La Rivoluzione Liberale - anno I - n. 6 - 26 marzo 1922

Lipsia, da Balle, da tutta la MilteldeutschLand: leva di giovani operai wvversivi nelle campagne, spediti a un centinaio di kilometri dalla loro fabbrica e dalla !oro casa, senza che questi dovess~o temere di essere respinti dalle maestranze della Leu.nar, come le maestranze degli stabilimenti italiani respingevano, nell'Ottobre 1920, i temutissimi « estranei ». In un solo giorno ne entrarono nèllaLewwr duemila. 2°) La disciplina, nella Leunar, era assoluta. Nou vi si fecero gli stolti tentativi di lavoro come da noi, ~rchè i capi sapevano troppo bene che qualche inconclndente tentativo di lavorazione non avrebbe servito ad altro che a distrarre gli insorti dal compito principale, che era quello di marciare su ìviersel:>Urge Balle. 3°) Non vi furono assassinii alla macchia, come quello di Simula e SonziIJi. Vi furono invece gli attentati terroristici su larga scah e, sopratutto, difesa a mano annata contro fa Sipo (Siclzereits Polizei). L'impressione complessiva che lo straniero potè ricavare .dal movimento, fu questa : tutte le forze organizzate in conflitto proc_edevanocon estrema violenza e sapevano fare il loro mestiere. Da una parte 1a polizia, scarsa cli numero ma scelt:;i e munitissima (le Leunar furono bombarclate), e i volontari studenti (paragonabili ai nostri fascisti) disposti a pagare cli persona,, senza la protezione della po\izia: d(tll'altra una minoranza operaia freddamente decisa a spingere la crisi al suo acme. Proprio il contrario delle intenzioni e clella rnttica che polizia, organizzazioni fasciste e minoranze operaie hanno dimostrato e attuato in Italia. Vediamo infatti qualche aspetto dell'atteggiamento dei nostri operai, come è messo in rilievo clal processo di Torino. (S'intencle, qui nou ci interessano i casi patologici, come quello clell'imputato Sironi, ecc.). J1Iancanza d.i nomadismo. - E singolarissima la preoccupazione, che tutti ebbero, di non lasciare entrare estranei nelle fabbriche durante l'occupazione. Il Biava, e in genere gli imputati appartenenti alla maestranza della Nebiolo, debbono aver considerato :a ~ 1-::-...·ofaobrica com:t Li..d }JO"dt::cc,o111eun proiv- ,,idenziale asilo nel mare sconvolto clella rivoluz,one. Dalla ciuta clegli stabilimenti occupati, gli operai guarclavano i violenti, che cercavano di fare cjavvero la ri,·oluzione, come il contadino clell'oasi guarcla il Touareg. Sraclicati, inurbati, travolti ci"lla vita capitalistica in una clelle sue manifestazicni ordinarie, questi operai ricli,·entano villici - e bnon,i villici - nella fabbrica occupata. );essun maggiore controsenso, "in Tta!ia, che i camions rossi proposti come strumenti per la rivol-u.zione proletaria! .'1ancanza di te,wta ri·voluzionaria. Questi" imputati sono stati - somme tout - <lei coglioni. Le tre clonne furono tutt'altro che tragiche' vergini rosse, come favoleggiarono i giornali : e lo strano, egregio presidente Daviso, è proprio qui : che non 'o siano state! La Actis, anche quando ·gli • estranei » tanto temuti parlavano cli inscenare un episodio terroristico, rimaneva sempre la clonnetta che - secondo la deposizione <lei principale - « quando le si faceva qualche osservazione si: rn,ette1Jasubilo a piangere, riconoscendo però la giustezza delle ossen:azioni • Le altre due passavano la giornata... facendo della telegrafia senza fili con i giovanotti dello stabilimento vicino. Eppure i più modesti ricordi di crisi rivoluzionarie dicono che furono sempre le dom:e k più sanguinarie! Baste,ei.;be !'episodio, che nessun stabilimento voleva ac~ogliere nella sua cinta lo Simula, condotto da1le lance spezzate della rivo! uzior.E:: basterebbe la osservazione troppo spiritosa per essere cinica, di quel ragazzotto che sentendo' parlare di bruciar vivi i due; esclama : « Prima però spogliamoli! » per capire che,, nei recinti delle fabbriche, era ntorna,r. precisamente un soffio di quella baldoria da ,·illaggio, di cui il vero operaio non è, non pnò essere più capace. Mancam.za di metod.ica sovversiva. Il presidente e il procuratore generale hanno spesso nel corso del dibattito, fatto della facile ironia sulla incerte-,;za dei ricordi degli im· putati. Jl caso del giovane Biagiotti è caratteristico: questo sradicato, che nell'istituto degli Artigianelli ha raggiunto tanta capacità tecnica cla prendere non so che diplomi, alle domande dell'inquirente non fa che risponclere dei • mi pare •, che - si noti - non vogliono neppure mentire, non vogliono salvare nesuno. Il P. G. si meraviglia: Che mentalità avete? si trattava di gettare un individuo in un forno. E' cosa che non si usa fare tutti i giorni : e rispondete con un • mi pare! • Perchè si è di fronte ad una cosa orribile, ad una strana cosa, ad una cosa feroce, e voi nou avete altro che delle impressioni, non rispondete che con dei • mi pare». Gettare un uomo i1) un forno, vi p'.1re che sia cosa possibile, razionale, da poLA RIVOLUZIONE LÌHERALE terla così facilmente climenticare, da affermare con tanta imprecisione? Ma non è proprio niente da meravigliarsi. La figura clel complice e delatore Bertero è anche più interessante : questo individuo, nella spossante ricerca cli lavoro si. vergogna di presentare uua fedina poco pulita : salvo poi a tenere per le braccia, al momento dell'esecuzione, i due assassinati. Sono tutti così, questi imputati : erano tutti così, nel critico Ottobre clel 1920, gli operai italiani. Oggi, a clistanza, gli uomini saggi, come i magistrati, domandano: " Ma eravate allucinati?" Essi erano precisamente allucinati : per pa.-afrasare un celebre titolo, erano i figli delle nostre allucinale cam·pagne, erano gli operài fratti nell'ingranaggio clella grande industria senza nessuna preparazione e squadratura. Allucinati dalla sofferenza perchè certù in nessun paese il processo clell'inurbanamento costò a.i singoli tanta nostalgia, tanto malessQre, ·ta.nto nascosto dolore. L'errore di aver vohito provocare· in Xtalia uno sviluppo inclustriale cui manca ogni base economica, non fu scontato con la rivoluzione, precisa~ mente perchè i proletari italiani mancavano assolutamente cli ogni presupposto per fornire una classe operaia: l'allucinazione degli imprenclitori avventurieri fu trionfante per l'allucinazione clegli operai. In questo paese, dove non nacquero mai tre probi pettinai come qnelli di Seld~yla, la classe degli avventurieri del capitalismo si può permettere qualunque audacia, perrhè non vi è una dasse di operai che stia pronta all'attacco: non vi è, non è sorta lentamente attraverso una preparazione religiosa e un filisteismo pietistico, non si è maturata negli esercizi che - negli altri paesi - fecelì' agrrieo1 tdrta JII. Lacoltura deicereali nell'ultimo quarantennio 1° - FRUMENTO. - Stando ai dati delle statistiche ufficiali che possediamo ]a produzione del ,frumento avrebbe variate, seconclo 'le cifre seguenti : Area Quantità Prodotto' coltlvata prodotta unitado Ha. Ql. Ql..-,, Media delquinquer.nio 1379-1383235.260 2.276.470 9.67 1890-1894276.294 2.867.852 10.37 1901-1905(1) 3.399.630 Media delsmenio1909-1914(2) 315.000 4.000.000 12.7 1915-1920 (3) 328.800 3.815.000 11.78 QLtalche commento intorno a queste c.ifre è necessario. Da es.se risulterebbe che la superi, cie coltivata a grano è anelata via via cn,scendo, come ,pure, anche più rapidamente, se si ecoettua l'ultimo sessen.io, la relafr;a produzione. Quali le cause di tali aumen·:i? P,rima cli cliscutere quelle che gli situdiosi hanno indicato è necessario, per quanto concerne il Piemonte, portarsi un po' più addietro nelle indagini. Per l'attuale regione piemontese l'annuario statistico del 1853 dà Ulla produzion~ cli frumento di ci1,ca 3.690.000 quintali mentre le rilevazioni del perio,ìo 1870-74 dànno una procluzione meclia cli meno clella metà, e quelle successive dànno cifre -sempre inferiori a quella dell'annuario 1853 -· salvo le più recenti della nuova statistica, che la sorpassano, ma non cli molto, - Come spiegare così enormi sbalzli se non con gravi etTori di rilevazione? E come non rimanere assai dubbiosi cli fronte alle illazioni che clall'esame delle statistiche relative agli ultimi clecennii furono tratte, per quanto caute esse siano e per quanto calcolo si sia tenuto dei diversi metodi di rilevazione adottati dalla nuova statistica instaurata nel 19,09e quella prececlente? E la diminuzione non si verifica solamente p(;r il grano ma anche per gli altri' cereali e per il vino (lascianclo da parte gli altri prodotti), senza notare che• le differtnze appaiono an.:he più notevoli, e nel1o stesso senso clelle prime, coi dati dell'annuario del r864. - Non si può negare che la cifra dell'annuario 1853 sia esagerata tanto pi,ì s<> confrontata colle medie dei decenni prece- (r) Questi primi tre gruppi_di dati sono desunti dalle tavole che l'Avanzi compilò e riportò in Appendice acl 1111 suo libro. Cfr. • Influel17~'t che il protez.ionismo ha spiegato sul progresso agrario in Italia, - Pisa, 1917, Tav. JIT. (2) Cfr. VAJ.F.NTr: , L'Italia agricola dalla costituzione del Regno allo scoppio della guerra europea 11 - Tavole statistiche in appendice, nel fascicolo r0 dell'opera , L'Italia agricola e il suo avvenire - Roma, r918 - Pagg. LXVI e seguenti. /3) Cfr. ZA"t'"rtNI: , l;a potenzialità attuale della produzione del frumento in Italia in base alla statistica ciel clodicennio 1909-,920 in Kotizie periodiche di statistica agraria " - Settembre 1920. ro dell'artigiano un perfetto utensile prima ancora. ch'egli avesse messo piecle nella manifattura. In tutti i pae.s.iche hanno tentato uno sviluppo caipitalistico in grande stile, figure come quelle tipiche, definitive, <lei tre probi pettinai sono state frequenti : in Italia furono sconosciute, Perchè in nessun paese la preparazione ascetica ,.ai sistemi ,F proclu· zione capitalistica è stata nulla come eia noi : e i miserabili relitti finiti slli banchi degli imputati alle As5'ise torinesi, sono 1\ appunto a te~timoniare, anche se colpevo1i, appunt0 perchè colpevoli, quale· violenza profoncla sia stata perpetrata su un popolo per c.ui i desolati quartieri popòlani sono sempre umilianti come un ghetto, e le case operaie, cui i bòrghesi clelle amministrazioni comunali dedicano tanta attenzione sono sempre 'impestate clal fetore dell'ergastolo : quale violenza enorn:ie sia stata perpetrata su uomini, couclannati a migrare nel deserto della grande inclustria e clella grancle città, acl affrontare lotte sindacali, occup:azioni clelle fabbriche ed esperimenti rivoluziomri., quando ancora tutte le loro abitudini e la loro mentalità si indugiano nel « feu.chtem' Moos in,d. triefendem Gestein » dell'economia precapitalistica e della 1·eligione cattolica. GrovAN:\'I-ANSALD0 I zioni unitarie, con l'ausilio delle macchine, d 1 concimi, e di buone pratiche culturali? • E ritenenclo che sia logico, egli conclucle che nell'Italia settentrionale gli agricoltt>ri, a differenza di quelli dell'Italia meridionale, poterono e seppero trar profitto clalla protezione (pag. 238). L'atitor~, che procede ,semp.:·e con grande circospezione per trattare , I problema colla massima obbiettività, fa qui un ragionamento che fila diritto e sicuro, ma che io non oserei app,licare all'agricoltura piemontese dopo l'esame di statistiche tant,) contradclitorie. E per conto mio non credo che l'area coltivata a frumento sia stata estesa : tutt'altro. L'annuario clel 1853, per l'attuale regione piemontese indica: terreni aratorii (compresi i yjgneti ba. 1.170.081 prati naturali e artificiali . 