RE NUDO - Anno XI - n. 89 - agosto 1980

I concerti, frammenti di un lungo calendario I I prologo era stata la tournee di lggy Pop nella primavera del '79. Poi ottantamila persone a Fi– renze a vedere Patti Smith, e qualcosa ha cominciato a mettersi in moto. Pochissime persone a Milano in gennaio per ascoltare i Telephon, che comunque riscuotono grande successo. Un bello show, il grup– po non si risparmia, ben aiutato da un buon impianto luci. Dopo di loro altri ne vengono, gruppi non molto conosciuti in Italia, anche se grande è il loro valore. La lezione è imparata, per questi gruppi che si chiamano Swell Maps, Pop Group, Sllts, Ralncoats e tanti altri, non più im– pianti sportivi ma discoteche, tea• tri. Migliore l'impatto musicale e scenico, più sicure le prospettive di guadagno. Poi vengono. i ·grandi'. Più di ottomila persone stipano il Palali– do di Milano per assistere allo show dei Ramones. I quattro si esibiscono sul palco per un'ora ad un ritmo impressionante. Quanta coca passa per quelle narici! Alla fine molta gente è contenta, altri no, e aspettano il concerto dei Pollce. Se per i Ramones il Palalido era strapieno, per i Pollce erutta gen– te. Sulla pista il pubblico sta in piedi privato anche dello spazio vitale, molti i malori. Età media straordinariamente bassa, molti i dodici/tredicenni. Per Walking on the moon è l'apoteosi, alla fine tutti contenti e pochi hanno rim– pianti per lo sbattimento soppor– tato prima del concerto. E non manca la dannazione delle scene italiane, prima con i Damned, autcri di un bellissimo show al teatro Orfeo di Milano, poi di nuovo con il primigenio, con il maledetto che ha segnato la stra– da per tanti altri: lggy Pop, che, sebbene appoggiato da un grup– po migliore di quello dell'anno scorso e non risparmiandosi di certo, suscita molte critiche. Per la riconciliazione di Milano con Lou Reed si rispolvera l'Are– na. Qualche incertezza all'inizio, il prezioso animale da rocf<'n roll terrà il broncio? Ma appena sale sul palco Lou le nubi vengono dissipate, e per un'ora e quaranta minuti l'irrobustito istrione tiene il palcoscenico con consumata ed impareggiabile 'maestria. E poi vengono i cinque di Ak– ron, a presentare il futuro della umanità devoluta, e l'immagine che resta in mente è, dopo tolta la fasciatura, lo sguardo alienante del nuovo nato. Il rock della metro– poli N ovembre '79, Milano, Rock e Metropoli, la prima uscita ufficiale della scena rock italiana. Sonorità confuse, arran- giamenti approssimativi, creati– vità limitata, ma qualcosa è già in movimento, ed è questo quello che conta. Gaz Nevada, Kaos Rock, Con– fuslonal Quartet, X Rated, nomi già più volte fatti, i migliori, o i più noti, di una scena musicale che anche se povera è però vasta, e che non è che la punta di dia– mante di un iceberg che lenta– mente si muove. Chi non suona uno strumento in un gruppo che prova in un garage o in una can– tina, o perlomeno; chi non ha neanche un amico che fa ciò? Le radio libere trasmettono rock, anche se pochi d.j. si av– venturano fuori dal giro più pret– tamente commerciale. La carta stampata si interessa del rock e della sua cultura, ma non per questo è diminuita la ge– nerale incompetenza di chi tratta di qutsti• argomenti negli ambiti non specializzati. I media si sono impossessati del rock anche in Italia, eppure nessuno fa niente per aiutare i complessi italiani, che già' sono vittima della limita– zione linguistica e della disedu- cazione musicale italiana, ad uscire dalle sabbie mobili dell'a– nonimato. Forse che un discorso antago– nista. può andare bene solo se fruitò passivamente da un pubbli– co che nelle sue componenti maggiortarie è glottologicamente impedito a riceverne i significati di rottura? Da fastidio il rock italiano? Par– lare dell'alienazione e della vio– lenza di New York o Londra va bene e di quella di Milano no? E ancora: il rock, processo di signi– ficazione della disaggregazione urbana dell'occidente, che futuro può avere in un paese che, seb– bene fortemente radicato nell'ambito occidentale, presenta tante caratteristiche particolarità? Dopo tante domande un fatto: Fuck Off, quel discusso progetto che è stata la lista rock a Milano ha preso quattromila voti. Il pubblico L a specificità, l'eterogeneità tutta italiana della fauna dei concerti. Ci si aggira attorno ali' Arena verso le quattro del pomeriggio, tra cinque ore suonerà Lou Reed, e già un centinaio di fans si ac– calca contro i cancelli chiusi per accaparrarsi i posti migliori all'a– pertura. Si incontra un amico che si conosce da sempre, che era un burocratino nel Manifesto, che poi passò a fare lo stesso lavoro nel PDUP, e quindi divenne un capetto dell'autonomia organiz– zata. Lo si saluta mentre, schiac– ciato tra i resti della punkitudine milanese e fans con sacchetto delle provviste in mano, aspetta che si aprano i cancelli per poter stare sotto il palco. Appena dopo il cordone del servizio d'ordine che controlla i biglietti, un ragazzo e una ragaz– za con capelli lunghi e vestiti in– diani, distesa una coperta per terra, vendono cylum e pipe da hashish. In un angolo un ragazzo cerca di vendere panini al pro– sciutto, ha davanti a sé una deci– na di lattine di birra vuote. In sala, sotto il palco, una cinquantina di punk nostrani con giubbe di cuoio, magliette strappate e ca– pelli gialli, ricopre di sputi, alla 'maniera londinese, un gruppo lo– cale. All'ingresso del concerto per– quisizione delle borse, non si de– vono introdurre lattine. All'interno dello stadio i soliti venditori ven– dono focacce fetenti e lattine di bibite. Aspetti, frammenti di una scena improvvisata sul canovaccio di s~mpre, la commedia umana. Marco Rossi

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