RE NUDO - Anno XI - n. 89 - agosto 1980
ta... e lui stesso quando ci siamo parlati mi ha detto che c'erano que– sti giovanj che non avevano una via d'uscita, che non sapevano dove condurre le loro ansie, anche la loro delusione, questa specie di blocco alle loro aspettative e che lui ha of– ferto, con la sua interpretazione del materialismo spirituale una possibile soluzione alle loro inquietudini ... ed effettivamente una volta che lui ha dimostrato i limiti di un certo tipo di spiritualismo, di un falso spirituali– smo, perché non si rivolgeva alla vera sorgente del problema spiri– tuale ... bé a questo punto è st(lto più facile per molti trovare una effettiva via d'uscita ... e lui è riuscito a con– vogliare queste energie verso la ri– cerca buddhfata ... Se ho beo capito il senso di quanto dice Trungpa, il problema non è un'etichetta piuttosto che un'altra. Per lui la "vera fonte" è una lavoro di attenzione al processo della mente ... quindi non si tratta tanto di aderire esternamente a una delle tante sette, scuole, o religioni ma, qualsiasi sia il metodo o la forma della ricerca, l'importante è osservare effettiva– mente, osservare il lavoro, i ritmi le modalità della mente... ed è questa l'unica via per la trasformazione di noi stessi: la capacità di conoscerci. Si',questo è vero, però ... quando si è trattato di incanalare queste ener– gie dei giovani non c'è dubbio che, senza dare delle indicazioni di tipo autoritario (se non altro perché è troppo intelligente per farlo e poi perché non è autoritario, non lo è veramente) abbia incanalato queste energie verso il Buddhismo tibeta– no, la sua forma di Buddhjsmo. Certo lui non ha mru detto che la sua è la vera via, ma ... Ma è un fatto importante perché ci sono molti "maestri"che dicono in continuazione che l'unica via è la loro e che fuori di essa non esiste altra possibilità di liberazione... e questo è molto sgradevole, direi che è un buon metro per giudicare i veri maestri dai falsi... Certo, Trungpa non ha commesso l'errore di parlare in modo autorita– rio di una certa via, o della sua via da seguire... ma devo però rilevare che nonostante tutto, c'è molta devozio- Tarthang Tulku ne intorno a lui, non so se si possa addirittura parlare di una qualche forma di culto dell~ personalità, for– se questo è un termine troppo forte ... comunque c'è una grande devozione, ecco, per lui al Naropa. Tieru pre– sente che continuo a parlare di Trungpa perché non ho avvicinato di persona il Tarthang, ma il prossimo agosto, quando sarò a San Francisco voglio andare anche da lui a visitare il suo centro ... e vedere come è... Quella che tu chiami devozione è un fenomeno molto complesso ... devo dire che proprio la tradizione buddhi– sta, ed io questo mi sembra che Trungpa e Tarthaog Tulku, siano molto efficaci nel riprenderlaio chiave intelligentemente creativa, mette in particolare evidenza il peri– colo di stabilire un legame di dipen– denza con il maestro ... è importantis– simo cogliere la differenza tra la giu– sta apertura, che può anche avere aspeti di devozione, nei confronti del guru e la dipendenza... tanto è vero che si parla più che di guru di Kalua– oamitta, amico spirituale ... preferisco di gran lunga questo termine ... uno dei pezzi più belli de "Il Mito della Libertà" è quello in cui Trungpa par– la dell'amico spirituale e dell'atteg– giamento di vigile consapevolezza che si deve avere nei suoi confronti. E a questo proposito ti volevo chiedere, anche parlando un po' più in genera– le, come interpeti, come vedi questo problemadel rapporto con il maestro, che è una delle cose che più creano scandalo e disagio io occidente? Ma vedi, io credo che un rapporto molto stretto con un maestro è pro– prio una di quelle cose che i giovani sono andati cercando .. e che gli è stata proprio data dalle dottrine orientali ... in un momento di grande crisi delle chiese giudaico cristiane come quello attuale ... adesso, come sai, è praticamente impossibile par– lare anche con un parroco... tu non parli con un parroco parli con le loro segretarie, figuriamoci a livelli più alti... questo è un esempio banale per dire che manca un contatto diretto ... in questa società di massa non c'è più un contatto diretto ... praticamente, almeno a..quanto mi dicono, io non sono purtroppo praticante e non ti posso dire mol•o... ma a quanto mi dicono in un certo senso la stessa confessione non c'è più o ha un'im- portanza molto relativa ... e anche il confessore ti dava, o ti dà, al più dei giudizi, delle norme... manca un contatto che sia un esempio di vita, un legame permanente, un rapporto in omma ... invece la grande novità dei maestri orientali è stata quella di avere stabilito un contatto con la gente, un contatto difetto tanto più profondo e attuale nel caso di quei maestri, come Trungp~ e Tarthang Tulku, che sono anche dei laici, hanno figli e famiglia e si confronta– no e parlano della vita e dei problemi di tutti i giorni. Certo, ma io stavo parlando di una ••CRI fO •a,•*•– cosa un pò diversa. Mi riferivo alla dipendenza, quello che secondo me è uno dei pericoli maggiori del nuovo orientalismo; a volte accade che la presenza delmaestrosia più una fon– te di attaccamento che non un aiuto sulla via della liberazione. Anziché progredire luogo la via e affrontare la luce si preferisce rimanere all'ombra del personaggio carismatico che è tutto e di fronte al quale non si è nulla... si determina, e nei casi più ambigui si richiede apertamente, un atteggiamento totalmente passivo, privodi qualsiasi creatività che non di rado degenera in mera e afasica di- RE NUD0/7 pendenza. Come dicevo •primala tra••,.. dizione tibetana non a caso più che di guru preferisce parlare di Kalyana– mitta un termine sanscrito traducibi– le con amico spirituale. Da questo angolo di visuale come vedi la situa– zione nell'ambito di quello che ab– biamo chiamato 'buddismo america– no'? Se tu adoperi il termine dipen– denza capisco meglio quello di cui– stai parlando. Non c'è dubbio che sia il Tarthang Tulku che il Trun~ non chiedono dipendenza ai loro di– scepoli. Vogliono una certa osser– vanza di alcune discipline e questo L ma certo che la dipendenza che viene richie ta dai cosidetti guru au– toritari è del tutto assente dal budd– hismo americano ... e bisogna invece dire che altri gruppi spirituali eserci– tano al contrario un vero e proprio plagio sui giovani .. ma, ripeto, que– sto non è il caso di Tarthang Tulku e di Trungpa che invece sostengono che non bisogna affidarsi all'obbe– dienza cieca ma anzi si deve impara– re a diffidarne ... Certo ... l'anno scorso quando ven– ne Giosberg in Italia passammo in– sieme una piacevolissima serata a chiacchierare quasi esclusivamente di buddhismo. Parlando con lui vidi da vicino quello che era il suo rap– porto con Truogpa, che potremmo chiamare il suo maestro ... S1', lui lo chiama "il mio mae– stro"... Ecco l'atteggiamento che aveva Ginsberg parlando di Truogpa non aveva nulla a che fare con la dipen– denza... c'era amore, emozione nelle sue parole... ma certo non c'era traccia di dipendenza ... SL. si',c'è proprio questo rapporto tra loro due ... Questo per quanto riguarda Gio– sberg. Ma quale è la posizionedialtri grandi nomi della controcultura am~ricana riguardo al Buddhismo e più in generale alla esperienza spiri– tuale? Mah ... non so... Corso ha la sua posizione di simpatico sciuscià ... lui è sempre blasfemo, iconoclasta, sicché figurarsi ... dice sempre di non essere buddhista. Burroughs invece ..
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