304.508 boschi . 335.588 Dalle nuove statistiche si clesumono i dati segLtenti: terreni ara.torii (compresi i vigneti prati naturali e artificiali (esclusi gli erbai) boschi . ha. 891.000 .557-360 " 496.899 avvertenclo che nel computo non si tenne conto clelle risaie e che i dati dell'annuario 1853 poco clifferiscono da quelli clell'annuario r864. . Postilla Se è <la escluclersi un aumento cli superCar~ Ansaldo, in'V1Ccedi coutinuare una ficie forestale per le contrarie informazioni . . . . . . . . . che possediamo, qualunque sia il valore delle polenm:a 1_n CUI 1 te~m del dissidIO sono cifre riportate (cifre ia cui rilevazione <' orma.i ch1an prefensco nspondert1 con _ semp1·e difficile ed imp • ) • ' - t d. ·tt · lt · t · 1 t· recisa , s1 puo acco uno s u 10, scn ° 1_n a n emp1 , c 1e 1 gliere con maggiore ficlucia il risultato delle chca _che cosa 10 ho V1stone! !nov1mento_co- altre ,cifre, vecchié e recenti, che hanno un mumsta t,onnese: Lo leggerai nel prossimo fondamento egualmente sicuro e sono state numero. fuo Ptero Gobett1. raccolte da persone diligenti e coscienziose; Piemontese denti, e colla cifra dell'annuario 1~64, ma !? differenza resta pur sempre graudissima. - Nè si può dire che le statistiche piemontesi fossero fatte co11negligenza : l'annuario del 1853 (cliretto dal Maestri) fu compilato con gl_istessi criterii co11cui, per opera <lei Correnti e del Maestri si preparò qr;ello <lei 1864, che fu assai encomiato dal Valé:nti per la base territoriale che vi si dette alla rilevazione della produzi0ne agraria c per '.,1 cura con cui le rilevazioni furono fotte. E se .anche si debbono litenere esagerate le cifre dei varii annuari comparsi prima clel r865 - mi pare che, almeno per il Piemonte, esse s.iano assai p[Ù attenciibili che non le cifre delle statistiche successive (4) -- riflettendo che i principali· compilatori,' forniti di esperienza e dottrina, potevano indagare direttamente in nn campo più ri-- stretto, per cui era m·aggiore la loro competenza, erano più controllabili le informazioni e potevano giov.aa-s.idi indagini ufficiali fatte da parte di un Governo -che sopra il ,Piemonte poteva co11più facilità e sicurezza ch<l per altre r~gioni esplicare la su.a azione amministrati va. P,erciò ritengo che, se si vuole istituire confronti per la nostra regione ciò si possa fare, colle clebite ·cautele e senza pretesa cli trarne conclusioni in·efutabili, tra le cifre clegli annuarii citati e quelle che periodicamente ci clà la nuova statistica agraria a partire dal 1909 (5). Orbene, possiamo ammettere sicura.mente che il protezionismo abbia contribu.ito notevolmente all'aumento della produzione granaria nell~ nostra regione? L' A va.nzi nella già citata opera afferma che nel quinquennio 1890-94 si nota una forte depressione generale nella produzione agraria italiana., « la quale si può mettere in rapporto col clisagio ecouomico cli quel tempo e con i metodi di rilievo adottati » (pag. 251). Aggiunge che si rileva anzitutto una riduzione per la coltura clel grano sia riguarclo alla superficie, come rispetto alla produzione complessiva, ma che tale ricluzione non avviene nell'Italia settentrionale. Negli anni successivi la produzione e l'area coltivata sono in allmento e nell'Italia Settentrionale « la maggiore produzione unitaria., sono state più rilevanti che nelle altre parti <lei ten;torio nazionale» (p,a.g.231). E più in là seguita : « Do-· po aver ri~contrato il grancle progresso della granicoltura nell'Italia settentrionalt, dobbiamo v.e;~amente,concludere che la pro· tezione non vi abbia influito? Dobbiamo ginclicare alla stessa stregua l'inclustre ag1-icoltore settentrionale ed il pigro latifondista del Mézzogiorno? Non è logico ammettere che gli agricolto1; più intraprendenti abbiano saputo sfruttare il premio concesso dal Governo, tendendo jlcl ottenere alte proclu- (4) Sul valore cli queste statistiche Cfr. .VA· LF.N'l~I: «_L'Jtalia agricola nel cinquautenmo ", pass11.~1,111(( Studi, ecc.» ed anche ETN~um: «-Log1ca protezionista )I I in « Riforma ~ocin!e •, Dicembre 1913. (.5) Su11e quali non ~i può giurare: tntt'altro. almeno egualmente nelle due epoche. ,Da queste cifre si può indurre che, in linea cli m2ssima, la coltura <lei cereali si è ristretta a vantaggio della coltura foraggiera e-vitifera, (per quanto qllest'ultima si sia estesa pure in sostituzione del bosco). E che le coiture foraggiera e vitifera si siano estese sa.i·ebbe, <lei resto, confermato dal grancle progresso avvenuto nel1'allevam:ento del bestiame, e dalla procluzione viruicola fortemente accresciuta. Dal fatto della restrizione della coltura <lei cereali non si. può sene' altro argomentare per concluclere che anche l'area coltivata a grano è diminuita, ma non si può é.èrto .affermare che sia aumentata, e, d'altra parte, l'aumento un po' esiguo clella produzione durante,_oltre mezzo secolo inclicato clalle statistiche non si può neppure mettere -in rapporto cogli innegabili progressi tecnici avvenuti in tale p,eriodo (6). Si aggiunga che è grande in Piemonte il numero degli agricoltori proprietari, special: mente piccoli proprietari,- assai più che non in altre regioni, che molti <lei giornalieri erano, e sono tutt'ora, parzialmente pagati in natura, che i fittavoli potevano facilmente compensarsi del basso prezzo del grano, facendone caclere le ·conseguenze sui fitti che pagavano, senza essere costretti a intensificare la coltura. Ora, una grande parte del grano proclotto, è tutt'ora consumato da costoro e dalle loro famiglie, ed è soltanto ,sopra una parte generalmente piccola che si fanno sentire g1i effetti dei prezzi correnti. Questa circostanza. e la difficoltà con cui i piccoli coltivatori si inclucono a mutare l'equilibrio culturale delle loro aziende non pennette cli credere che il protezionismo abbia esercitato un forte stimolo ad estendere la coltura del frumento. A completare queste sommarie congetture riporterò un passo d'un articolo del Lissone: "Io ho sotto gli occhi u.n quadro clella produzione granaria nel Piemonte dal 1710 in poi. Ora la produzione si mantenne intorno agli otto o nove ettolitri per ettaro fino al 1860, epoca in cui, per merito speciale di Camillo Cavour, si introdusse il guano, al quale seguirono i concimi chimici. Salì allora il prodotto a circa 12 quintali per ettaro, e purtroppo bisogna constatare che da oltre un ventennio la produzione clel grano è stazionaria quindi o le statistiche ufficiali sono errate, ~ ha ragione l'On. Camera nei Slloi apprezzamenti intorno alla efficacia della pro-. paganda teorica ». Distribuendo -per zone granarie le cifre della ptoduzio,ne gra.n.a:ria per il decennio 1909-20 avremo : ArcncDltlvata Quantitàprololla P,·odottoonftarl• Ha. QJ. QI. Montagna 17.4-00 153.000 8.88 Collina 147.600 1.702.000 11.5 Pianura 155.600 2.048.000 13.1 Totale 320.600 3.903.000 12.2 Confrnntanclo questi dati con quelli _corrispondenti delle altre regioni dell'Italia settentrionale si rileva che il Piemonte ha la produzione' unita.i·ia· più bassa, quantunque (6) Da ricerche [alte in vari luoghi risulta che la produzione unitaria è. ge11eralmente più alta cli quella indicata al solito.

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