RE NUDO - Anno XI - n. 86 - aprile 1980

RE NUD0/19 I vagabondi con "li sogno di morte è solo ilfumo scu– rosollo il quale bruciano i fuochi del– la viw". la penna e la: valigia (H. Hesse - Wanderung) P .R PARTIRE In libreria sono giunle molle nuo– ve 1raduzoni. inedi1i e ri tampe ana– s1a1ichedi libri di e sul viaggio inteso in senso !alo e no. I roman1ici vaga– bondi hessiani. le fughe di J. Roth, il ritorno dell'enigmalico Ham un. i viaggi della menle e della follia di ietzsèhe e quelli di Laing per la mente e la follia. E questi non sono che alcuni dei viaggia1ori solitari - ira la gente e per la genie - che hanno usato la penna per chiarire a loro tes i. per non 1radire col silen– zio la loro solitudine di fronte all'E– terna Domanda e per coinvolgere il le11ore nelle piccole-grandi rispo te "Partire - Tornare". "Difficile è vivere con gli uomini, perchè tacere è cosi difficile": così parlò Zaralhu tra. RT . O. P. R" I- R S. B. Kopp: "E ricordatevi, anche, che polele rimanere a ca a, al sicuro nell'illusione familiare della certez– za. on intraprendete il viaggio sen– za rendervi conto che la strada non è priva di pericoli. Tutto ciò che è buono è costo o. e lo sviluppo della personalità è più co to o di ogni altra cosa. Vi cos1erà la vos1ra innocenza, le vostre illusioni, la vos1ra certezza". U pericolo del viaggio (psico1era– peutico per Kopp, ma anche lisergi– co, geografico o allro) nasce dal suo aspe110 più luminoso e creativo: la ricerca dello yang che ci spinge ad andare avanli e ci sprona a passar ol1re. RUBRICA A CURA DI ANDREA SCIARNÈ La nostra curio ilà non deve più plagiare l""eterno perché" del bam– bino onnipossen1e. ma piu11os10 ri– conoscere la finitezza della sua età adulta. on cordiamoci. quindi. di mettere nella valigia il freno della nos1ranos1algia, perché arà questo a toglierci le ca1ene della libertà verso quella che scopriremo essere la no– stra via e la nostra rinnovata curio– silà. Partire o non partire? Sicuramente andare, avanli o indietro. per non morire già nella vita. Ma la rispo la i trova più nel "quando" che nel "se". Paul Valéry ha evidenziato la pro– blematicità della ricerca in quanto pin1a verso la conoscenza con l'ap– parente parado o "Trouver avanl de chercher". cl momen10 in cui si trova ciò che si potrà cercare. ha inizio il viag– gio: _avolte anche rimandandolo ad un fumoso domani. on importa . Perché il pellegrinaggio corge la propria validità nella semina e non nel raccolto, che può essere danneg– giato da agenti eslerni più forti dell'agricollore. on si può fare più del proprio possibile, perché in ciò si 'rivela il nostro e ere umani, ma lo si deve fare dato che l'imperfezione della no tra razza è evolubile - fin– tanto che non si tenta di far centro al bersaglio della Verità. "Smetti di cercar di non morire / vola dove puoi volare / Che cosa vuoi sapere di tua madre?" annotava sul bordo della carta di Bombay il Grande Ginsberg. Per avere un altro esempio, si leg– ga il rammarico per un viaggio par– tito male (il ritiro a Gaienhofen) che He e confessa in Wanderung ((Va– gabondare): "Buona fortuna al fat- lore 1 ••• Posso amarlo. riverirlo. invi– diarlo. Ma ho sprecalo melà della mia vita a provare a vivere la sua vi1a. Ho voluto essere qualcuno che non ero ...... Finché mi sono reso conio che un uomo non può essere entrambi e avere 1u11ee due le co e. che sono un nomade e non un fatto– re. un uomo che cerca e non uno che tiene per sé. Per molto tempo ho ca– s1igato me stesso con dèi e leggi che erano solo idoli per me". Il poeta che cerca la pace non la trova. e prima non ha trovato il poeta. E arà resorcismo di Gaien– hofen a fargli ri1rovare la pace nella poesia di Montagnola. Ma 11 Tempo non è gen1iluomo con lutti. e spesso una falsa partenza può compromettere lutto il