RE NUDO - Anno IX - n. 67 - luglio 1978

RE NUD0/24 Comuni e a~\Q\Ì.e .aZi_one a cura di Giuseppe De Sario e Pierpaolo Protti Seconda puntata del viaggio attraverso le comuni e i problemi della vita comunitaria. Su questo numero una esperienza già partita e un progetto ancora aperto a nuovi contributi Per ora un ponte fatto di barche Si parla sempre molto del '68, e tra l'altro in quell'epoca, pirca, l'area di mo– vimento, politico e culturale, espresse e · ripropose la necessità di realizzare ambiti di vita quotidiana diversi in alternativa alla pratica devastante della famiglia. Nacquero a decine comuni; in città, cam– pagna, artigianali, di movimento, "di lot– ta", ecc., si sono fatti dei raduni (vedi Padova e Montelanico) si stampava un bollettino di collegamento. · Cose, che a rivederle, non fanno una grinza, ma anzi sono sintomo di maturità e discorso realmente collettivo. Visto- che, come strutture e momenti di organizzaziQne, non è stato poi uno sfa– celo così totale; pensiamo e sentiamo che il terreno-in cui si sono create le falle più evidenti è stato nella mancanza di strut– turazione realmente vista e discussa, sulle basi e gli intendimenti che muovevano ciascuna situazione. Si è badato forse troppo presto a cose che necessariamente vengono a posteriori rispetto ad altre. Non so, per un bambino, la prima preoc– cupazione è aiutarlo a crescere, formarsi; i collegamenti sociali, siano essi affettivi o di lavoro, verranno in un secondo tempo, all'interno senz'altro di una cre– scita sempre in stretta simbiosi, però rispettando i tempi della stessa. Così, per le comuni, senz'altro va visto lo spirito che animava i protagonisti di questo fe– nomeno. Non facciamo difficoltà a iden– tificare nell'istintuale ed emotivo, le mag– giori componenti, che tanto hanno influi– to sui risultati. Si era mossi,-da una grossa e nuovissima volontà di stare insieme, di riconoscersi in un gruppo, si voleva tal- mente tanto rompere con famiglia, lavoro salariato, tempo libero, che non si sapeva come attuare ciò. A distanza di anni, la scelta per metodi di vita diversi, si è fatta più consapevole e cosciente, per molti c'è stato e c'è tutt' · ora il tempo per riflettere e ponderare seriamente. Da qui, questo nuovo aspetto, la coopera– tiva. Che sia agricola, artigianale, teatrale, culturale, ora non ci interessa, ci interessa invece as·coltarepiù attentamente possibi– le le dinamiche, i perchè, le spiegazioni– che ci stanno dietro ad un fenomeno di così vasta dimensione. Consapevolezza del momento che si sta attraversando, per meglio agire. E questo pensiamo sia il momento in cui in maniera del tutto decentrata (forse troppo, fino che a volte rasenta lo scolle– gamento e l'indifferenza) stanno nascen– do situazioni, con caratteristiche, moven– ti, territorio, del tutto diversi, che però sarebbe molto interessante coordi– nare e socializzare, per confrontare, rive– dere, criticamente constatare, la propria e l'altrui pratiche quotidiane. Per cui invitiamo veramente tutte le per– sone, che hanno avuto -o che le hanno ora, esperienze nell'ambito, i compagni delle convivenze urbane, quelli dei piccoli gruppi di lavoro, del piccoli gruppi di vita, in campagna, in città, a Reggio Calabria come nel nuorese, a Cuneo come nel trentino, a scriverci in riguardo. Collaboriamo insieme, a creare un ponte fatto da barche, che nel tempo, con coscienza e senso costruttivo nuovo, può diventare di materiale ben più solido. Cooperativa l'aratro. Entrando nella sala centrale, del rustico, ci è sembrato tutto molto lontano, dagli asp_~Jtitipici e consueti, del vivere in città. Istintivamente la vista ci ha dato un senso di precarietà: una situazione in cui chi vive non può, non deve, sistemarsi il proprio spazio vitale, perchè da un mo– mento all'altro può ritrovarsi con pentole e masserizie sulla strada, oppure nel mi– gliore dei casi finalmente in uno spazio definitivo e "sicuro". C'erano 6· o 7 ragazzi, intorno al caminetto che racchiu– deva un fuoco lieve sulle cui braci, si stava facendo riscaldare il latte, per il budino.

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