La Rivoluzione Liberale - anno I - n. 1 - 12 febbraio 1922

bi 2 ornatiano, culminando nel supremo conltto d~lla libertà, santificava tutti gli ardori spirituali e poneva l'esigenza di una vita religiosa che si chiarisse e si risolvesse tutta come vita moràle e filosofica. Ma nel Santarosa stess9 la coscienza chiara dell'Ornato già si affiev_oliva in uno spiritualismo dogmatico e doalistico e l'espressione dell'esigenza religiosa si confondeva nell'ossequio alla Chiesa. Nè è meraviglia perchè il Cristianesimo, iniziale ardore di sentimento, momento ideale naturalmente anarchico, eretico, atto che supera tutti i fatti, affe'rmazione violenta di spiritualità contro tutti i dati, non, può avere vita e cotppimento reale s~ non realizza l'ardore i11 organismo 1 se non sostituisce· alla purezza astratta dell'aspirazione l'ordine solido della· praticità. Le correnti religiose romantiche non avendo avuto la forza di creare attraverso il primo impulso cristiano una riforma religiosa furono assorbite dal cattolicismo. Il culto romantico ~ella storia diede un contenuto tradizionale a questi ritorni cattolici. La fecondità rivoluzionaria del pensiero dell'Ornato veniva repressa dalla moderazione dei conservatori. L'uomo nuovo fu Balbo, la nuova religiosità fu neo-guelfa, il liberalismo diventò termine inseparabile dal cattolicismo. La teocrazia riusciva con le armi stesse dei liberali, col loro spiritualismo e con la loro fede, a stroncare ogni moviÌnento di vera rinno:vazione. Distrµtta la giovane aristocrazia del '21 la nuova aristocrazia è ancora lo strumento di un trascendente governo, espressione di un esterno dominio. La riscossa dei '48 ha. soltanto più le apparenze della rivoluzione; il liberalismo confuso col neo-guelfismo ha perduto la coscienza del suo significato storico. Lo stesso equivoco continua col cattolicismo liberale. L'ossequio alla Chiesa stronca la volontà etica da cui dovrebbe nascere il nuovo Stato. Il pensiero ufficiale del liberalismo, sviluppando le premesse del Sautarosa, non quelle dell'Ornato, vede nello Stato. e nella Chiesa un dualismo di corpo e spirito, spoglia di ogni significato ideale la funzione dello Stato e lo riduce a mera amministrazione lasciando le cure delle anime alla Chiesa. Iove}o la dominante psicologia libertaria di questi anni, po- )er mera inerzia una forza trala Chiesa, ma non poteva dare a creare il nuovo Stato; e, poi1elll\ sua dialettica europea SlL- .ingenti volontà della maggiodini italiani, dello Stato liberale 31 accerro i-ossatura esterna, il meccanismo, :oenza vivificarlo dall'interno. Consci di questa degel)erazione e di questa immaturità furono soltanto pochi teorici - più di ogni altro Giovanni Maria Bertini - accanto a lui B. Spaventa con gli hegeliani di Napoli. Il Bertini dopo aver vrssuto i motivi cristianeggianti della rivoluzione qu,arantottes~a, dopo aver vigorosamente difese· le più solic).e tradizioni di pensiero italiano contro il sensismo e lo scetticismo d'oltralpe riuscì attraverso una logica inesorabile a vedere la funzione del nuovo Stato contro ogni attività del Vaticano e della trascendenza religiosa. Ma non ebbe animo per creare un'organizzazione politica dei suoi concetti - nè il momento, venuto dopo troppe transazioni, era propizio. Gli hegeliani, pochi e isolati, dimenticarono le formidabili lotte dello Spaventa contro i gesuiti e contro i liberali cavouriani e si confusero con i conservatori. Così si formò una Destra che aveva un pensiero teoricot e nesp suna capar-ità per realizzarlo. Si dimeotica in questi anni Gioberti che aveva intravveduto il processo teorizzato dal Bertini e dallo Spaventa. Mazzini, creatore dei primi impulsi all'autonoma liberazione, rimane solo e frainteso. • Una coscienza pratica di questa immaturità si avverte nelle infinite polemiche che sorgono nel Risorgimento