RE NUDO - Anno VIII - n. 60 - dicembre 1977

RE NUDO/50 UN RACCONTOQUASIPOLITICO A/traversiamoci nel tango! E' autunno. Si chiudono i covi. Cadono le radio libere. Ci si blinda dentro le carceri speciali. Perseveranza reca riuscita. E' il segno dell'incominciamento. Ma il nuovo soggetto rivoluzionario è esploso: espropri di massa, disgregazio– ne dei ruoli, separazione delle specifici– tà, lotta eterna alla borghesia e così via. Non. posso dirvi chi sono, perchè la polizia mi sta cercando. Anzi sarà qui tra poco. Vi basti questo: sono appena rientrato a Bologna da Parigi, dov'ero fuggito per aver parlato liberamente da una radio libera. Come mi chiamo? Chiamatemi Vladimìr, come il mio col– lega sovietico buonanima. Non era an– che lui un sovversivo della parola? Non tirate a indovinare, cercate piutto– sto di capire dov'è il "rimosso". E soprattutto tendete l'orecchio al "biso– gno". Anche il più piccolo bisbiglio potrebbe essere quello buono. G Il mio motto è: rigore nella teoria e sfrenatezza nel quotidiano. Sorbole! Sono dal dentista. E' uno della mutua, non ~ un compa– gno. I compagni nonfanno i dentisti. A mano la vita... non i denti. Invece io adesso non penso che ai molari. Ma qui in anticamera sono costrello ad ascoltare il ceto medio che parla. - C'è un posto libero? - -Sì - Me lo tenga, per favore, che vado a prendere la nonna. - Ma veramente questa gente riesce a guardare la TV tutte le sere? Secondo me si masturbano di nascosto, non c'è altra speigazione. - Anche oggi c'è lo sciopero dei tram: dalle IO alle I4 ! - Aahh, fanno schifo. - - Che tempi! Bisogna prenotarsi per l'arca (quella di Noè intendo) perchè se va avanti così, presto ci sarà la fine del mondo. - - Ma è già la fine del mondo! - Sono intollerabili. E' da ieri che sono rientrato clandestinamente in questa città di merda. Sono rientrato per no– stalgia... ed ecco cosa mi tocca sentire oltre il mal di denti! A Imeno in Francia~lisentivo, ma non li capivo. - Una volta si Javorava sessanta ore e si era più contenti, anche con mezza lira. Adesso non s'accontentano mai, non fanno che scioperare per avere di più e lavorare di meno. - A desso basta. Bisogna che intervenga. Non si può e non si deve tacere. Basta col linguaggio che eternizza il presente. La parola è direttamente una pratica: deve diventare unaforma di mutamento del reale. Anche dal dentista. A desso apro la bocca anch'io: - Scusi, ha detto? - - Ho detto che non si può andare avanti così, con tutta questa delin– quenza, tutti che escono sempre di galera. Non si è più sicuri da nessuna parte. Io dopo le sei di sera non posso più uscire, sa? - Cosa rispondere alla stupidità pura? Io cosa ci dico adesso a questa vecchia oca? · Ma cosa biascica ancora? - Per fortuna che c'è quel bravo gene– rale ... della Rovere ... o della Chiesa ... come si chiama? ... che qulche buon carcere lo sta facendo fare. Almeno lì scappano solo all'interno, e se la vedo– no fra di loro. - Ma io questa la strozzo! Io la strozzo ... No, calma. Qui occorre parlare il linguaggio del rifiuto radicale, il solo che possa di– struggere e modificare la vecchia orga- nizzazione delle parole. · - Chi ha paura di chi? Chi ha paura di chi? Tutti i ricchi a spicchi! Chicchiricchi ! Bla! - - Oh, un pazzo ... - - Ma cosa ci fa un matto fuori dal manicomio, mi chiedo io... - - E' l'ultima trovata dei medici: i manicomi li chiudono e i matti li lasciano liberi... per le strade... sul tram ... dal dentista! -

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