La Rivoluzione Liberale - anno I - n. 3 - 25 febbraio 1922

10 Premetto subito che sono, in tesi, diffidentissimo di questi sunti s'tbrici introducenti a una dichiarazione di politica militante; perciò mi occorre ~remettere un breve ragionamento su codesto precetto dcli' • aderire alla storia ,. Carlo Marx, osservando i casi di vari popoli e di vari periodi, trovò che sotto molteplici e mute: voli forme, si svolge in realtà contin,uamente una lotta fra capitalisti e lavoratori. Mi si passi questa traduzione semplicista e volgare della teoria storica marxista. E' p~r .chiarezza. Ora uno che nei panni Oi M.arx avesse voluto « aderire alla s.toria • par• tendo d; uguali premesse, avrebb~ potuto dire e ,itredicare, per esempio, che la storicità e l'immanenza del dissidio, delle classi erano accettabili come verità formatrici di una coscienza generale eli~inante i danni,_ le sciagure, '7. dl~pers~oni di forza e di volonta causate dall 1nuhle contrasto umano a una legge eterna, e cosi via, 01~ganizzando una pratica di rassegnazion·e. Invece Marx ha ideato al contrario di seppellire la !Storia, generaudo un'attività soprafattrice d;,lla dialettica cielle elassi. Ora quale è la giusta conseguenza pratica di ~uella veduta storica, quella cli Marx o l'altra del supposto autagonista? La couclusione è che l'autistoria di Marx è diventata storia con questo frutto, sempre stando a quella visione: -- che, !ramme_zzoalla lotta bruta òelle classi in sè, oggi ci occorre considerare, in più, una nuova foi'za, la _cui direzio1\e è appunto ~uella di negare le class1. Di fronte al problema di questo pi1ì, di esercitare cioè un'azione 'politica positiva iu sequenza a certi fatti storici osservati, siamo e saremo sempre a quel punto: la Storia giustifica ugualmente soluzioni discordi e opposte, perchè è essa sempre una contraddizione insaluta, o meglio, non giustifica nulla. ·----- Cosi è, venendo al caso nostro, che tutta la questione sta nel tratto fra il primo comma e gli altri due dell'epigrafe del • Manifesto •. Jn che modo e perchè, « una visione integrale e vigorosa del nostro Risorgimento » ci porta a « loftare contro l'astrattismo dei demagoghi e dei falsi realisti., e fin qui ~assi, ma poi a e: inverare le formule empirico-individualiste del liberismo <Sassico all'inglese e affermare una co~cienza moderna tiello Stato , ? O non potrebbe la Storia, visto che il nostro pfocesso politico non è stato che !o svolgersi di un riformismo tendente al socialismo di Stato, consigliarci di perfezionare l'esperimento di questo so• eialismo di Stato. e educarci a divenir coscienti dei suoi mezzi, 1 dei suoi_fini e l".lellesue possibilità? Per esempio, proprio• in relazione al compito così limpidamente proposto nel < Manifesto• di ereare L'unitànazionale, non c'è nessuna ragione di giudicare inefficace un procedimento socialistico (nazionalizzazione). Non è questo, per caso, uno degli aspetti dell'attuale esperienza russa? Ma quando ci si decide per una condotta liberale o socialista, fra la speculazione storica e la speculazione pratica, sempre, sensibilmente o no, si introduce un altro giudizio: questo è bene, questo i male. Un giudizio etico, il quale, il più delle volte, ha già dominato e sottomesso al suo talento anche il giudizio storico che lo- precede. Detto questo non si crederà che io dica per iomplimento che la dimostrazione storica della e incapacità dell'Italia a costituirsi io organismo unitario, letta sul , Manifesto , mi -piace, voglio dire, mi persuade. Possiamo andar giù, <l'accordo, salvo particolari sui quali per mio conto non ho alla mano elementi soggettivi di giudizio, fino al punto in cui dalla rappresentazione storica si passa·a far previsioni oer l'avvenire. Che la storia sen-a oltre che ad ~pp_agareun'esigenza