a proposito del problema scolastico (e non ne sono spente ancora l'eco e le conseguenze; ecco un problema attuale che noi illumineremo attraverso la visione dei necessari ant~cedenti storicì). La pratica superava come valore di coscienza la limitatezza teoretica. L'educazione popolare sembrava la sola via per cui potesse nascere nel popolo una volontà. Jl nuovo Stato doveva adeguarsi alla sua funzione, ma prima di esercitare la funzione doveva creare gli elementi capaci di operare e di prendere significato di condizioni. Onde il dissidio implicito nel nostro liberalismo che non si può accontentare di esprimere il risultato della dialettica delle forze politiche, ma deve rinunciare all'immanenza per imporre un elemento del processo al di sopra degli altri. Il governo erede del cattolicismo ha conservato una funzione etica a- ~tratta di egualitarismo democratico: il Risorgimento dimentico delle leggi del liberalismo si faceva democratico: per continuare le tradizioni patriarcali della teocrazia. Nel mito democratico però trionfalmente penetrava l'elemento che lo doveva dissolvere perchè rappresentava· l'ineluttabilità del progresso moderno. I cattolici si •dovettero chiamare li_- berafi; il governo indulgeva al -cattolicismo solo per indu_lgere al popolQ, La legge Casati (nonosta11te ttitti i suoi errori tecnici) imponendo allo Stato il compitb di vincere l'analfabetismo costituiva "una violenta sovrapposizione di un principio•trascenclente·all'autonomia e all'iniziativa che sorge dal basso, ma poneva le premesse per far entrare nel morido della coscienza_ moderna quel popolo che ne era rimasto fuori per un'intim:l. malattia feudale. Ma· tica-.un principio ç!i responsabilità e di educazione. Lo Stato viene corroso da un intimo dissidio tra governo e popolo: un governo senza validità e senza autonomia perchè astratto ,dalle condizioni reali e fondato sul comproniesso; un popolo éducato al ,naterialismo, senza coscienza e volontà, iit perepne· atteggiamento anarchico di fronte· all'org-anizzazione- sociale. Questa çontradcjizione che scoppiò nel fallimento africano è la critica più conclusiva del programma nazionalista. L'imperialismo è un'ingenuità quando restano ancora da risolvere i più formidabili problemi dell'esistenza. Là pratica della nostra attività dopo la Sinistra deve necessariamente culminare nel giolittismo. ancora proprio all'iÒizio del processo sorge ** * un'altra opposizione interna a negarlo. L'auto- La guerra europe3c.mentre ci coglie in piena n01nia dell'azione svolgendosi entro i vecchi crisi unitaria sconvolge tutti i piani e tutti i organi (Comune e Regione) condurrebbe a un giudizi e dove il problema era insolubile crea superato Federalismo. Si doma ii Federalismo' soffocando le iniziative nel mito indeterminato. dialettiche soluzibni. Dopo secoli di compromessi e di riformismo, dopo 50 anni di pace dell'Unità•. Eccò le origini e le ragioni di un sociale, ·ci precipita in una crisi disordinata altro formidabile problema moderno: il decen-. che è finalmente operoso esercizio di libertà. tramento. Ecco la via che noi seguiremo •per La guerra civile .presente ponendo a cimento st udiarne l'essenza e le soluzioni. ,tutti i partiti e tutte le forze è l'espressione Per tutte que st e premesse il governo pie- massinia di nuovi bisogni e di nuova attività. montese (con il governo italiano che gli sue- In questa crisi la nostra opera deve avere cede) deve essere un socialismo di Stato. la sua funzione chiarificatrice ~ deve elaborare Come Lassalle, su basi di pensiero reali- un pensiero che comprenda l'esigenza dell'ustiche, conduce ·a Marx, Berti, o per- esso Ca- nità. La storia c'i ripete i motivi che avevamo vour conduce a Mazzini. Mazzini e Marx . , avvertito nel -mondo presente. Ma la. nostra (ove si prescinda dalle espressioni singole che