La Rivoluzione Liberale - anno I - n. 5 - 12 marzo 1922

18 '"<i cui i democristiani prevalevano, fu sciolta nella primavera del 1904 • la democrazia cristiana fu nel 1905 e ·1906 condannata, scompaginata, soffocata. Quanto al problema rÒman6, Pio X ripetè le tradizionali formule cli protesta. Anzi la rottura delle relazioni diplomatiche fra la Francia e il Vaticano fu determinata, oltre che dai contrasti per la legge di separazione, dal viaggio del Presidente Loubet a Roma, avvenuto in ispregio della opposizione papale. Ma alla ripetizione delle formule e delle riserve temporaliste Pio X non dette più quel significato di attesa-catastrofica, di cui erano state gravi'ai tempi cli Pio IX e cli Leone XIII. Nell'autunno del 1904, proprio all'indomani_ dello sciopero. generale'. gli elettori ~attolici ebbero il permesso d1 partecipare alle elezioni politiche, perchè votassero per i conservatori liberali, caso per caso, secondo il criterio delle autorità ecclesiastiche locali. Nelle elezioni del 1909, le eccezioni furono moltiplicate. Nelle elezioni del l\J13, col famoso • patto Gentiloni », il no11expedit fu, oramai, di fatto, abrogato. Un numero crescente di candidati, esplicitamente clericali, cominciò ad affrontare e superare la prova delle urne, raccogliendo voti liberali, in compenso cli quelli, che in altri collegi i liberali ottenevano dai clericali. L'Italia sembrò avviarsi verso la formazione di una maggioranza parlamentare conservatrice clerico-liberale, nella quale il nucleo dei clericàli puri tendeva ad ingrossarsi continuamente a spese dei liberali. Ma siffatto continuo, per quanto lento, moltiplicarsi di deputati clericali non avveniva senza proteste, spesso rumorose, dei giornali conservatori-liberali. Il parroco del villaggio è lodato come ottimo sacerdote, e riceve laute elemosine per la messa, ed è magari invitato a pranzo alla villa di Donna Paola Travasa, finchè predica la rassegnazione ai contadini e raccomanda nelle elezioni_ il candidato di Donna Paola; diventa un politicante volgare, e non riceve più nè messe nè inviti, dal momento che l?retende pensare colla sua testa nelle elezioni, anche se non è uno di quei demòcristi che « mettono su» i contadini. Così, accettare i voti cattolici per i candidati liberali contro i socialisti, era buona cosa e utile; vedere sparire i candidati propri; e dovere accodarsi ai clericali per paura dei socialisti, ,era imbarazzante .è pericoloso. l liberali avrebbero voluto relegare i clericali nell'ufficio di semplici ausiliari, meno che di alleati. I clericali non si contentavano cli essere alleati, e non appena potevano, la facevano .da padroni. LE CONDIZIONAITTUALI. La crisi della guerra. La guerra e la crisi postbeiìica, ingigantendo la minaccia del socialismo rivoluzionario, ha precipitato il processo che si era andato preparando nei primi quindici anni del secolo. La borghesia liberale, atterrita dai fenomeni di violenza e di rivolta che si generalizzarono non appena ven;ie meno, nel 1919, la compressione del tempo di guerra, rotoìò affannosamente verso l'organizzazione cattolica. Alla sua volta il clero si gn<>rdò bene dal respingere i nuovi venuti con la pregiudiziale temporalistica e antisabauda del 1870-1900; rinunziò finanche ad imporre la pregiudiziale confessionale, con grande scandalo dei tradizionalisti, come l'arcivescovo di Genova, cardinale Baggiani; il partito Cattolico si trasformò in partito Popolare per poter inquadrare anche degli. .. ebrei. Ma tutta la ·,ecchia massa clerico-moderata di Pio X si travasò nel nuovo partito ; e il clero continuò a dargli come base d'operazione la sua organizzazione secolare. Fu un'opera febbrile, affannosa, cli propa- - ganda in tutte le classi sociali e con tutti gli argomenti possibili. Ai contadini si prometteva la terra, e ai proprietari si assicurava la riscossione delle rendite. I liberali potevano vedere nel nuovo partito il difensore di tutte le