assoluta del conoscere, anche a far previsioni, è giusto : solo e proprio per questo aspetto, essa è una scienza. Ora si dice nel •Manifesto,, che questo socialismo di Stato che il libera)ismo ha 'ereditato dal Piemonte e ha svolto, uccidendo se stesso, nel nuovo regno, è un· movimento effimero: rappresenta una transazione che bisogna superare. Che significa biso{tna? Un imperativo etico, o vale come dire che, a una data temperatura, bisogna che un dato metallo fonda? Tengo i! secondo significato e dico che le forze di libertà scoperte dall'autore del • Manifesto •, anche a giudicare dai bruchi le farfalle non mi sembrano concludenti per affermare una contraddizione immediata al prévalere del socialismo:di Stato. Io non stimo (materialisticamente) del movimento operaio altra forza che quella delle organizzazioni. Ora, osserviamo. L'esperimento socialistico si è svolto fin qui attraverso una serie di compromessi fra gli istituti di diritto· pubblico e privato esistenti e i fini che lo Stato, pili o meno consapevolmente, si proponeva. Ha proceduto _attraverso il dissidio intimo fra una morale politica essenzialmente individualistica e la morale propria delle organizzazioni di classe. La fase iniziatasi dopo la guerra, non -ancera in pieno svolgimento, è quella appunto in cui bisogna demolire i vecchi istituti giuridici per fondarne altri, propri della rivoluzione che si sta compiendo, e insieme bisogna sostituire alla vecchia morale politica una nuova morale. Se si fa una stima ,approssimativa oèl tempo occorrente a questo lavoro, nulla ci persuade della sua brevità, cosicchè la previsione pili ~icura è che Il prossimo periodo storico della vita italiana sia ancora occupato da un processo 50cialista-burocratico rappresentante la concretazione giuridico-politica del movimento rivoluzionario di classe. I.tA RIVOLIUZIO~B I.tl.BERHLIE Certamente questo moto,- che noi giudichiamo svolgentesi in linea retta verso le realizzazioni di u11 socialismo burocratico, genera incessatitemente anche dei processi contrari. Cioè svolge intima mente un processo dialettico. E nello stesso tempo altri elementi fuori del\'organizza,.ione di classe e contro cli essa, producono a loro volta altre soluzioni antitetiche. Da questa dialettica interna e esterna del movi· mento sindacale, nasce quella che >il •Gobetti ha definito la Rivoluzione liberp/e. Perci_ò io credo di essere preciso nell'interpretare questo novissimo dittico, quando considero· quelle tali forze « di libertà 10, come forze che, in un primo momento imprecisabile nella sua durata, devono comportarsi rivoluzionariamente in senso proprio o negativo e 11011 in senso oositivo e costruttore. ln sostanza esse attendono· l'esperimento compiuto dal socialismo di Staio per superarlo, e 11011I& favoriscono se non p,er scavargli la fossa. Per rendermi chiaro, piglierò 111\esempio della ·storia stessa del socialismo, ricordando il momento quando il socialismo • in paesi a costituzione borghese arretrata (co.meper esempio il nostro), comprese la necessità di affrettare il processo formativo della borghesia, e vi cooperò, più o meno in coscienza, solo per affrettarne la catastrofe. Che questa rivoluzione liberale, la qual~ si svolge,• secondo il già cretto, per moti diversi e nemici, possa trovare una guida pratica che ne detérmini più o meno chiaramente l'azione immediata, non mi sembra possibile ora; solo è possibile alla scienza scoprire i lontani rapporti di moto e la composizione di quei fattori. • Dico dunque che il momento pratico della « Rivoluzione liberale » è, secondo le mie previsioni, ancora lontano e lascio a questo aggettivo tutta la sua indeterminatezza. Cercando invece di detenninare speculativamente la fisono~1ia probabile di questa riv'òluzione, credo che