RE NUDO - Anno IX - n. 67 - luglio 1978

RE NUD0/34 Appunti per una sociologia della musicarock di Berto N. Ce/li E' fondamentale, giunti all'attuale stadio dell'analisi sociologica della musica, chie- . dersi, •in modo più approfondito, quale sia il suo reale significato e quale la sua reale importanza nell'attuale società ita– liana e internazionale a capitalismo matu– ro. Insomma, chiedersi una volta per tutte cos'è e perchè c'è questa strana cosa "che ci entra nelle ossa, che q vibra nella pelle". (1) L'analisi presenta notevolissime difficoltà ed investe molteplici problematiche; an– che mitico-religiose, che P.Otrebbero con– durci, se non sapessimo moderarci, a discettare addirittura sull'esistenza di Dio. Proprio per evit;ue simili suggestioni metafisiche, ci siamo dati un metodo di lavoro che consiste nel far parlare il più possibile di questo problema coloro che vivono di musica, cioè che sulla musica ci guadagnano. E' comunque bene dividere il lavoro, che non dovrebbe essere a nostro parere trop– po oneroso nè per chi scrive nè per chi legge. Rimandiamo pertanto per la parte riguardante i discografici e le case distri– butrici di dischi al basilare saggio di Arrigo Fayenz-Fegiz "Il cerchio nero e il suo centro", edizioni Misteri della Fede- 1976 limitatamente alle pagine 768-1454. Nel far parlare i protagonisti della scena musicale internazionale, ci siamo spesso dovuti accontentare non di interventi di– retti, ma di registrazioni, sempre comun– que facilmente verificabili alle fonti. A Milano, comunque, città notoriamente tentacolare, non è difficile entrare in contatto con importanti musicisti mo– mentaneamente disposti a fare quattro chiacchiere, specialmente davanti a un pollo freddo .in vino cinese e a un piatto di vitello al curry, che non sono cibi macrobiotici, ma ricordano tanto l'antico adagio "L'Oriente è rosso". Il musicista nella fattispecie è Eugenio Finardi, grosso personaggio del business musicale della capitale finanziaria italia– na. Gli abbiamo fatto una breve intervi- sta, che integralmente p~bblichiamo qui di seguito. D. - Eugenio, per te, che sei un perso– naggio veramente basilare nella scena mu– sicale italiana e un valido esempio della nostra musica d'avanguardia che riesce anche a raggiungere grandi masse di esti– matori, che cos'è alla fin della fiera la musica? R - E' qualcosa, nell'aria, che non si può ignorare ... (2) Ben consci della piega misticO'religiosa che stava prendendo il discorso, è deside– rando evitarla, gli abbiamo immediata– mente chiesto, sperando in una maggiore concretezza, che cosa ne pensasse della 'musica italiana. ' R - Qui da noi, in fondo, la musica non è male. Quello che non reggo sono solo le parole. (3) D - Eugenio, tu sei noto come "cantau~ tare" di una specie un po' particolare, la cosiddetta "scuola milanese". I tuoi testi sono automaticamente innovatori del lin– guaggio classico delle canzonette, e si armonizzano perfettamente con la tua . musica di denuncia e di rottura. A che· cosa ti rifai? R - Be', li ritrovo, ogni volta chè vado fuori, dentro ai manifesti, p scritti sopra i muri. (4) Eugenio Finardi dopo queste parole non ha potuto più continuare, forse per il troppo bere, forse per la naturale timi– dezza e qio<1est1a. Dalle sue ·risposte, comunque, appare chiaro che esiste una scuola musicale neomarxista (la "scuola milanese") inter– prete delle esigenze, dei bisogni radicali di vaste masse proletarie.· 11rock italiano · insomma, nell'accezione fin~rdiana, è destinato a marciare in simbiosi con il movimento operaio e giovanile. Più faticoso invece è stato -reperire, nell' ambito della nostra ricerca in campo internazionale, il grande Mick Jagger, in viaggio di nozze a Londra con la sua quarantasettesima chitarra. Mentre suonava un tristissimo blues solo e· dimenticato in una stazione della me- "tropolitana, abbiamo chiesto anche a lui che cosa fosse la musica. Mick ha lanciato intorno un'occhiata spenta ma pensosa e, dopo qualche istan– te di raccoglimento, ha dato la sua illumi– nante risposta: "It's only rock and roll". (5): Ci semQr.aevidente, da una simile affer– mazione, - che i Rolling Stones, di cui Jagger è notoriamente il portavoce, si siano un po' imborghesiti, dopo i loro primi parti musicali inneggianti a palinge– netiche rivoluzioni. O, forse, ci può sor– gere il dubbio che, da buoni materialisti, più che_alle rivoluzioni abbiamo sempre pensato ai milioni. E' certo, comunque, che dalla vecchia Inghilterra, nota nell' ambiente socialista internazionale per il corporativismo delle aspirazioni fatte e– sprimere al suo proletariato, non ci si poteva aspettare di meglio. E' altresì chiaro che e~istono, dunque, diversi modi d'intendere la musica, perlo– meno- la musica "rock": uno, espresso dall'italiano Eugenio Finardi, ispirato ad una prassi marxista dell'espressione este– tico-formale della musica e l'altro, quello di Jagger, ispirato ad una visione crociana dell'estetica pura rockeggiante. , Rendendoci conto delle ulteriori diffi– coltà che ci Si potrebbero presentare nel tentare cliindividuare altre teorie sociolo– giche che ci farebbero incorrere nel ri– schio di ingenerare confusione più che chiarezza, abbiàmo spostato l'ambito dell'analisi alla ricerca delle trasformazio– ni storiche in cui è incorsa la musica rock dalla nascita ad oggi, anche dal punto di _vista dell'antropologia,intesa come stu-

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