RE NUDO - Anno IX - n. 68 - agosto-settembre 1978

RE NUD0/18 L'economia buddista ovvero il piccolo è bello Quando si parla di buddismo, yoga, zen etc., si tende in genere a considerare ,queste tradizioni esclusivamente come delle· tecniche psicofisiche inerenti alla sfera privata dell'essere umano che poco o nulla hanno .a che fare con i problemi della socialità e dell'economia. Ma questa è una visione delle cose del tutto errata. Al contrario, la pratica del buddismo, dello yoga etc. conduce a un cambiamen– to progressivo ma totale dell'uomo che ha un legame strettissimo con il modo di porsi nei confronti del mondo materiale. Ultimamente è stato tradotto in italiano un famoso libro dei più noti economisti contemporanei, E.F. Schumacher (1) in cui un intero capitolo è dedicato a quel-· .la che l'Autore· chiama Economia Bud– dista, dove l'aggettivo buddista sta ad indicare l'insieme delle tradizioni orienta– li viste nel loro rapporto con il lavoro e la produzione materiale. L'economia moderna, contrariamente a quanto ritengono e affèrmano certi apolo– geti "progressisti" della società ciberneti– :ca, ha reso il lavoro qualcosa di realmente osceno è distorto, un'attività maledetta che oltrepassa i limiti più estremi della tolleranza umana. Per coloro che vivono nella società moderna, sia nei paesi capi– talistici che in quelli del cosiddetto "so– cialismo realizzato",. il lavoro è un demo– ne eia esorcizzare, da rifiutare, da rimuo– vere ·e dimenticare quando è terminato. Dove le è cpnsentito, la classe lavoratrice cerca di difendersi in ogni modo da que– sta orrenda malattia. La società moderna esprime una concezione schizofrenica della vita di uh essere umano, da un lato il tempo della disgrazia, della catastrofe (il lavoro) e dall'altro il regno dell'Eden, il Giardino delle Delizie in cui compensa– re frustrazioni e nevrosi (il riposo). Ma questa è la concezione di una società e di una cultura che vogliono l'essere umano stroncato nelle radici della sua salute psichica e interiore da una nevrosi di base, un essere umano completamente scisso e facile preda delle più oscene sollecitazioni di una concezione distorta del progresso. "L'economista moderno è stato abituato a considerare il lavoro o la fatica come poco più di un male necessario. Dal punto di vista del datore di lavoro si tratta in ogni caso di un puro elemento' di costo, che va ridotto al minimo se non si può eliminare del tutto, per esempio con l'automazione. Da punto di vista di chi lavora è una 'disutilità'; lavorare vuol dire sacrificare il proprio tempo libero e la propria comodità e il salario è una specie di compenso per codesto sacrifi– cio. Da ciò l'ideale dal punto di vista del datore di lavoro è di riuscire a produrre senza impiegare nessuno, e' l'ideale dal punto di vista del prestatore d'opera è di· avere un reddito senza essere impiegato. Le conseguenze pratiche e teoriche di questo atteggiamento arrivano, natural– mente, molto lontano. Se l'ideale, rispet– to al lavoro, consiste nel liberarsene, ogni metodo che riduca il carico di iavoro ~ .cosa buona". (2) Il punto di vista di quella che Schuma- cher chiama l'iEconomia Buddista, è in: vece tutto diverso. Nella prospettiva del!' Economia Buddista il lavoro, lungi dall' essere una sortà di maledizione del cielo,, deve avere almeno tre funzioni: quella di fornire all'essere umano la possibilità di sviluppare e utilizzare creativamente le sue facoltà, metterlo in condizione di superare il suo egoismo unendolo ad altri in una impresa comune e infine produrre servizi e beni necessari ad una esistenza armoniosa. E' chiaro che questo modo di vedere il problema del lavoro è del tutto antitetico alla concezione "schizofreni– ca" dell'economia moderna. L'Economia Buddista considera la scissione verticale tra tempo libero e lavoro un fraintencji- mento totale di una delle verità fonda– mentali dell'esistenza umana, eia!' che tempo libero e lavoro sono elementi com– plementari di un medesimo processo vita– le e non possono essere separati senza con questo uccidere e annullare la gioia di un lavoro creativo e quella del tempo libero. Il Buddismo e le altre tradizioni orientali si pongono nei confronti dell'esistenza da un punto di vista totale, cercano di vede– re un problema nella sua dimensione complessiva e di non lasciarsi ingannare da fuorvianti angolazioni particolari. L' · Economia Buddista non si oppone a un progresso, anche tecnologico, che miglio– ri effettivamente la qualità della vita dell'essere umano, ma si chiede se nevrosi di massa_, inquinamento, genocidi cultura-• li, distruzione degli eco-sistemi e infine la stessa società nucleare, non siano un prezzo troppo elevato da pagare. Il con– cetto moderno di "Progresso" si è sempre incarnato in una produzione irrazionale e illimitata di beni di consumo e in una ideologia edonista che cerca con ogni mezzo di suscitare i bisogni più artificiali e superflui degli uomini. Consumi sempre meno essenziali, una produzione sempre più dilatata, una concezione della vita che non tenga conto dell'essenziale ma ·che sia sempre più proiettata nel super– fluo .sono la realtà dell'economia modera na e, nonostante tutte le crisi energetiche e i disastri ecologici degli ultimi anni, rimangono lo stesso la bandiera del futu– ro. Una vera qualità della vita, una esi– stenza di cui sia possibile assaporare il gusto e lo spessore non solo non rientra– no· tra le mete della società moderna ma anzi vengono viste come i suoi nemici peggiori e chi cerca di affermare questi valori in quanto elementi di una autenti– ca e reale liberazione,-viene deriso come "inguaribile utopista" quando non viene bollato come "reazionario e nemico del Progresso". "E' chiaro perciò, che l'economia buddi– sta deve essere molto diversa dall'econo– mia del materialismo moderno, pérchè il buddistaindividua l'essenzadellaciviltà non · nella moltiplicazione dei bisogni ma nella purificazione del carattere dell'uomo. Ca- . rattere che, nello stesso tempo, si forma sul lavoro dell'uomo. E il lavoro condot– to· propriamente in condizioni di dignità e di libertà umana dà gioia a chi lo fa è'• anche ai suoi prodotti". (3) L'intero assetto economico e ideologico su cui si regge la società moderna è un assurdo per l'Economia Buddista. La so– cietà moderna capovolge infatti l'armonia delle cose quando considera i beni più importanti delle persone e il consumo più

RkJQdWJsaXNoZXIy