libertà contro ogni tirannia; e i cattolici potevano aspettare il trionfo di un nuovo ordine intellettuale, morale, sociale, sotto il controllo della Chiesa. La politica neutralista e tedescofila dei giornali quotidiani del trust cattolico e gli sforzi del Rapa per mettere fine alla , inutile strage •, servivano a conciliare le simpatie di chi non aveva voluto la guerra o era stato esasperato dei danni di essa; la partecipazione dell'on. Meda ai ministeri di guerra, e di molti propagandisti e organizzatori /l,lla guerra stessa, aprivano la via alla penetrazione nei gruppi interventisti e intesofili. Si prometteva una nuova politica di pace ai democratici ; e si protestava contro le delusioni dalmatiche e coloniali del Congresso di Versailles, in. compagnia dei nazionalisti. Nella enorme confusione di idee, che ottenebrò lo spirito italiano fra 11 1919 e il LtA. ~IVOùOZIOjllE 111.BE~AùE 1920. e cli cui ·il nostro paese è ancora beu lungi dal1'essere guarito, qu'èsta tattica di prometter tutto a tutti ebbe un successo sqperiore a qualunque aspettativa. Nel 1914, alla vigilia della guerra, le organizzazioni economiçhe catteliche contavano, in tutto, 103.326 aderenti; nel Ì.916, in piena guerra, il numero degli aderenti scendeva a 92.998; nel 1820 gli .organizzati erano 1.180.000, di cui 935.000 agricoltori. E questa massa dava, a un tratto, nelle. elezioni politiche del 1i·19, cento deputati popolari che prendevano il posto di altrettanti deputati della vecchia 01aggioranza liberale. Ed ha conservate le conquiste del 1919 nelle elezioni del maggio del 1921. Tutte queste fqrze sarebbero andate a fit:,jre nel partito socialista, se il partito popolare non le avesse inquadrate. E sotto' questo punto di vista si può affermare che il partito popolare-ha compiuto efficacemente quella .funzione di difesa preventiva delle istituzioni borghesi e moqarchiche, che Pio IX a;.veva assegnato al '-(,ecchio partito clericale. - • Strana difesa in verità: la quale non ha impedito al partito popolare di tenere nel 1919, e cli conservare largamente nel 1920, e .di non condannare mai esplicitamen1e neanche nel 1921. certe pratiche bolscevizzanti anzichenò di parecchi suoi seguaci. E questo spiega perchè molti elementi borghesi, che si erano precipitati a flotti nel partito nel 1919, se ne 'sieno andati via via ritirando nel 1920, dolendosi che gli elementi irrequieti non fossero repressi o respinti, e che la funzione conservatrice del partito 11011 si manifestasse così rapida e intensa come la patfra e l'avidità e i... sacrifici finanziari ed elettorali avevanp ·creduto di poter sperare: motivo per cui moltissimi industriali, e proprietari terrieri, e bottegai, e professionisti, a cui nel 1919 si era rivelata la luce del cristianesimo, hanno accolto con nuovo entusiasmo e nuovi ... sacrifici finanziari ed elettorali fra la fine del 1920 e i primi del 1921, la rivelazione del fascismo. Ma i magnati e le gentildonne e i nuovi ricchi, che nell'estate e nell'autunno del 1919 si afferrarono al nuovo partito come all'àncora del_la salvezza, non commisero nessun errore di calcolo, se non si spaventarono delle attitudini piuttosto incomposte di quell'improvviso pescecane elettorale. Senza voler negare la buona fede cli moltissimi fra i J)ropagandisti minori, e anche maggiori, del partito, è innegabile che nella psicosi postbellica le movenze agitate erano ind:i:;,. spensabili a chi voleva tenersi a contatto con le multitudini esasperate per sottrarle alla c.onquista del bolscevismo vero. Essere • convulsionari- era allora la sola via pratica per evitare le vittorie rivolu:donarie. Fu una specie di vaccinazione antitetanica. Anche molti socialisti riformisti dovettero fare del mimetismo leninista per non rimanere a predicare nel deserto, rifiutati dalle moltitudini. E la borghesia italiana, éedendo al partito popolare cento-posti alla Camera, non pagò a prezzo troppo caro l'opera di conservazione, che