RE NUDO - Anno IX - n. 61 - gennaio 1978
possa compiere in vjaggio. Prendere un tono lirico per narrare ai piccoli indiani metropolitani la storia (sempre la stessa!) della prima inizia– zione o di qualche estasi boschereccia provata all'estero, in campagna, equi– vale all'evocazione, da parte di un musulmano o di un buddhista conver– tito al cristianesimo, dell'apparizione a Bernadette Soubirous della forma lu– minosa nella grotta: "Io zono l'imma– kolata koncezione", ricordate? Per il musulmano (o per il buddhista) è esotico, crede di liberarsi così della sua cultura. Per lui si tratta di una forma di contestazione. Scambiarsi i santini, le culture, è scambiare una gabbia per un'altra. Non è una soluzione duratu– ra: è cadere in un altri tipo di condizio– namento. E non ci si è messi sulla strada per cadere in forme "alternati– ve" di alienazione, come se non bastas– sero i Testimoni di Geova che vengono a bussarci alla porta di casa per chie– derci se - conosciamo - un - certo - - ,· .. ~ · -:·;/i~:\:!_ !;/ .:::7:)1.-:i::-~:~if\G:;~{;i b 1otecaGino B Gesù, come se non bastassero (e avan– zassero) i cani dobermann di Comu– nione & Liberazione. Per non parlare della maga Serafina. Ocultista Carto– man te & Teosofa che ti rriceve in casa, in salotto, in vestaglia e con i bigodini presentandoti allo scemo di famigli con un: "L'aspettavo da molto tempo que– sto ragazzo. O Vladimiro, forse è Lui!. ..". S-FUGGIRE ALLA ROUTINE L'esperienza di forme diverse di cultu– ra può essere una tappa del cammino di decondizionamento se essa non di– venta un terminus, un rifugio quanto mai precario. Questo cammino, inizia– to dieci anni fa, è percorso nel presenti– mento della fine di ogni alienazione. Non si tratta dunque di fermarsi a barattare le culture, ma del supera– mento della cultura in genere, e della appropriazione della propria "essenza umana". E' comprensibile come in viaggio, ca– dute le difese prç,prie dell'Europeo, sia possibile essere invasi da una presenza fi_losofica, la cui identità propria sem– bra essere diventata un camal.~onte. Ma bruciare anche questa interessante esperienza di i:nimetizzazione può avanzarci verso una effettiva liberazio– ne, attraverso il recupero della propria autonomia. Come viaggiatori, infatti, non siamo gli eredi di nessuno. Perchè ora, dopo aver rifiutato quello che i nostri padri hanno ammassato e capi– talìzzàto, dovremmo accettare gli avanzi• maldigeriti di altre culture? Anche se "passati-dall'altra-parte", sempre, rimembrando i modelli di una cultura esplosa, ci troviamo prima o poi di fronte ad elementi ancora viven– ti della nostra personalità "occidenta– le", "borghese" e persino "italiana" che - paradossalmente - ci prendono e ci condizionano nostro malgrado. Questi elementi sono potenti ed immediati. Sono frammenti inconsci, "infamie ori– ginarie" che la fuga o il viaggio in Africa o in Oriente non dissolvono, nè dissolve il belato finale negli oratori induisti, buddhisti, musulmani o ma– crobiotici dove il più grave rischio è quello di diventare un mistico mastica mosche ai piedi di un qualche padre– guru milionario. E questo a causa di modelli dei quali non ci si sbarazza con il viaggio, modelli che sono volti fin troppo familiari. Essi continuano a indurre alla dipendenza giacchè sono sopravvissuti, dentro di noi, all'esplo– sione sulle strade dell'Africa o dell'O– riente. L'allontanamento fisico non li cancella, e finchè non saranno riuniti alla consapevolezza ed al più generale o RE NUD0/35 programma-vita del cambiamento su basi rivoluzionarie non perderanno il loro potere condizionante ed il loro aspetto illusionante. D'altra parte bisogna riconoscere che non è sempre così. Vi sono hippies e freaks che hanno girato in ambienti apatici e debilitanti a Marrakech, a Benares, a Ibiza, a Calcutta, a Roma o a Milano e che non scambiano più lucciole per lanterne. Essi hanno messo a fuoco il fatto che il problema non è più quello di fuggire, sia pure verso altre culture, bensì quello di S-fuggire a non importa quale-routine, sia pure la più esotica, la più seducente. E' forse a questo prezzo che la realtà "sincronica" del viaggio può cessare di costituire una ricerca di dimensioni perdute, geograficamente e nel tempo, e contemporaneamente - come suggeri– sce, peraltro, la sirena alternativa Gianni Emilio Simonetti che in questi problemi si ritrova un po' come un pesce - pirana nell'acqua - negarsi come processo d'innovazione. In un tempo in cui l'idea di dirigere i giovani appartiene a mondo eh~ tra– monta non vogliamo offrire alibi a nessuno, neanche ai "guru" che si vedono in Italia in questo periodo di boom delle più strane stette religiose. Questo non significa, si capisce, che tra· di loro non vi siano persone sincere o amici. Del resto è proprio nello spirito di un aforisma buddhista che avendo incontrato Buddha su questo percorso l'ho ucciso. Nessuna paura: di buddha– nate ne facciamo tutti, prima o poi. Così, non temiamo di apparire smon– tabili come una tenda da campo, uti– lissima, del resto, in tempi di rapidi spostamenti, lunghi viaggi o strategi– che guerriglie. SBALLANDO S'IMPARA Può quindi succedere che il Marocco "orientale" ed "africano" che si va a cercare, spinti più dal bisogno-di "sicu– rezza" e di palliativi yari che da un radicale bisogno di "évasione", noi:;i esisti più. Ma forse è esistito ieri, o forse esista più. al "Club Mediterranèe", il solo posto al mondo in cui è possibile trovare la ricostruzione iperrè'alistica di tutte quelle cose "magiche" che le Guide, i Film o i Sogni ci promettono. Se è vera la terribile frase di Marcuse che dice che solo i Paradisi inesistenti sono veri, allora il Marocco, così come anche l'Oriente e la Natura, la Rivolu– zione e l'Utopia, sono verarµente "ve~ ri" solo nel nostro stesso desiderio di una vita più libera e più felice. Gianru Pe Martino
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy