RE NUDO - Anno VIII - n. 60 - dicembre 1977
• nius1ca "no1 c1 aare~ Nomadi Noi ci saremo Emi Italiana I,. "Ho corso questi anni mesco– lando rabbia e amore e non so se il bilancio sia stupore o rancore, ma ho la sensazione di aver mistificato che non rimpiango nulla del passato ... e mi domando se comincio ad invecchiare e sto cambiando modo di lottare". (da ·"Il bi– lancio"). Un termine come lottare può sembrare strano in bocca ai Nomadi, da anni scissi fra squallide prove ·commerciali e ritorni alle origini (i due al– bum di canzoni di Guccini), ma questo loro ultimo LP, che tenta dì superare la scis– sione, chiarisce il senso da attribuire al termine: "Forse tu credi che ti voglia inventa– re un mondo diverso da quello reale, o forse vuoi, che falsan– doti ogni cosa, faccia finta d'esser rosso o appoggi linee rosa ... " (da "La realtà"), defi– nendo con queste frasi gli obiettivi ed, al contempo, 1 limiti della loro musica. Di– mostrandosi cosi non disposti all'ormai facile strada dell'im– pegno fasullo, e allo stesso tempo pienamente coscienti di non essere mito nè "arti– sti", ma soprattutto strumen– ti nelle mani dell'industria culturale. C'è la coscienza che il prodot– to culturale è merce e serve a produrre denaro, e che a sua volta il denaro è un'astrazio– ne della fabbrica di merci (dalla introduzione a "La fo– resta"). Hanno però conser– vato la speranza che i produt– tori della merce (e quindi an– che loro) possano essere più importanti del guadagno lad– dove si pongono "criticamen– te" (cioè "in crisi") di fronte alla fabbrica (sia pure cultu– rale) ed alla loro funzione in essa. A che serve in realtà l'indu– stria culturale? Serve a ma– gnificare la società in cui vi– viamo ed a presentarcela come la migliore: è questo il ruolo che essa vorrebbe far rivestire ai cantanti (come a tutti gli artisti); ma non sarà la sua ideologia a perpetuare questa società, dal momento in cui essa è antagonista alla natura, come ai bisogni degli uomini, e per ciò destinata alla distruzione, consumata la quale nascerà "un nuovo vento" (da "La storia"). Non è messo qui in discussio– ne solo il proprio ruolo all'in– terno dell'industria culturale o il bilancio di una decennale attività, ma si sceglie anche di ''parlare della gente che non è niente", e quindi ad occuparsi della devianza, dell'oppressio– ne, dei meccanismi del potere e ad accorgersi dei problemi quotidiani come la diffusione dell'eroina a Modena ("La de– vianza"· "Il fiore nero" - "La ballata" - "La città). Musicalmente l'album si col– loca, coll'eccezione del rock della "Ballata", nella tradi– zione del beat melodico, co– munque subordinato ai testi e privo di una concezi:one uni– taria, insomma nel solco dei Nomadi "cantautori''. La for– mazione è la solita. Davide Bowie Low e Hcroes g.m.el.c. Rea PI 12030hPl 12522 E' sempre stato difficile par– lare di David Bowie e delle sue musiche, ma oggi lo è particolarmente, dopo la sua venuta in Italia e le numerose e violente polemiche che ha sollevato, specie con l'intervi– sta a Playboy e la presenta– zione di "Heroes" a Odeon in TV: le frasi tipo:" ... ma lo sai che è un fascista!" si spreca– no. Perchè quindi interessarci di lui? Difficile ad ammettersi, ma ... ci piace. Infatti i suoi ultimi album ci sembrano interes– santi e riteniamo per ciò utile parlarne. Un abisso li separa dai vendutissimi "Young american" e "Station to sta– tion" e dalla soul music di questi: ancora una volta Bo– wie ha cambiato pelle. Dalla prima visione di delica– to cantante, mimo e poeta della scena sotterranea londi– nese ( "Hunky dory", "Space oddity ..."); all'impersonifica– zione sulle scene come nella realtà, del cantante pop di successo ( "Ziggy" "Star– dust ... "); al personaggio di in– cubi e mostruose mutazioni fantascientifiche (. "Diamond dogs ..."); all'improvvisa ed imprevedibile scelta del soul di cui sopra, sino alla musica futuribile e sperimentale di "Heroes": il cambiamento fa parte della sua natura ... "So– no una persona molto ecletti– ca che riesce a vivere solo se è sempre in movimento ... mi ci spinge la mia insoddisfazione latente, la voglia sfrenata di usare le mie capacità intellet– tuali ... " e inoltre: "La sola cosa in grado di scioccare oggi è l'estremo, bisogna proprio colpirli sulla testa perche rea– giscano ...". Questo suo ultimo cambia– mento egli stesso lo spiega così: "Ho deciso di crearmi una mia personale dimensio– ne artistica, cioè ho fatto, con questi due album, quello che ho voluto liberamente, senza nessun condizionamento esterno, in questo senso "Lo– w" e "Heroes" sono sponta– nei...". A quale Bowie crede– re? Che questa virata speri– mentale sia l'enne'simà trova– ta per stupire? A prescindere da questo si può comunque affermare che la sua ultima produzione è nettamente su– periore alla precedente, ed è questo quello che conta. Egli afferma: "In questi anni sta nascendo un nuovo tipo di musica definibile come reali- stica, in quanto descrive la -realtà senza mediazioni so– vrastrutturali, però dato che non esiste una realta ma mol– te, si avranno infinite espres– sioni musicali: ognuna con– forme al mondo che l'ha espressa". "Low" e "Heroes," rappresen– tano un primo tentativo in questo senso, reso possibile dal fertile incontro con l'ex Roxy Music, Briana Eno (e solo nell'ultimo LP, con Ro– bert Fripp), contenenti den– tro di sè quelle moltemplici realtà di cui parla Bowie. En– trambi infatti sono profonda– mente scissi, spaccati in due: le prime facciate con pezzi brevi, abbastanza orecchiabi– li, che ripercorrono la storia di Bowie, con ritmi anche soul ~ addirittura da disco music (che però in Heroes vengono siravolti e sezionati impieto– samente); le seconde con una musica nuova, non etichetta– bile, che unifica i risultati già eccellenti di Fripp e Eno ( "E– vening star" per esempio) sommandoli al futurismo de– cadente di Bowie. Le cose si trovano sulla seconda faccia– ta di "Heroes". La formazio– ne, oltre a Bowie, Eno e Fripp, comprende i soliti Car– los Alomar, George Murray e Dennis Davis. John Mayall Lots of People C.B.S. g.m.el.c. Molti ricorderanno John Ma– yall come un bluesman luci– dissimo e dalla lingua taglien– te che dopo la metà degli anni · sessanta aveva saputo rega– larci idee, spunti e suoni per una nuova,musica "bianca", legata a filo doppio all'urlo di ribellione degli oppressi neri d'America. E' quindi giustificato l'inte– resse con cui mi sono avvici– nato all'ascolto di questo di– sco, anche attirato dalla pre– senza dell'indimenticabile Patty Smith tra i "musician– s".
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy