RE NUDO - Anno IX - n. 62 - febbraio 1978

sar del tempio ... come oprammobili, arriva lui, Gòen– ka, attorniato da una piccola corte di donne in sahri variopinti. Con mia grande sorpresa trovo che l'Illuminato è...spento! L~ ~ua pelle, i capelli e gli occhi ono gng1. Lo sguardo ... riservato. L'aspetto è quello di un burocrate generico. on si dà importanza. Temo anzi che non ne abbia. Si mette a cantare. E' una I ugu bre melopea lenta e trasci– cata, che non presagisce nulla di buo– no. on succede nient . Lui canta solitario per un'ora, poi tutti assonnati andiamo nei nostri acchi a pelo. on ho biso– gno di contare i respiri per addormen– tarmi. L'indomani mattina (o meglio l'indo– mani notte, perchè non era nemmeno l'alba, ma giusto le quattro anteluca– ne) una campana assordante suonata da un capellone biondo vestito da angelo mi sveglia malamente. La mia prima vera lezione di meditazione! E' tenuta in ingle e, che non conosco, e mi viene poi riassunta da Adolfo in spagnolo, che pure non cono co, ma di cui qualco a i capi ce. E' una lezione di sàmata (tranquillità), a cui farà se- guito una di vipàssana ( contemplazio– ne). el pomeriggio Adolfo incomincia ad agitarsi, sembra quasi che solo adesso abbia il tempo di riflettere sul suo disastro finanziario (i soldi che gli ho dato io sono nulla in confronto a quelli che aveva nella borsa rubata) e sento che mi sospetta del furto: ogni tanto lo trovo a frugare nella mia roba con delle scuse. Poi si convince che sono onesto, prende il coraggio a due mani e mi consegna un set di turchesi, 15 o 16 tutti dello stesso colore ma di grandezza degra– dante, pronti per essere montati in collana. el mio viaggio di ritorno dovevo darli al negoziante di Masched, in Persia, che si era impegnato per iscritto a rendere in qualsiasi momento il controvalore in dollari, denaro che gli avrei subito spedito. Io, molto dubbioso sulla correttezza dei mercanti di turchesi del bazar di Mashed, accetto comunque l'incarico per tranquillizzare lo sfortunato. Ma queste tecniche che sto imparando incominciano a mettermi dentro una gran pace ... e anche, data la stanchezza accumulata nel viaggio, un gran son– no. Tra una lezione e l'altra ci sono mo– menti d'intervallo dove la gente pas– seggia sulla grande terrazza antistante l'albergo, o sta in camera a provare la meditazione ~r conto suo, anche da sdraiati. Io sono tra questi ultimi. Ma Adolfo si è messo in testa di farmi da supervisore e pretende che mediti intensamente anche negli intervalli. Accetta il fatto che mi stenda sul sacco a _pelo, ':1a _mi sorveglia, controlla la mia resp1raz1one. Io spesso e volentieri trapasso dolce– mente dalla Tranquillità (sàmata) al sonno. Ma lui è inesorabile: mi stringe ogni volta il polso costringendomi a tornare allo stato di veglia. Succede tre, quattro, cinque volte ... non ne posso più, la frustrazione è grande, mi accorgo che si tratta di una tortura. Mi confido con tre ragazze greche, le uniche che parlano francese in quel mondo di anglofoni, e loro lo riferisco– no al vice di Gòenka che, come nelle favole, corre in mio soccorso. E fa un'azione meravigliosa, qua i magica: mi spalanca le porte di una suite, una suite tutta per me! E la sera, dopo una ,giornata di tor- RE NU00/15 mentata meditazione, m'infilo nel let– tone matrimoniale e mi sembra di raggiungere il nirvana. L'indomani mattina mi sveglio baciato dal sole che entra dal salottino– veranda esposto a Est, mi lavo con calma nel più bello dei due bagni, e mi reco in ritardo a far colazione. Trovo tutto l'albergo in subbuglio. All'alba c'era stata una perquisizione della polizia e il controllo dei visti sui passaporti (a cui evidentemente io, grazie alla suite ero sfuggito), e i molti allievi non in regola erano stati invitati ad andarsene. Ora giravano a gruppi sulla terrazza panoramica, visibilmen– te scossi. Causa di tutto questo era stato Adolfo. In quanto mi aveva denunciato alla polizia P,er furto di turchesi. . Non vedendomi la sera in dormitorio, osservando che la mia roba non c'era più, aveva subito pensato che fossi fuggito con i turchesi. E' che ... non aveva una buona opinio– ne degli Italiani! Convintosi del mio reato, aveva sve– gliato in piena notte il capo della polizia locale, perchè telegrafasse i miei dati a tutti i posti di frontiera, per bloccarmi con la refurtiva. L'ufficiale di polizia si era scocciato per questa sveglia notturna, e per ripicca aveva ordinato di controllare tutti i visti degli occidentali presenti al corso. Quando poi venne a sapere che il presunto ladro e la refurtiva erano ancora in albergo, volle vedere le gem– me, che nella denuncia Adolfo aveva valutato iperbolicamente per far muo– vere con più im~gno la polizia. Visto che era cosa da nemmeno cento dolla– ri, voleva arrestarlo per falso ideologi– co. Poi si mise di mezzo il sindaco e, siccome era un corso di buddismo, tutto finì in benevolenza e perdono. Ma Adolfo doveva sparire. Mi salutò, con l'aria del cane bastona– to, e mi disse che i turchesi sarebbe andato lui a venderli nelle località di villeggiatura. Mi fece pena. ei giorni successivi, i progressi sulla via della meditazione fecero dei balzi prodigiosi. Una leggerezza, una trasparenza incre– dibili. Un'altra vita. Ma presto finirono i soldi anche per me. Questo mi obbligò a ritornare a casa, in Italia, a riprendere il tram, ad andare al lavoro.!. E l'altra vita impallidì a poco a poco, lasciando il posto a quella di sempre. L'unica co a che mi rimane è questa: delle storie da raccontare. Walter Pagliero

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