il partito popolare fece, con l'impedire che quei cento posti fossero presi dai ri voluzi,rnari veri e propri. ., E via via che si va calmando la tempesta, da cui siamo stati sbalestrati nei sette anni trascorsi, noi vediamo che gli atteggiamenti del partito popolare diventano sempre meno incomposti. Il Congresso popolare di Bologna dell'estate del 1919 fu u·na specie di eruzioBe vulcanica. Il Congresso cli Napoli dell'autunno 1920 ebbe ancora una sinistra bolscevizzante, ma già ridotta alla impotenza dalla ostilità della maggioranza. Il Congresso cli Venezia dell'ottobre passato si è tenuto in condizioni di equilibrio quasi perfetto: le contorsi6ni del dopo guerra immediato sono ormai passate di moda. E' su per giù un processo di assestamento analogo a quello, che assai più lentamente si va maturando l\eL partito socialista, e le cui tappe sono segnate dai Congressi di Bologna 1919, Livorno gennaio 192), Milano ottobre 1921. I Conservatorei democratici. Sarebbe, per altro, grave errore considerare il partito popolare come una semplice continuazione ingrandita del vecchio partito clericale di Pio X. I ]'fon la sola borghesia qpattrinaia, infatti, si è precipitata nel partito popolare, insieme alla vecchia organizzazione clericale dell'anteguerra. Ma vi sono entrati quasi tutti gli antichi democratici-cristiani, che quindici anni or sono erano stati sbanditi da Pio X, o costretti a subire in silenzio la nuova disciplina. Don Sturzo proviene appunto da questa origine. E vi sono accorsi molti giovani intellettuali laici: che dalla crisi della guerra e del dopo guerra erano stati rivoltati contro i partiti cli governo; ma si senti vano offesi o spaventati dal rivoluzionarismo catastrofico predicato dai socialisti; e cercarono nel partito popolare un'attività, che conciliasse la protesta contro il passato, la ripugnanza contro il bolscevismo, e la speranza indistinta 111a vivace, di una nuova vita. Vi sono accorsi anche - perchè n,;i -- n1olti avventurieri, anche 111assoni, che fiutato il vento della vittoria, si crearo·nu a un tratto nel nuovo partito una subitanea fortuna politica. Tutti questi elementi non hanno nessun legarne necessario con laborghesia industriai.e e terriera; e forn1ano ,buona parte dell'ufficialità, che inquadra tutta quella massa anonima del proletariato, specialmente rurale, e della piccola proprietà, e delle/classi medie, che hanno cercato, _fuori dei •partiti borghesi e foori del partito socialista, un terzo partito. Ed ecco delinearsi, nel partito popolare, la lotta fra la tendenza clerico-conservatrice, che continua la poli;tica di Pio X, e la tendenza democratico~cristiana, in cui rivive l'opera violentemente troncata da Pio X nel 190'l. ' I~ tendenza cleuico-conser.vatrice è forte· dei personaggi più annosi e più autorevoli, onusti di titoli, di esperienza e di abilità,; gode le simpatie dell'alto clero, ha l'appoggio dei quotidiani del trust cattolico, i quali non rifiutano --- si dice - neanche i sussidi siderurgici; fa assegnamento sulla maggioranza dei deputati; è invitata continuamente ad andare verso destra dai naziona- • listi, dai fascisti, dagli agrari. I democratici-cristiani non voglionn saperne di alleanze coi partiti conservatori e nazionali.èti; sostengono la necessità o della intransigenza o dell'alleanza coi socialisti; tendono ad occupare nella vita pubblicà italiana il posto che è rimasto vuoto per l'ignominioso tradimento, che deg·li ideali della democrazia hanno compiuto i radicali in questi ultimi vent'anni e che la nuova(?) « cle1nocrazia » - accozzaglia di ·conservatori e di nazion·alisti, paurosi di mostrarsi quali realmente sono - cerca di perpetuare sotto n_µovo nome. In questa sinistra del partito popolare milita non solo la grande maggioranza deg·li organizzatori e degli organizzati nelle leghe e nelle cooperative popolari, ma anche - ed è questo un punto importantissimo - una gran parte del basso ciero. Questo