RE NUDO - Anno VIII - n. 60 - dicembre 1977

UNARUBRICA IN PIÙ Pop 1967, c'era la figura di Bill Gra– ham, giovane at– tento imprendito– re musicale della città di San Fran– cisco. La fortuna di diversi solisti e gruppi venne nel– l'arco di pochi mesi. La rete di comu– nicazione e infor– mazione discogra– fiche e di costume che si crea intorno a quella che gli americani chi a• mano ancora "British Invasion" (l'invasione ingle– se) aveva aqui.sta– to nel c_orsodi po– chi anni, dal '62- 63 al 67-68 le ca– ratteristiche di un sistema compiuto, di uno star-system complessivo in grado di segnala– re, lanciare e im– porre mode disco– grafiche e relativi modelli di com– portamento su scala mondiale. Santana è, più di altri, esemplare Musica classica e folk nella sua carriera. Famoso, ricco e iffermato all'ini- Dal giorno in cui da oltremanica pri– ma e oltreatlantico poi, ormai 15 (quindici!) anni fa, sono cominciate ad arrivare le prime note gioiosamente "spensierate" dei Beatles e, poco dopo, i lunghi lamenti ispirati del giovaue ebreo menestrello errante (Dylan), sono quindici anni che la musica (pop) viene considerata un veicolo di comu– nicazione delle problematiche e degli umori giovanili, come si dice, "privile– giato". La seconda metà degli anni '60 vedeva esplodere la cosidetta moda dei fiori - vestiti, atteggiamenti, cappelli e canzoni - commercialmente arrivata al suo primo boom alla fine degli stessi '60 sull'onda della prima grande im– presa commerciale a tempi lunghi, concepita in vitro per il pubblico gio– vanile: il festival di Woodstock e i suoi derivati discografici diretti (cinque al– bum di materiale registrato nei tre giorni di kermesse nello stato di New York) e derivati (successiva produzione discografica dei p,incipali eroi del fe– stival). Dietro all'operazione Woodstock, e alla sua prova generale, Monterey all'inizio degli anni '70 è entr.ato oggi nell'ipermercato della musica su disco che raggiunge oggi su scala internazio– nale fatturati da King Kong o da Guerre Stellari con investimenti anche trenta e più volte inferiori. Gli anni '60, che pure avevano d;_to all'industria discografica profitti da ca– pogiro, sono stati solo un momento in cui si preparava il terreno per una penetrazione commerciale svariate vol– te più approfondita e articolata. Tolti alcuni "grandi" nomi - Beatles, Stones e le varie star del momento - i mercati profondamente interessati dalla produ– zione americana e inglese erano, oltre a quelli di argine, limitati ai paesi euro– pei più ricchi è allineati al costume americano, Olanda, Germania, paesi scandinavi. Oggi la penetrazione sul piano interna– zionale è estremamente perfezionata e, sostanzialmente, le classifiche di vendi– ta in tutto il mondo hanno più riscon– tri comuni che caratteristiche autono- me. L'uniformità del costume spettacolare è garantita dalla penc·trazione delle multinazionali del disco nei vari settori dell'informazione, dal controllo che di fatto esercitano sulle programmazioni radiofoniche in tutto il mondo occi– dentale (in senso economico). Quello che è successo su scala mondiale si ripropone, se pure in modi diversi, su scala nazionale. Anche da ·noi, naturalmente, gli anni '60 hanno visto la nascita di prodotti locali specificatamente tagliati per il pubblico degli adolescenti, prodotti completi che presupponevano un'ade– sione complessiva di costume e com– portamenti, e non solo il semplice uso di materia sonora di evasione. Gianni Morandi e poi da lui Rokes, Equipe 84 etc. etc. Negli stessi anni, il prototipo di un personaggio che vale oro di questi tempi sul nostro mercato discografico, il cantautore impegnato, agiva sotter– raneo, boicottato dalla grande infor– mazione, marginale al mercato, ma capace di trarne (senza esporsi in pri– ma persona) comunque dei vantaggi. Guccini e De Andrè, entrambi, oltre a produrre dischi propri che avevano una circolazione da amatore, si riface– vano come autori, collaborando più o meno stabilmente (Guccini di più e De Andrè di meno) con complessi di grido. (Morandi, Equipe, Newtrolls). J\,1a tutto quello che negli anni '60 è successo come costume musicale, come diverse scelte di consumo non aveva in nessun modo caratteristiche, come si dice, "socializzanti". Il panorama del costume italiano, del costume giovanile pre'68 era quanto mai unidirezionale chiuso in se stesso, senza sbocchi. "Per i giovani", ci potevano essere solo canzonette e vestiti; tutto quello che è seguito dopo il '68 sono cose che "i giovani" si sono prese, spazi ove agire - primo fra tutti la scuola che, fino al '68, veniva usata (terribile ma vero) solo per studiare un complesso di infor– mazioni definite e monolitiche, di dub– bia util~tà, datate di almeno cinquan– t'anni. (Chi fra i lettori ha avuto l'occa_sione anagrafica di frequentare le scuole superiori per almeno un paio d'anni prima del '68 può testimoniare - lettori giovani fatevelo raccontare da amici e compagni sui trentanni perchè è difficile immaginare come fosse real– mente). A questo punto è storia risaputa che - sull'onda del '68 - come sua prosecu– zione, per una certa fascia di gìovani, una fascia molto larga che a mio parere comprende tutti quelli che han– no preso delle posizioni politiche (non solo i compagni, ma anche i cattolici e altri) - a questo• punto, si è venuta a delineare una produzione culturale che partiva dai presupposti della piccola rivo! uzionc scssan tottcsca.

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