RE NUDO - Anno IX - n. 64 - aprile 1978

RE NUD0/38 DISCOGRAFICI:INTERVISTAALLABLACKSAINT L'alternativa per me Pellicciotti: ·ralternativa per me è una parola ambigua perchè si è sempre condizionati economicamente': Continua la panoramica sulle nuove etichette democratiche nate dopo la nuova ondata musicale degli anni •70 Re Nudo: Com'è clìe da giornalista che eri sei entrato nel business discografico, e perché? · Pellicciotti: lo ho iniziato come gior– nalista di riviste giovanili (ho parteci– pato alla fondazione prima di Muzak e poi di Gong) e mi sono sempre i.ri.te – ressato al Jazz in tutte le sue forme. Ho cominciato casualmente a produrre di– schi allorché, tornato Rava dagli USA mi chiese se per caso non conoscevo nessuno che potesse fargli pubblicare qualcosa e cosi è nato "Katcharpari", prodotto dalla BASF, in seguito è ve– nuto "Fabbrica Aperta" di Gaslini e poi altri. Nel frattempo in Europa erà– no nate ~Ile etichette alternative (più o meno) di Jazz che hanno iniziato a produrre della musica di ottima qua– lità. A partire da questo spunto ... ... hai cercato di trovare ifinanziatori? Si, prima ho provato dalle multinazio– nali, che all'epoca avevano appena scoperto il jazz, erano interessate ma non volevano sganciare una lira. Alla fine poi ho t_rovatodei ''professionisti progressisti", che non si riprometteva– no utili immediati dall'iniziativa e ere mi hanno lasciato carta bianca. Avuti i soldi sono andato in America per cercare degli artisti da contattare per far incidere'in seguito ... Come ma{ sei andato in America e non hai cercato qui o in Europa? Non perché in Italia non ci sia del jazz altrattanto buono ma perché dal mo– mento che libero _non avrei potuto es– serlo ho cercato di essere quanto più libero possibile vendendo in molti, paesi, e se si vuol vendere musica all'e-v stero occorre proporre qualcosa che sia li conosciuto. Voglio dire che se io fa– cessi un disco con Giammarco, per di– re, e facessi il più bel disco di questa terra, all'estero lo venderei, dopo in– tensa promozione, nell'ordine delle decine di copie. In un certo senso una scelta commer– ciale quindi? In un certo senso, se vuoi, si, ho fatto delle scelte commerciali quando ho preferito il sassofonista polistrumenti– sta Sam Rivers, afroamericano, all'in– glese Evan Parker, l'ho fatto perché la musica afroamericana è si complessa ma conosciuta, accettata e quindi usu– fruibile. Nessuna eccezione a questa politica? Alcune ci sono state, come il disco di Enrico Rava ("Il giro del giorno in 80 mondi") o l'esperimento di Melis coi pastori sardi messi a confronto con quattro jazzisti di New York. Però in genere, rispetto a quel che si ricava da questi dischi risulta impossibile pagare adeg\latamente i musjcisti, ed allora preferisco non prenderli per fame co– me è sempre avvenuto e come è prassi di altre etichette, anche cosiddette al– ternative: o il disco lo faccio bene, in– cidendo l'artista nel suo luogo sociale e musicale, in uno studio adatto, con i 1b 1oteca G1 o musicisti che vuole, pagandolo bene; preferisco non farlo. Ma quale era il tuo progetto con Black Saint? Documentare sulle cose più vive che muovono nell'area del jazz ai confii con la cosiddetta ed indefinita "muski1 creativa". E ritieni che i dischi pubblicati raggiun– gono tale scopo? I primi -non sono i'espressione fedele di quel che volevo fare: infatti il primo l'ho registrato con Billy Harper, sasso– fonista bop, poco prima della sua ve– nuta in Italia per Umbria jazz, nel 1975, ed è stato, tutto sommato, un omaggio alla tradizione. Cosi come è stato per Archie Shepp, di poco successivo. Il salto c'è stato quan– do sono andato a Chicago Abrahms . dove ho inciso l'LP di Muhal Richard e di Malachi Favors, · rispettivamente fondatori e membri dell'AACM (asso– ciazione per lo sviluppo della musica créativà) e dell'Art ensemble ofChica– go. Poi c'è stato il doppio con Beaver Harris e David Burrell, che è stata una follia dal punto di vista finanziario, data la mole ed il costo, ma era assolu– tamente impossibile togliere una vir– gola oltre quel che è stato tolto a quanto registrato dal gruppo. Infine ci sono state le "goccioline" (Trickles) di Steve Lacy, sassofonista che vive in Italia, tornato negli USA apposita– mente per registrare questo stupendo disco con Roswell Rudd e altri. L'ulti– mo Lp prodotto è stato "Old and new dreams", una riunione di stelle con Don Cherry, Charlie Haden, Dewey Redman e Ed Blackwell, che è stato, sotto tutti gli aspetti, il disco più impe– gnativo, anche finanziariamente. Ma rispetto alle etichette alternative per di più specializzate in Jazz, com'è la si-

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