. Cht; anzi il cittadino non è dtte.clino se non in q11anto ha un suo partito e lo sostiene e combatte per lni con le armi che la vita civile concede e la more.lità concreta a_pproL A R I V O L U Z I O NE L I){ E R AL E va: \'i vere nella vita de11a Natione, e viverci combattendo, tanto per il suo ideale contro gli altri quanto per la Nazione stessa contro J.e altre Nazioni, - ecco il suo dovere. Nè sussiste, per il Croce, il preteso conflitto tra il dovere nazi01i.alc e il dovere umanitario: sia percbè quc· slo è 1111 falso dovere, da pacifisti e ideologi, sia perchè, anche alla stregua del principio della superiorità del dovere pilt largo, esso è dovere più stretto, dovere inferiore, in quanto discorde dal· la necessità della vita e della storia, mentre l'altro è questa stessa necessità. Certo che, come è possibile, anzi doverosa l'eliminazione della violenz'.l inutile e malvagia dalla politica nazionale, cosi la politica internazionale può avviarsi a una limitazione dei conflitti a quei casi dove la guer· rn. è veramente necessaria. Ma non per questo si speri che le porte del tempio di Giano si chiudano mai a luogo nel mondo. Tanto basta a noi per risolvere la qttestioue sollevata da principio, sulla individuazione storica della filosofia politica crociana. E' chiaro intanto che essa parte non tanto dal liberalismo della scuola piemontese, quanto cl.all'altra corrente liberale rappresentata dall.a nostra scuola hcgeliana del mezzogiorno (i due Spaventa, F10- • reutiuo, De Meis, Francesco de Sanctis). Perchè come l'una è liberale con tendenza religiosa spiritualistica, l'altra con tendenza più spiccata mente laica, immanentistica, universaUstica, cos\ quella persegue a parer mjo uua politica concreta ma non realistica, questa la propugna invece concreta e realistica ad un tempo. Ora questo è appunto il punto di vista del Croce: e anzi si eleva in 1ui a una 1naggior chiarez7,a e préCisione, anzi a una definitiva storicità. E' questa dtmque la , vecchia tradii.ione liberale, che il Croce aveva presente nel definire il proprio programma cli fronte al Parlamento: e senza dub• bio le origini ideali della sua politica scolastica so110 piuttosto in Bertrando Spaventa e France:;co de Sanctis cbe nel Eertini e in Domenico Berti. Sol che: c'è nel Croce qualche cosa cli più che il semplice liberalismo hegeliano: in quanto si tratta cli un liberalismo che ha assunto anche in sè il nocciolo migliore e più profondo della dott1ina 1narxistiea. E d'altra parte, il p.ensiero liberale crociano rimane sostanzialmente in un ambito tutto speculativo: storicizza, ma non si storiciz7..a, se non cmne concetto filosofico. Tan• to che la sua funzione originale, accanto a quelJa seconda.ria di aYer prestato sè stesso, nutrendola cli sè, all'opera odierna, idealistica, di riforma della scuola, I: soprahttto quella cli aver purificato dall'astrattismo il campo della politica italiana. 'SANTINOCARAMEI,I,A. LETTURE SUI PARTITI POLITICI F. TUR.'..Tl: Le 1,1ie·maestre del soc-iaUsmo, a cura di R. Mondolfo - L. Capelli, Bologna, 1921. I volume di pagg. 318 L. 16,50. (Biblioteca rii Studi Sociali diretta eia R. Mondolfo II). -.R. 11ondolfo ha raccolto con c!iiigenz.a. mirabile i docu1nenti del pensiero tnratiano attraverso i Congressi. del partito socialista, corredandoli di note e di chiarimenti tratti per: lo ,.)H't da articoli della Critica sociale, b modo che vera:me!1te il c1;tico ha diuanzi il pensiero integrnle de1 leader rjformista meglio che nelle raccolte del genere recente1nente apparse. Opera di raccolta tanto più àifficile in qu~nto, come il n1011c1olfoavverte e come ogni studioso di questi argomenti sa per esperienza, dei rendiconti di tali congressi nessuna biblioteca pubblica italiana • possiede la collezione e « lo studioso li può fatico0 S.Rmenteracimolare solo con affannose e insistenti ricerche nelle più diverse città presso i privati possessori dell'uno o dell'altro volume».