RE NUDO - Anno X - n. 78-79 - luglio-agosto 1979

RE NUD0/52 Intervista a Demetrio Stratos "La voce, l'immateriale v nduto La breve intervista che segue è stata rilasciata da Demetrio Stratos subito dopo quello che sarebbe stato il suo ultimo concerto. Pochi giorni dopo il vocalista degli Area è stato ricoverato per quell'a– plasia midollare che lo avrebbe portato a morire nello spazio di due mesi. Inutile, comunque, cercare qui il sapore di un te– stamento: è l'immagine di un uomo ancora pieno di progetti, e teso a realizzare la sua lunga ricerca, esplorando in tutte le direzioni. Anche per questo, la sua perdita si rivelerà, con il passare del tempo, tanto più grave. D. - Le tue prime esplorazioni della gola incise su disco sono datate 1974 çon i Mesostics di Cage. Seguiva il primo disco solo Metrodora, la recita, zione di « O Tzitziras ·o Mitziras » compresa nella collana futura di poesia sonora. E' uscito da poco il tuo secondo disco in questa direzione « Cantare la voce» cosa racconta? R. - E' un lavoro basato sulla voce e i suoi limiti dove l'esecutore diventa musica, strumento, musi– cista, compositore, attore, cantante e orchestra po– lifonica, non è un compito facile. Questo lavoro particolare sulla voce nasce da un'e– sigenza strana che non si può spiegare a parole. Non è collegato a una filosofia o religione, ma lega– to a una psicologia interna o curiosità. Questo tipo di pratica sconfina dalla musica ne e– sce fuori. La tendenza da qualche anno nella mu– sica è di misurare i limiti del proprio strumento. Ci sonq degli studi fatti su strumenti vari dove il musicista desidera fare i conti con lo strumento, non si fa più ricattare dal suono bello. Credo che oggi anche un suono brutto ha diritto all'ascolto perché esiste. Il desiderio da qualche anno dei musicisti è di cer– care i limiti del proprio strumento tirando fuori dei suoni strani. . Per la voce è diverso. Quello che suona uno stru– mento vede lo strumento, ha un rapporto con l'oc– chio, lo può smontare, lo può distruggere. Con la voce non si può. Per misurare i suoi limici ci vuole una ricerca non dal solo punto di vista inusicale. D. - Ho ascoltato su disco Diplofanie Triplofanie e già mi ero meravigliato parecchio ma la cosa dal vivo ha raggiunto l'incredibile. Una. voce due tre quattro suoni, come si spiega? R. - E' uno studio sulle possibilità di utilizzare più voci contemporaneamente. E' una tecnica che pos– siamo chiamare sperimentale dove tecnicamente non so come funzioni ancora, ma posso spiegare cosa avviene dentro la gola. Si ottiene attraverso una respirazione speciale un suono lungo che si mo– difica attraverso una articolazione interna. Si spez– za il suono. La voce è una però ottiene due tre suo– ni. Se l'orecchio è molto allenato può percepire quattro suoni distinti. ano E' una pratica che ha bisogno di studio quotidiano. D. - Alcuni musicisti raggiungono l'essenza attra– verso il suono. Tu che rapporto hai col suono? R. - Se fossi in India raggiungerei la pace dei sensi. La voce si può chiamare l'immateriale venduto. Og– gi quindi c'è un discorso economico. Senza di esso la musica non può sopravvivere. Io non v"ivo a Milano come vive il maestro indiano sulle montagne. Lui se non ha da mangiare nou soffre. Il problema economico che è politico è mol– to importante e serio che nessun musicista fa. D. - Fai delle cure alimentari particolari... Ho sen– tito che il fumo è molto importante per la voce. R. - Io fumo molto, Caruso fumava molto, anche se è dannoso perché agisce sui bronchi. Le corde vo– cali sono molto flessibili. D. - Dopo « Gli dei se ne vanno, gli arrabbiati re– stano» cosa rimane del gruppo Area? R. - Il gruppo Area è composto da bravissimi musi– cisti con una preparazione tecnica che ha pochi pa– ri in Italia. Ha il problema di non riuscire ad ab– bandonare lo stile che lo intrappola. Si insiste sul Jazz mentre bisognerebbe spaziare e conoscere al– tre cose per crescere. Mi piace non fermarmi su una cosa sola, ma cercare di coprire tutta la sto– ria della voce. a cura di giordano casiraghl

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