RE NUDO - Anno X - n. 74 - marzo 1979

RE NUDO/40 l'Arte dell'Attore Per me il teatro in se stesso non è mai stato qualcosa di importante. Impor– tante è stato incontrarmi con gli altri, conoscerli, non attraverso la parola che maschera, ma ad un livello più profon– do: a livello del corpo. Partire. dal no– stro corpo, (il nostro vissuto, quindi) vuol dire, in.fatti, avviare un processo che cònfronti, metta in discussione ·le nostre certezze non in astratto ma sul nostro modo di essere nel mondd, sui nostri rappqrti con gli altri, i nostri so– gni e i nostri rimpianti. Il corpo è ciò che l'idea di uomo non arriva a di– struggere, è quello che grida muta– mente dinnanzi la sicurezza della ra– gione e della proprietà. Prendere coscienza del proprio corpo, imparare a destrutturarlo dalle incro– stazioni del potere. Scoprire il modo in cui le società di classe e la religione penetrano senza che lo sappiamo nel nostro corpo facendolo entrare in un ordine simbolico, significante, impo– nendo la.rimo~ione primaria della sua forz.a.Rifarci un corpo è per noi la sola maniera di rispondere a questo furto e a questo stupro. Il deviare-penetrare del corpo nel teatro e contro esso implica una nuova pratica del linguaggio, uno spazio nuovo e rivoltato, contradditto– rio e dinamico. Questo sbocco, questo passaggio fuori esige, dunque, una lotta contro tutto ciò. che, nel teatro stesso, appartiene al dato, allo stereotipo, all'ordine, alla legge. Si tratta di non limitare il rifiuto ai contenuti, ma cer– care una struttura in grado di indicare valori, magari nel disordine,· nell'uto– pia, nell'anormalità. Se dovessi riassu– mere le mie convinzioni in una-sala frase direi: basta col teatro che parla di politica, costruiamo un teatro che fac– cia politica. Questo è fondamentale. Si tratta di formare una catena di renitenti alla distruzione. Opporre- la ricerca della nostra personale creatività all'in– tero apparato educativo in mano al po– tere capitalistico e a cui spetta il com– pito di promuovere schemi culturali selezionati dall'esterno e dall'alto per la formazione di individui il più possibile passivi e consenzienti. A chiul)que si interessi di teatro è chia– ro quanto necessario sia riaffermare l'opportunità di undiscorsoscenicoalter– nativo. Aprire dunque un laboratorio teatrale sottintende la rivalutazione del pr:0cesso creativo rispetto al risultato, come conseguenza della apertura del recinto teatro anche ai non addetti. ai lavori. Penso infatti che sia venuto il momento di promuovere un teatro popolaresche sia il frutto di un processo di elabora– zione culturale dal basso, e quindi atto di liberazione che scaturisce da un rap– porto prolungato nel tempo e nello spazio tra operatori taatrali e ben pre– cise comunità socioculturali. Al teatro non resta quindi che dilatarsi cercando di organizzarsi oltre i limiti di tempo dello spettacolo. Come appare evidente anche da una sommaria lettura del programma, il nostro lavoro tende a recuperare un uso comunicativo del corpo. Se è vero che la conformazione al modello culturale imposto dall'organizzazione borghese si ha prima di tutto nel Jissuto, neH'e– sistenziale e quindi nel corpo, nel com– portamento, si tratta allora di scovare il potere là dove fino ad ora il potere eta tabù. Individuare il potere repressivo nei nostri movimenti stereotipati, nella espropriazione che giornalmente su– ·biamo del nostro corpo. Si tratta inoltre di rifiutare di essere portati sia da una bland3: consolazione estetica, sia dalla facile gratificazione della parola d'ordine ben allineata.' Contro la sottrazione progressiva della partecipazione attiva dell'uomo alla -costruzione della sua storia. al suo es– sere _soggettosiorico, propongo la forza liberatoria ed autoformativa della creatività. Fare teatro oggi, quindi, che senso può avere? La rivoluzione, ecco il copione dell'unico spettacolo che mi interessa. Allora teatro per me è sempre stato solo il sinonimo con cui definire socialmente i miei bisogni. Niente di più, ma niente di meno. Il teatro come lo spazio, il luogo, la possibilità, l'emergenza di fa– re, di costruire, di stabilire una.Jinea di comunicazione reale fra me e te. Parlare e scnvere d1 teatro per me non è · mai stato semplice: mi accorgo di non riuscire mai a trascrivere quella che è la parte più importante del mio lavoro. Si può scrivere dei riconoscimenti che ho avuto, o delle teorie, ma la parte più brucian,te del lavoro, quella in cui tanti si sono riconosciuti, rimane come vuo– to, come assenza: non nominabile (d'altra parte cosa c'è di più rassicu– rante di una rivolta nominata?). Forse,. proprio partendo da questa impossibi– lità, può capitare di imbattersi, percor-. rendo i margini di silenzio lasciati vuoti dalla scrittura, nei motivi della genesi di questo lavoro e di questo testo che è situato ai bordi del lavoro. renato cuocolo Si è aperto a Roma in Via C. Maratta 1 /'Istituto di Ricerca su/l'Arte dell'Attore diretto da Renato Cuoco/o. L'Istituto ha organizzato per questo an– no un laboratorio teatrale permanente che si propone lo sviluppo della creatività personale e della ricerca teatrale. Il pro– gramma comprende: Ricerca sulla dina– mica corporale (dal metodo di Meyar– chold al Kathakali indiano, alla tecnica clown), igiene efantasia vocale, rapporto voce-corpo; processo creativo (montag– gio, danza libera, improvvisazione). Il lavoro è coordinato da Renato Cuoco/o che si è formato all'interno di alcune delle principali esperienze teatrali con– temporanee _fra cui l'Odin Teatre, il Li– ving Theater e il Domus de Janas. Pa– rallelamente al laboratorio si svolgono attività collaterali fra cui: apertura di una biblioteca teatrale; seminari, incon– tri e di_battiti su importanti aspetti dell'elaborazione teatrale di questi anni. A questo proposito sono stati organizzati un seminario sulla danza indiana tenuto da Ileana Citaristi allieva del Kerala Kala Kendra che si svolgerà dal 21 al 26 febbraio; un incontro con il Living Theater e proiezione di alcuni loro spet- tacoli 2 e 3 aprile; e, in data da definirsi, un seminario su Peter Brook e un in– contro con il gruppo Internazionale di Ricerca Domus de Janas diretto da P. Zappareddu. Per informazioni rivolgersi al 5895524 o al 576926. Istituto di Ricerca sull'Arte dell'Attore Roma - Yia C. Marana, 1 - Tet 061576926

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