RE NUDO - Anno XI - n. 83 - gennaio 1980

• • .PD FAVORI, GBIDA Marna Bea Tekielski, francese di Avignone, piccola, vivace, ha la voce aspra e profonda. È venuta in Italia quasi sconosciu– ta preceduta da un impegno pubblicitario in cui la RCA non ha brillato. Le parliamo a Milano il giorno dopo la sua esibizione, all'arena, nell'ambito della festa nazionale dell'Unità. - ma qui il pubblico è sempre così? - chiede -cosi come? - cosi: freddino, Il a sentire. In Francia ballano, si muovono, partecipano alla musica ... Le spieghiamo che il pubblico, si, in effetti, un po' ammo– sciato lo era, ma dipendeva dal posto troppo grande, dal con– torno da tutto insomma - comunque il concerto è piaciuto: i commenti erano molto buoni. - Ah! - ci fa un bel sorriso mordendo la sua enorme mela. Intanto scopriamo che è quasi senza voce e che in realtà non avrebbe dovuto poter cantare. MarnaBea in Francia è popolare, molto amata dal pubblico giovanile e anche da quello più tradizionale della chanson. È considerata da molte parti la figura femminile, ma non solo, più interessante degli ultimi anni. Canta dai tempi del maggio, di cui sembra conservare ancora oggi, a trent'anni, l'impronta di azzardo e di creatività viscerale. In realtà ciò che fa viene da molto più lontano, dai bistrot, dai mimi della Senna, è comunque musica incorporata nello spazio-ambiente del funambolo cresciuto per strada. Marna Bea fa del rock energico, molto teso, l'ha sempre fat– to: - ho incominciato cosi, poco a poco, una decina d'anni fa, ma sempre con il rock'n roll, perché per me è la sola musica. Anzi, non rock'n'roll, parlerei di rock e basta. È la sola musica che corrisponda a quello che voglio fare, per emozione e per in– tensità è in sintonia con i testi, con le parole, perché è elettrica, è attuale. Come canta parla: con le mani, con gli occhi, con il corpo, una diffidenza gentilissima per quanto le si chiede e tutto lo RE NUD0/42 -AlfCIII PIB. lii conversazione con MarnaBea Tekielski sforzo possibile per far capire senza equivoci quello che intende dire. Non si dilunga molto sulla musica che è importante ma è una funzione, un'impalcatura emotiva. Nel suo caso non si può parlare di «ricerca musicale» - non è una maniera di esprimer– si del SUONO - certo fa un rock che sa arrivare a punti di ten– sione insostenibili, ma è dentro la canzone, dentro il palcosce– nico, dentro la sensazione che vuol provocare, e lei ne parla co, me di un momento fra i'tanti - però il tuo rock è diverso da quello inglese - riproviamo - in effetti è una musica molto diversa: punk, new wave... dicia– mo che è molto «francese!». - non ho capito se è una domanda o una constatazione. - è una constatazione. In effetti è d'accordo, appunto per il ruolo che riveste nelle sue canzoni, ma questo lo ha già detto - può darsi che la diffe– renza stia nel fatto che gli inglesi e gli americani sono più dei musicisti e meno dei cantanti - dice - hanno molta più tecni– ca musicale, alcuni sono dei virtuosi degli strumenti. Per creare emozione a loro basta questo: io lo faccio con altri mezzi, an– che con l'artificio scenico- - c'è qualcosa di molto proprio del teatro nei tuoi spettacoli, non è vero? - si, bene, credo di si. Il teatro mi interessava fin da quando ero piccola, ho avuto anche a che fare con delle compagnie re– gionali ad Avignone - - adoperi una tecnica teatrale ... - ah si, d'accordo: la musica il teatro, il mimo, sono tutti ele- menti importanti, elementi che ho raccolto sulla, Senna, ed è una cosa che voglio conservare, che spero di rendere ancor più espressiva, vorrei uno spettacolo ancora più completo ed omo– geneo. Marna Bea parla sempre in termini di spettacolo. È il suo tut– to associato al fatto fisico di essere Il ad esprimersi con la musi– ca, la voce e il gesto, il che in parte - c'è chi dice in gran parte

RkJQdWJsaXNoZXIy