RE NUDO - Anno XI - n. 90 - settembre 1980

RE NUD0/24 Samuel R. Delany, logica, devianza ed arie di Claudio Asciuti F orse, e forse per questa sua "anomalità" - l'essere, cioè. nero. e artista, e gay. Samuel R. Delany si è imposto nell'area della --nuova fantascienza•· con una serie di "tematiche differenziate" da quelle usuali. Differenziato, in pri– mis. da uno stile - che si lega forse a certe ri onanze e suggestioni delle ·'ore psichedeliche". che si frantuma a metà e che frantuma. in particola– re. l'io cosciente del protagonista ·'estendendolo" quindi al di fuori del testo e del contesto, portandolo a creare uno spazio-oltreché il "mo– dulo" di lettura dell'opera. Infatti leggere Delany è sempre un'impresa --metalinguistica". da parte del lello- re: questo non si rileva poi molto nelle ·'prime opere" che Delany scrive giovanissimo. opere disimpe– gnate, d'avventura pura e semplice e lontano - o magari di "base", di matrice - dalle grandi costruzioni dell'età adulta: ma dopo un periodo di "studio·· il discorso si apre ad una perfella e veritiera ricostruzione del– la materia fantascientifica, stimolata da continue verifiche "interne'' e personali: "La ballata di Beta 2". strano canto d'amore sulla semantica e sui cambiamenti del linguaggio - e specchio di ricerca di una nave --generazionale" di cui non si trova più l'equipaggio - stabilisce la pri– ma novità. di questa teorizzazione: stabilisce anche il primato del "de– viante", ed i suoi rapporti con l'arte. Seguono quindi una "trilogia" - la prima era una ·'trilogia" avventuro– sa. come abbiamo dello - di ro– manzi che connotano l'autre: a 24 anni, quindi già avviato. dalle opere •'juvenilia" a materiali più so tan– ziosi, Delany esce con "Babel-17", la storia di una "nuova lingua" che s'introduce nel mezzo di un connitto galallico:- il lavoro si svolge su due binari paralleli, quindi, mostrando l'immagine "deviante" e del roman– zo avventuroso - su cui l'uomo continuerà ad operare, costruendone trame nuove ma impiantandovi so– pra ardite speculazioni linguisto– gnoseologiche - e l'immagine stessa della "diversità" delle persone. La lingua (su cui Delany opera, appun– to. metalinguisticamente, costruen– do, tramite i protagonisti, con il let– tore) è però simbolo di una "logica nuova": e questa logica è saldamente legata alla mente umana. Delany ha compiuto studi cientifiei, ma a dif– ferenza dei suoi colleghi "scienziati" -y· ; :.;~,~ ~--~ -_-_.; . -- "' , '– r"".'o/". ,..v~~..:: - ;,?-.::;--- non si definisce tale: così il suo dop– pio Rydra Wong, la poetessa incari– cata di tradurre il Sabei 17. che non si professa tale ma ricerca uno ·'spa– zio" all'interno di sé, della sua lirica, e trova la chiave di comprensione del linguaggio trovandolo nell'amore - e più che nell'amore, nella comuni– cazione - con la sinistra figura del ''Macellaio", un'uomo senza passa– to, una specie di "superuomo" che non ba nulla dei supereroi conven– zionali; oltre il discorso linguistico, il "potere" che esso dà, con la strullu– razione della sua "logica"; potere linguistico, a dire che l'equazione inconscio e linguaggio di Jacques Lacan dimostrano in fondo una comparazione più breve di quella di Delany; l'inconscio, che si dimensio– na nella lingua del Sabei 17, per– melle una riqualificazione dei "mo– duli" neurologici e paranormali dell'uomo. Il messaggio è quindi ab– bastanza chiaro; ad ogni lingua una logica, ad ogni logica un cervello, un potere: esauamente l'opposto cam– mino di chi si muove ontologica– mente a costruire una "teoria men– tale", al di fuori dell'esperienza ESP quotidiana. li passo successivo è va– gamente più disperso; sembra quasi che il "personale''. prenda posto sul ·'pubblico", più di quanto non fo se: ·'Einstein perduto",in cui un nuovo Orfeo in un mondo popolato di stra– ne creature mutanti va alla ricerca della sua Euridice. Orfeo - l'amore è ancora una "chiave" di riuscita - è un'altro aspello del delany-artista che prima si configurava (proprio nella sua fascia "gay", nell'aspello "femminile" della sua personalità?) nella persona di Rydra: uomo/don– na, Orfeo-Rydra sono i termini di uno stesso e differente discor o che viene tra cinato ora per sollolineare il fatto artistico. e creativo, e la sua strumentalità nei confronti della co– noscenza del