RE NUDO - Anno IX - n. 66 - maggio 1978

RE NUD0/34 Un giorno alcuni atnici mi hanno offerto dei funghl messicani. Era di sera. Dopo averli masticati sono entrato in uno stato di grande eccitazione. Ho preso del va– lium e l'eccitazione è passata, ma sono rimasto in una situazione di trip che mi è durata tutta la notte. E' stato in quel momento che in strada passarono gli Gnaua. Sono subito sceso e li ho seguiti. Senza esitazione. Mentre, quando sono in uno stato ordinario, io esito sempre: temo il rifiuto, forse gli insulti. Qui no, non avevo paura di nulla. E Georges mi seguì.- Sapevo che gli Gnaua stavano facendo la loro processione, andando da qualche parte per una cura domiciliare. E infatti dopo il "giro" ci hanno condot– to in una vecchia casa del Mellah, l'antico quartiere ebraico. Era la casa di Muràd, che mi ha ricevuto con molta cortesia. Ci hanno fatto entrare e accomodare, come vuole l'usanza, in una stanza attigua alla corte interna. Dopo la parte del rituale chiamata kuiù gli Gnaua ci hanno raggiunto nella sala per fumare un po· di kit con noi prima d'iniziare le danze magiche e d'invocare gli spiriti detti mluk. Ho avvertito in quel momento che tutti eravamo fraterni. Non c'era quel disagio che proviamo talvolta, anzi spesso, nei nostri rapporti con "gli arabi". Sono poi cominciate le danze degli inva– sati. Era l'inizio della notte. [o non ho danzato, ma tutto era più bello, la musica era molto più intensa. E improvvisamente ha cantato il gallo. Annunciava l'alba. Era ancora notte, ma già s'intuiva il crepuscolo. Con Georges siatno usciti dalla casa per andare a Bab Duccalà, una porta nei bastioni della città vecchia. Aldilà di essa vi è il posto dove vanno e vengono gli autocarri dei suk, giorno e notte. Sono autocarri che collegano i villaggi vicini e le altre città. Sono usati dai poveri. E durante tutta la notte nella grande porta si vendono caffè e bibite per i viaggiatori in attesa di partire. Ho spesso frequentato di notte questo posto dove si possono incontrare viaggia- tori e vagabondi. E là talvolta attendo il levare del sole. Quella notte dunque con Georges abbia– mo risalito la via del Mellah fino al punto in cui si svolta bruscamente in direzione della porta. E là, nel breve tratto di cammino che ci resta da percorrere, vidi il balcone di un piccolo droghiere che restava aperto di notte. Sulla parete di vetro che avevatno di fronte aveva steso una carta di un profondissimo blu. Tutta la città, posta su un promontorio circondato dal mare, è blu. Come la moschea blu di Istambul. Bianca e blu, con i muri bianchi delle case e le porte e , le finestre blu, con il blu del mare tutto intorno ... noi siamo sulla cima del mon– do! Il blu del mercante era più profondo di quello delle porte e dell'acqua, era un blu intensissimo che ci ha sconvolti come se avessimo visto un'apparizione. - Il blu! - ha gridato Georges. Al di là della grande porta vi sono terreni incolti, quartieri poveri, ma prima, pro– prio di fronte, c'è un piccolo garage, una stazione di servfZio Esso per gli autobus dei suk. Sull'altro lato della strada vi è il cimitero cristiano. Giungo alla grande -porta. Nel momento in cui sto per oltrepassarla, là dove ven– dono il caffè di notte, mi fermo. Getto lo

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