· Del lavoro del Mondolfo, dunque, si sentiva vivo il bisogno e glie ne deve venir da tul':i lode sincera. In un'aenta prefazione il raccoglitore insiste sulb coennza del libro, sulla continuità del pensiero turati'ano, riprendendo un concetto che risale a una. lettera recentissima del Turati stesso. 111ache cosa è la coerenza di 30 ·anni di' vita• politica? Il problema pare restringersi per il :\L nei limiti di un atto psicologico, un fatto di coscienza, cli cp.rattere : e talè del resto è la ragione invocata dai molti ammiratori del Tu.rati : in sede politica il carattere ru,n può essere che nn presupposto fuori discussione : si discute il pensiero o, se volete, il carattere come pensi.,;o. Sp-,- stata cosi la questione: che è questa coerenza . trentennale di pensiero? Ammettiamo sui doc:u-• menti che il Mondolfo ci offre che la pos1zione di Turati cli ·.fronte alla reazione crispina non si4 sos+..anzialmente diversa dal pensiero di Tu.rati di fronte al fascismo: si ripetono gli stessi concetti, la stessa tattica, le stesse parole. Ma b reazione crispina non è il fascismo: l'Italia di Adua non è l'Italia uscita dalla guerra .,,,"ropea; ci sono delle forze nuove, dei fattori impreveduti, delle aspirazioni attuali e re.ali. Se il Turati avesse conservato uno stesso pe:nsiero, se avesse avuto u11pensiero, le posi1.ioni di fronte ai due momenti storici sarebbero state dne posizioni dive,"". La coerenza lineare, ! 'identità verbale designa un iipo sentimen_tale di visioni dogmatiche, caratteriZ7...auno schematismo, un arresto cli form..azione spirituale, una conclusione prematura, tma unilateralità che si ritiene perfetta - quasi - se la reverell.7..an.on ci interdicesse la parola - un.a. co...---eiut.agginpereclusa a ogni vivacità creativa, a ogni impreveduta azione della storia. Qual 'è la natura speculati va, il nocciolo ideale dei luoghi eomuui che Tttrati vien ripetendo da trent'a=i ? Il marxi&mo non è penetrato nel SttO spirito, ~on vi ha alimentato una coscienza reali$tica <leile forze politiche. L'ideologia turatiana sorge in llll momento caratteristico della nostra storia, in un mo1nento di vuotezza ideale, e di assenza di lotta, in cui Ja vit.1. politica si irrigidisce in formule che la tradizjone impone e la rffiltà non sa inverare. Fuori di quel mome!lto specifico non ha giustifica.1.io-.i.e. Il Tur?-ti confessa volentieri la sua impreparazione 1 giu<lica,re di problemi di ctùtura, 1a sua ignoranza filosofica e storiografica : così si spiega, come egli non abbia mai acquistato wia CO· scienza critica del suo pensiero e non ne abbia veduti i limiti. ?/fo..rxnon s'intende se non si muove da una p;:ernessa filosofica, se non si penetra e si risolve il suo hegelismo: Turati sdegna codesti proble1ni con ignohile semplicismo e non si avvede di possedere implicitamente tuttavia un pensiero.filosofico, il più banale fra tutti: che maove eia i..L'"l utilitaristno romantico e per un'astrn.tta visione ec-onomica dimentica i! prob1enia politico di forza (ideale). E' singolare il giudizio che T,1ra ti fa della morale degli individui : niente affatto reale per sè e come forma dello spirito, ma addiritttu·a, secondo lui, Junzi01te di/ensi1,1adella -vita e dello S'V-ili.ppo; questo atomismo gretto e particolaristico si trasferisce poi nel giudizio politico e la funzione che la morale ha per gli individui i: identificata con quella che la tattica ha pei partiti. Nè vedendosi qual sia in ultima analisi codesta vita e sviluppo del partito che dovrebbe risolversi !lella tattica, ma non si risolve perchè il realismo resta a mezza via, pare difficile che altri possa impugi,are la natura ntilitaria che noi scorgiamo nella teorica del socialismo turatiano. Al'trove egli accetta l'esigenza della conquista (graduale!) ciel potere politico da parte delle masse, ma per arrivare a un 1nuta1-ne'ntoradicalé econ.aniico. Qui l 'intrecéio è ancor più ingarbugliato, senza rimedio, perchè il problema dei rapporti tra economia e politica che il mar:dsmo aveva validamente posto è ingenuamente delibato con candid.a ignoranza, e il so1o modo cli dar uu senso alla proposizione mantenendo una coerenza, ci riconduce all'utilitarismo già notato. Dunque per Turati il problema •politico non ba un senso per se stesso perchè solo lo, star bene per se medesimo ha un senso! Citare Marx, Sorel non è affatto un portar nottole ad Atene: Turati ha bisogno di leggerli, ili meditarli per intendere finalmente che la conquista del potere politico è tutto, che solo in questo atto le ll12SSe provano la loro superiorità ideale e la loro capacità realizzatrice: questo è il punto vivo della dialettica sociale e della praxis storica; questa è la novità del comunismo critico. Di fronte alla disciplina rivoluzionaria che qui si postula il riformismo di Turati è immorale, diseducatore, inutile. Qual è il significato della gran questione : p1·ogra,nma.r,1,ininw o p-rogran-Mn.ma .assimo '? Ecco un altro equivoco della nostra incultura politica, di cui il Turati è' uno dei rappresentanti più ingenui. Il prop-amma minimo è un pro- ✓ gramru.a cli governo, è tecnica di esercizio <lei poteri. Possono. elaborare un programma mini• mo, oltre che i governanti, gli studiosi (per es. l'Unità) ma codesto programma minimo non può aluneutare la lotta politica se non mediocremente e certo sol_oattraverso metodi analoghi a quelli propugnati d.all'Ostrogorschi chè la demagogia corrompe in cg-ni partito la visione dei problemi pratici e non permette una diversità sistemata d_isoluzioni. Un partito di popolo - in un penodo storico quale è il nostro -'- non pnò avere che un programma massimo, una concezione della vita e della realtà, elaborata come mito suscitatore cl 'azione, un contradditorio messianismo una volontà; e I'interesse per le riforme· prati~ che è un interesse di ordine amministrativo, una c~nsiderazione • di carattere tattico per superare ostacoli mate.i;aii di vita. Concetti ~ssai più complessi e difficili di quel , che non sembrino al T. Il quale ha avuto uua importanza storica notevoÌe e un realismo indi• scutibile dal '92 al '9c>2.Egli ha risolto il problema 1nateriale dell'esistenza del nascente partito. Di fronte a Crispi e a Pelloux ba capito !'esigenza cli una grande e generica battaglia in nome della libertà che affratellasse radicali, liberali, socialisti e anarchici. Questo è il momento di Filippo Turati. Egli ha condotto la battaglia con singolare arte diplomatica. E' riuscito a conservare al suo partito un'individualità approfittando del decisivo concorso liberale che gli era in.dispensabile. 1i1.c't in 'questo compromesSO s'è esaurita 1'originalità di pensiero del socialismo e il nocciolo centrale si è corrotto. Sino ad Imola i socialisti italiani sollo di fatto libe·mJ.i e perciò si separano dal corporativismo e dagli anarchici Il loro gradualismo ~on è antistatale. Seguono l'idea internazio!lalisb per pregindlzi di umauitarisruo e di positivismo. Vivcno di una debole 31 tradizione, s'alimentano di una legittima lotta contro una cieca politica di governo. Il giolittismo segna lo sfacelo di questa ideologia. Dal 1c;o2al 1914 la logica di T. conduce al collaborazionismo : il suo riformismo non assume respo,isabiiità di governo per mera timidezza. La logica marxista voleva invece una violenta azione popolare : k masse erano immature e gli sforzi cli Labriola e di altri intellettuali restarono frammenti di azione. Il socialismo, conclusione ideale della rivoluzione .italiana, si arrestava all'impotenz.a che impecll il compiuto Risorgimento: privo di un deciso interessamento delle masse rinunciò al principio edncativo che era implicito nel!' intento rivoluzionario, si ripiegò nella molle rinuncia utilitarista, insegnò al popolo l'egoismo, il ricatto, la ricerca delle concessioni. In quest'opera mancò ogni dignità proprio per colpa del machiavellico