RE NUDO - Anno X - n. 80 - settembre-ottobre 1979

50/RE NUDO La cosiddetta scuola milanese e– ra considerata ormai in via di e– stinzione; ma pare che una certa vitalità riesca ancora a conser– varla. Senza rinnovamenti so– stanziali, magari, ma i suoi rap– presentanti sono sempre sulla breccia. Ora, « scuola milanese» è diven– tato quasi sinonimo di Eugenio Finardi. Il quale, con un disco ancora fresco di ristampa, si è presentato a Villa Litta accom– pagnato dai suoi Crisalide, certa– mente il miglior complesso che abbia mai suonato con lui. Fin dalle prime battute, abbiamo re– spirato un'aria familiare: pare che l'Eugenio nazionale abbia de– ciso di rispolverare in pieno lo stile funky caratteristico della sua produzione più antica, quan– do il famoso Parco Lambro era ancora di là da venire. Tanto è vero che ha ripescato persino Se Solo Avessi un Kawasaki, rappre– sentante tipico della preistoria fì– nardiana. Più indicativo, però, l'impatto di brani come La CIA o l'immancabile Musica Ribelle: a dimostrare che i tempi sono cambiati, e di molto. Non che la reazione sia stata negativa, non c'era freddezza, solo quel certo distacco, proprio rivolto al mes– saggio. Con il suo linguaggio ele– mentare ed essenziale, Finardi non si presta certo a mille finez– ze interpretative, manca l'ambi– guità in grado di offrire scappa– toie. Ecco perché sono state più ap– provate e sentite le canzoni trat– te dall'ultimo album, con l'invi– to a lasciarsi andare (che non è nuovo, c'era un Taking it Easy, sempre dei primissimi tempi, di argomento simile) e ad abbando– nare la mistica rivoluzionaria. Come si diceva, la formulazione è rimasta comunque la stessa, e Finardi non dà segno di volersi convertire ad uno stile più con– cettuoso. Musicalmente, però, il miglioramento è netto, perché i Crisalide sanno fare del buon ro– ck (hanno anche suonato un paio di pezzi per conto proprio, con buon esito); e anche perché il leader ha ridotto al minimo il suo contributo strumentale, for– se memore dei tempi non esal- tanti in cui si esibiva alla chitar– ra solista. L'unica vera perples– sità è derivata da un lungo asso– lo di percussioni, in verità discre– tamene prolisso. La tenuta, fatti i conti, è buona, specie rispetto a una cosa come Blitz. Se non che, la convinzione rischia di venire meno, anche perché la gente sembra sempre meno pronta a lasciarsi coinvol– gere. Fenomeno generale, certo, ma che tocca particolarmente quei musicisti che, come appun– to Finardi, sul coinvolgimento hanno sempre puntato tutto. Sarà che le parole della Musica Ribelle oggi non le trovi più né « dentro ai manifesti» né « scrit– te sopra ai muri», e che l'impe– gno, anche il più sommario, oggi lo si evita come la peste. Sta di fatto che il momento migliore della serata non è uscito dalle canzoni più o meno famose: lo ha dato un autentico blues, Hold On, quello che Finardi aveva in– terpretato per la prima volta in onore di Demetrio Stratos. Paolo Bertrando

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