RE NUDO - Anno XI - n. 83 - gennaio 1980
Perché non ffi.iè mai venu– to in mente. Che ti devo di– re, se siarrìo llrrivati a far doman~e cosi~ l' Nel c~s~tto lli qualcuno è pronttif -toceodrillo di dieci lti .ihissiini anni, ab– biamo;;. ho Jin certo bac– cano, Il- •ialno rovinato le porcelfàfté di casa, capricci di gioventù, feste sotto la lunai e adesso non sappia– mo più cg~a farcene dei principi e iÙlorJ obliamo in collettivo. Lo dice uno di quelli che salverebbe il mondo se il mondo la pen– sasse come lui. Cosi le si– ringhe sono nipoti di un maggio felice, dei consigli di fabbrica e dell'assentei– smo, sono il parto sardoni– co della terra bruciata. E i «drogati» sono quelli che scappano da un mondo s.enza regole. Pochi, po– chissimi illusi li prenderan– no tra le braccia e piange– ranno al loro posto. Mi ero fatta la promessa di un usare certe P,arole, ma ce n'è una sola che va Bene qui: schifo, un im– menso schifo salito ormai sino alla gola, una nausea i:Ìpugnante in cui si può soffocare. Non abusate della vostra pietà verso chi soffre, non credetè troppo alle vittime, non· iiuialzate monumenti di assistenza. Sta diventan– do un eccidio dove ogni morto ne chiama altri die– ci-;1dove. lo sciacallaggio non · ha più vergogna di nulla, dove ormai è lecita qualunque cosa. A ripetere quello che è vano sperare - lo sappiano tutti - prel)de, una scol'lfiriatà stahchezza. Tagli, spaccia– tori, criminalità; strutture fantasma, medici dementi, valium a carrette, ricatti, prostituzione, infezioni, evasioni fiscali, tremiti e un universo arido di sordi– dezze e di tragedie del di– ritto penale, del diritto ci– vile, del diritto a vivere e anche di quello a morire. Obbligati agli ·abboria– ménti e alle unghie pulite, com'è raddoppiata in fret- RE NUD0/6 ta la nostra sicurezza! Ma cos'è successo a questo paese di affamati a vita e d1 maneggioni? Do– v'è finita l'arte di arran– giarsi, quell'inefficienza dal volto. umano che ci ha tutelati fino ad oggi? Non servono più gli scapaccioni dei genitori. ba miseria di casa nostra è stata sempre quella dei diseredati, mai degli emar– ginati. Siamo abituati ai colori caldi del quarto sta– to che non conosce, nono– stante tutto, la violenza ve– ra. Ma eèco che metropoli– tano ha smesso di essere un I termine appena speF!fo. Ci è entrata ifi casa la di– sperazione inerte della Bo– wei:ye con lei un'ondata di marciume tubèrtoÌotico: siamo inciampati nell'iso– lamento e nel rancore che avevamo cònosciuio in qualche libro. Questa è un'emargina~ zione a modello anglosas– sone, è fatta di un'emargi– nazione che non ci sarem– mo sognati, perché non lo abbiamo mai creduto vera– mente che l'alienazione dura fosse fatta così. Poveri i nostri freàks per cui Glasgow era troppo sporca, troppo alcolizzata; troppo straniata. Ci sta scappando dalle mani un certo non so che, un'oscu– ra identità che eré!_ sempre . , : sfocf~t~ hel collet.tivo e sembra di sentirla stridere verlhif@nte il maciullarne di car~j umana. Lo sfrutta– menlo vero forse non lo abbiamo ancora v-isto .in faccia: ·sarà bene sporgersi meglio dalla finestra, per– ché passa anche di qui. · Su alcuhi bwchi più for– tunati degli altri ci siamo cresciuti, buchi se non ·al– tro commerciabili: l'eroina oltre che spacciare si può anche vender~, si può an– che vedèrci del buono; in fondo all'anima ùa qual– che coscienzà aitèthativa si pente della disapprcivàìio– ne con cui spinge via l'eroi– nomane, quello che sba– glia, quello che non ha ca– pito ,qual è il Ìnodo giusto di liberas1, quello che gÌi da fastidio con la sua deca– denza più séria, e più bella di tante parole imborghesi– te. Queste facc~ inscimmia– te le mar hieremmo come si faceva con le adultere, se potessimo, se nori ne venis– se confusione, se nessuno ci vedesse. Basta per f,avore, basta giudicare clii' fj. cose imba– razzanti, basta parole buo– ne, basta scatenare gli istinti materni ed essere se– ri #.-Ilacima detpo~i: . Ee stesse facce msc1m– miate se potessero, tornare indietro, se non ne avesse– ro mai conosciuto il nome: tante se in fila, chi lo.nega? Ma non inventiamo dei tnartiri nuovi, non speria– mo che se ci fosse una ra– gione per vivere invece che un mortifero vuoto da riempire sarebbe risolto tutto. Siamo troppo gran– di ·ormai per credere a queste cose. In fondo alla· strada re– sta questa domanda: e tu perché non la vuoi, la più bella delle amanti, il più caìdo dei corpi, questa madré dai mille sessi: per– ché Iion la vuoi? E chi invece l'ha voluta ha diritto che gli siano ri– sparmiate sia le condanne che le profferte d'amore, sia gli aiuti edificANTI che le panacee. Ma anche questo purtroppo è un giu– dizio emesso da altri. LuisaCunteri
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