teoria diventa una pratica ·in quanto aderisce trovano i loro miti) pongono le premesse ri- a tutte -le esperienze di autonomia, proponenvoluzi.onarie della nuova società e attraversp i c_losidi chiarire, aitttare, rinnovare secondo la due -concetti così diversi di missione na~ionale logica dellci sviluppo empirico il movimento di e di _lotta -di classe affermano un principio redenz.ione del popolo. idealistico o, se _meglio ·piace, volontaristico, Chi ha compreso questa. posizione non ci che fa risiedere· la funzione dello S t ato nelle può accusare di astrattismo. Astrattista sarebbe libere attività popolari affermantisi attraverso un processo di individuale differenz(azione. In un proposito di azione empirica che dovendo , . aderire agli schemi illusori della lotta politica, questo senso Mazzini e Marx sono i più g·" randi • - qual~ è vista dagli u'omini smarriti nei pregiuliberali 4el mo nd o moderno. Ma dal 'so al dizi odierni, condurrebbe -a .fare più gra~e la '9r4 l'eredit4 cattolica e le condizioni di disgreconfusion~. Il nostro pensìero centrale postula gazione sociale dell'Italia (problema mericjio- appunto la verità di. un nuovo concrétismo, nale) costringono il nuovo organismo statale che generi la nuova storia avendone in sè la ad affermarsi .secondo un'astratta funzione di • più profonda coscienza. Co.m.pito nostro preciso moralità che. corrompe il principio attivistico (lib.eristico) in una concezione democratica di _diventa dunque l'elaborazione delle idee della· nuova classe dirigente e !_'organizzazione di stanca grettezza utilitaria. Questa è la validità, . •· •• _ogµi pratico sforzo che a ciò conduca, questo il compito del riformismo. italiano che i nostri socialisti credono di aver i~ventato e che è sorto in.vece con le prime polemiche contro i Gesuiti a proposito della Scuola popolare. L'evoluzione sociale dopo il '50, essendo stato introdotto n_ellavita italiana un elemento di riorganizzazio,:ie economiça (sulla nuova ):,a~e industriale), ha sostituito alla legislazione scolastica del socialismo di Stato il riformismo economico. La ricostruzione scolastica come rivoluzione , morale., aveva potuto· creare un embrione di classe dirigente, ma si era dimostrata inadeguata a un'espressione politica che fecondasse· tutte le forze individuali. In vérità il primo momento dell'organizzazione. delle co~cienze popolari doveva essere un momento per eccellenza economico, affermazione elementare dell'autonomia e della libertà. L'opera della Sinistra (come riformismo ecomico) era il coronamento logico della no~tra impotenza rivoluzionaria. Era il risultalo dialettio di due forze incerte e incapaci di esplicarsi; la teocrazia si continuava ne1la democrazia e nel riformismo, il liberalismo si riduceva a funzione amministrativa opportunistica. In sostanza un tentativo di conciliazione che trasbrmava l'equivoco iniz.iale tra Chiesa e Stato in equivoco tra popolo e governo. *** Falliti i miti sentimentali che della società h~nno una visione patriarcale, la discipli~a social_e si deve esprimere nello Stato C0!lle organis,no - non l'indetermi'natezza m·eramente po- ! tenziale della '\azione, non -1~piccolezza egoi: sttca de11a patna, ma una vita nuova per cm l'individuo rifà la vita sua. Nello Stato affermo l1uma11ità non più come affetto,· ma ··come raziona/ifa, annullo_ il mio egoismo per affermarm·i uomo sociale, organo di un o.rgan.ismo. L'anir:na di questo organismo è (m?,z~'inianamente) il popolo come esp.ressione di µn val9r_e, di un'attività·, esercìzio di. u.na missione. Ma gli strumenti òi questa attività·. le forme empiriche e momentanee di questa missione (i partiti), nati nel passato, non sono chiari nellà situazione presente: il dissidio che li travaglia ci impone di distinguere fra:la loro opera di interpretazione del reale e la loro prazis. Come organi di interpretazione del reale sono stati distrutti dalle nuòve realtà imprevedute. La lotta politica non dà più la misura della lottà sociale. Il_ liberalismo è morto perchè non ha risolto il problema dell'unità. Chi vorrà raccogliere l'eredità del liberalismo dovrà rimeditare il problema, che pone tali esigenze da determinare tutta una nuova economia. Il più nobile sforzo per dare al liberalismo la sua coscienza negli ultimi anni fu il giornale ciel Salvemini, che nella crisi rappresentò un tormento chiaro, precursore cli nuovi tempi, quando lo s(orzo individuale fosse idealmente e storicamente Ma per ora, spezzata l'uqità _del:movimento popolare, queste ide·e nort sanno più inspirare una disciplina. alle masse. La grande rivoluzione è avvenuta solo per metà. Il movimel)to operaio è stato in questi anni il primo· movimento laico d!Jtalia, il solo capace di recare alla .sua ultima logica il valore rivoluzionario 1)1oderno dello Stato, e cli esprimere la sua idealità religiosa anticattolica, negatrice di tutte la Chiese. L'impulso oon ebbe sistemazione perchè la parte sana della nostra classe dirigente non seppe riconoscere il va/on nazionale del movimento operaio. D'altra parte i dirigenti del movimento socialista mancarono alla loro funzione per paura e vanità insieme del governare,.__Lapolitica unitaria di Serrati è un giolittismo ui:·educatore (senza l'ingegno di Giolitti) e dimostra la più. sterile impreparazione· a recare le ~ituazioni alla loro chiarezza. In vero solo la lotta può· condurre all'unità. Mancando un'etica coincidenza di popolo e Stato, solo il governo può parlare di funzione unitaria e_l'astenersi diventa fa sua vera m_9ralità. Nel pew. siero di Serrati si sono confuse le· opposte aspirazioni di contadini e operai prima di riconoscersi. Perchè ognuno raggiunga ciò che gli spetta è necessario invece che le afferma: zioni dal basso procedano • autonome, quasi secondo unà legge di separatismo. I partiti d.;- vono guidare la lotta: al governo spetta il compito supremo della conciliazione, perchè la lotta non alteri, nel suo sviluppo normale, le. •necessarie esigenze di equilibrio. !Affermare a priori questo ·risultato significa annienta,re i lìberi sforzi proprio· mentre nascono. C'era implicita nel movimento socialista, fuor degli• astratti .programrn:i di socializzazione, una possibilità di nuova. economia che risolvesse finalmente l'insolubile antinomia di protezionismo-liberismo. Nell'esame di questo problema non bisogntrà dimenticare nemmeno ora le feconde discussioni sul Consiglio di fabbrica_ E' necessario vincer~ le a~tratte formule del liberismo e far scaturire la nuova economia dalle viscere d·el movimento operaio e agricolo. Il Libérismo sorge in Piemonte e_ in Toscana come organizzazione econoq,ica della fiorente agricoltura (dei piccoli proprietari). Ma l'industria che pur deve vivere in ltali,i accanto all'agricoltura è estranea al movim~nto liberale: illuminino su ciò le tendenze protezioniste degli stessi operai e le nuove vie che apre il taylorismo. Si viene preparando un'economia della fabbrica che si sviluppi liberisticamente dal punto di vista dello scam-biO, ma con una rigida disciplina interna dei rapporti tra industriali e operai. • E1 nostra ferma convinzione che l'ardore e l'iniziativa che condussero gli operai all'episodio dell'occup_azione delle fabbriche non siano spenti per semp,re •e non si possano in ogni modo aq1uetare con le lusinghe della legislazione sociale. La base della nuova vita italiana deve troyà'rsi ~el~a cOstituziolle di d~e partiti intransigenti, di opposizione ai programmi riformisti, rivoluzionari nella loro coerenza: il partito operaio e il partito dei contadini. I nuclei iniziali di queste due tendenze stanno operando nella realtà della nazione anche se ancora non si esprimono in termini