RE NUDO - Anno IX - n. 72 - gennaio 1979

uicidio e dintorni k ~ (ricqgnizione) All'avanguardia, come sempre, gli USA che hanno .recentemente battuto un record iperrealistico facendo entrare nella coscienza pubblica "tutti quei corpi proni, incollati alla terra, raccolti insieme a gruppi o a cerchi" (Fachinel– li, L'Espresso 3 dicembre 1978, a pro– posito del Grande Suicidio della Guyana). Quasi un mandala formatosi all'appello del "reverendo" Jones: "Mother Mother Mother. ..". Madre? E' il riflesso del bebé: l'oblìo, la culla. la bara. I. Il punto di vista psicoanalitico: Esa– minando il carattere dell'istinto di morte, Freud postula che "in un certo momento le proprietà della vita furono suscitate nella materia inanimata dall'azione di una forza che· ci è ancora completamente ignota. Forse si è tratta– to di un processo analogo a quello che in seguito ha determinato lo sviluppo della coscienza in un certo strato della materia vivente. La tensione che sorse allora in quella che era stata fino a quel momento una sostanza inanimata fece uno sforzo per autoannullarsi; nacque così la prima pulsione, la pulsione a ritornare allo stato inanimato". (Freud nel 1920. in "Al di là del principio di piacere"). "Freud stabilì che l'istinto di morte è essenzialmente conservatore e non cer– ca nuove esperienze ma piuttosto tende a uno stato di completo riposo. Ciò è in 1:ontrasto con l'istinto di vita che di– sturba questo riposo e costantemt.nte cerca nuove esperienze" (da "Aggior– namenti di psicoterapia e psicologia clinica" 1972 n. 3-4, p. 25). Sembra la descrizione dello Stato (dell'immobilismo di certe società co– me, per esempio, quella italiana. L'im– mobilismo e la ripetizione caratteriz~a i burocrati, gli amanti del quieto vivere, i pigri, i malinconici, quelli che: "si è sempre fatto così, non vedo perché do– vremmo cambiare"). La vita è transe, che significa passaggio. Essa, momento Alto che solleva in estasi - nella vita corrente - la coscienza, è, come la Ri– voluzione, ciò che si rimuove quando l'ordine della morte è ristabilito. La morte è la routine, il tran tran: la poli– tica, l'eroina, il cuore o il "Privato" tutti i giorni a colazione a pranzo e a cena, come terminus, punto di arrivo, trincea caramente conquistata dove ci si ap– piattisce senza osare attraversare la strada del luogo comune. 2. Il punto di vista del pensiero junghia– no: Gli istinti vitali dell'Io. non rappre– sentano la componente predominante e unica della persona; nel profondo giace il Selbst (o Sé), struttura che mantiene i contatti tra l'individuo e il cosmo di cui costituisce una porzione, in grado· di conferire significatività all'esperienza vissuta. Il Selbst è ambivalente: pre– senta un lato chiaro e un lato oscuro. Se prevale il secondo, il suicidio diviene possibile.' Poiché ogni esperienza, ivi compresa l'esperienza di ristabilire il contatto tra l'Io e il Selbst, è anche RE NUD0/21 esperienza simbolica, la convinzione che solo attraverso la morte si possa attuare una modifica integrale, una re– surrezione, viene vissuta come un ri– torno allà grande Madre, il ristabilito contatto con quella che ridà significato alla vita. Ma basta prendere lucciole per lanterne, vale a dire confondere la lettera con lo spirito per decidere d'im– boccare a un certo punto letteralmente la strada della morte allo scopo di rin– novarsi, di risuscitare. E' il momento, straordinariamente feroce e intenso, in cui la testimonianza cieca della "di– mensione verticale" (di cui parla, per metafore, anche papa Karolo) stende, letteralmente. 3. L'arte tragica e l'arte comica sono nate, al contrario, da "pulsioni di per– fezionamento", da Eros, da questa "nevrosi di salute" di cui parlò Nietz– sche nel suo Saggio di autocritica. "Forse il delirio non è necessariamente il segno di una civilizzazione che si so– pravvive. Forse esiste - ed è questo un problema per gli psichiatri - una ne– vrosi di salute, della giovinezza e della gioventù di un popolo? Che cosa signi– fica la sintesi di un dio e di un_caprone nel satiro?" Nietzsche si riferiva al delirio dionisia– co, alla transe e al fallimento della festa in occidente, presentito alle soglie della civiltà industriale moderna. Il sovrara– zionale della vita è cosa rara oggi. Ciò che impazza è quella demenza morti– fera e "movimentista" che, sotto la re– torica della liberazione e dell'edoni– smo, contrabbanda - idealizzata - una irrazionalità prodotta all'interno stesso della razionalità dominante: un nichilismo che è l'esatto speculare del dominio, e che funziona come terrore o riduzione mercantile e spettacolare dell'Altro. A queste condizioni la festa si riduce a fare la festa (a qualcuno) o in suicidio. Abbiamo un gregarismo che marcia a occhi chiusi portando al mercato il so– lito morto da vendere. Ebbene, non vorrei che chi si illude di portare tra le braccia i sogni degli uomini (mentre con piede leggero porta al mercato in– salate di ossa) trascurasse i problemi posti dalla parabola tragica della rimo– zione e della degradazione di Dioniso in Occidente. Gianni De Martino

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