fenomeno del basso clero democratico si era rivelato già lra il 1901 e il 1905; e in questo campo si era più specialmente concentrata la repressione conservatrice di Pio X. Durante la guerra, i sentimenti soffocati nel precedente decennio si sono ria-ccesi nei giovani cappellani, che facevano la vita del campo e della trincea e condividevano il lungo dolore della povera'-gente. Nella crisi monetaria del dopo guerra, il basso clero si è vista ridotta a misura· irrisoria la capacità cli acquisto degli stipe_ncli tradizionali annessi ai benefici ecclesiastici, è precipitato in una vita di ristrettezz~ penosissime; ed in quanto è costretto oramai a vivere prevalentemente d"elle offerte dei fedeli, si è sottratto alla dominazione economica e disciplinare dei vescovi dispensatori di benefizi e di stipendi. I democraticicristiani, rifiùtando scrupolosamente ogni scoria modernista, che possa tu_rbare la compattezza dogmatica della Chiesa; sen: tono di avere nel basso clero un alleato sicuro ed una rete efficacissima per la organizzazione e_-la propaganda. Mentre i clericali conservatori godono dell'appoggio del Cardinale Gasparri, Segretario f cli Stato di Benedetto XV, i democratici-cristiani si prevalevano - stando alle loro affermazioni - deUa tacita simpatia di Benedetto XV in persona. Benedetto XV fu, quando era· semplice Monsignor Della Chiesa, uno dei fedeli del Cardinal Rampolla, che i democratici-cristjani ricordano con venerazione, insieme al Cardinale Svampa, come patrono ufficioso del loro primo movimento. Durante il p'bntificato cli Pio X, Mo~gnor Della Chiesa fu relegato nella diocesi di Bologna: e qui oppose una tenace wsistenza passiva a tutti gli sforzi, che i liberali conservatori facevano per trascinarlo contro il movimento socialista ad una politica di collaborazione analoga a quella, che grazie al Cardinal Sarto (Pio X) aveva assicurato nel Veneto, dnrante il precederite decennio, il dominio ai moderati. Salito al trono pontificio, Benedetto XV conti·nuò la politica elettorale della diocesi di Bolognà: che consisteva nel non fare nessuna politica elettorale: lasciò che agi'ssero nel movimento cattolico le forze spontanee, senza nessuna preferenza nè per le conservatrici nè per le d;,mocratiche; e con questa astensione, lasciò campo libero in Italia alle forze dembcratiche, dichia-rnndo che il Partito Popolarn agiva sotto la propria esclusiva responsabilità, all'infuori di qualunque controllo delle autorità ecclesiastiche. Nel Congresso di Napoli del 1920 il contrasto fra conservatori e democratici sembrò minacciare l'unità del Partito. Nel Congresso di Venezia essa è sembrata quasi svanita, perchè i conservatori, sentendosi \n grande minoranza, non hanno osato dar battaglia. Ma sul tema della tattica parlamentare i due indirizzi nòn hanno potuto non venire a contrasto. Alla fine la proposta di r consentire le alleanze anche coi partiti cli destra, e quella cli escluderne proprio i partiti di destra, si conciliarono in un compromesso, che dava prefereg-za alt' indirizzo democratico, senza escludete qualche giro di valzer con la destra conservatrice. Ma un incidente caratterist~, sulla fine ciel Congresso, rivelò che c1è nel blocco una incrinatura -più profonda che dai più non si creda; un gruppo conservatore anonimo, .per protestare contro l'ammissione cli alcuni antichi democratici-cristiani del 1903 nel Consiglio Kazionale del Partito, tentò di far votare una lista propria in contrasto con quella concordata ufficialmente nelle trattative preparatorie, da tutt~ le frazioni. Contro i promotori di questo oscura scaramuccia elettorale, la grande maggioranza del Congresso si rivoltò, e don Sturzo non dovè penare molto a sventare la ·manovra; ma l'incidente rimane come indice di una antitesi, che continuerà ad affaticare·; con maggior o minore violenza e chiarèzza, secondo le circostanze, la vita del Partito: perchè nasce dalla natura eterogenea degli elementi sociali, che convergono ad alimentare il movimento. Fra conservatorie socialisti. E già nel gennaio passato (1922) una campagna sistematica contro le deviazioni troppo popolari e non abbastanza cattoliche del Partito di don Sturzo cominciava ad essere _sferrata nella stampa cattolica più conservatrice. Aprì il fuoco l'Osservatore Romano, rimpiangendo i bei tempi, quando « l'azione cattolica teneva davvero il primo posto e imperniava in sè tutte indistintamente le energie nostre,, mentre o,ggi « l'azione schiettamebte e apertamente cattolica è meno sentita da uomini politici, da organizzatori e da scrittori». Continuò il Cittadino di Brescia invocando che si riprendesse la « gloriosa tradizione», quando al dire del!' Osservatore Romano l'azione cattolica era « base, luce, anima vivificatrice, forza di c9orcliname:1to,punto di partenza> dei cattolici organizzati; e attaccava esplicitamente il Partito Popolare e la organizzazione economica dipendente dal Partito , Popolare, perchè mettono in primo posto non l'azione cattolica, ma la politica e una « politica anche la meno soda». Accorse ai rincalzi il clerico-fascista Avvenire d'Italia di Bologna, analizzando il pericolo che certi « mastodontici organismi », cioè le organizzazioni del Partito Popolare, si trovassero senz,c • quella forza vivìficatrice che è solo rappresentata dall'azione cattolica•,_ Era arrivata stil terreno a far coro per le « gloriose tradizioni » cli Pio X, anche la Unità Cattolica di Firenze. Quando la improvvisa morte cli Benedetto XV interruppe la campagna, -che era evidentemente il risultato di una parol_a d'ordine venuta dagli ambienti più conservatori del Vaticano non certo favorevoli all'opera di don Sturzo. Don Sturzo ha risposto a questi, assalti, riaffermando nettamente il carattere non rigidamente confessionale e niente affatto conservatore del Partito Popolare. "";-che il nostro Partito - ha dichiarato a un corrispondente dell' Echo de Paris del 22 febbraio 1922 - éhe il nostro Partito sia animato da uno spirito di buona volontà, di carità, di p1ce, di fratellanza cristiana, è certo; ma che sia partito religioso, confessionale, è falso. Nella nostra organizzazione quasi tutti sono cattolici : ma il nostro partito 11011 è un partito catto'lìco. Noi siamo dei cittadini !iberi che lavoriamo su basi determinate: politiche, democr~tiche, economiche, sociali, per l'organizzazione dél paese; riconosciamo, tuttavia, che in Italia, per assicurare lo sviluppo pacifico ~e! nostro genio tradizionale, bisogna assicurare alla Chiesa la completa libertà nell'adempimento della sua divina missione. Voi non ignorate, d'altronde, che non mancano cattolici che hanno conservato un atteggiamento mollo diverso dal nostro e interamenteconservatore... In fondo, la tattica cli don Sturzo dovrebbe essere approvata con entusiasmo proprio dai cattolici più schizz1nosi; il Partito Po_... polare, operancl}' sottò la pr.opria respo~abilità, senza coinvolgere ne~ sue lotte la gerarchia ecclesiastica, rifiutando il carat- • tere confessionale, assume su cli sè tutti i pesi della battaglia e tutti i pericoli delle sconfitte; n;ia qualche conquista via via, è tanto cli conquistato per l'influenza cattolica: il Papa mieterà, a suo tempo e senza rischio, quel che don 'Sturzo avrà seminato e sarà riuscito a portare a maturità, Ove troverebbe la Chiesa una situazione migliore di questa? Ma i cattolici-conservatori rinfacciano al Partito Popolare di non essere abbastanza cattolico, poichè non osano rimproverargli cli non essere abbastanza conservatore. Peccato che don Sturzo non sia un poco modernista! Sarebbe così facile, allora, sbarazzarsene! Quando si vuole ammazzare un cane, si dice che è arrabbiato. Per abbattere don Sturzo, bisogna dire che non è cattolico abbastanza. S'intende che in perfetto collegamento coi conservatori-cattolici agiranno sempre i

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