RE NUDO - Anno IX - n. 65 - maggio 1978

RE NUD0/30 "La dissidenza che alibi magnifico! Sia– mo tutti "dissidenti". Non ci resta che proclamare la nostra purezza "gauchiste". Quando si gioca al più rivoluzionario, si corre il rischio di non vedere il vero nemico ignorato: il vero fascista. Ovun– que siano, il compito degli intellettuali è di articolare e di esprimere la dissidenza, sollevandosi· contro le forze oppressive che esistono nelle loro società, con parole ed atti fondati su una adeguata presa di coscienza delle realtà internazionali. La 'collera viscerale che ho provatò verso certi "intellettuali" dell'Ovest che, sfr~t– tando la situazione dei dissidenti dell'Est, beneficiano di una gratificazione e di una falsa conferma del loro "gauchisme" - senza - responsabilità, motiva queste no– te, troppo frettolosamente scritte. Il tipo di intellettuale occidentale che prendo di mira qui è un agente complice del sistema che, nell'interesse della propria sicurezza personale e purezza morale, coltiva un analfabetismo politico fondato su un non– superamento totale del sistema che l'ha condizionato ad essere un agente compli– ce. Una delle principali caratteristiche di questo tipo di intellettuale è. la sua inca– pacità a leggere un giornale... pur essendo perfettamente capace all'occasione, di fa. re commenti raffinati e analisf approfon– dite su testi più o meno oscuri. Questa incapacità non nasce malgrado, ma piut– tosto a causa della sua educazione ingeri– ta in blocco, e solo in seguito digerita a metà. In Francia la stampa di sinistra. fornisce informazioni precise ed abbon– danti - ed in particolare la stampa dell' estrema sinistra - come mostra Libera– tion, che documenta i numerosissimicasi di repressione che commenta. Parimenti, Le MondeDiplomatique presenta, spesso i_nmaniera esemplare, problemi internai ·zional,idove i fatti parlano da soli, Tutta– via in linea generale la stampa e gli altri mezzi. di informazione del mondo capita– lista ci costringono a dec.odificarele mi- PSICHIATRIA Il Gulag in occidente I Un invito dell'antipsichiatra inglese Davld Coopei agli psichiatri occidentali percliè si occupino non sole dei crimini commessi dai loro colleghi dell'est, ma an che e soprattutto di quelli commessi quotldlanamentt negli ospedali psichiatrici d'occidente stificazioni, per riuscire a conòscere la realtà. L'inettitudine degli intellettuali di fronte a questo lavoro di decodifica è al ·tempo stesso una mancanza e un rifiuto da parte di quelli che 'vi trovano una facile sicurezza e si glorificano, mentre .restano politicamente degli intellettuali. Per delle ragioni sulle quali ritornerò, questo analfabetismo politico, è particolar– mente irritante quando si tratta di pro– blemi del Terzo Mondo. Quando questi .· esseri superiori di cui stiamo parlando hanno la possibilità di visitare paesi del Terzo Mondo impegnati in un processo rivoluzionario, essi non possono vedere ciò che gli accade sotto il naso - vale a dire un processo rivoluzionario destinato a sodd~sfarei bisogni primari del popolo: nutrizione, riparo, salute, ma anche, i bisogni più radicali di autonomia (che, evidentemente, non escludono la possibi– lità di un aiuto esterno autentico, una volta affermatosi il processo rivoluziona– rio), e soprattutto quel rispetto di sè che costituisce il momento forte dell'autono– mia. Per il Terzo Mondo, si tratta sempre di autonomia, di eguaglianza e di solida– rietà. La libertà imperialista. La libertà esprime in primo luogo una liberazione attiva dallo strumento imperialista. La libertà nel senso dei diritti umani come fatto storico arriva più tardi; rimane però' · valido il principio che nel Terzo Mondo, nel blocco dell'Est e nel mondo capitali– sta la lotta -per questa ultima forma, di libertà deve continuare sin da ora e senza battute d'arresto. Ma il rispetto di sè è lontano dalle coscienze di questi intellet– tuali che non possono, che non vogliono. vedere il rapporto che esiste tra i loro · privilegi borghesi nei paesi neocolonialisti e la corrispondente oppressione delle grandi masse umane che stanno "da qual- che altra parte". , Sono pienamente cosciente di aver solle– vato alcune grandi questioni del tipo di quella.che evoco più avanti quando affer- mo che:' "ogni folle è un dissidente politi– co", senza aver trattato qui della natuta fondamentale della follia, e in particolare ·della comprensione dialettica dei "biso– gni radicali". Ma ho parlato a lungo e specificatamente di questi problemi in un libro intitolato "Il lin~ggio dellafollia. - Esplorazioninel retroterradellaRivolu– zione". Per definire la vera dissidenza è forse ora che noi Occidentali smettiamo di procla– mare un _sostegno puramente fòrmale a qualche personaggio eroico venuto dall' URSS o dall'Europa dell'Est·o che ci vive ancora. E' tempo di costituire una comu-

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