RE NUDO - Anno IX - n. 64 - aprile 1978

RE NUDO/30 Incontri ravvicinati del terzo tipo Stufo di stare col naso in ana aspet– tando gli UFO (col permesso del Go– verno), sono andato a vedere il film "Incontri ravvicinati del terzo tipo". Confesso di essere stato colto da una specie di euforia ineffabile durante le ultime sequenze, quando il capo degli extraterrestri, una silhouette filiforme tipo statua di Giacometti, appare in un flou azzurrino e fa ciao ciao con la manina. L'alieno sorride all'umanità: agli scienziati, ai poliziotti, ai militari, a Francois Truffaut (agitatissimo) e a Richard Dreyfuss, un testardo elettri– cista contento di poter dimostrare a tutta quella brava gente che i messag– geri del Cosmo es~stono davvero, e che lui non è un flippato proprio per nien– te. L'extraterrestre fa un mezzo sorriso, un sorriso meccanico messo a punto da Rimbaldi o Ramhaldi, non ricordo be– ne, quello che ha costruito King Kong . per De Laurentiis. navvero qui i raggi mistici, come profeticamente vide l'oc– cultista Theodor Adorno, sono "mode– ste anticipazioni di quelli tecnici"? Così pare. Il fatto però è che il film non basta. Ancora oggi (come riferisco nelle altre pagine di questa rivista) c'è gente, magari figli di ingegneri elettronici americani, di quelli che hanno per– messo tecnicamente la realizzazione del viaggio sulla luna, che - come monaci dell'XI secolo - sono abitati dalla fame e della sete di intendere di nuovo le parole dell'Eterno. Vi sono ancora cercatori della Faccia di Dio. Malgrado tutto, malgrado che tutto sia "li fuori" e noi, dentro, sempre più vuoti. La luce non è svanita. "Ma - con le parole di Laing - tra noi e Questo c'è un velo che rassomiglia molto a un muro di cemento alto quindici metri ...". Mi verrebbe da dire: scavi chi può. Chi ha un sogno lo mostri e non si lasci distrarre; dica la voglia singolare della sua voce e del suo si– lenzio, della sua propria luce e delle sue immagini. "Hai visto il filin?" No, ho guardato all'interno di me stesso, così avrei voluto rispondere. Invece sono andato al cinema, e a parte l'euforia delle ultime sequenze e il thrilling delle scene iniziali (dove bruscamente in una tranquilla casa dell'Indiana i giocattoli, i frigoriferi e la luce elettrica sono presi da convulsioni e rifiutano di obbedire) mi sono annoiato. Meglio Guerre Stel– lari, un film scemo ma elettrizzante come un flipper che perlomeno non aveva la pretesa di portare messaggi particolari. Per non parlare del film di Kubrick 2001 L'odissea dello spazio, che poneva dei problemi, inquietava. Qui, invece, nessun problema, solo qualche "dibattito" per rassicurare i cittadini-bambini dell'America di Car– ter che lassù qualcuno li ama perché sono bravi patrioti. Se ce n'era bisogno questo film dimostra il formidabile progresso della scienza e la massima degradazione dei nostri miti. Ricorso alla "magia" del cinema per rivolgere lo stesso invito a tutti a cre– dere nelle meraviglie della tecnica. Chi potrebbe credere che le folle che hanno scoperto da poco i tarocchi, le palle di vetro e le predizioni della solita nonna defunta, - queste "masse" in estasi davanti all'extraterrestre (che gli autori hanno avuto l'astuzia di fare apparire in un flou azzurrino forse per evitare, come si dice, lazzi e pernacchie)~ chi potrebbe credere che siano uomini che cercano lo "spirito"? Cercano semmai ..,. il solito tranquillante, un tranquillante elettrico che li dispensi dal "sognare", dallo scavare dentro un proprio sogno, una propria fantasia. A cinema siamo al di qua del muro di cemento alto quindici metri di cui parlava Laig. E su questo muro si proiettano formazioni sceniche d'essenza collettiva, forma– zioni simboliche spettacolari ben fatte per bloccare l'evoluzione dell'indivi– dualità, giacché anche il sogno è ormai artificiale, offerto dalla "macchina dei sogni" in una confezione-regalo che costa solo 19 milioni di dollari. E' in una sala buia che oggi si celebrano i trionfi della plastica e dell'elettricità. Euforie elettriche che sono la caricatu– ra di quel sano delirio dal quale sorse l'arte tragica e quella comica, il delirio dionisiaco annunciante l'incontro con un Dio. Nevrosi di salute - scriveva Nietzsche - della giovinezza di un popolo e del suo slancio giovanile. Ma, oggi, quale slancio ci si può attendere da una folla solitaria di rimbambiti? Da una folla che a cinema succhia dalle mammelle del capitale le immagini allucinate (e allucinate non per propria virtù) di_uno dei sogni più folli dell'u– manità: quello di non essere sola. E' nel buio ovattato dei cinematografi che il capitale realizza finalmen·te il comuni– smo: un comunismo primitivo, fusio– nale, nel corpo-massa dello "spettato– re" incantato dalla "magia" del cinema e dai "prodigi" della tecnica ... Da forze estranee, da cose che lo soggiogano inducendo bisogni che si credono "spi– rituali" mentre invece di spirituale hanno solo l'etichetta, jl prezzo. . \ ,f . , ~" <, ~ '\ ~ . ,,,, . ...._ /' _.. ... ,

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