RE NUDO - Anno X - n. 74 - marzo 1979

RE NUD0/12 Liberalizzare l'eroina? Un discorso difficile e non senza problemi Attualmen!e il ventaglio delle posizioni e delle interpretazioni della proposta di consentire il libero consumo di eroina. oscilla entro due limiti estremi: da una parte si sottolinea come suo elemento centrale l'autodeterminazione' degli in– dividui che fanno uso di eroina, rispetto alle proprie scelte e al proprio destino: - non esiste una parte malata della società che deve essere curata o salvata da una presuntuosa parte sana della società stessa, - l'unico soggetto di liberaz'ione dal buco, se liberazione deve esserci, non. può che essere il consumatore stesso di eroina, con i propri tempi, metodi, bi– sogm, - non è serio parlare di "problema dell'eroina" in quanto sostanza. Il pro– blema è costituito dall'uso degradato della sostanza; non dalla 'cosa in sè' ma dalla relazione, dal 'buco: - il consumo quindi non è una malat– tia specifica, tecnicamente e farmaco– logicamente risolvibile in un piano te– rapeutico specifico. Di tecnicamente risolvibile, di specifi– co, vi è solo lo 'star male' per astinenza. - in definitiva non c'è liberazigne chi– mica da 'un male' che di chimico assu– me solo la forma esteriore. Sebbene i principi ideologici su cui questa posizione si fonda siano univer– salmente riconosciuti quali principi formali dell'attuale modo degli uomi.ni occidentali di formare comunità, nei fatti questi si scontrano con due grosse difficoltà: da una parte l'etica professionale del corpo medico scientifico, che si rifiuta di divulgare le possibilità del proprio sapere-potere, di contraddire la propria identità, che è quella dello stregone– guaritore, che deve guarire, che non può vedere la propria scienza sconfitta. (E questo è uno dei casi in cui ciò si veri– fica 'luminosamente'). Dall'altra parte si scontra con l'imma– gine diabolica dell'eroina, sostanza ma– ledetta, inquietante. che minaccia l'in- tegrità del corpo sociale 'sano'. In queste condizioni chiedere la 'libe– ralizzazione' (o 'legalizzazione'). è co– me chiedere la chiusura dei lazzaretti. la circolazione liberalizzata del conta– gio, e l'autodeterminazione degli appe– stati. L'oscillazione opposta, d'altra parte. arriva all'estremo della distribuzione dell'eroina in un progetto complicato. pignolo. asfissiante di ospedalizzazione della Tossicomania. Una forma 'ag– giornata' di vecchie e già fallite inter– pretazioni della Tossicomania. Niente di nuovo, se non la possibilità del 'mantenimento' ad eroina, con la rigida prospettiva della detossicazione obbli– gatoria, del 'recupero sociale', dell'assi– stenza psico sociale estesa al gruppo familiare e ai gruppi di socializzazione primaria, il 'soggiorno obbligato' all'inglese per il tossicomane, il 'buco' in ambulatorioo, ecc. ecc. Tra queste estreme interpretazioni del– la lìberalizzazione, infinite sono le sfu– mature e le 'vie di mezzo'. Il rischio è che ~icreino due o più fronti fittiziamente contrapposti sulle diffe– renti 'soluzioni tecniche". Ciò sarà ine~ vitabile se il dibattito si sclerotizzerà sull' 'efficienza' della legge, mancando i termini di riferimento per compren– derne il 'senso'. Propongo alcuni problemi a monte di qualunque obiettivo 'operativo', legi– slaitiv9. A) Non ci sono due società. Non c'è la 'società' e il 'mercato nero'. La Società è anche il Mercato Nero. La Droga è un punto di vista autentico, 'le– gittimo' dtlla metropoli, ne costituisce una parte essenziale, è tutt'uno con la stessa esistenza. I Credo che sia errata un'interpretazione prevalentemente 'negativa' del rappor– to tra la vita di un individuo e il mercato nero. La Tossicomania non è essenzial– mente autodistruzione. passività. inat– tività. Il Mercato Nero aggrega. offre simula- zioni dell'agire . offre aspettative coesi– ve. riferimenti culturali. produce vita perchè ne offre un 'interpretazione l!tile alla stessa sua riproduzione. Perchè? Il problema è a monte. Non nella carenza di Razionalità nell'orga– nizzazione sociale. ma esattamente per il motivo opposto: per eccessi di Ra– gione nell'organizzazione. previsione e comando sui minimi dettagli dell'espe– rienza quotidiana di ciascun individuo. E l'esperienza individuale (questo è materiale) è irripetibile e unica. Il suo contenuto umano. allora. la 'verità'. nel rito dell'assunzione e delle relazioni che dominano e producono la vita del e nel mercato nero. tutto ciò è autentico e non· deve essere negato e piallato da alcuna regolamentazione sociale. La Legge non può sostituirsi alle moti– vazioni. agli stimoli alla vita che sono contenuti nell' antropologia dell'uso delle Droghe. Le modalità dell'uso. il loro contenuto soggettivo. di piacere. di interpretazione 'religiosa'. mantica. delia vita. e della sua produzione. vanno rispettate e ga– rantite nelle singolarità delle loro ma– nifestazioni. i dati provocatori forniti dal ministero della Sanità, per cui i tossicomani ac– certati sono solamente 2000 in Italia. ci offrono un segnale fin troppo chiaro dell'asprezza dello scontro che si dovrà affrontare riguardo alla questione della verifica di laboratorio sullo stato di di– pendenza. Numerose condizioni fanno pensare ad un notevole contributo di determina– zioni 'psicologiche' nella dipendenza e nelle sindromi di astinenza: - la scarsa quantità di sostanza pura contenuta nelle dosi in circolazione nel mercato clandestino. non giustifiche– rebbe nella maggior parte dei casi. lo stato di dipendenza fisiologica. , - la varietà delle sindromi di astinenza e dei livelli di tolleranza. - la molteplicità degli 'effetti'. - la relativa facilità a 'smettere' e l'i- nevitabilità. nella maggior parte dei casi. del 'ritorno'. Tutto ciò rende sempre meno 'efficaci'. ed opportuni. criteri strettamente bio– chimici nell'accertamento dello stato e del livello di dipendenza (e della sua 'qualità'). Una eventuale 'legalizzazio– ne' dell'eroina. attraverso una legge pi– gnola ed eccessivamente selettiva. ri– schierebbe di peggiorare la situazione.

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