RE NUDO - Anno X - n. 77 - giugno 1979

RE NUDO/40 • C'è un tecnico nell'armadio Le strategie oblique di Mr. Brian Eno Nichilismo: « si svalutano i fini superiori ». E' un momento instabile, mi– nacciato, perché altri valori superiori tendono immediatamente, e prima che siano distrutti i primi, a prendere il sopravvento; la dialettica non fa altro che legare delle positività successive; donde l'asfissia, fin dentro l'a- narchismo. Come installare, dunque, la mancanza di ogni valore superiore? L'ironia? Parte sempre da un punto sicuro. La violenza? E' un valore supe– riore, e fra i più codificati. Il godimento? Sl, se non è detto, dottrinale. Il nichilismo più conseguente è forse mascherato: in qualche modo interno alle istituzioni, ai discorsi conformi, alle finalità apparenti. E' possibile liberare la propria creatività, fare della musica che e– sca dalle gerarchie, sovvertendo realmente l'ordine costituito? Ri– spondere di sì è quasi banale. Ma forse non è il caso di essere tanto sicuri, nel m mento in cui noi, tut– ti, siamo subissati da una nuvola di slogan e messaggi che sembra– no avere l'unico scopo di ricrea– re, dentro la nostra testa, l'ordi– ne appena sconfitto. Tanti anni di musica « sovversi– va » hanno portato a nuove rego– le e nuovi canoni. Il pop ha le sue strutture e i suoi schemi obbliga– ti, il suo camme il faut. Roland Barthes Brian Eno se ne è reso sconsola– tamente conto. Per questo il suo punto di partenza è ancora il pop, ma acquisito ormai come storia e tradizione, non diversamente dal- l'altra musica, forse solo con una parte di interlocutore privilegiato. In questo senso Eno è il primo a rendersi conto di appartenere alla seconda generazione della pop mu– sic. Che diventa così cultura sta– bilità, cui ci si può, o meglio ci si deve, opporre. Non è più vissuta con la piena partecipazione dei tempi eroici: è filtrata da un per– fetto distacco, vista come materia– le, al pari di tanto altro suono. , Ciò significa prendere di peso l'i– deologia della creazione individua– le e buttarla dalla finestra. Al mu– sicista-costruttore si sostituisce il musicista-regolatore, che si limita a fare una scelta del materiale a sua disposizione. Nel primo Here Come· The Warm J ets gli interventi strumentali di Eno sono sporadici. Più che altro distorce e tratta i suoni prodotti dai suoi session-men (« Io non so suonare strumenti, ma so modifi– care il loro suono attraverso i miei apparecchi, li so plasmare a mio piacimento. Vedi, non abbia– mo bisogno di uno che dica: 'so suonare la chitarra meglio di Hen~ drix o Clapton'. La vera arte do– vrebbe essere al di fuori degli svi– luppi della tecnica espressiva. »). « Come ricercatore seguo solo la logica delle mie ricerche. Non è colpa mia se è tutto il mondo mo– derno che impone ormai all'uomo questa schizofrenia tra ciò che è umano e ciò che è meccanico ». Si è parlato e si parlerà, a questo proposito, di semplice tecnicismo e di rinuncia alla dimensione uma– na. Ma il discorso di Eno, con i suoi feedback e i suoi sintetizza– tori, è proprio all'opposto: se la tecnica e l'elettronica esistono, spingere al massimo e oltre il mas– simo l'uso della tecnica è già crea– tivo, scoprendo il gioco fino alla corda, e ponendosi per forza fuo– ri dall'uso della tecnica stessa. Bere l'amaro calice fino alla fec– cia: questa la conclusione, lam– pante sia nei lavori elettronici, sia, in altro modo, nella digestione e riciclaggio di materiali dei lavori pop. L'Eno (niente Brian, il nome sa– rebbe stato svelato più tardi) dei primi '70 si presenta ben caratte– rizzato, scheletrico, capelli lun– ghissimi e lisci, truccato, la stem– piatura precoce nascosta sotto un basco rosso. Non é uno, scenario gratuito: in questo periodo l'abito e l' acconciaaura hanno per lui non meno valore dei VCS3 e ARP con cui disseziona le ironie dei Roxy Music. La sua attività è così su-

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