RE NUDO - Anno IX - n. 61 - gennaio 1978

RBeee dove già vivevano altri occidentali raccolti attorno ai lama profughi dal Tibet invaso dai cinesi di Mao. Erano i Favolosi Anni Sessanta o forse i sogni, miliardi di sogni che bisognava toccare con mano. Oggi nessuno crede più ai Mongoli di Breton (solo Alberto Ronchey, si fa per dire). Il caldo vento erotico che soffiava dalla costa ovest degli Stati Uniti non soffia più. Siamo entrati (succede qt1ando si è in viaggio) in un banco di brume, in una nebulosa storica particolarmente terroristica. Ma anche se in tempi sciagurati da P. 38, i Vecchi della Rivoluzione Psiche– delica ("Ehi nonno-hippie, non sbavar– mi lo spinello, capito?") non possono aver dimenticato tutto quello che è successo e che ormai apparterrà per sempre alla strana storia della nostra epoca. ARRIVANO I TURISTI Gli hippies della prima ondata, i Figli dei Fiori e i Gengis Khan della Rivolu– zione Psichedelica, credevano sincera– mente di poter liquidare il Potere, l'Esercito, la Famiglia, liquidare tutto per il solo potere del sogno! I turisti di oggi, invece, in che cosa credono? "Vengono d'America e d'Europa nel momento in cui il nostro continente sta perdendo la sua differenza", dice lo scrittore marocchino Tahar ben Jel– loun con un sorriso brillante come un getto di napalm. Corri, compagno freak! Oggi ti scambiano per un turista 1otecaGino come quello dei grandi hotel ma non abbastanza ricco per pagarteli. Ci sve– glieremo solo per questo? E solo per questo correremo? Il Marocco, le Mille e un Marocco, è ormai diventato per ogni occidentale il vocabolo stesso del suo proprio desiderio e, come insinua– no gli slogan turistici, una promessa di "scoperte emozionanti", una ennesima promessa di felicità. Persino una rivista come-Gong-di soli– to così attenta e "critica" nel trattare a torto o a traverso di "altri viaggi", non resiste al potere illusionante delle !on- , tananze e si abbandona sognante come una odalisca sui vaporosi cuscini delle "strane sensazioni": "... il caldo, il profumo di the alla menta, un meuzzin che invita alla preghiera, occhi che scrutano, minareti e mercati colorati, bambini che ti rincorrono, parole in– comprensibili e antichi arabeschi dora– ti, teiere sulla strada e vecchi seduti a guardare il tempo che scorre, musica berbera e ragazze nascoste da veli ...'. Davvero? Intendiamoci, non è certa– mente peccato illanguidirsi un poco dopo una fumata, anzi ma il titolo prometteva al lettore un "Marocco al di là dei miti". Vedervi teiere sulla strada (non sarà per caso la lampada di Aladino?) è certamente il segno del potere illusionante della "Perla del Sud", ma ancor più quello della nostra propria illusione di poterci liberare dell'oppressione di questo secolo XX che tramonta nella violenza e nella RE NUD0/33 brutalità, facendo quattro passi tra il piscio e i cammelli di pezza e le vecchie pentole di rame di un qualche mercato arabo. Come se andando in Marocco, in India, in Amazzonia, a Bali 6 all'in– terno di se stessi,fosse davvero possibile creare un nuovo mondo, un mondo che ci amerà per il solo potere del verbo e del viaggio. Come se il pianeta non si fosse ormai ristretto come un blue jeans rilavato, come se il "viag– gio" non conducesse ad uno dei soliti vicoli ciechi dell'universo, in giungle artificiali, parchi nazionali, deserti dove tra le palme nane fanno l'occhio– lino hotel ultramoderni di plastica bianca, un muro, un buco oltre il quale non c'è più niente. L'AVVENTURA E' NELLA TEST A Il "viaggio" è stato dunque un mo– mento di "zero" storico. Ma è per aver vissuto questa situazione impossibile di fuga che può ricominciare una nuova fase. E questa volta non partendo da zero, ma dalla sommità delle esperien– ze vissute come viaggio "dalla cultu– ra", come momento di "destrutturazio– ne", direbbe Cooper. Esiste in realtà una via di scampo? Vediamo. Da dieci anni assistiamo e-o' partecipiamo ad avventurosi viaggi nei paesi · extra-europei, a viaggi la cui avventurosità non si colloca più - come avveniva per i nostri padri esploratori, pellegrini, soldati o mercanti - nello spazio geografico di guesti p~esi. ma si colloca, invece, nella testa. Non è que– sto o quel paese del Terzo Mondo ad essere protagonista di una ricerca e oggetto di un viaggio, ma è l'inverso che è vero. Una ricerca di valori alter– nativi e l'innesco di un processo di trasformazione interiore sono i prota– gonisti del viaggio con il pretesto di una visita in questo e quel paese del Terzo Mondo. Sue.cede che la nostra

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