RE NUDO - Anno XI - n. 87 - maggio 1980

RE NUDO/20 IL MIO AMICO BLUES Intervista a Larry Martin D. Molti fra il pubblico italiano che ti ha applaudito nella tua re– cente tournèe italiana, sono ri– masti sorpresi dal genere di mu– sica che tu hai proposto, un rock blues piuttosto sanguigno. R. Perché? Cosa si aspettava– no? Ò, Di te ricordavano soprattutto "Early dawn flyers" e "Dalmler Benz" con le loro atmosfere mor– bose di new wave decadente; e q~e?tosi aspettavano che tu suo– nassi. R. A me piace cambiare: non avrei resistito più oltre se avessi dovuto suonare quella roba incisa nel '761 '77 per tre! quattro anni. E poi d'altra parte il blues è stato sempre un mio grande amore. D. E' vero che tu hai prodotto, prima di formare I Larry Martin Factory,e nel dischi di blues? R. Sì, ho lavorato a dei dischi di Champion Jack. Dupree e di altri vecchi cantanti blues che nessu– no voleva più produrre in Francia. Sono anche stato uno dei primi a produrre i nuovi gruppi rock che stavano rinascendo in tutta la Francia. Questa era una cosa che mi piaceva assai fare perché mandava affanculo quei gruppi di merda come i Genesis che mi avevano scassato le palle per an– ni, e che invece in Italia ho visto hanno ancora molto seguito. D. Non ti preoccupare, penso çhe l'esplosione del nuovi gruppi rock sia già ad uno stadio avan– zato... R. E allora mi sono deciso a mettere in piedi una band tutta mia, i L.M. Factory appunto, utiliz– zando gli elementi più validi di una delle prime band rock francesi, una fra le migliori: i Dogs, che si erano appena sciolti. D. Della "nouvelle vague", !'.e– quivalente francese della new wave, fanno parte oltre a voi, an– che del gruppi come I Telephone che fanno della musica affatto nuova. R. Noi e loro siamo due cose differenti. La loro musica ha ven– duto tanto, ma io trovo il loro suo– .no assai rudimentale, troppo. Fat– ta per i kids che sono nati troppo tardi per ascoltarsi "Satisfaction" in versione originale. lo oggi mi sento per esempio assai vicino più ai gruppi che fanno ska in Inghil– terra, che ai Telephone. Mi piace infatti suonare l'essenziale, quan– to basta per far muovere la gente. D. Tu sei da tanto tempo sull'onda del rock, ma sei venuto fuori soltanto grazie al rimescola– mento di carte della new wave. Come potresti definirti allora In relazione a questa? R. lo esistevo già prima della new wave, e pu_òanche darsi be– nissimo che esisterò anche dopo che sarà finita. O almeno lo spero. E poi' cqmunque new wave non vuole dire nulla. Sono io che canto e suono in un certo modo. D. Questo tuo avvicinamento alto ska è un fatto recente o af– fonda le sue radici nella tua lunga storia di uttratrentaclnquenne del rock? R. Ho conosc,uro to sKa a, suoi. inizi, intorno al '62/ '63 grazie ad un mio amico, e l'ho amato subito perché lo trovavo tremendamente vicino a certe cose di Fats Domino che io adoravo, come per esempio "Rosalie". Meglio che i Madness ti assicuro! C'era un filosofo italiano che si chiamava Vico che potreb– be spiegare tutto ciò con la.sua teoria dei corsi e ricorsi. D. Esiste veramente una scena rock francese adesso? R. C'è molta gente ovunque che suona, che si incontra, che com– pra e ascolta dischi e che va ai concerti. Alcuni di loro collabora– no insieme, tendono ad autoge– stirsi... D. Quali sono I gruppi mlgllorl? R. Ma secondo me, dovresti co– noscere e seguire i nuovi Dogs, riformatisi di recente. D. Qual è l'obiettivo della nou– velle vague?,. R. Riattlaversare la Manica ed imporre la musi~à rock francese in Gran