RE NUDO - Anno IX - n. 61 - gennaio 1978

RE NUD0/8 GLUCKSMANN PARLA CON I CIRCOLI GIOVANILI Non si tratta di prendere il potere. 1na di difenderci qui e subito dallo Stato Stefano: ci è sembrato di intravvedere nel tuo discorso una certa analogia con alcuni elementi della nostra pratica politica. In questo colloquio vorremmo che si verificasse la possibilità di ridur– re le distanze tra le tue affermazioni .Maiuscole e le minuscole necessarie alla ripresa dell'iniziativa rivoluziona– ria1 di tutti i giorni. Glucksmann: cosa sono le maiuscole? Stefano: la critica alla "Politica", al Marxismo, aI Socialismo ecc. così come tu la esponi. A noi interessa un possibi– le aggancio con la nostra pratica quoti– diana. Glucksmann: Provateci. Mi sembra discutibile l'idea che esista una sola pratica. In Francia per esempio non esiste un solo movimento con stati maggiori più o meno intellettuali o politici, tipo gruppuscoli, centrati sulla capitale, ma un movimento Bretone, un'inizio di pratica politica in Alsazia, gli autonomisti corsi. E nessuno può parlare a nome di tutto questo. Una delle più grosse critiche mosse dalla sinistra istituzionale, dalla stampa uffi– ciale ai gruppi, è di non essere capaci che di azioni specifiche, circoscritte, opponendovi il Grande Programma Comune, il Grande Partito. Da voi il Compromesso Storico. Il mio lavoro person~le è stato quello di mettere il naso in queste Grandi Cose che si ·pensavano superiori alle azioni "parti– cpLari". $e òrasforynazione c'è stata, per /a, •gente comune, in questi ultimi due ,secoMi,.qutsta qon è ~erto dovllita a grarid1 , soluz1qm "stcinche" come la presa del Pa,lazzo d'Inverno, i 1O giorni cHe scdnvols(lro il rnbndo, soluzioni elettorali, ma propr~o gesti puntuali, per esempio, l'occ~pazione di una fab– brica. Quando tu dici che mi occupo delle maiuscole, diciamo che me ne occupo per distruggerle. All'interno della mia pratica coi gruppi, ho capito che ciò che mi trasformava era il reale e personale incontro con l'operaio, il contadino, il vicino di casa, infine me stesso mentre teorizzavo ed agivo "ca– gate" all'interno dei gruppi. Del mio lavoro, distruggere le maiuscole, diret– ta conseguenza di questa pratica, ne viene propinata pubblicamente dalla stampa ufficiale solo l'immagine di– storta: cappella religiosa, scuola, stato maggiore intellettuale, insomma i "nuovi filosofi". Basso: nel tuo lavoro cnt1co tu parti dal Gulag sovietico. A mio parere ci sono varie forme di Gulag. In Italia per es. il PCI sta costruendo con la società dei sacrifici il Gulag per noi. Ci piace– tebbe confrontarci con quello che sta succedendo in Francia. Non ci piaccio– ni i paladini delle cause altrui. Glucksmann: non parlo del Gulag; sono 50 anni che se ne parla, vedi la destra che durante la guerra fredda ne parlava tanto proprio perchè le serviva per aprire i campi di concentramento nell'ovest. Vorrei cominciare a puntua– lizzare due aspetti. Parlo del gulag in quanto la resistenza adesso nell'URSS e nei paesi dell'Est è fatta da individui disorganizzati così come avviene nel– l'Ovest. A Bologna è stata rivelata in modo inequivocabile la natura dei partiti comunisti: perchè per es. la sinistra ufficiale di tutto l'ovest ha steso una spessa cortina di silenzio su ciò che accadeva nell'URSS? Il P.C. non è non violento, nè troppo riformista, nè trop– po poco rivoluzionario, nel senso che preferisce la tabella elettorale alla lotta armata, mentre è molto violento con– tro i suoi contestatori. Questa violenza è già storia nei 60 anni dell'URSS. Questo è proprio un metodo di gover– no. S.i capirà qualcosa della dissidenza all'Est quando si capirà che il compro– messo storico non è solo un fatto italiano ma Europeo, A Belgrado gli stati dell'Ovest cominciarono ad inten– dersela con quelli dell'Est, sacrificando l'insieme dei dissidenti a Est come ad Ovest. La necessità dell'ordine sociale si -attua attraverso la tecnica del sacrifi– cio: fare accettare sempre più sacrifici a coloro che sono già sacrificati. E' ciò che è avvenuto in URSS quando un gran numero di capi comunisti si sono procla~ati colpevoli ben sapendo di essere mnocent1. Tutti i processi sovie– tici sono esempio del sacrificio di sè per la buona causa socialista. Anche se non in modo così sanguinoso, per ora, il PCI fa la stessa cosa con le masse italiane richiedendo il sacrificio della vita, del pensiero, dei bisogni, dei desi– deri concreti. Stefano: in Italia ci troviamo a questo punto: !"opposizione' è stata legitti– mata con una progressiva umflcaz1one a livello istituzionale delle "forme" della conflittualità sociale. La lunga marcia del PCI nelle istituzioni, con il 20 giugno, è arrivata ad una svolta decisiva. Si è conclusa una sua fase: quella della "ambiguità". Intendo dire che la "forma ambigua" della strategia istituzionale del PCI (per cui, pur rimanendo partito costituzionale, di questa Repubblica, di questo ordina– mento statale, tuttavia "esprimeva" la

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