mondo; là più mediato d~lla "logica", qui con i deuami di u 'intuizionismo quasi "magico", e si uramente molto underground - Delany vede Orfeo come un "suc– cessore" di Ringo Star, persosi alla ricerca del "grande rock" e del gran– de "roll"; introduce nella narrazione brani lellerari, pezzi di canzoni dei Beatles, frammenti del suo diario di peregrinazioni in Italia e Grecia. Ma mentre per Rydra l'arte è un mezzo, un'approccio metodologico "diver– so", per Orfeo è un fine a sé stesso, al massimo, un mezzo per ritrovare Euridice: ono due estremità - complementari? - di due ouiche diversificate, che toccano i lembi della critica artistica e che darebbero, magari, l'avvio per un'involuzione dell'ideologia di Delany nei con– fronti della produzione artistica: una "ripresa" di moduli artistico-esisten– ziali molto boheme, molto decadenti e limitativamente più "sfasati" ri– spetto all'impianto precedente. "No– va", del 1968, è invece la " umma" dei due aspelli di Delany- crittore, e, quel che invece appare come abba– tanza alieno - dai meccanismi de- gli scrillori di fantascienza, intendia– mo. ma vedremo che nel rigore me– todologico dell'uomo questo è per– fettamente regolare - la sua "fer- mata" di fronte alla costruzione del romanzo. Abbiamo già accennato all'identificazione vita-realtà-finzio– ne-mito: qui i piani di intersecazione sono diversi, e rappresentano altret– tante "chiavi" di comprensione dell'opera: la trama - piuttosto li– neare. come in tulle le opere di De– lany-tralla di un'equipaggio spazia– le, guidato dal nobile Lorq Von Ray alla ricerca dell'illirium. materiale combustibile utilizzato per l'indu– stria e che si può trovare, in grandi concentrazioni, all'interno di una "nova". Ma questo è solo l'aspetto "primo", quello "manifesto". Più in– teressante è invece il discorso del "Sorcio" e di "Katin", i due veri protagonisti del romanzo: il primo è una zingaro che suona una "siringa sensoriale" capace di produrre il– lusioni; l'altro è uno studente uni– versitario che vuole scrivere un ro– manzo-mezzo artistico caduto in di– su o da secoli, oramai. Sono gli altri due aspetti del Dela– ny uomo, del Delany artista: da un lato l'artista intuitivo, il "freak" gi– ramondo, colui che si getta nell'e– sperienza e si fa travolgere da essa senza bloccarsi e· far i bloccare da nulla per il gusto di "conoscere" ve– ramente la realtà. nei suoi volti di "vera" e "non vera": dall'altro il freddo ed organico intelleuuale, che, dietro la trincea della cultura e della scienza, attende alla costruzione e al recupero di una forma comunicativa perduta, che vuole a tulli i costi ria– dauare; da una parte l'atto e l'istinto, l'azionismo, la vena vitale delle cose; dall'altro la quantificazione del rea– le, prima della sua vera discoperta. Il fatto di questi due artisti - non ar– tisti porta inevitabilmente al dilem– ma dell'uomo e del suo rapporto con l'arte. L'io cosciente dell'uomo fun– ziona come filtro, una sorta di "macchina" che vede la realtà e la ritrasforma colorandola di luce "magica": in questo Delany si pone là dove solo pochi sono arrivati, mo– strando attraverso i suoi protagonisti. Il materiale ammassato alla rinfusa nelle opere precedenti - le muta– zioni biologiche naturali e quelle ar– tificiali; innesti di arti e trasforma– zioni dei corpi, cambiamenti di ses– sualità e perfino e eri "discorporati" dove il recupero del corpo si attua nelle sembianze di un discorso og– gellivo, il dato scientifico in nome di Popper, al quale Delany sembra ispirarsi a piene mani, le sue tesi ulla "equifinalità" degli eventi - ora or– ganizzato secondo un preciso criterio metodologico, adesso è lasciato come spiegazione, come supporto ad un più ampio meditare sulle cose. Que– ta perfella funzione del materiale narrante è precisamente indicata co– me tale: i cambiamenti - strutturali o no - danno lo spazio per l'opera aperta, ma che è rinchiu a dentro di sé. La tensione che Sorcio/Katin in– dividuano nell'arte - e nella sua realizzabilità "relativa" nei confronti del funzionamento delle sue poten– zialità inespresse - scivola via nei dubbi che Katin/Delany conduce con sé nella sua stesura, vera e pen– sata, del romanzo. Il silenzio diventa una volta di più la chiave del.proprio

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