RE NUDO - Anno IX - n. 70 - novemre 1978

RE NUD0/14 Ma adesso nonpiùzoppil O ti curio t'inguri.Nelnuovo centro fioriranno molteplici attivi!à,"manonsa– rà piùunportodi marepertutti. Leaff~zioni sara~no curate~ 11 bruttospetta– colodel_negativo saràesorcizzato. Mondi,Macond1 e Mode:11 nuovo Macondo sarà tagliato sumisura perla Milano stanca. Dopo Marx Aprile. E dopo aprile la nebbia: uno di quei nebbioni fitti fitti, che a Milai:iosi conoscono anche trop– po bene, dove può capitarti di branco- · ~re ~9)jtario... Ecco: tu senti un rumore di passi che ti pare di riconoscere, pro– prio dietro di te, ti volti e corri nella nebbia incontro alla morosa tanto atte– sa... Ma che stup<5re e che rabbia, quando 'ti accorgi di stringere, invece della sua graziosa figura, la spoglia scheletrita dello "zombie"! Che ribrez– zo, quando ti rendi conto di aver posato .le labbra sulla bocca putrefatta del mostro! Sembra un film dell'orrore, ed è invece la squallida realtà di quello che è suc– cesso proprio a me qualche sera fa, quando, un po' per vincere il tedio di queste nostre nebbie, un po' perché at– tirato dal tema (presentazione del libro di Rostagno: "Dopo Macondo", con l'autore ed alcuni giornalisti), ho var– cato la soglia del Centro Culturale di Via de Amicis. Ma all'appuntamento, appunto, la morosa non c'era: al suo posto solo la brutta smorfia dello– "zombie". La tavola era imbandita proprio a do– vere: degnamente rappresentati Pano– rama, Il Corrierone, la Repubblica e perfino il sedicente Giornaie dell'ancor più sedicante Montanelli. Ma la cuoca principale era naturalmente lui, Rosta– gno, nella nuova tenuta arancione, che si è subito fatto premura di comunicarci il suo nuovo nome: Satananta, Sana– tanta, o un Satanasso del genére che non ricordo bene Complimentiamoci dunque per il suo "sannyas" (acquisito, pare, per corrispondenza, visto che· i suoi "manicaretti" lo tengono troppo occupato per un viaggio in India), non . possiamo purtroppo fare altrettanto per la sua cucina. Ad essere sinceri, li di Macondo c'erano solo le ossa (per I giunta già abbondantemente.rosicchia– te), e non ci sono piaciute. Per niente. Non parlo del libro (peraltro gradevole e a tratti poetico, se considerato come biografia dell'autore), ma della serata, delle fastidiose capriole clownesche, della puzza che mandano i cadaveri. Giocare con la morte può essere peri– coloso: si rischia di perdere il senso dell'olfatto, manipolando e svendendo carogne, mentre gli altri intorno cadono asfissiati. Mi spiego: le svenevoli battutine di Rostagno, il suo presentarsi col ciuccio (non metaforicamente: ce l'ha portato davvero!), l'atteggiarsi ora a cinica bal– lerina (che danza sul!'ossario), ora a vecchietta sta,nca e piena di acciacchi (con le lacrime agli occhi: "Volevamo cambiare il mondo e non è cambiato niente ...") testimoniano soltanto in parte l'atmosfera spettacolare creatasi durante il "dibattito". Vi sono persone che - dopo una certa attività politica a diversi livelli, durante gli anni della contestazione studentesca (68 e dintorni), hanno acquistato, giu– stamente direi, una certa "credibilità" presso le frange anche più recenti del "movimento". Mauro Rostagno è tra queste persone. Ma quel periodo è passato, e lui, che lo sa bene, dopo aver peduto il treno della Rivoluzione oggi si prenota un biglietto dell'Orient Ex-' press. La dichiarata mancanza di un oggetto politico che caratterizza oggi la zona della cosiddetta "controcultura", crea un vuoto tale da coagulare gente ed iniziative intorno a queste "facce conosciute", che però non trovano di meglio'che usare tutto ciò per l'edifica– zione del proprio mito personale. Forse vedere una volontà cosciente in loro è troppo: la caduta dell'"ideale" innesta automaticamente il meccanismo del ci– nismo spettacolare, dove tutto diventa ''.artisticamente" vendibile, anche l'a lienazione dei "pienoni" di Macond anche la smorfia degli eroinomani, an che la stanchezza dei leaders "storici" anche i lazzi di Rostagno. Proprio perché credo di aver visto quella sera, dietro l'artefatta disinvol tura della cuoca questa grande tristezza di chi sa bene come stanno le cose, vorrei chiedere a Rostagno come si sente quando. nota, tra il pubblico di questi banchetti, dei giovanissimi. Vo– glio dire, quelli che prima non c'èrano, quelli che sono arrivati adesso. Ora che non c'è più il comizio, né i} "virile movimento", che unisce, ora che chi parla lo fa solo a nome di se stesso e dei propri desideri, le persone che in passato acquisirono una credibilità si trovano oggi ad "amministrare" la zona della controcultura e con essa i sogni dei più giovani, quelli che non hanno storia, e arrivano così, senza invito. A questo punto, riconosciuta la soffe– renza del presente, chi non ha niente di . nuovo da dire, invece di saltellare sull'inutile palcoscenico vuoto, farebbe meglio a scendere e tacere. Le brave signore che naturalmente a Macondo non ci sono state, ma che leggono incuriosite il "Dopo Macon– do", avranno qualcosa di cui parlare con le amiche, ma noi ragazzotti. Ro– stagno caro, delle ossa cosa ce ne fac– ciamo? Un libro è un'avventura di chi lo scrive. Certo. E non è compito di un libro tra– scinare le masse all'avventura. Non sono uno di quelli che: "Io al sog– gettivismo gaudente non ci sto, perché soffrire è,il mio ruolo storico". Ho 21 anni io, nel '68 stavo all'Oratorio e il "ruolo storico" non ce l'ho mai avuto. Ma nemmeno affiderò la mia anima a tali "animatori": Rostagno ha parlato, durante il dibattito, del progetto di un nuovo Macondo, che rinasce - come ha scritto L. Coen sulla Repubb'ica del 7 dic~mbre - "con un pizzico di tra– voltismo e molto business, una sorta di caravanserraglio in cui si troverà di tutto". Dalle sale per la meditazione al cinema, dall'esoterismo alla fotografia, dal fumetto alla discoteca. Tutto bello e

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