resto del noslro Pellegrinaggio sulla Terra. Il nos1ro Sè non è nè denlro nè fuori. Semplicemente è. e altrettanto ~~ si può dire delle nostre partenze. Si è partiti olo quando lutto il nostro mondo e il Mondo intero iniziano il loro mutamento scorrendo nella dire- I z.ione desiderata. ma ciò non vuol dire che in periodo di Ris1agno la sosta non rappresenti il più fortunato dei nostri viaggi. TORNARE - O TOR 'A– 'RE Il vero vagabondo diventa tale so– lamente quando trova il coraggio di rinunciare alla sua "fuga senza fine", · al suo andare sempre avanli senza · mai arrivare indielro. Il viaggio, infatti, trova una sua ragione di essere - e di essere s1a10, - proprio nella comprensione del ritorno, perché la partenza non può far altro che avvicinar;i sempre più all"ogge110 e al luogo della nostra curiosità. . <:.. In questa maniera. come dice il Tunda di J. Roth. ·• i perde la di-• stanza. Si sta tanto vicini alle cose. che non cc ne curiamo più ... Si vive nel tempo. come dentro una fores1a". li viaggialorc che !orna è un po' come il musicisla costretto ad ab– bandonarç - anche e momenla– neamente - il suo s1rumen10 per poter confrontare la sua musica co_n la Musica. quella della Natura. 11 ri– conoscimento della limi1a1czza della sua arte obbligherà l'artista a far ta– cere il suo s1rumen10. ma sarà pro– prio il loro silenzio non più a fare. bensì ad essere Musica. Il viaggio. come lutti i grandi maestri, non può far al1ro che in c– gnarci che non c'è niente da impara– re - se non ciò che già si sa e si è. «Per il viandante non c'è patria né focolare, ma soltanto una inquiela fuga ... I Vagabondi (di Hamsun) in– vertono invece questo cammino: narrano un'odissea che tende, pur con incostanza. al rilorno: la saggez– za ch'essi sembrano insegnare è che "ciascuno deve rimanere al suo po– sto" e lo scopo del girovagare è quello di "far di lutto per sapere do– ve sia veramenle il noslro pos10". La fuga è il punlo di parlenza. non quello di arrivo. (C. Magns - In– trod.)». Altrimenti si rischia di essere in– deboliti dalla propria forza. di venir divorali dalla propria "Fame". Rinuncia al vagabondaggio non significa però rinuncia al viaggio. Anzi ne rappre enterà sempre una metamorfosi che potrà ritrasformarsi in qualsiasi momen10 di bisogno nel uo opposlo di origine. Dall'imme- diata vicinanza del viaggio geografi– co. alla lontananza profonda del pellegrinaggio interiore: fino alla pro sima partenza o al futuro rilor– no. Si può sempre ripartire. e ci si può anche fermare per un attino o per sempre. A volte "ci vuole molto ·1empo prima che le persone trovino 1a toro laccia - scrive Koth - ma se è giunlo il momento. è nece sario trovare il coraggio di tradire la Lega e di interrompere il Pellegrinaggio in Orienle - perché deve ri-iniziare in un altro posto: il noslro. quello che ci invi1a a Ira gredire la 1rasgressione. L'importanle non è la durata del viaggio, ma soprattutto l'attenzione prima. durante e dopb il viaggio - sia esso geografico e/o mentale. Grazie a quesla attenzione, infatti, possiamo anche scoprire che il man– calo ritorno al punto di parlenza può (ma non deve) rappresentare indi– sculibilmente un disconoscimenlo del viaggio come mezzo: ma ciò so– lamente quando il. fine è s1a10 rag– giunto - quando e se il proprio po– sto è lato trova 10. Il vagabondaggio è al 1cmpo stesso la tenie d'ingrandimento dei de ideri del nostro cuore e il ponte che porta il· pellegrino dall'altra parte - lon– tano - in modo che ~gli possa ve– dere con maggior chiarezza il suo fantasma. Chi si ferma a metà del pellegri– naggio rischia quindi di rimanere 1errorizza10 dall'immagine sfuocata delle sue paure e dall'incredulilà miope di fronle ai suoi sentimenli lonlani. segue a pag. 25 OC>

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