RE NUDO - Anno X - n. 77 - giugno 1979

RE NUD0/8 Anche le parole hanno un nome: donna ha nome si– lenzio. Silenzio, separatezza e solitudine. Spesso è così. La legge che regolamenta l'interruzione volontaLia della maternità compie un anno, per l'occasione scandiremo una voce ancor più pacata smascheratu– re allo stato e a chi fa le leggi, ai medici, alle fami-– glie, ad alcune dorine. Agli abortisti ignoranti, alla chiesa che non ha figli ma solo una madre, ai magi– strati colpevoli, ai pizzicagnoli materiali e morali. A coloro che hanno acquisito certezze. Gli invitati come si vede sono molti. Non rivolgeremo loro la parola. Taceremo degli aborti clandestini e di come si muore, della D.C. degli obiettori, del movimento e del Karmann, uso ed ideologia, del feto, di esem– pi illustri. Parliamo del suono di una legge e di un concetto diffuso tra coloro che danneggia. Interruzione volontaria della maternità: leggere, ri– leggere e meditare su questa dicitura impareggiabi– le, perché aborto è il nome di un atto, gravidanza lo è di un'alterazione che non differisce molto da quell'altra che chiamiamo malattia, ma la materni– tà, oh, costei è un destino. Chi ha dato nome alla legge sapeva cosa stava facendo e cosa voleva dire. Interruzione volontaria della maternità, non ha una minaccia nel tono? non si· legge opporsi ad un desti– no? ma cosa diciamo, al destino, l'unico che ci è de– cretato. Si va, sembra, contro l'ordine naturale del– le cose, chi abortisce nega la propria -sorte, lascia la stanza degli specchi. Morirà d'un'altra morte non solo perché avrà scelto un'altra vita; il prezzo è al– to, è duraturo, è ad usura. Una buona quota delle donne che abortiscono non è diseredata, non è igna– ra, ci sono le femministe d'avanguardia e le compa.– gne più consapevoli. Per disperazione o per garantir– si la vita di sempre, perché ci mettiamo in condi– zioni di abortire? Incidente non è, coraggio, non diciamole queste cose:è espiazione, desiderio di pur– garsi da una colpa. Tutte quelle che da qui sono transitate, hanno avuto in comune un'apprensione inspiegabile, che non era l'ombra più colta dell'in– fanticidio. Era la sapienza del pericolo. cui ci si e– spone troncando il corso delle conseguenze. Poi vie– ne la ragione, deve venire, capire l'insensatezza con cui finalmente abbiamo ottenuto questa onnipoten– te maternità. Naturalmente ci sono anche le poche fortunate che interrompono la gravidanza e basta, a loro la maternìtà è sconosciuta. Quando il potere dice aborto dice coiti illeciti, sfre– natezze di ragazzine agiate, elargisce comprensioni vituperose; le lascia abortire, con poche strutture e molte colpe, queste animalette cui nel suo iracòn– do sapere tende l'unghia. Poiché hanno sbagliato. E' la mitologia del frutto proibito a fare l'errore, ci vogliono casi pittoreschi naturalmente, le altre so- Discorsi di donne, {Note • margine

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