RE NUDO - Anno X - n. 76 - maggio 1979

RE NUD0/48 Art ensemble of Chicago a Vittorio Veneto Domenica 25 Marzo si è aperta, al Palazzo dello Sport di Vittorio Ve– neto, la tourneé italiana dell'Art Ensemble of Chicago, che gira da un mese l'Europa in occasione del– l'uscita del suo ultimo lp. Non si poteva mancare, soprattut– to perché sono rari i casi di grup– pi musicali d'avanguardia che si esibiscano nelle regioni venete. Il loro penultimo lp è datato 1973, e s'intitola « Fanfare for the War– riors »; dopo questo disco, per sei anni, l'Art Ensemble non ha più inciso niente, ed ha lavorato esclu– sivamente in concerti girando un po' tutto il mondo. L'Art Ensemble of Chicago del 1979 è diversa da quella del '73. I musicisti hanno, in questi anni, abbandonato man mano gran par– te dell'azione gestuale, quasi giul– laresca, degli esordi, per concen– trarsi molto maggiormente sullo aspetto più razionale della loro musica. Questo fatto è forse da imputarsi all'influenza che Lester Bowie, il trombettista, è venuto sempre piì1 ad esercitare all'inter- no del gruppo. Bowie si presenta al pubblico con un bianco camice da medico, mentre Don Moye, Jo– seph Jarman e Malachi Favors, se– condo l'abitudine dell'Art Ensem– ble, si truccano il volto con colori vivaci e vestono lunghi caffettani colorati. Roscoe Mitchell, forse per motivi di comodità, è invece abitualmente vestito in modo più normale. Il concerto di Vittorio Veneto è iniziato con uno sfrenato ritmo tenuto sulle congas, a cui si sono aggiunti successivamente il bél.sso, i due sassofoni e la tromba di Bo– wie. Ascoltandoli si ha come l'impres– sione che i cinque abbiano rag– giunto con gli anni un diffiç:ile e– quilibrio tra la loro antica sponta– neità quasi disorganizzata, e la ra– zionalità di Bowie, che però, pur lucidissima, non si fa mai rinchiu– dere in schemi prefissati, ma si manifesta libera e completamen– te creativa. Lo stesso discorso si può fare ora per gli altri componenti del grup- po, anticamente più pazzi e fanta– siosi di Bowie, e trascinanti nelle loro sonorità rivolte a cancellare le certezze e i dogmi nella mente di chi li ascoltava. La musica dell'Art Ensemble ha ora invece una vera e propria or– ganizzazione sonora, che si coglie al di là delle maschere che copro– no i loro visi. E' un'organizzazio– ne sonora che però non toglie nul– la alla loro capacità di essere pro– vocatori, di passare dalla gioia al– la rabbia alla disperazione in mo– do quasi impercettibile, finché non sbatti la testa contro la loro mu– sica che cerca la libertà, e ti ren– di conto che tu libero non sei, e come loro lì, in quel momento, senti tutta l'angoscia che essi, i musicisti, sentono, e vorresti gri– dare basta, e vorresti fuggire, ma poi l'angoscia si rilassa, e torna la pacatezza, la ricerca della tranquil– lità, della pace interiore e tu ri– mani là, affascinato e stravolto, ad ascoltare questi cinque stranieri, che parlano un linguaggio difficile ma universale. cristiano alzetta

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