Tu.rati. Turati predicava alle masse con enfasi demagogica ecl esagerazioni di ricattatore concetti e riforme che Giolitti preparava sta,:iclo al Governo. Il ri voluzion.arismo servi va ai destri per ragioni elettorali - nonostante ogni professione cli purità. T. e i suoi amici avevano compreso come dopo iI fati imento ideale de11'8oo ogni risveglio popola.re sarebbe venuto d.all'opposizione e agivano approfittandone: questo tremendo equivoco è stato alimentato per più cli un decennio. fo questo senso T. è forse il più formidabile diseducatore dell'Italia modem.a. Egli ha perennemente agito senza assumere la responsabilità della sua azione e ba dato ai proletari che difendeva figura e caratù:re di mendicanti impedendo loro che assurgessero a personalità di lottatori. 11 suo posto era - nonostante la sua impreparazione enlinrale - al governo: la sua dignità gli doveva interdire la demagogia : che del •esto diventava la più turpe forma <li as5ervime!lto al giolittismo (Documentino l'affermazione le mirabili pole.'llicbe del!' Unità sull'azione dei socialisti). Nonost?ante quest'opera continua di corruzione delle masse, venuta la guerra (di fronte alla quale T. ebbe la stes-,a posizione di Giolitti con il vantaggio - cui non volle rinunciare - dei luoghi comuni pacifisti) si determinò in Italia una situazione rivoluzionaria: il popolo rimasto esterno alla formazione nazionale, guidato per venti anni dai riformisti ad un'opera anarchie-a di sfrnttamento allo Stato senti l'impulso iniziale alla costituzione di una disciplina, di una coscienza e di una volontà politica. . Il sacrificio gli insegnò l'autonomia. L'espenenza. storica immediata impose ad oo-nuno la n_ecessità dell'iniziativa diretta. Cosl na~que una s1tuaz1one e un'idea risolutrice rivoluzioriaria. Turati non la poteva intendere perchè era rimasto esterno al processo di creazione e doveva ineluttabilmente parlare, attraverso i fiori della rettorica messianica un linguaggio reazionario. Turati è .uru, scettico che non ha fede nelle forze, ma :"1lo nella ~plomazia. La logica delle apparenze, il.pudore d1 un equivoco lo obbliga a una finzione a professioni astratte progressistiche e socialistiche, ma la sua anima-è quella del giolittiano. Porta al governo giolittiano il dono dell'illusione d~atica alimentata nelle masse. Il pubbli 0 :, s1 entusiasma ai simboli e alle apparenze; ma questa è la sosla.nzà del fenomeno Turati. Nella sua partecipazione al governo - svanito l'equi• voco 1! i clamori - si vedrà non una conquista d_elle~sse, ma il risultato di un'arte diplomatica, d1C1a.m.opure, seni.a insulto, di un arri1,1i~ S111-0 personale. Pnrno GODETTI. Dn program'lna • Il 1wstro paese ha bisogno che i possessori, del capitale non oziirz.ò contenti del quattro per cento fornito dai titoli di consolidato o dai fitti terrieri, ma si avventurino in intraprese i.tili: a loro e alla nadone intiera. Il paese ha bisogno che le classi dirigenti n?"n continui,:w ~ avviare i loro figli alle carriere _professionali e bi.rocratiche già ingombre di aspi.-anti insoddisfatti ma li a1.n.tiino alla fortuna sulla via delle i.;,_dùstrie e dei commerci •. LUIGI EINAUDI. Stiamo preparando· alacremente la realizzazione del nastro piano editoriale. Molto utile ci. sare~be la costituzione di gruppi cultnrah d'az.1one nelle varie città, i quali potrebbero nsolvere due problemi : r) garantirci un numero adeguato di aderenti e di compratori ; 2) portare nella vita della cnlturà locale, con autonome, iniziative, discussioni, conferenze, corsi di levioni, ecc.) le nostre idee e i nostri metodi. Spiegh_eremo tra breve in modo µi1\ preciso il piano che meditiamo. Intanto gli ami.::i sono invitati a una collaboraz.i.ane epistolare preparatoria. Nei prossimi numeri N. DANIELI: D'Annunzi.o e Leni:n. G. BuzzETTI: S. Gotta. N. PAPJ.FAV:~: Badoglio. B. GroVENAI.E: J..,'agricolt1,1·a piem.ontese.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==