RE NUDO - Anno IX - n. 62 - febbraio 1978

Dove • eravamo noi donne? Spunti, punti e appunti su pensieri impopolari, complicità e gioia di vivere, difese e paure, sui rifiuti e i desideri sull'altalena delle donne Lo sentite vero questo silenzio? Questo silenzio delle donne intenso e vivo che solo gli uomini ormai gelatinosi posso– no scambiare per ,rinuncia. Questo silenzio, come quello dei prati prima della primavera, è raccoglimento e concentrazione. Abbiamo pa sato tanto tempo ad ar– rabbiarci con gli uomini e a odiare la loro oppressione che per millenni ab– oiamo assaporata e ancora assaporia– mo. E abbiamo fatto bene. Ma ad un certo punto questo non è bastato più. E ai vecchi cla·mori e ai salutari schia– mazzi, alla grande rabbia liberatoria si è sostituito questo nuovo ·raccogli– mento prima di un nu6vo slancio. Le donne si preparano ad es ere e quindi ad e primersi liberando energie positive. Già si avverte: donne che scrivono, che lavorano la terra, che fanno la musica, che riscoprono la "nostr~" medicina, che imparano a produrre le cose necessarie per vivere, che organizzano asili e non più solo a Milano o a Roma ma per esempio a Spoleto e a Foligno. Comincia, ed è un lavorio che non fa notizia ("diecimila femministe in piazza ..." "comizio di streghe ...") ma ci trasforma la vita ma la vita. Io ho premura di vivere io, da Mari– na, non come gli altri ormai si aspettano eh io sia, non come sono stata obbligata, non come mi ono autoimposta. on ho più tanta voglia di arrabbiarmi e di lamentarmi (ne ho sempre avuta poca); ho voglia di e pri– mermi, di tirare fuori l'entu iasmo e l'energia che ribollono dentro di me, per creare. E' il più grande sberleffo che mi sento di fare alla società ma– schile è proprio quello di riuscire a creare "da donna" e di ritrovare tanta gioia di vivere "Lasciamo che i morti seppelliscano i morti". Chissà che forse un giorno la nostra gioia non diventi èontagiosa e non serva più dell'odio a cambiare anche loro. E si vede che doveva essere così e che per arrivare dentro di noi dovessimo percorrere questo lungo sentiero di guerra contro tutto e contro tutti, i maschi, le leggi, la società e le sue relique. Oggi l'opposizione continua è anzi più .implacabile ma proprio per– chè diventa viva, costruttiva. All'inizio sembra proprio che sia sempre così: per prendere coscienza dell'oppressione è necessario individua– re" il nemico" riempirlo di tutti i contenuti negativi e odiarlo; è un modo di affermarsi attraverso la nega– zione: gli uomini sono violenti, autori– tari, paternalisti, aggressivi, cerebrali ... non che non sia vero, ma dopo un po' di anni ci è chiaro che, non per aver capito questo, allora siamo diventate libere creative e realizzate. Per niente proprio, siamo paralizzate come pri– ma, coscienti, ma paralizzate. Il sentimento prevalente che mi suscita la società maschile è la costernazione: hanno quasi distrutto il pianeta e hanno reso infelici noi e loro stessi. Potremmo dilungarci una vita sulle nefandezze e gli orrori, Slll culto della paranoia e del potere, sono cose strano– te, ci troveremmo d'accordo, ce le troviamo davanti tutti i giorni. Ma io adesso ho voglia di rimboccarmi le RE NU00/25 maniche e cominciare a muovermi m un altro senso, qui e subito. Sento che solo sprigionando energie positive, solo lavorando a creare il mondo cambierà. E cambierà. on sentite anche voi sbagliato quello che abbiamo creduto per tanto tempo: che si costruisce solo sulle macerie. Da dove veniva que– st'ansia di purificazione? Da qualche cultura? Certamente non da noi. Le donne non bruciavano, venivano piut– tosto qualche volta bruciate! Si può inv<::cecostruire anche sul fragile e sul rotto, perchè la nostra energia che si trasforma. Si può costruire, come ab– biamo cominciato a fare, anche in territorio nemico e la lotta poi la si fa per difendere quello che abbiamo co– struito. Scrivevo prima che attaccare i valor;i maschili non ci ha ·dato la chiave della nostra identità collettiva, ci ha dato la coscienza dell'oppressione che è cosa diversa. Non ci siamo liberate del nostro ruolo demistificandolo, ma forse ce ne libereremo smascherandolo den– tro di noi. E' tutto vero quello che abbiamo detto in questi anni ma non è tutto. Mi sono accorta che mi ripugnava riservare alla società ma– schile tutto il peso della mia condizio– ne. Mi ripugnava e mi infastidiva perchè non era vero. Di questa condi– zione anch'io (anche noi) siamo re– sponsabili e da sempre. E' il momento di fare i conti con me stessa. Finalmente con me stessa e gli uomini tornano al loro posto che non è così importante come avevo creduto; in questo momento gli uomini non

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