RE NUDO - Anno VIII - n. 60 - dicembre 1977

Queste poche considerazioni credo che.._ mettano in discussione troppe "certez– ze teoriche". Il fatto è che sono il frutto dell'esperienza pratica, delle mie diffi– coltà quotidiane, delle difficoltà :del movimento, della discussione colletti– va, sempre e soltanto (per forza!) caoti– ca e spesso inconcludente. Ma l'origine pratica ed empirica di queste idee, mi rassicura della loro tendenziale veridicità. L'elaborazione teorica è infatti per sua natura ritarda– taria: capisce la realtà e la sistematizza concettualmente, solo dopo che si è ma– nifestata. Allora penso che bisogna continuare ad essere audaci intellet– tualmente. O forse semplicemente au– daci. E' l'unica possibilità di non resta– re indietro alle cose, che vanno avanti comunque. E penso·che oggi più che nel passato, stìamo vivendo questa situazione di ritardo nella comprensione. Intuiamo tutti che ci sono molte cose in ballo; e non riusciamo a spiegarcele. Credo che ~ nessuno di noi si senta, in fede, di sostenere che il movimento non c'è, o che sta scomparendo l'opposizione so– ciale. Nessuno può pensare queste cose sinceramente. Tutti invece diciamo che è cambiato il piano di sviluppo del movimento. Che esso sta cambiando la sua fisionomia. E' vero d'altra parte· che questa modificazione non ci è chiara. Questo accade invece perchè (come si dice anche oggi del resto) le "categorie" d'analisi vecchie non vo– gliono lasciare libero il nostro cervello. Ma non basta descrivere questa diffi– coltà. L'inconscio è oggi il luogo di un'espe- Mi butto nell'inconscio collettivo Un intervento di Stefano Carluccio, compagno dei circoli del proletariato giovanile e redattore di -Viola· rienza collettiva e di sapere diffuso. transitorio. E voglio sottolineare "tran– sitorio". Tutti noi ci lanciamo reciproci messaggi e segnali di quello che sta maturando e che ancora non esiste. La questione del linguaggio come è stata affrontata fin' ora è esemplare di que– sta situazione: simile e quella di un bambino. Lalliamo cose strane, ricchis– sime di significato, ma spesso incom– prensibili. La dissociazione della nuova realtà emergente è assente, e non ne comprendiamo i nessi. Siamo come ir, un momento di "sincretismo" logico: mettiamo insieme le percezioni diverse che ci provengono dall'inconscio ir, base alle determinazioni pulsive che ir noi suscitano, piuttosto che in base a. loro contenuto rappresentabile conven– zionalmente in "linguaggio". Qualcu– no diceva che la ribellione è un mo mento anomalo nella vita di una per– sona, perchè nell'atto di ribellarsi cic", che esiste viene negato, e ciò che anco– ra non esiste viene fatto vivere. E evidente la transitorietà. Che è la no stra. Il linguaggio dell'inconscio è l'u– nica possibilità comunicativa che per– metta a ciò che non esiste fenomenolo– gicamen te, di manifestarsi. Rimane cc-

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