RE NUDO - Anno IX - n. 66 - maggio 1978

RE NU00/7 Cosa resta del '68? Dio è morto, Marx è morto, il '68 è morto. . . e io stesso non mi sento l b moto ene. La puzza. Tutto quello che porta la marca "Maggio '68" puzza. Meglio dirlo subito, a scanso di equivoci, e dirlo chia– ro e tondo. Anche se dirlo qui potrà fare male a qualche ritardatario, magari a qualche storico convinto che solo il pas– sato esiste. Maggio 1978. Sono passati dieci anni. Il Macondo ha svenduto il '68, e lo ha già fatto qualche mese fa, appena in tempo, prima che la mercanzia marcisse del tut– to. Spiacente, ma non esistono più reli– quie nei nostri schedari, non esistono più neanche gli schedari, e noi... chissà se esistiamo davvero. La vera vita, si sa, è sempre assente. Andrea Valcarenghi alias Majid ha non solo cambiato nome ma anche casa due o tre volte in questo periodo, e ha buttato nella spazzatura tutte le lettere giunte a "Re Nudo" nei primi anni. Io ho venduto a prezzi davve– ro stracciati tutti i vecchi numeri di "Mondo Beat" e le patetiche foto di famiglia che facevano le tarme negli ar– madi. Altre le ho regalate a Fernanda Pivano che ha fatto un libro "C'era una volta un beat" la cui ultima pagina è un fotomontaggio raffigurante la "Primave– ra" di Botticelli in un manifesto listato a lutto. Che allegria! Impossibile aggrap– parsi ai feticci, impossibile vivere con la testa rivolta all'indietro, verso un passato che rischia di trasformarci in statue di sale. Non faremo raduni di ex-combattenti, non intoneremo il coro dei vecchi com– pagni di scuola. Eppure fu un momento di esplosione, di intenso godimento. Fu la domenica della nostra vita. Restano frammenti di sogno, di un sogno vissuto collettivamente, da tutta una tribù di giovani: da Parigi, a Milano, a Berlino, a Marrakech, a Tokio come a San Franci– sco dove già da qualche anno aveva inco– minciato a soffiare un caldo vento eroti– co. Ci bruciç>quel vento, ci ha bruciati e ci ha fatto - paradossalmente,'ma felice– mente - male e bene nello stesso tempo. Bisogna riconoscere che giunti al ban– chetto della vita nel '47, l'anno di Hiro– shima, abbiamo incominciato il pranzo dalla frutta. Forse perchè eravamo stufi di aspettare il dessert, un dessert che il cuoco aveva ben promesso "alla fine",

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