RE NUDO - Anno XI - n. 89 - agosto 1980

RE NUD0/3 Romano Maderadal carcere UNASPIETATA .EGENEROSA RICOSTRUZIONE DI DIECIANNIDELLA NOSTRA VITA S ul chi è la persona che qui è stata intervistata si potrebbero scrivere molte cose, una delle quali che ha dato vita negll anni '70 ad una delle esperienze più Interessanti nel panorama del movimento politico giovanile italiano e cioè il gruppo Gramsci. Ma rispettiamo il suo desiderio di sempre di non com– parire, di non mettere in mostra Il suo passato e le cose da lui fatte, lasciamo credere ai giudici che abbia delle cose da nascondere e non meriti che la sua modestia non vuole fare apparire; lasciamo al lettore l'opportunità di cogliere i tanti spunti di questa bellissima chiacchierata che consente di rii vedere tanto di quello che In tanti abbiamo vissuto. A Romano solo grazie e a presto. D. La mattina del 21 dicembre, quando sei stato arrestato, come ti hanno trattato? Cosa bai potuto fare? Come mai non sei riuscito a chiamare un avvocato? R. Credo, tutto sommato, d'essere stato "fortunato". Mi hanno trattato bene. Ho avuto il tempo di far colazione insieme a mio figlio che doveva andare a scuola, almeno per dargli la sensazione che non stava cascando il mondo e che si può reagire a situazioni difficili senza perdere la testa, con la serenità di cui si è ca– paci. Naturalmente è staia una colazione non facile, in mezzo a sette o otto mitra. L'altra cosa che ho notato è stata l'immediata degradazione sul campo - intendo nella scala del cosiddetto prestigio sociale-: il "lei" sparisce subito per gli arrestati. E' una sciocchezza dalla quale si capisce che da lì in poi tutto è diverso. L'avvo– cato, mi assicurava il funzionario della Digos, l'avrebbe chiamato lui, pare che non ci fosse: comunque erano già in vigore le nuove norme. Sono rimasto ore e ore a Milano a firmare pagina per pagina tutte le mie agende da lavoro e i diari sequestrati. Cose che ancora non ho riavuto e que 10 è davvero seccante: un " e– ques1ro d'anima" che, quando (nel mio caso)_è il lavoro quotidiano di sei anni, preoccupa più dell'arresto. Ma queste, forse. sembreranno inezie al volgari simo materialismo dei più, istituzioni comprese. D. Cosa hai pensato leggendo il mandato di cattura? R. Che avevano sbagliato per ona. Insurre– zione contro lo Stato, direzione delle Brigate Rosse, omicidi, sequestri, furti ... La cosa scon– certante era la totale trasformazione persino della mia identità politica passata: fin dal '71 in Potere _Operaio, grottesco. Non per altro, ma perché è insultante questa incuria per gli indi– vidui: era evidente che il mandato di cattura era una copia identica a tante altre. Si vede che adesso i fanno in serie anche i mandati di cattura. lo sono empre stato nel "Gramsci", un gruppo che avevo fondato in ieme ad altri, dal '69 al '73 - dal '67 al '68 sono stato nel PCI d'I (m.1.)e nel Movimento Studentesco. Nel '74 avevamo sciolto il gruppo in collettivi diversi per situazione e per temi: anche la collabora– zione effettiva col cosiddetto "gruppo egri" si riduce a una parte della seconda metà del '74. Poi ho smesso. Nel mandato di cattura c'è scritto: dal '71 al '79. Ripeto, grottesca cancel– lazione d'identità. cancellazione prima politica, fino al '74. e poi culturale. visto che dal '75 in poi ho scritto e parlato e fatto corsi non solo non confondibili con la lotta armata, ma nep– pure con l'autonomia e neanche con il marxi– smo. Hospe o diversi anni a fare i conti con me stesso, con le ideologie che avevo so tenuto. e il risultato è stato quello di una critica netta an– che al marxismo. Pur avendo gran rispetto per il genio di Marx, sono da anni meno marxi ta di ... Craxi. Per dire che proprio sto "in un altro mondo" rispetto a quello marxista, in tutte le sue possibili varianti. D. Sempre quel 21 dicembre, dopo averti te– nuto in Questura, a Milano, per ore e ore senza lasciarti chiamare un avvocato, hanno deciso di portarti nelle carceri di Mantova. Quali erano le cose, le persone che più ti venivano in merHe durante quel viaggio? R. Ero molto stanco, avevo firmato fogli dalle 9 alle 5 del pomeriggio, riveduto. anche se in un lampo, le cose scritte in sei anni. Una specie di dormiveglia a occhi aperti. E poi ne– vicava. la strada era civolosa: ero molto inte– ressato - e anche quelli che mi portavano - ad arrivare a Mantova senza uscirr prima di strada. Pensavo egoisticamente che preferivo trovarmi lì piuttosto che al posto di mia moglie a spiegare chis à che a mio figlio Davide: ero appena tornato dall'Università di Calabria per le vacanze di atale. avevo avuto il corso da tenere e da ottobre in poi avevo visto pochissi– mo mio figlio. Lui è abituato a stare molto tempo con me - tranne che nei tre. quattro mesi invernali. Aveva già pazientato abba– stanza. E' difficile spiegare a un bambino di sei anni. stanco di aspettare. che d'ora in poi dovrà moltiplicare la sua pazienza - anche per Na– tale. Però, visto che andavo in carcere, potevo godermi la " emplicità" della mia situazione: non dovevo far niente, quindi potevo riposare. D. E durante i giorni d'isolamento cos'hai provato? R. Avevo carta e penna, qualche libro che mi ero portato dietro. tutto il tempo per pensare. Ho ricevuto un sacco di telegrammi. E siccome gli amici si vedono quando piove. è stato molto bello - io vivevo già prima molto isolato. così l'arre to è stato una specie di paradossale "ri- tomo al mondo"'. Mi ha scritto gente che non vedevo da anni. E' un buon segno, un segno di civiltà, di coraggio nei confronti dei propri sentimenti e delle proprie sensazioni da parte di quelli che si fanno vivi, fossero anche le sensazioni di pochi attimi. E' bene. è un piccolo segno di fedeltà e di serietà con se stessi prima che di solidarietà con chi viene arrestalo. E poi nel mio caso non si trattava di solidarietà poli– tica: tutta gente che non fa più politica o che non l'ha mai fatta. Ancora meglio, allora: perché è coraggio civile e personale. Ogni se– gno. anche minimo, del prevalere dell'espe– rienza, del sentimento e del giudizio personale sulla fabbrica dell'opinione collettiva è un buon segno: è la parte nobile degli uomini - la loro dignità - che si fa intravvedere in que– ste minuzie. D. La tua abitudine alla riflessione e alla solitudine ti è servita? R. li carcere può es ere un buon posto solo per chi rinette per mestiere e ama la solitudine: dunque un buon posto per monaci o monaci laici. Categorie di persone a me molto simpa– tiche. li carcere è come un convento: stesse regole, orari precisi, frugalità. solitudine. cella. Solo che è un "convento dell'inferno"': gli abi– tanti non sono •'i santi" ma "i reprobi". e i luoghi sono in genere brutti e poco luminosi. Spesso, poi. i carcerati appartengono alle cate– gorie meno riflessive. più legate ai egni di di– stinzione vistosa - lu so, automobili, bella ca– sa. belle donne, etc.: o ce le hanno o le sognano come ideali. Per loro il carcere è dunque un raffinato strumento di tortura psicologica. on è duro come una volta. ma è abbruttente. Qui dentro possono solo peggiorare. D. li 27 dicembre sei stato interrogato dal giudice milanese Armando Spataro, che cosa ti ha chiesto di specifico? R. Di specifico. a dire il vero. non m· ha chie to niente. Nè un nome. nè un fatto. nè una data. Già è difficile ricordarsi cose di ei anni fa, ma se poi si va sul generico diventa impos– sibile: non solo per la distanza di tempo. ma soprattutto perché è distante il mio modo d'es– sere oggi rispetto ad allora. E' come se dopo sei anni uno dovesse cercare di rimettersi nei pan– ni di un innamoramento giovanile: non è sem– plice. Spataro mi ha contestato di aver agito per far diventare Rosso organo di una banda ar– mata e di aver - genericamente - lavorato per affiliare a questa banda gente dell'ex. Gruppo Gram ci. Per il re IO è stata una lunga chiacchierata in cui ho cercato di fare "l'elenco della spesa": dodici anni di vita filtrati in prese di posizione. tipo di militanza politica, pubbli– cazioni. lavoro. Era l'unico modo per cercare almeno di inquadrare il problema. visto che non ero messo nelle condizioni di dare risposte precise a contestazioni precise. Da notare che la prima a cusa riguarda un giornale che aveva avuto una storia lunga. e. per un anno. dal '73 al '74 si collocava. con un bisticcio di parole. all'estrema destra dell'estrema sinistra, per moderazione. A sua volta era l'erede di una rivista Rassegna Comunista ('72-'73) che aveva le stesse posizioni politiche: intervento a viso aperto nel sindacato. lotta per le riforme. voto a sinistra. appoggio e militanza nei movimenti di liberazione (donna. omose uali. droga. etc.). Inoltre Rosso era nel ·74 un giornale su cui scrivevano tutti i gruppi e i collettivi disponibili a confrontarsi su questioni specifiche - dall'orario di lavoro al rock. enza preclusioni ideologiche e senza progetti di costruzione di "partitini centralizzati". Va aggiunto che. per– sonalmente, non ho mai fatto parte della reda– zione, per mia di grazia ne ero, fin dai tempi di Gramsci, il proprietario giuridico e, nonostante ripetuti tentativi di sbarazzarmene. non ci son mai riuscito perché sempre messo di fronte alralternativa: o la denuncia e la richiesta di ..

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