RE NUDO - Anno XI - n. 84 - febbraio 1980

Intervista di Re Nudo a Raoul Luca, l'autore di <<Sonia,nel paese delle ragazzine>> R.N.: Raoul Luca. Non è il tuo vero nome, ovviamente. R.L.: No, ovviamente. Il perché dello pseudonomo cre– do sia facilmente intuibile. Metti che i miei libri vadano in mano a Bartolomei. Quello mi condanna al rogo. Ma non c'è solo Bartolomei. Ci sono associazioni di genitori catto– lici, associazioni di zie catto– liche, associazioni di nonnine cattoliche ... E poi, non voglio trascurare la possibilità che qualche bravo genitore timo– rato acquisti i miei libri per darsi una lustratina agli occhi e farselo venire duro, e rico– nosca in una delle mie cor– rispondenti la sua adorata e casta figlietta. R.N.: Perché tu credi che ci sarà gente che acquisterà i tuoi libri anche con quello scopo? R.L.: Penso proprio di si. Perché hai un bel condirlo con motivazioni sociologiche, ludiche, psicanalitiche; il «sesso», proprio come voca– bolo, continua a rimanere de– moniaco, e quando poi lo ab– bini a quell'altro sostantivo, «adolescenza», apriti cielo! R.N.: Comunque tu non desideravi un effetto di que– sto genere, cioè non avevi in– tentazione di attirare uno sciame di maniaci. .. R.L.: No senz'altro. Al più, uno sciame di divertiti voyeurs. Vedi, si continua ad abbinare il voyeurismo alla «perversione». Non c'è, inve– ce, niente di più bello e nor– male che essere voyeurs. Mi sembra giusta la diferenzia– zione operata da Camon fra voyeurs ed esibizionisti. L'e 0 sibizionismo è egocentrico e di destra; il voyeurismo è estroverso e di sinistra. Cosa c'è di più bello che spiare dal buco della serratura per sco– prire la naturalezza di questi adolescenti che si baciano, si accoppiano, si masturbano, insomma godono? · R.N.: Ma nei tuoi libri c'è qualcosa di più che non il semplice guardare. C'è la provocazione, l'istigazione ... R.L.: Non mi pare, in ogni caso, che si tratti di istigazio– ne a delinquere. Se mai, è isti- RE NUD0/46 gazione al piacere, alla sco– perta del proprio potenziale erotico. Che senso ha una ra– gazza di quindici anni che non si masturba (se non ha di meglio a sua disposizione), che non gode, che non prova almeno un orgasmo al gior– no? Cosa se ne fa della sua cosina che le prude? Se la tie– ne li così? Ci fa la pipì e ba– sta? Io sono convinto di aver compiuto molte buone azioni, in questi anni, a beneficio del– le mie corrispondenti, ed an– che dei miei corrispondenti, senz'altro. R.N.: Ma tu, dì la verità. Ti sei accontentato di fare le «buone azioni» e basta? R. L.: Come dico anche nel– !' introduzione a «Sonia nel paese delle ragazzine>>,è chia– ro che queste storie, man ma– no che le creavo e- che cresce– vano, mi hanno profonda– mente gratificato, in tutti i sensi. Ma, ripeto, io sono un voyeur. Un altro magari non si sarebbe divertito per nien– te. R.N.: A parte il diverti– mento e la gratificazione, sin– ceramente, ci sembra che dai tuoi lavori emerga anche qualcos'altro. Una certa vo– lontà di possedere i tuoi sog– getti-oggetti, di giocare con loro come fossero pedine da spostare sulla scacchiera a tuo piacimento. R.L.: Certamente. Da bambino volevo diventare ge– nerale. No, scherzo. È vero, c'è questa volontà. Ma più che di scacchiera io parlerei di teatro. Sono un commedio– grafo alle prese con tante commedie diverse, ciascuna con i suoi personaggi ben ca– ratterizzati, ed io invento le situazioni, metto in bocca ai miei personaggi le battute. Ovviamente, si tratta sempre di commedie psicanalti– che. R.N.: Ecco, la psicana– lisi. Ma tu, per caso, sei in analisi? R.L: Tutti i minuti. Tutte le ore. Tutti i giorni. Ho molta confidenza con il mio io pro– fondo. Ci parlo spesso e ci facciamo tutti e due delle risa– te matte. R.N.: E di cosa discutete? R.L.: Delle mie stranezze, prevalentemente. Del perché ho una adorazione particola– re per le ascelle femminili. Del che cosa mi attira cosi tanto in un adolescente. R.N.: A proposito di ado– lescenti: perché proprio gli adolescenti? R.L.: Perché sono il simbo– lo della trasformazione. Per– ché mi richiamano rituali pre– storici. Il massimo della mia libidine è sempre stato quello di filmare per sei mesi ininter– rottamente un pube che lenta– mente si popola di peluria, e poi riprodurre il film a 100 fotogrammi al secondo. In– somma, la sagra della prima– vera in superotto. R.N.: Ti senti mai un po' Humbert Humbert? R.L.: Ti dirò: Io Lolita l'avrei vista in maniera diver- sa. Quando Humbert la in– contra, è già corrotta. Che gusto c'è? Vuoi mettere, la delizia di iniziare all'eros una fanciulla o un fanciullino, an– cora stupiti per tutte quelle cose strane che stanno acca– dendo al proprio corpo? R.N.: Non arrivi un po' in ritardo? Gli adolescenti di og– gi non si stupiscono più di niente. R.L.: È vero, maledizione. Mi toccherà fare come Gau– guin, me ne andrò in cerca delle «isole felici». R.N.: Concludo il capitolo «Sonia», un capitolo impor– tante della tua vita, hai qual– che altra cosa che bolle in pentola? R. L.: Ho sempre qualcosa che bolle in pentola. Ma or– mai mi sono abituato a dire «cosa» cinque anni dopo ... in libreria da marzo

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