di parlamentarismo: e soilo il partito comunista (nonostante la demagogia ridicola de( Bombacci e dei Misi ano) e le prime organizzazioni agricole del sud sostenute dal partito sardo d'azione che si sta estendendo ad altre regioni mature ad accoglierlo. Queste sole forze si scorgono oggi capaci di accettare la eredità della piccola borghesia, ormai burocratizzata in tutte le sue manifestazioni. Il franco riconoscimento di questa realtà non ci può condurre ad aderire a una delle due formule, appunto perchè noi crediamo alla validità di tutte e due e nella nostra rivoluzione liberale comprendiamo le visioni dei due elementi contendenti. Il nostro è un liberalismo L'ideale che si propone il governo è sostanzialmente il Socialismo di Stato di Lassalle (secondo il Missiroli, ideale del giolittismo: la. m'oJZarchia socialista). Ma per l'eredità della rivoluzione non riuscita il movimento riformista (poi socialista) italiano non si può svolgere nei quadri di uno Stato a cui il popolo non crede, perchè non l'ha creato con il suo sangue. Il Socialismo tedesco coincide nel suo valore etico con il significato dello Stato, rappresenta il realizzarsi dell'idea Stato nella coscienza dei cittadini. La lotta pratica s'è ridotta nei termini dell'economia pe1chè un principio comune già è coessenziale agli spiriti e dal progresso economico trae esso stesso sviluppo. maturo. I potenziale che uon ci deve suggerire un'opera Il cattolicismo ha ucciso l'idea liberale, ma di conciliazione (chè allora negheremmo le ne è stato alla sua volta intimamente indebo- premesse autonomiste), ma deve farci aderire lito. Il partito popolare che ne è sorto, fuori alla doppia 1mz1at1va. In Italia una tradizione, che, se npn è liberale, è almeno individualistica, si oppone senza rimedio alla vitalità di ogni sistema che ignori la libera iniziativa e faccia dello Stato un'attività distinta dall'attività dei cittadini. Il Socialismo di Stato, come noi l'abbiamo seguito nelle sue origini e nel suo sviluppo, è dunque un momento effimero che rappresenta una transazione e che bisogna superare. Una volta venuti sul terreno della legislazione sol ciale la politica diventa un perpetuo ricatto in 7CUi a: eterne concessioni fanno eco eterne ri~ chieste; senza che s'introduca nella lotta poli, I di ogni serietà ideale persegue, attraverso· Un compito tecnico preciso ci attende: la una Praxis demagogica, un risultato di con- preparazione degli spiriti liberi· capaci di acjeservazione. E' per una logica teocratica che il rire, fuòr dei pregiudizi, nel momento risolurappresentante del dogmatismo e della disedu: tivo, aWiniziativa _popolare:_ dobbiamo illumicaz1one nel mondo moderno arma le turbe dei nare gli elementi necessan della vita futura contadini a soffocare la civiltà. (industriali, risparmiatori, intraprenditori) ed Il socialismo, per deficenza di preparazione, educarli a questa libertà di visione. si è sfasciato mentre doveva realizzarsi. Ha Politicamente una parola d'ordine ci affratelli espresso in Turati la sua impotenza. Invece di nell'azione e nella lotta: il mito della rivolumantenersi coerente ad una logica autQnomista zione contro la borghesia si determini, nella ha accettato l'eredità della democrazia. Coe- sua dialettica storica, come rivoluzione antiburenti ad una visione marxista, o, meglio, ita- rocratica. lianamente marxista sono rimasti alcuni comu- Que~ta formula ha nel nostro pensiero un nisti (non il Partito Comunista), che agitando significato caratteristico che potrà forse diven- . il mito di Lenin vedono nella Rivoluzione il tare \'ideale intorno a cui si organizzerà nei cimento della capacità politica delle classi la- nuovi anni l'attività degli Italiani. voratrici, della loro attitudine a creare lo Stato, PIERO GoBETTI. a ne

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==