RE NUDO - Anno XI - n. 89 - agosto 1980

RENUDO/10 lo come operatore/ gli operatori del buc .. · .. ··. . . . . . ... -.· .. ·... . . . . ...,; . . . ... . .. ..... ' . . . . . . . . . .. . . . . . . . . . . . . . . . .... • • • • .. .. . . ·: ·: ..... ; ... ·:.• . ... ·····.: ·.· · .... :-.::·.· ·. . . . . . . . . . . . . .. ·. . .. . . . . . . . . ... . . . . . . . . . . . . . . . . . . ... . . . . .. . . . . . . · .. : .. . . . . . . .. . . . . . . . . . . .. .. . . .. . . . . . . . . . .. . . ... ' . . . . ....... · .. E un ruolo diffide quello di chi, come me che sono stato eroi– nomane per un breve/lungo periodo della mia vita (due anni) scrive oggi sull'eroina, come è stato difficile gestire il mio diario "Limoni neri" in mezzo ad una marea alter– nativa di operatori e di giornalisti non empre professionisti ma "sin– ceri". quella marea che produce oggi la cultura degli operatori. Dividerei gli operatori in almeno tre categorie: n. 1) quelli istituzionali che in particolare sono impiegati nei centri antidroghe e che quindi danno un'assistenza quasi esclusivamente vsico/farmacologica o cristiano/as– sistenziale; )1. 2) quegli operatori che, più me– stieranti degli altri, fanno informa– zione spesso disinformata tramite giornali e riviste; n. 3) quelli che fanno buon uso degli strumenti di informazione o che sono 'infiltrati' nelle istituzioni e che cercano di portare avanti un di– scorso serio a vari livelli secondo la loro professionalità. Poi, al di fuori di quelli che bucano e che operano, quelli che non bucano e che operano, quelli che bucano operando. Come ho smesso di bucare? di che cosa avevo bisogno appena smesso? anch'io ho prodotto cultura come operatore? Per me produrre cultura come operatore ha voluto dire fare . . .. . ·, ... , . .. . . . . . . . . : : •\ . : . . . . . . . . . . . . . . . ..... - .. . . un libro-diario sull'eroina, partire dall'interno di una situazione rifa– cendomi a quello che ero come radi– .ci: un sottoproletario per scelta (un dannato della terra) o per vocazione "politica", il passare continuamente da una presa di coscienza ad un in– contro/scontro con quello che era ed è la gente che frequentavo, più mondi che si incrociano e si fonde– vano, nel '72: le ragazze da discoteca, gli amici che vivono gli sballi in piazza e vanno in Marocco a pren– dere il fumo, i bar dalla luce fredda di questa metropoli che è Milano/B– rera. E poi la lunga storia col fumo e poi la "militanza" con l'eroina, quella che è la vera bomba che fa scoppiare le contraddizioni nei rap– porti personali ed interpersonali. La fame di molti operatori di pre– sentare quello che dall'ero è uscito. Perché? certo devo ammettere di avere avuto una volontà di ferro, "l'ho fatto per la mia donna", ..."per la mia mamma", tutte balle. Avevo smesso perché semplicemi;pte non ce la facevo più di vedermi calpestare i rapporti con gli altri, di inventare ogni giorno come farmi, di farmi fare le menate dai parenti e dalla mia donna, quotidiane, spesso ottuse, sempre le stesse. Perché ho smesso? I perché sono tanti. Prima fra tutti l'invasione dell'e– roina in quello che volevo fo sero le mie scelte di vita, l'invasione del mercato nero fino a casa mia, nei miei rapporti personali ed interper– sonali. Andare a trovare un amico con la siringa in tasca. Parlare di qualsiasi cosa con qualcuno e sapere di quella siringa in tasca. Litigare o fare all 'a– more con la mia donna ccn quella_ siringa in tasca, inventare mille giu– stificazioni per farmi prestare dieci– mila lire. Vedermi con gli amici che bucavano e vederli soffrire delle stesse situazioni di cui soffrivo io, dei rapporti con i loro parenti e di quella universale sensazione di fare una cosa egoista, "solo per il mio piace– re", di fare una cosa controrivolu– zionaria (nel mio caso che ho un fra– tello che era impegnato politica– mente). Come ho smes o? Semplicemente facendolo. Non ci sono terapie a scalare perché non possono essere autogestite, non ce la si fa. L'unica è cominciare una cura ricostituente, ed un periodo di riposo di almeno un mese dove si raccolgono le idee e si fa qualcosa che interessa. lo ho praticamente cominciato a leggere più avidamente; ho cominciato a disegnare, scrivere, parlare. Una cosa fondamentale è la dieta: ho praticamente iniziato una dieta ipercalorica anche se all'inizio ho esagerato sperimentando addirittu– ra degli anabolizzanti (fiale di olio di arachide) per intramuscolo. Ciò mi serviva per riprendermi un po' un corpo che avevo abituato a subire.' Quando avevo deciso di smettere avevo perso 10 kg. che non ho più recuperato . Avevo bisogno (era giunto il mo– mento) di vedere se veramente fossi riuscito se volevo. Non sono mai riuscito a concepire di essere total– mente schiavo dell'ero o della sirin– ga. All'inizio mi autoconvincevo: " .. lo faccio solo per quello, poi se vo– glio ricomincio". Quello di cui avevo più timore era la scimmia mentale, quella fisica non mi avrebbe colto impreparato. E in effetti era la tensione culturale che doveva sopperire allo scotto della molla dell'insicurezza fisico– cronica-sociale da ero. In una ma– lattia è facile la convalescenza, ma in una eroinomania la convalescenza vuol dire vedere le file degli incra– vattati a timbrare il cartellino. Era la mia angoscia più gro sa: smettere sì, ma incravattato no. Quello che ho scoperto dopo è che se ti fai di ero non puoi piu fare un sacco di cose e che poi diventa come andare a fir– mare il cartellino in piazza, solo che non ricevi stipendio, ma eroina che paghi coi soldi (non il lavoro che paghi con la cravatta) che, unica co– sa positiva, non hanno più valore. La cosa più triste è leggere il giornale e trovarci magari un amico o un cono cente morto di ero. E' una morte diversa dalle altre, è morire di un cancro che non è tuo, di una epatite che non è tua. Questo siste– ma è epatico, ha piazze gialle dap– pertutto e buchi in tutte le vene e i calli e continua a vivere, come un eroinomane di IO anni, con le ossa attaccate al laccio emostatico, la carne assente come l'umanità, il ses– so-siringa, questo simbolo fallico che eiacula cianuro - in ieme di plastica che ti feconda in corpo. Bucarsi potrebbe anche essere un istinto di omosessualità represso, una interpretazione cattiva e di terza mano di quello che è stato l'under– ground. La grande mafia politica che infilandosi tra il sessantotto e l'underground ha proposto un'enor– me bu tina di ero all'Italia, ed ora il non movimento fa il resto. La cosa più buffa è stata la rea– zione di quella che era "la sinistra" nei rapporti personali:. tutti gli amici della mia compagnia, docenti o stu– denti, che più di ogni altro 'normale' dicevano "... mollalo", i più ottusi, i più presenti, e mai un discorso con me ... Per fortuna che con la borghesia di sinistra o destra che sia, non mi sono mai fatto illusioni, e per fortu– na, almeno a livello dei rapporti personali. E poi la volontà di analizzare dal vissuto-personale-politico quella che è la situazione eroina. L'eroina riscoperta dai grandi giornali, dai grandi psichiatri e psicologi, dalla televisione, e soprattutto dai giovani · che da questi strumenti ogni giorno rischiano un buco. La trasformazione è lentissima e c'è sempre, la maggioranza della gente della strada non riesce a capire che l'eroina è nipote di questo siste– ma, che i barbiturici non sono che l'eroina legale, come l'alcool; anche se ono differenti fonti di cultura. L'eroina oggi, come ieri, è solo un fatto politico: l'eroina gestita.

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