RE NUDO - Anno IX - n. 64 - aprile 1978

o o o -.i- _j o o R C') _j 8 l!) (') _j Gammalibri ~ Liliridemoarati.cie popo1ari RACCONTO Al-di là Nel tentativo, nelle grandi linee, non sapendo come, ossessionato dal ricor– do, letteralmente, si può dire, di trovare le cause, almeno maggiori, le situazio– ni, le circostanze, che ini avevano fatto, seguendo un ritmo, un,a cadenza, ero corso alla stazione, un viso disfatto di uomo grasso, un volto in. penombra, una bottiglia di éoca-cola vuotata a mezzo luccicava raccogliendo la luce riflettendo lungo le coste e il coperchio smaltato, il liquido trasparente in pic– cole onde come la risacca una schiuma di bagliori, sentivo il cuore battere for– te. Precipitai nel corridoio, mi sentii mancare, caddi tramortito sul sedile, un brusco sussulto, la stazione scattava, spostandosi a sbalzi, il treno partiva. Tentando di raccogli 1 trmi di governare le confuse sensazioni che erano il mio èssere vidi un uomo con l'apriscatole costringere una lamiera riluttante ad ergersi da un barattolo di pomodori pescarli nel fondo portandoli alla boc– ca, uno spettacolo singolare, tutta la camicia inzuppata, la salsa a rivoli in sghembi arabeschi sui pantaloni: - sono sporco, non ho il cucchiaio, scusi l'ingordigia, così pubblicamente, se vuole, senza complimenti - l'occhio sinistro roteava ipnotico come un ca– vatappi - pianto le scatole nella serra, vede la marca?, la notte illuminata con tubi fortissimi, una serra moderna, suggestiv?., quando torno ~ picchiettò la mano, indicava la marca - irresisti– bile, nelle notti lunari, lassù nel cielo, piccola piccola, mi capisce? Le mostrerò qualcosa di ... sorprendente! ·_ chinandosi - questo non circola - un pacco di foto, un feto, avvolto nella placenta, appena formato, più maturo, con i tratti rilevati, sviluppato, in pro– gressione - il piccolo dell'attrice, la Marisa Soffici, un medico del mio ca– po, capisce?, come un periscopio, pe– netra fin dentro, fotografa nella pancia, una bomba, il pupo d'oro, eccolo, sen– sazione! - abbassò la voce - lo sper– ma del padre, il produttore, guardi, sempre nella clinica, guardi, col più potente dei microscopi, i suoi sperma– tozoi dall'alto di fronte di profilo. - In più colori smaglianti e opalini si vede– vano gli esseri colti nel movimento in pose convulse, la lunga coda contorta, a mezzo di uno slancio, obliqui, tesi nella corsa, ansiosi di una meta che l'ingan– no medico-scientifico non avrebbe mai concesso. Il treno faceva la costa, lungo il litorale, volgendosi al Sud. Sulle prode bellissi– me vacche splendide in pieno fulgore sotto i raggi strappavano erba coi denti nervosi, gesticolando, le lunghe code tortuose. Desideravo saltare correre tra loro mescolarmi al gruppo lisciare il sacro dorso ma anche, confuso e vago, il senso del treno, i sedili sdruciti lo schienale marcio di sudore, lanciato su diverse terre, incuneato così stretto nell'Universo, partecipavo, e ancora, dopo tutto, il senso più profondo sfug– giva. In quel preciso momento il treno ebbe un singulto, un violento contraccolpo, un lucido lampo nella mente, correva di sbieco, si piegava, pendeva, caddi all'indietro, contro il soffitto, chiarissi– mo, era deragliato. In quel breve istante metà del corpo, le gambe, il cu– lo, i piedi e uno dei miei bracci stavano di fronte, a qualche metro, svuòt~ndosi del sangue e degli uomori, non ebbi tempo di rabbrividire, persi coscienza. Quando la_ripresi la cosa mi sembrò strana, guardavo con il naso, si era ac– ceso come una lampadina e, attraverso i buchi, potevo perfettamente vedere, gli occhi fuori dell'orbita fluttuavano a qualche palmo in su, ero in una specie di savana, mezzo bosco mezzo prato, con.piante e fiori d'altri colori, impos– sibili a dire, e le forme più bizzarre, altri esseri come me stavano qui e là, molti sdraiati, uno arrampicato sopra un alb~ro ciuffo, ero nell'Al di là e dunque c'era pensai fulmineamente. Si avvicinò un essere saltellante, come una gobba con le zampine, a mac– chiette di colore molto vive, tipo nella scala terrena il rosso, una specie di grande maggiolino: - Sono un angelo - Io come gli altri miei simili intorno non avevo capelli nè peli e al posto dei piedi due rotelle al termine di due piccole gambette d'un materiale lucido trasparente, palpando mi resi conto di essere liscio senza ses– so, le braccia più lunghe dita lunghis– sime flessibili, incuneata nel palmo dentro un solco una pallina di plastica • sensibile. - Questo è il paradiso - Restai secco, senza parola, d'altronde non avevo bocca, una fessura emetteva fumo che si annusava con le orecchie in varia-

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