Bretagna. ;,, D. Tu sei Inglese però? R. No. lo sono irlandese, e come tale, odio gli inglesi. · D. Come ti dicevo prima, tu sei noto In ltalla soprattutto per "Sweet marna flx", una canzone che molti'hanno scambiato per un Inno alle droghe pesanti e delle flx d'eroina appunto. A legger le pa– role non ml sembra che sia così, è ve;o? R. "Sweet marna fix" è una canzone che descrive una situa– zione che a quell'epoca mi si mo– strava intorno continuamente. Molti miei amici, molta gente che conoscevo si faceva con roba du– ra ed allora ho sentito il bisogno di descrivere quella situazione senza esprimere un giudizio, usando quegli stessi suoni che mi ispirava. Come "Man Ray" per esempio, che descrive una fase fra le due guerre estremamente significativa nella cultura europea: una canzo– ne d'ambiente insomma. Per quanto riguarda poi la mia perso– nale posizione verso le droghe pesanti sappi che sono assoluta– mente contrario. I miei trascorsi _politici e la lucidità che conservo tuttoggi mi impediscono di di– menticare chi è che manovra a li– vello internazionale il mercato dell'eroina e per quali scopi lo fa, cioè per rendere innocua un'inte– ra generazione. Ma non era que– sto che volevo dire nella canzone. D. Parli di trascorsi polltlcl. A cosa ti riferisci? R. Quando sono venuto dall'In– ghilterra dove lavoravo come mu– sicista e produttore, in Francia l'ho fatto per Jean-Luc Godard, il regista politico più coerente ed impegnato prodotto dalla nouvelle vague cinematografica degli anni '60. Ho fatto parte del collettivo che lavorava con lui, e mi occu– pavo in particolare della musica, del suono dei film. D. Quall sono I musicisti che ti sembrano più Interessanti? R. Da un lato Brian Eno e Robert Fripp con i loro esperimenti e dall'altro Norman Whitfied, il pro– duttore del suono Tamia Motown, che io amo molto. E poi ancora i Clash e tanti altri ... Che atteglamento hanno le ca– se discografiche verso I nuovi gruppi francesi? R. Un discorso a sè è costituito dalle piccole etichette indipen- . denti che lavorano secondo criteri loro, mentre per la grossa parte del mercato, quella cioè in mano alle grosse compagnie, la situa– zione è questa: sono in crisi, qualcuno, come la EMI Francia, ha addirittura licenziato gente, e quindi, per la prima volta, dopo tanti anni di profitti facili, si stanno sbattendo per trovare gente in gamba che faccia una musica nuova e venda. La nostra infatti è. la musica della crisi. Che nasce– dalla crisi e che descrive la crisi. D. E le piccole etichette? R. Crescono. lo personalmente le preferisco perché ci si può lavo– rare senza problemi di censure o di limiti che invece gli altri ti pon– gono sempre. lo stesso, che ho lasciato la piccola etichetta Jsa– dore, penso di fondarne una nuo– va, distribuita dalla Polygram in Francia, oppure che si appoggerà presso piccoli distributori, presso cui far uscire il mio nuovo disco, ormai quasi pronto e che si chia– merà "Law and order", cioè Leg– ge ed ordine. D. Hai quindi perso ogni spe– ranza di cambiamento della so– cietà, tanto da metterti a propa– gandare la legge e l'ordine? R. No, al contrario: ho perso le il– lusioni di poter cambiare con uno schiocco di dita la società, ma conservo e coltivo ancora la mia voglia profonda di cambiare que– sta società. Con "Law and order" vogliamo appunto sottolineare un fenomeno internazionale che at– traversa l'occidente e si esprime in una richiesta di maggior legge e di più ordine. Intervista raccolta da Giacomo Mazzone

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