RE NUDO - Anno IX - n. 65 - maggio 1978

RE NU00/8 ILPROCESSOMORO,I COMUNICATI DELLEBRIGATEROSSE,LA FEROCIADELLOSTATO REPUBBLICANO, IL CINISMODELLASINISTRA.IN QUESTEPAGINEALCUNIINTERVENTI Esercizidi lettura ddl'immaginarlopolitico: riflessioni,ab– bagli, sviste, proiezioni f antasmaticlre, psicosi e scemenze di stretta attualità. Ho il vizio, la mattina, di leggere il giomille. Non dovrei vantannene perché si tratta di un vizio solitario (e ancora impunito), di una disposizione abituale a lasciarsi intronare da effimeri fragori. Assisto da onnai una quindicina di giorni a uno spettacolo che alimenta il terrori– smo -e schiaccia le comparse. Assisto a lunghe sfilate di fonniche (formiche, così scrive "Paese Sera") che a me, per la verità, sembrano uomini e donne in lu– gubre sfilata, esseri senza ideale, un cor– teggio sinistro di gente scorata, il cui pianto è sopraffatto dal frastuono dei· èosiddetti organi di informazione. A me, la Cicala, tutto questo spettacolo sembra un inganno, un abile apparato scenico d6Stinato a masçherare il profondo dolo– re degli uomini e delle donne e a inganna– re gli uomini e le donne stesse sulla verità dei loro sentimenti. - ·- Ciò che ogni mattina ritorna (e rintrona) è un discorso apparentemente compatto: una cecità ampia, articolata. L'impressio• ne che se ne ricava è quella della colpevo– lizzazione, della demonizzazione dei desi– deri di cambiamento e della loro perver– sione terroristica. Spavento e terrore, am– plificati dal discorso che quotidianamen– te ritorna e insiste, provocano in chi legge segni quasi impercettibili di irrigidimen– to, blocchi, assunzioni di logiche di tipo negativo nei confronti delle manifestazio– ni vitali. E' come se il discorso, ormai entrato nell'aura del terrore, centrato sul terrore, si sia fissato in una ossessione che si amplifica/e che non lascia niente fuori dal suo campo. Prolifica su tutti gli orga– ni di infonnazione, avveiena f m nelle · sorgenti del sogno, tende a ripulire l'aria da ogni fonna di vita, spara su tutto ciò che appena si muove e sé ne giustifica invocando l'emergenza che lo stesso di– scorso ha-amplificato. \ I I <'~:;]~t~tZi i\ Ciò che ogni mattina ritorna non è la vita (ad ogni istante nuova), nè i fatti (effime– ri), quanto uno stesso linguaggio. Esso rende tutto ciò che è transitorio uguale a sè, simile all'eternità. Sostiene, in altre parole, il fantasma dell'Istituzione contro il corpo e la vita. E' come fissato (fmo all'astrazione) nel segno della violenza e dell'oppressione delle istituzioni storiche. Cela, in fondo, la tirannia nel rifiuto della • complessità, giacché comporta, in filigra– na, una misera filosofia: e che cioè l'uo– mo sarebbe bacato ai fondamenti della vita mentre invece il contesto istituziona– le è, in qualche modo, puro, incorruttibi– le contro ogni evidenza: Jean Paul Sartre enunciava nella sua 0-itique de la raison dialectique: "E' il terrore che fonda le istituzioni", aggiungerei: attraverso la fis– sità del terrore, l'immobilismo ipnotico che si genera nei campi e nell'amplifica– zione dei campi del terrore. Ciò che ogni mattina ritorna è un discor– so che si fa parte di un vero e proprio dispositivo ipnotico, è che ci "lavora" dal I di dentro inducendo bisogni reattivi (e reazionari) di ordine e disciplina, di gui– da. Per cui c'è da chiedersi se, in qualche modo, non ci meritiamo i cani da guardia _che ci sorvegliano, le mura che si rinchiu- -dono sugli uomini. Questi cani e queste mura ci somigliano, somigliano - strana– mente - ai nostri stessi discorsi. Ci hanno chiuso dentro, siamo in trappola non appena si parla di terrore, si legge di terrore. ·. Ciò che ogni mattina ritorna è un discor– so che finge una continuità e si snoda sui suoi anelli di pitone nero (la scrittu- - _ra) in una manierache definirei imPota– bile, cioè a dire senza misericordTa. ·

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