essafinirà pu riprénder, gli stessi motivi del liberalismo classico, nell'economia e nel diritto. E ciò sarà quando le nostre scuole liberali, sentiranno di 11011poter più operare come elementi conservatori dell'economia e_ dello Stato attuale, ma di dover agire 'come elementi rivoluzionari (questo, mi pare, <è il punto del nostro dissenso coi nostri ·grandi maestri liberali); allora, l'evoluzione' ideologica dei nuovi istituti liberali procederà rapidissima e sorgeranno chiari gli schemi della nuova .società, che la rivoluzione porterà al trfonfo. Certamente l'esperimento socialistico 11011sarà avvenuto invano, nessuno vorrà cancellarlo come uno sg__orbiodalla storia; la,rivoluzione avrà, come il « Manifesto :. dice, una • coscienza moderna dello Stato·, o meglio la sua coscienza dello Stato, cioè semplicemente diventerà, da negativa, positiva. Dopo aver fatte le mie previsioni eccomi al punto di decidermi per un'azione pratica. Il' passaggio è stretto e difficile. La maggior parte degli uomini fortunatamente arriva all'azione per vie del tutto diverse da quella che noi abbiamo qui battuta, ed è inutile tentare una classificazione anche sommaria di questi motivi. voluzioneLiberale la spiegazione di questi tre fenomeni della vita italiana: \ , I) mancanza di una classe dirigente come classe politica; 2) mancanza di una vita economica moderna ossia di una classe tecnica progredita (lavoro qualificato, i11trapre11ditori, risparmia/on); 3) mancanza di una coscienza e di 1111diretto -esercizio detta li berta , . Mio caro amico, ti dirò subito che non;)credo sia possibile arrivare a tanto, seguendo il tenue filo delle avventure hegeliane e delle peripezie antisensiste dei signori Luigi Oi:.nato,Giovanni Maria Bertini e Santojré di Santarosa. Permetti che, in queste mie osservazioni, mi valga dei risultati degli studi di autori, che qui convien nominare per vendicarli delle spogliazioni che essi soffrono da una ristretta cçrchia di iniziati, che 11011 ii nomina mai per paura che anche gli altri se li facciano venire dal libraio. Mi baso sopratutto su': Sombart, Der Bourgeois. Monaco e Lipsia 1913;Max Weber, Gesammelte Aufstitze zur l?eligions soziologie, Tufinga 1921; Troeltsch, Soziallehren der chrisliche11 Kircì1e11, Berlino 1917. La yostra posizione di protesta contro l'Italia, giolittiana o nittiana, contro il socialismo di Serrati ~ e le coOperative di Vergirnnini somiglia molto alla J)assionale opposizione puritana contro il sistema sociale che si era formato in loghi \terra sollo gli' Stuardi: lega di malaffare fra Stato, Chiesa anglicana e monopolisti, per far prosperar~ le imprese di un capitalismo mercantile coloniale statalrnente privilegiato. li puritanesimo vi contrapponeva le tendenze ad 1111profitto capitalistico razionale e legale, raggiuiìto in forza della propria energi& e inizìativa. I puritani (Prynne, Parkér) rigettavano ogni contatto con i <( cortigiani e i fhcitori d_i progetti », fautori di monopolii P<1rassitarii,come con una classe di persone eticamente sospette; il nostro amico 'È. Corbino tratta precisamente su questo tono i socialisti, che « facitori di progetti » sono già fin d'ora, 'e «cortigiani» diventeranno ben presto. , Questa- analogia cli posizioni fa capire che, in fondo, il çompito di Rivoluzione Liberale mira alla spiegazione della mancanza prima e profonda nel nostro paese: quella dello , spirito capitaljstico ». Definizioni dello spirito capitalistico non ce ne sono. Raccomandabilissimo, per mia esperienza personale, lo studio di ·due lil)ri: la Vita di Beniamino Franklin e /?ob/son Crusoè: nè dirai che questa volta faccio delle 'b.tazioni peregrine. Lo spirito capitalista è facilmente percepibile quando l'ascesi P!"0testante si è impadronita del vecèhio concetto (- che il