RE NUDO - Anno VIII - n. 60 - dicembre 1977

CAMPI DICONCENTRAMENTO Il sadismo come vocazione La casa penale de "L'Asinara" in Sardegna è una delle nove (ormai sono nove) supercarceri varate nel luglio scorso dal generale Dalla Chiesa, su ordine del ministro della Giustizia Bonifacio, con. la benedizione dei sei partiti che contano: DC, PCI, PSI, PSDI, PRI, PLI. Pare proprio che ogni regime abbia bisogno di lagers per sopravvivere e anche noi abbiamo i nostri; non bastavano i manicomi criminali, hanno fatto i campi di concentramento per i "politici": BR, NAP, fascisti. Tutti nel mucchio. La teoria degli opposti estremismi portata alle estreme conseguenze. Quali siano le condizioni di vita, il regolamento interno, gli interventi sadici è facile immaginare e comunque torneremo a parlarne. Su questo numero pubblichiamo la testimonianza di un compagno prigioniero a ''L'Asinara" che documenta in modo incisivo di quale pasta siano fatti i funzionari devoti a questa repubblica e in quali bassifondi mafiosi e criminali questo regime (come del resto anche gli altri) vada a cercarsi gli arnesi per la repressione. Erano circa le undici quando sbarcam– mo dall'antidiluviano motoscafo. Un nugolo di guardie ci attendeva nel piazzale antistante il piccolo molo dove fummo fatti scendere e restare in attesa: dei bagagli. Ma questi, successi– vamente, invece di e~serci consegnati a mano a mano che venivano sbarcati, G furono ammucchiati alla rinfusa poco lqntano. E non fu facile cercarli dopo poichè eravamo incatenati a gruppi di quattro, per cui, trovatone uno, si era costretti a trascinarlo in un punto libero dello spiazzo per tornare, sempre tutti insieme nel mucchio. Nessuna guardia ci dette una mano, si limitava– no a guardarci con indifferenza. Rientrati finalmente in possesso delle nostre cose fummo fatti salire su un autobus che attendeva poco lonta– no e che sembrava uscito da una comica di Ridolini. Niente dell'origi– naria struttura era rimasta all'interno. Il pavimento era stato rifatto con tavo– le da muratore. I sedili, consumata o tolta l'originale imbottitura, erano sta– ti rifatti con pezzi di materassi e cusci– ni in gomma piuma, stracci e vecchie coperte, il tutto ricoperto alla meglio con teli di sacco formati alla meglio con spaghi, fili di ferro, giunchi. Alcuni· buchi nella lamiera erano stati rinchiu– si con pezzi di latta ricavati da scatole di pelati. Un compagno detenuto fece osservare che in compenso questo auto– bus portava una recentissima targa di Roma. Un altro osservò: "Forse viene ritargato ogni cinquant'anni". C'era ancora del buon umore tra noi e molti scherzavano. Dopo che fummo stipati alla meglio, tre ogni due sedili, partim– mo. La strada, non più di un viottolo in terra battuta oiena di buche. si snodava in un pnmo momento fra il mare e basse collinette per internarsi poi ma non tanto da non vedere il mare e il mare aveva trasparenze incre– dibili... L'autobus dopo circa trenta minuti si fermò davanti ad una bassa costruzione di tipo coloniale circonda– ta da rotoli di filo spinato. La voce dura ed astiosa di un vecchio appunta– to che, mani sui fianchi, gambe legger– mente divaricate, ci attendeva al cen– tro dello spiazzo ci ordinò di scendere. Ma come ci alzammo dai posti fu un caos; le catene si impigliarono negli spunzoni di ferro che legavano le im– bottiture e nelle poche molle che rima– nevano e che uscivano dai sedili. Do– vettero intervenire due guardie che, ricacciatici a spintoni sui sedili, distri– carono le catene e le tennero sollevate mentre uscivamo secondo l'ordine nel quale eravamo incatenati. Dopo pochi metri fummo in un grande androne . Quando il massiccio portone tutto in ferro fu chiuso alle nostre spalle fu quasi buio. Liberati dai ferri fummo divisi in due gruppi di otto uomini e chiusi in celle separate. La nostra era quasi tutta occupata da quattro brande a castello, saldamente infisse nel pavimento, che appena la– sciavano uno stretto passaggio per rag– giungere il gabinetto. Avevo i polsi gonfi e indolenziti dai ferri mai tolti per tutte le trentadue ore di vantaggio. Dopo un po'. insieme. ad altri due compagni fui chiamato fuori. Uscim– mo. Nell'androne c'erano una decina di guardie che ci attendevano. "Spo– gliatevi totalmente" ci ordinò il gra– duato. Quando fummo nudi ci fece chmare m avanti e, divaricandoci lui stesso le natiche, ci controllò l'ano, poi ci disse di sollevare i testicoli. Era chiaro che cercavano di provocarci. Sarebbero state sufficienti tre guardie per perquisirci, ce n'erano dieci, ed

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