lavoro, anche per misera mercede, è meritorio agli occhi di Dio - ) e lo ha approfondito, anzi trasformato, fino ~ creare l'impulso al lavo1·0 come vocazione (ingl.: )state; ted. beruf), fino a far\considerare il lavoro come l'eccellente, anzi l'unico mezzo, per diventare sicuri dello stato di grazia: quando l'ascesi protestante - divenuta vera ascesi 'laica - legalizzò d'a\Ha parte lo sfrut· tamento della specifica volonterosità al lavoro, chiarificando come «, vocazione ~ l'ansia di guadagno dell'imprenditore. Per uno che viene di bi,blioteca, supposto che i-- E' evidente poi, quanto l'esclusivo sforzo di ragegli possa dominare tutte le determinazioni subiet- . gi1111gereif regno di Dio con \'adempimento del tive che lo influiscono, è indifferente scegliere una dovere al lavoro (inteso come vocaZ:ione) dovesse qualsjasi delle _pratiche di cui ha conosciuto l'esi- promuovere la , produttività ,, nel senso capitastenza e l'andamento. Questi sarebbe, dal punto ti stico della parola: è· dimostrato come q_uellacondi vista della preparazione spirituale alla politica cezione dello « Stato di arazia » che poteva essere attiva, il politico perfetto (macchiavellico). f garantito non da qualunq 0 ue-espediente magico saEgli sa che tanto ooerando in A, come in B, cramenta!e, o dalla assoluzione della confessione, lavorerà sempre per il risultato C. Sceglierà la sua 0 dell'adempim"ento di pratiche propiziatorie, ma via 'con lo stesso criterio con cui un attore sceglie soltanto dal mantenimento di uno speciale stile di la sua parte in un dramma di cui conosce lo svol- • vita pietistica, _dovessecondurre a quella metoclic'!_ g1mento e la fme. Soltanto, come appunto sarebbe razionale della vita pratica_, che è il segreto dei cattivo commediante, quegli che sulla scena si grandi intraprenditori e de!le grandi azie_nde. inspirasse alla logica finale del dramma antiche'>- Si è spesso _ e Sombart \o ha dichiarato in alla logica della sua parte, il politico che ha scelto traiti particolarmente felici - indicato come motivo A, parlerà e agirà secondo A, 11011secondo C. In fondamentale d~ll'economia moderna il « razionapratica gli converrà nascondere questo C: oppure lismo economico , . Senza dubbio, se con questa attribuirlo solo ad A, o anche, fingendolo un riw!-J espressione s'intende l'allargamento della produttato nefasto, attribuirlo all'àzioneJ3, per persuadere tività del lavoro mediante l'ingranaggio del pro- H ~aggior nume_road agire in A. E in ques_t\Cin cesso di produzione combinato da un punto di s1m11tschemi s, potrebbero tra,clurre moltrss1me vista scientifico. Ma questo processo di razionalizdiscussioni che si fanno nei congressi dei partiti. zazione sul terreno tecnico presuppone uno stile Dunque io (soggetto astratto) potrei, senza frode, di vita pietistico-ascetica, e condiziona una parte decidermi tanto ad operare per la rivoluzione pros- importante degli • ideali , della moderna società sima probabile del socialismo di Stato, diciamo borghese: il lavoro per una razionale distribuzione per il collaborazionismo, quanto dar mano ad anti- di beni materiali all'umanità. Sotto Vanderlip, amecipare quella rivoluzione di cui abbiamo discorso ricano inquirente sui mali europei, è agevole scoe che ora dorme con la priina nella medesima culla. prire Vanderlip razionalizzatore di una azienda Il soggetto concreto confessa che i suoi senti- bancaria; raschiate ancora, troverete il gregario di menti e le sue simpatie spirituali lo inclinano tor- una setta protestante ch9 cerca di seguire un qualtemente alla seconda decisione, mentre il suo intel- siasi sistema di ascesi laica. letto realistico lo richiamerebbe alla prima. In fine Usando uno schema grossolano, possiamo dire, co1\clude per rimanersene nella sua specola; per per esempio, cli Beniamino Frank1in: ritornare cioè a quella pura e semplice problemi- a) Prima abbiamo \o stile di vita pietisticostica dei primordi del\' e Unità•, inutilmenle abban- ascetica, notissima in quelle storielle che a noi donata, che aspetla senza fretta la sua sintesi. sembrano incredibili e ridicole, clell'Almanacco del Generosa è l'impazienza dei giovani. che pretende povero Riccardo, ecc. sintesi affrettate e provvisorie; generosa non solo, b) Poi abbiamo la razionalizzazione della sua ma tal volta anche fecondamente creatrice come vita di produttore, da apprendista tipografo diventa dimostra il brano pressochè autobiografico messo padrone, inventa il parafulmine, ecc. dall'autore in capo al < ManifeSlo • • Credo però c) Infine abbiamo la razionalizzazione della sua che anche un certo ascetismo politico, se è secondo vita politica: leggere la descrizione dei suoi sforzi genio, giovi a formare, in un Paese dove non c'è, in servizio degli lmprovements comunali di Filauna classe dirigente. E sotto queS!o aspetto, mi delfia, per capire come il lavoro per la distribuzione pare, rientriamo, con Ì'autore medesimo, a brac- dei beni materiali, per la , prosperità. della ciltà cctto, nella praxis, Ubaldo 'Formentini. natale, ecc. penda sempre dinanzi agli occhi di chi !Il. è già passato altraverso ai due stadii o momenti precedenti. Questa è la fioritura completa dello spirito capi- Caro Oobetll, Eccoti qualche osservazione e tormentatore , Manifesto,. sul tuo tormentato talistico, che, come vediamo tipicamente in Franklin Tu poni perfettamente come compito della /?/- e in tutta la società americana dei suoi tempi, ci dà perfettamente quello c~e la Rivoluzione liberale cerca invano in Italia: classe tecnica progiredita, coscienza e diretto esercizio della libertà. I Ora, in Italia, non esiste e non è esistito mai lo « spirito capitalistico .. come fenomeno ctr masse. Esiste quello che il Sombart chiama Paria-kapitalismus (la cupidigia del barcaiolo napoletano o del\'aranciaro, la parsimonia dell'emigrante tanto ridicolamente vantata, tutti aspetti dell' auri sacra fames che è vecchia quanto il inondo, e non ha niente da fare con lo spirito capitalistico). Esiste q"i1elloche lo stesso Sombart, e altri, chiamarono Abe11,teurer-kapitalism11s (il persistente parassitismo siderurgico, i casi Bondi, Perrone, ecc. rientrano in questa categoria). Non ci fu mai altro. Percl1è"/ La risposta del materialismo storico ingenuo spiega subito, si sa: , Tale spirito capitalistico un rispécciliamento, una soprastruttura di situazioni ~ economiche: 11011si è avuto in Italia, perchè queste situazioni sono mancate.. Balle. Basta ricordare che nel paese natale di Benia,mino Franklin (Massachussets) lo • spirito capitalistico , esistette ben prima del.lo , sviluppo capitalistico,: che nelle colonie che poi formarono gli Stati meridionali ciell'Unione, questo spirito capitalistico rimase molto meno svilupp1rto, quant~nque là sorgessero le prime intraprese d'affari su grande - ma non razionale - scala: che lo spirito capitalistico si preparò, insomma, alle più grandi esplosioni nelle Colonie cli New-Engiand, in mezzo a una popolazione di_piccoli borghesi, di arti_giani, _di yeomen e di predicatori. • li ritornello incalza: perchè ? Perchè, dai Comuni, in cui, come· tu dici, ~ sorsero gli elementi della vita economicamoderna • non derivò a·nche !o spirito che questi elementi unifica e conduce alla battaglia? Perchè Machiavelli, che pro!essa 1111a7eligiosità_de//a·pratica come spo11-- tane1ta dt uuztallva e d1 economia » rimane un isolato? Perchè, q11ando, sotto la superficiale in-· nuenza di Cavour e del periodo libero-scambista, parve che un più intenso sbocciare di impres~ animate da spirito capitalistico dovesse segnare l'inizjo del nuovo Regno, ci fu una vera rivolta de1\a opinione pubblica, un vero riaccendersi di disprezzo mandarinesco verso gli uomini del!' industria-;equesta )·ivolta si concretò nell'accentramento burocratico? Perchè, mio caro, tu s.tesso, che c~ontanta minuzia studii 1 non dico l'embrione ma il feto della classe dirigente in Italia, arrivat~ al Santarosa « in cui l'espressione dell'esigenza religiosa si confondeva flell'ossequio alla Chiesa , , trovi ciò assolutame.nte ovvio, ,,__ perchè il Cristianesimo, iniziale ardore di sentimento, momento ideale naturalmente anarchico, eretico, atto che supera tutti i fatti, affermazione violenta di spiritualità contro tutti ì dati, non può avere vita e- compimento reale se non realizza l'ardore in organismo, se non sostituisce alla purezza astratta de/l'aspirazione l'ordine solido della praticità- , ? - ''· Perché - io credo - il cattolicesimo, il cattolicismo della Chiesa romana, assoluta neaazione di ogni.,.neJodica di vita borghese, assolut; soffocatri,ce dell'a~ç_esi protestante, ci ha afferrati e nou ci molla piÌI. lo non so se, come tu dici, il cattolicismo ha ucciso l'idea liberale: perchè l'idea liberale è per me una espressione alquanto vaga e imprecisa: ma esso ha forse uccisO in Italia ·ogni possibilità cli ascesi laica. Ha, con la sua m'~le ci"i Chiesa, cioè di u1liversale fidecommesso per scopi ultraterreni, abbracciante i giusti e ·i reprobi. ucciso tutte le possibilità di svolgimento della sètta, intesa come comunità di coloro che personalmente si sentono in stato di grazia, credenti ed eletti e di costoro soltanto, e cosi, con questo primo schi~cciamento., ha tolto di mezzo ogni classe dirigente come classe politica; perchè la setta (religiosa) ne è il presupposto. La Chiesa Romana ha incarnato in noi quell'orrore verso l'irrimediabile bar,ausismo volgarità e monotonia della attività pretina specia'. lizzata, e con questo-_ha tolto di mezzo \e possibilità di avere la classe tecnica progredita. la Chiesa Romana ci ha evitate le angoscie del dubbio sull'essere o no predestinati alla.,....grazia,degni o indegni di appartenere alla « Ecclesia pura,: ·ma « la coscienza e il diretto esercizio della liberta , son<,1 sorte proprio e soltanto da quelle angoscie. lnsomma io credo che il cattolicismo della Chiesa Romana ci abbia privati dello spirito capitalistico >; e - insieme - di tutto ciò di cui Rivoluluzio11eliberale si propone di spiegare la mancanza, e che manca, perchè è mancato quello spirito capitalistico stesso. Il più bello però è questo: che tu. con la tua rivista, non solo vuoi spiegare perché tutta questa roba manca: ma vuoi contribuire a fabbrica;·\a. lo credo invece che la vittoria del cattolic)smo sia. definitiva, nel senso chiarito: che cioè lo « spirito capitalistico• non sorgerà - come afflato di massa - nel nostro paese. Tu dici: Data la loro a/termazione di 1111principio idealislico o, se meglio piace, volontaristico, che fa risiedere la funzione dello Stato nelle libere attività popol,1ri affermantisi attraverso 1111 processo di individualt differenziazione Mazzini e Marx sono i più grandi liberali del mond~ moderno. Giusto: appunto per questo il marxismo e il mazzinianismo sono frat 111i.. nella tomba. Tu dici: Coerenll ad una VISIOnemarxista, o, meglio, italianamente marxista sono rimasti alcuni comunisti (11011 il Partilo Comunista), che agitando il mi/o di Lenin vedono nella Rivoluzione il cimento della capacitd politica delle classi lavoraÌrici, de/la loro attitudine • a creare lo Stato. Giusto: tu hai pronunciato la condanna di ogni attività pratica dei tuoi amici comunisti. Gira e rigira biondin!, in Italia - altro che marxii.mo ! - non c'è che del , poverismo •: indicando

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